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di Giovanni Trattino
“…siamo stati immersi in Cristo Gesù, siamo stati immersi nella sua morte” (Rom. 6:3).
E’ a volte sufficiente scuotere dalle parole la polvere del tempo per vederne con immediatezza la forza e quel significato che nemmeno lunghe discussioni avrebbero potuto svelarci.
Quando parliamo del battesimo, noi parliamo dunque della nostra immersione in Cristo, cominciando dalla Sua morte. Su questo tema, centrale alla riflessione e alla vita del cristianesimo, è necessario fare alcune riflessioni chiave.
La forma del battesimo
Per cominciare, la sola traduzione del termine “battesimo” in lingua corrente fa giustizia di storiche, irrisolte discussioni intorno alla forma in cui deve essere praticato.
Giovanni il Battista battezzava ad Enon “…perché c’era là molta acqua” (Gv. 3:23).
Filippo per battezzare l’eunuco, discese con lui nell’acqua e con lui salì fuori dell’acqua. (Atti 8:38-39).
Il battesimo di Giovanni
Giovanni il Battista predicò la necessità di un battesimo di ravvedimento per la remissione dei peccati (Mc. 1:8; Lc. 3:3; At. 13:24, 19:4).
Introdusse e preparò, poi, il ministerio di Gesù distinguendolo dal suo soprattutto in termini di battesimo: “Colui che mi viene dietro vi battezzerà con lo Spirito Santo e col fuoco”. (Mt. 3:11; Mc. 1:8; Lc. 3:16; Gv. 1:26-33; At. 1:15; 11:16).
Il battesimo cristiano
Gesù inaugura nella sua persona, anche in questo pioniere e “perfetto esempio” (Eb. 12:2), la novità del battesimo cristiano.
E battezzato:
a) in acqua (Lc. 3:21)
b) nello Spirito (Lc. 3:22)
“d’acqua e di spirito”, è Gesù che parla (Gv. 3:5).
E Paolo:
“Perché, fratelli, non voglio che ignoriate che i nostri padri furono tutti sotto la nuvola, e tutti passarono attraverso il mare, e tutti furono battezzati, nella nuvola e nel mare, per essere di Mosè…
Or queste cose avvennero loro per servire d‘esempio, e sono state scritte per ammonizione di noi, che ci troviamo negli ultimi tempi”. 1° Cor. 10:1-2, 11.
Un unico battesimo – Ef. 4:5 – e con due parti. Per cui si può legittimamente parlare (vedi l’illuminante espressione di Eb. 6:2: “La dottrina dei battesimi”) di battesimo in acqua e battesimo nello Spirito Santo, rimanendo tuttavia fermo che si tratta del solo battesimo nel quale siamo sepolti e risuscitati (Col. 2:12), lavati e rinnovati (Tito 3:5), salvati dal mondo e aggiunti al popolo di Dio (Atti 2:38,40,41,47), siamo rivestiti di Gesù (Rom. 13:14) e dello Spirito Santo (Lc. 24:49).
Le apparenti contraddizioni sono risolte nella comprensione del fatto che si tratta di un unico processo di immersione del credente nella vita e nel corpo di Cristo.
Illuminante è, in questa prospettiva, l’associazione di idee che scatta in Pietro quando realizza che “il dono dello Spirito” era sparso anche Gentili” poiché, li udivano parlare in altre lingue e magnificare Iddio” (Atti 11:47).
Che cosa è il battesimo (suo significato)
Il battesimo è un’esperienza (quella che nasce dal ravvedimento e dalla fede in Dio) che si concretizza in un gesto di ubbidienza (la sepoltura del mio corpo nell’acqua), e che stabilisce un principio di vita (perciò fondamentale) indispensabile per vivere nella mia nuova condizione. Il principio è quello dell’ubbidienza fino alla morte (Fil. 2:8).
L’esperienza
L’esperienza precede senz’altro l’atto del battesimo. Alla stessa maniera in cui la fede precede e genera le opere, ma senza le opere è morta (Giac. 2:14-26).
L’esperienza di cui parliamo è la conversione, con i suoi contenuti di ravvedimento e fede in Dio. Questa deve senz’altro precedere il battesimo, pena la sua nullità. La successione è inequivocabilmente testimoniata nel Nuovo Testamento. (Mc. 16:16; Atti 2:37-38; 8:12; 8:36-37).
Do dunque inizio alla svolta operata dallo Spirito Santo in me attraverso un atto di ubbidienza che dimostra praticamente la mia decisione di:
a) tagliare col passato. E’ come una nuova circoncisione.
“In Lui voi siete stati circoncisi… della circoncisione di Cristo che consiste nello spogliamento del corpo della carne: essendo stati con Lui sepolti nel battesimo” (Col 2:11-12). Vedi anche Deut. 10:16; 30:6.
b) Prendere ordini da Lui che è il mio nuovo padrone.
Depongo dunque la mia vita e con essa il mio modo di vivere che è il peccato, per ricevere nuova vita dall’alto.
Decido di prendermi e rinuncio alla mia forza. Arrendo il mio corpo e – in esso – tutto me stesso, fidandomi del braccio che dopo avermi circondato nell’acqua, da essa mi tirerà fuori.
Ben dice Lutero, con la solita forza:
“Il vostro battesimo non è altro che lo strozzare della grazia, uno strozzare pieno di grazia, dal quale il peccato è soffocato in voi, affinché rimaniate sotto la grazia e non periate sotto l’ira di Dio a motivo del peccato. Poiché se tu ti fai battezzare tu ti abbandoni all’annegamento pieno di grazia, alla misericordiosa uccisione del tuo caro Dio e dici: affogami e strangolami, caro Signore; poiché io voglio da ora innanzi essere morto al peccato col tuo Figliuolo”.
E Barth: “Noi pronunciamo la nostra sentenza di morte”.
Mi sono ravveduto della mia vita. Cambio direzione. Non vivrò più per me. Vivrò per Lui. Mi consegno con fiducia all’abbraccio della Sua morte, sicuro che la Sua vita e la Sua forza mi trarranno fuori (come per una resurrezione) dalla indipendenza, dalla ribellione e dal risentimento per farmi vivere con una nuova natura ed un nuovo carattere: quelli di Gesù. Mi fido di Lui. A Lui tutta la mia vita è in mano all’Altro. Non sono più mio. Appartengo a Lui. Ha inizio una “nuova gestione”. “Chi vorrà salvare la sua vita, la perderà; ma chi avrà perduto la sua vita per amor mio, la troverà” (Mt. 17:25).
“Se il granello di frumento caduto in terra non muore, rimane solo; ma se muore, produce molto frutto. Chi ama la sua vita, la perde; e chi odia la sua vita, la perde; e chi odia la sua vita in questo mondo, la conserverà in vita eterna. Se uno mi serve, mi segua…” (Giov. 12:24-26).
Nell’ordine: morte, vita, servizio!
E solo nella misura in cui muoio, mi perdo, diminuisco che porto frutto, vivo, servo.
Il gesto
I gesti (l’atto) del battesimo esprimono la rottura radicale necessaria tra il “prima” e il “dopo” del mio incontro con Gesù; la chiara affermazione che da quel punto in poi la mia vita è del Signore e per il Signore, anzi nel Signore.
Sono fori dal vecchio, dentro il nuovo che già emerge nella storia attraverso la chiesa, affinché Cristo possa avere il governo di ogni cosa cominciando da me.
Sepoltura del passato e promessa di un diverso futuro si incontrano nelle stesse acque. Faccio l’esperienza della morte (il ravvedimento!) avendo avanti la speranza della resurrezione e del regno (la fede in Dio).
Anche in questo come Gesù; il quale “per la gioia che gli era posta dinnanzi sopportò la croce sprezzando il vituperio, e s’è posto a sedere alla destra del trono di Dio” (Eb. 12:2).
Nell’immersione una botola si chiude sul mio passato, ma già un seme del nuovo è presente: Come il Mar Rosso per Israele, il battesimo diventa così il passaggio dal vecchio al nuovo territorio, dal regno delle tenebre al regno di Dio, dalla vecchia natura al nuovo uomo.
Il gesto è descritto da Pietro anche come preghiera: “Il battesimo (non il nettamente delle sozzure della carne ma la richiesta di una buona coscienza fatta a Dio) il quale ora salva anche voi mediante la resurrezione di Gesù Cristo” (1° Pietro 3:20-21).
Credo che anche un altro aspetto meriti di essere sottolineato. Quello del valore storico del gesto.
Comincia qui ed ora la mia immersione in Cristo. Faccio, col gesto del battesimo, il passo che dà inizio al mio cammino storico (nel tempo e nello spazio) con Dio. La mia conversione è rilevante non solo per la mia vita interna, ma anche per la storia! Metto il piede nell’acqua come Mosè al mar Rosso (Es. 14:22), come Giosuè al Giordano (Giosuè 3:15-16), come Gesù al Giordano (Lc. 3:21-22). La mia salvezza è un fatto.
Riconosco la necessità di passare attraverso l’acqua per entrare nella terra promessa. Riconosco la necessità di comparire pulito davanti a Dio. Non potrò mai entrare nel regno di Dio – già da qui e da ora – se non sono pronto a nascere “d’acqua e di spirito”, se non sono pronto cioè a morire a me stesso e alle mie risorse per vivere attingendo a Lui e dalle Sue risorse.
Un principio di vita
Affermo dunque anche un principio di vita, perché una buona partenza non garantisce un arrivo sicuro (vedi 1° Cor. 10:1-3).
Il battesimo è la descrizione di un aspetto fondamentale della nostra nuova vita. E’ enunciazione di un principio di vita irrinunciabile per:
a) entrare in rapporto con la VITA di Gesù;
b) continuare a vivere attingendo da questa VITA, nutrendosi di essa (pane, vino, carne…).
L’applicazione di questo principio ci farà vivere la vita battezzata, che è il governo di Dio in noi. Gal. 5:22). Non potrò più dire: “Sono nato così. Che ci posso fare?”. Infatti se è vero che sono nato con un brutto carattere, è altresì vero che sono morto: ecco il punto! E sono rinato! Si tratta dunque del principio della MORTE.
E’ ancora la vita di Gesù che ci mostra questo principio. Esso trova la sua sintesi e massima espressione nella CROCE, con tutta la carica di negazione di Sé che a quella si accompagna.
E’ Lui stesso che mette in correlazione le due immagini-esperienze: ”Potete voi bere il calice che io bevo, o essere battezzati del battesimo del quale io sono stato battezzato?… e chiunque vorrà essere grande fra voi, sarà vostro servitore, e chiunque fra voi vorrà esser primo, sarà servo di tutti. Poiché anche il Figliuol dell’uomo non è venuto per essere servito, ma per servire, e per dar la vita sua…” (Mc. 10:38-45 vedi anche Lc. 12:50).
Calice – battesimo – servizio – morte
Sono troppo noti i passi relativi all’associazione fatta da Gesù tra calice, sangue e Sua morte sacrificale per farvi riferimento.
Ma è lo stesso Gesù che applica il concetto di battesimo/morte al principio del servizio (vedi ancora Mc. 10:38-45). Si tratta dello stesso principio che lo scrittore della lettera ai Filippesi chiama “il sentimento che è stato in Cristo Gesù” (Fil. 2:5)- Quali sono i contenuti di questo “sentimento”?
Il capitolo 2 di Filippesi illustra efficacemente – in parallelo – il significato dell’applicazione pratica del principio della morte alla vita di Gesù e alla nostra vita. Umiltà, ubbidienza e servizio. Fino alla morte. Queste le attitudini in cui si traduce praticamente il principio della morte espresso nel battesimo.
Siamo morti una volta per sempre. Ma poi dobbiamo continuare a morire “ogni giorno” (Lc. 9:23).
Siamo stati risuscitati ricevendo vita da alto. Ma poi dobbiamo continuare a ricevere vita ogni giorno (la grazia!).
Siamo stati riempiti una volta dello Spirito Santo. Ma dobbiamo poi continuare ad essere riempiti ogni giorno (Ef. 5:18).
Un processo
In questo senso il battesimo è anche un processo.
Interessante il parallelismo tra Gal. 3:27 “Voi tutti che siete stati battezzati in Cristo, vi siete rivestiti di Cristo”: (un’azione compiuta nel tempo) e Col. 3:12 “Vestitevi dunque (un’azione graduale e progressiva. Un processo appunto)… di tenera compassione, di benignità, di umiltà, di dolcezza, di longanimità”.
Questo processo tende a stabilire il governo di Dio nella e sulla nostra vita personale (e familiare), nella e sulla Chiesa, e su tutte le cose.
Un processo unitario, dunque, che si svolge essenzialmente in tre direzioni. Esso può aver luogo solo là dove c’è stata la pregiudiziale identificazione con la Sua morte. Si tratta dunque:
a) del processo di riempimento e formazione dell’uomo nuovo. Affinché il governo di Cristo sia stabilito nella vita personale (e familiare).
b) Del processo di formazione e riempimento del Corpo di Cristo. Affinché il governo di Cristo sia stabilito nella vita della Chiesa.
c) Del processo di unificazione, riempimento e sottomissione dell’universo. Affinché il governo di Cristo sia stabilito su tutte le cose.
Riempimento, pienezza, unione, identificazione, perfezione, santità diventano le parole ed i concetti chiave per cogliere ed i concetti chiave per cogliere ed intendere nella Bibbia questo processo.
(Non sono nella simbologia del battesimo espressi i concetti di copertura, sottomissione, morte e, appunto, riempimento ed identificazione?).
Per quel che riguarda i cristiani, l’obiettivo è chiaramente descritto in Ef. 3:16-17, 19: “Perché vi dia secondo le ricchezze della Sua gloria, d’esser potentemente fortificati, mediante lo Spirito suo, nell’uomo interiore, e faccia sì che Cristo abiti per mezzo della fede nei vostri cuori… affinché giungiate ad essere ripieni della pienezza di Dio”. Ora, “tutta la pienezza” abita in cristo (Col. 1:19). Ed Egli è “il primogenito dei morti” (Col. 1:18).
Relativamente alla Chiesa, Egli vuole:
a) “far comparire dinanzi a se questa Chiesa, gloriosa, senza macchia, senza ruga o cosa alcuna simile, ma santa ed irreprensibile” (Ef. 5:27). Questo lo fa essenzialmente unendo(“Come tu, o Padre, sei in me, ed io sono in te, anch’essi siano in noi… perfetti nell’unità Gv. 17:21-23) i suoi figliuoli nel Corpo attraverso l’amore. Occorre superare gli egoismi e/o i patriottismi personali, ministeriali e denominazionali perché il battesimo nel Corpo abbia un valore storico e reale. Il Corpo è fatto per essere visto, udito, toccato, conosciuto.
“Infatti noi tutti abbiamo ricevuto il battesimo di un unico Spirito per formare un unico Corpo” 1° Cor. 12:13.
“Poiché voi tutti che siete stati battezzati siete uno in Cristo Gesù” Gal. 3:27-28. L’unità è lo sbocco necessario dell’amore.
b) unirsi a lei “… ei due diverranno una stessa carne. Questo mistero è grande; dico questo riguardo a Cristo ed alla Chiesa” (Ef. 5:32).
Il coronamento del progetto ha dimensioni cosmiche. L’universo intero, conquistato da Cristo, sarà, dopo una fase di crisi (la morte! “I cieli passeranno stridendo, e gli elementi infiammati si dissolveranno e la terra e le opere che sono in essa saranno arse”. 2° Pietro 3:10 3 segg.), sottomesso all’autorità di Cristo. In ubbidienza, riempito.
“Col farci conoscere il mistero della Sua volontà giusta il disegno benevolo ch’Egli avea già prima in se stesso formato, per tradurlo in atto nella pienezza dei tempi, e che consiste nel raccogliere sotto un sol capo, in Cristo, tutte le cose; tanto quelle che sono nei cieli, quanto quelle che sono sulla terra” (Ef. 1:9-10).
Per chi è il battesimo
Per i neo-nati in Cristo. Non per gli adulti, né per i bambini o quelli appena nati “dalla carne” (Giov. 3:6).
Ma per i credenti, per i neo-nati “dallo Spirito” (Giov. 3:6). Ravvedimento e fede personale in Dio sono le condizioni indispensabili, a qualsiasi età, per essere battezzati. Solo la fede dà valore e significato al battesimo: “Essendo stati con Lui sepolti nel battesimo, nel quale siete stati anche risuscitati con Lui mediante la fede nella potenza di Dio che ha risuscitato Lui dai morti” Col. 2:12.
Non c’è niente di magico nell’acqua, ma è per la medesima forza che sta alla base della risurrezione di Cristo dai morti. E’ la fede nella forza di Dio che riesce ad appropriarsi della vita attraverso una decisione, un atto. Come per il paralitico: “Levati, togli il tuo lettuccio, vattene a casa tua” Mc. 2:11.
Quando battezzarsi?
Immediatamente dopo la conversione.
Considera come si comportò Filippo con l’eunuco (Atti 8:38-39).
Oppure Pietro con Cornelio (Atti 10:47-48).
Non è necessario farlo nel locale i culto, o durante una cerimonia speciale. Le circostanze potrebbero richiedere un breve rinvio. Ma per quello che dipende dal battezzando non devono esserci rinvii o riserve.
Sarà qui opportuno osservare che tutto il N.T. testimonia del fatto che era la Chiesa a battezzare. Essa ricevette l’ordine da Gesù(Mt. 28:19).
Un comandamento non una scelta facoltativa
Un’ultima cosa da osservare.
Il battesimo fa parte di un ordine al quale è necessario ubbidire.
Considera i versetti che seguono:
“Andate, dunque, ammaestrate tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figliuolo e dello Spirito Santo, insegnando loro d’osservare tutte le cose che vi ho comandate” (Mt. 28:19-20).
“Allora Pietro prese a dire: Può alcuno vietar l’acqua perché non siano battezzati questi che hanno ricevuto lo Spirito Santo come noi stessi? E comandò che fossero battezzati nel nome di Gesù” (Atti 10:47-48).
“Ed ora, che indugi? Levati, e sii battezzato e lavato dei tuoi peccati, invocando il Suo nome” (Atti 22:16).
Come scrive Ortiz: Se una persona dice “Io credo”, ma non vuole fare il battesimo, noi dubitiamo del suo impegno col nuovo Regno. Perché, la salvezza consiste nell’obbedienza” (J.C. Ortiz, Disciple, Lakeland, Londra, 975, pag. 32. Il libro è in corso di pubblicazione per le Edizioni Koinonia).