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L’EVANGELO DEL REGNO
di Giovanni Trattino
Il Regno di Dio “consiste nel raccogliere sotto un sol capo, in Cristo, tutte le cose” (Ef. 1:10). Carattere e natura del Regno sono descritti e rivelati nella persona e nell’opera del Re: Gesù Cristo. Non un regno storico e terreno. E’ stata questa la sorpresa per i Giudei. Questa è la chiave della confusione di quanti vogliono ancora misurare il “regno di Dio”e “l’Israele di Dio” con lo stile e i valori del “regno di Israele” e del “regno di Davide”. Gesù non venne a predicare il regno di Israele, ma il regno di Dio. L’equivoco di fondo di certe letture dispensazionaliste del Nuovo Testamento, nasce dalla convinzione che Gesù fosse venuto invece per predicare regno e trono di Davide, che avendo fallito questo obiettivo, abbia dovuto poi rimediare, ripiegando sul messaggio del servo sofferente. Tutto il contrario. E’ proprio perché predicava un regno spirituale, diverso da quello che si aspettavano, che fu rifiutato. Gesù sapeva fin dall’inizio che non veniva come il Messia davidico e che veniva piuttosto come il Messia isaiaco. “Affinché si adempisse quel che fu detto per bocca del profeta Isaia: Egli stesso ha preso le nostre infermità, ed ha portato le nostre malattie” (Matt. 8:17). Egli viene come Servo sofferente (Is. 53; 61), per una scelta eterna, che precede la Sua incarnazione – Alleluja! – e che segna ineliminabilmente tutto il suo ministero terreno (Fil 2). E’ questo il Re. Non dobbiamo vergognarcene, fratelli! Alleluja! Vediamo d’altra parte chiaramente che diverse profezie relative al “trono di Davide” aspettano una loro realizzazione definitiva. Per la qual cosa guardiamo al ritorno glorioso di Cristo. Sia però chiaro che, come magistralmente mostra l’apostolo Paolo nell’epistola ai Galati, non v’è più differenza tra gentili ed ebrei, circoncisione ed in circoncisione. Le benedizioni di Abrahamo sono diventate nostre e “quel che importa è l’essere una nuova creatura. E su quanti camminano secondo questa regola siano pace e misericordia, e così siano sull’Israele di Dio” (Gal. 6:15-16). La Chiesa è il nuovo Israele di Dio, nel quale i giudei entreranno per diventare l’unico uomo nuovo. Così si spiega anche il contenuto e la natura del discepolato fatto da Gesù nei tre anni del Suo ministero terreno. Capo e sudditi devono avere lo stesso carattere (Matteo 5, 6, 7). Questi sono gli attributi della nuova regalità. Alcuni hanno voluto distinguere tra “discepoli” e “cristiani”, rinviando l’applicazione di buona parte dei Vangeli e dell’insegnamento di Cristo al Suo ritorno. Non è così. In Atti i “discepoli” furon chiamati “cristiani” (11:26). Sono essi i discepoli del Regno. Per essi è il modello proposto da Gesù alla formazione di cui Egli si fece personalmente maestro e responsabile. E’ questo, d’altra parte, che in maniera inequivocabilmente stabilisce la disposizione di Gesù registrata in Matteo 28:16-20. L’opera dello Spirito Santo, con la funzione di riportare alla mente degli apostoli tutte le cose che Egli aveva loro insegnato, aveva lo scopo di riprodurre in loro, e in quanti altri si fossero aggiunti a loro, tutto quanto Gesù aveva insegnato.
Dimensioni del Regno Ora, il Regno di Dio ha innanzitutto una portata e una dimensione personale. Il Governo di Dio è reso effettivo nella vita del credente tramite “la conversione, l’azione dello Spirito Santo in noi e la formazione nel Corpo di Cristo”. Vi è poi una dimensione interpersonale. Il Regno di Dio è governo dei rapporti. Il legame con Lui, la vita di famiglia, le relazioni con le persone intorno a noi, debbono tutti essere illuminati e governati da Lui. La Chiesa è quella che esprime la dimensione comunitaria del Regno. E’ una comunità teocratica, messianica (in questo senso anche profetica) e missionaria. E’ il tessuto dei rapporti che sotto la Signoria di Gesù, proclama con la vita e con la Parola che Dio regna e che viene per regnare. Essa è, in quanto Corpo di Cristo, lo strumento che manifesta al presente la sapienza di Dio ai principati e alle potestà (Ef. 3:10). E’ l’agenzia del Regno, la “colonia del cielo” (Fil. 3:20), che riconosce Gesù come capo ed è pronto a fare tutta la Sua volontà. L’adorazione del capo, lo stile di vita personale, familiare e comunitario, l’annuncio della salvezza e della signoria del Cristo, l’azione soprannaturale dello Spirito, la rendono visibile. Ma il Regno di Dio va oltre. C’è una dimensione universale. Tutte le nazioni, la terra intera, l’universo ed ogni creatura sono oggetto della “conquista del Re” (Rom. 8:21). “Onde in ogni cosa Cristo abbia il primato” (Col. 1:13-23). Dunque, i concetti di Chiesa e di regno non si identificano, ma nemmeno si escludono. Seppur parzialmente, si sovrappongono (overlap). L’opera di Riconciliazione, che è la sostanza del Regno, ha già avuto inizio. Il Regno è già qui, all’opera, e verrà. La Chiesa ha la responsabilità, per l’azione e l’opera sovrana dello Spirito Santo, di affrettarlo.