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di Mahesh Chavda
“Il regno di Dio – scrive l’apostolo Paolo – non consiste in parlare, ma in potenza” (1° Cor. 4:19). Nel sottolineare altri e trascurati aspetti del Regno, non dobbiamo mai dimenticare questo. Nella mia vita personale, ho trovato che Dio mi ricorda continuamente della sua grazia e della sua potenza soprannaturale, specie nella sfera dei miracoli.
Fu nel 1972, dopo aver ricevuto il battesimo nello Spirito Santo, che Dio cominciò a condurmi in questa direzione, guidandomi chiaramente ad andare a lavorare presso un istituto per subnormali nel Texas. Dovevo assistere diversi ragazzi gravemente handicappati, di età compresa fra i sette e i ventisei anni, ma con le capacità mentali di bambini di appena un anno. La maggior parte raramente o mai veniva visitata dai genitori; il mondo li aveva dimenticati.
Dovetti presto rendermi conto che i grossi problemi di questa gente richiedevano un amore e una pazienza al di là delle mie risorse umane. Ma il Signore mi fece capire che dovevo essere il Suo ambasciatore di amore per essi, mostrando loro la premura e la misericordia di Colui che è “il padre degli orfani”. E fu mentre facevo ciò che Egli cominciò a manifestare in me il dono dei miracoli e delle guarigioni. Solo quando iniziai ad amarli con l’amore di Dio la potenza dello Spirito Santo poté toccarli per mezzo di me.
Durante questo periodo, la parola: “Non per potenza né per forza ma per lo spirito mio, dice l’Eterno” (Zacc. 4:6), divenne per me una parola vivente. Io non avevo alcuna soluzione per i problemi dei ragazzi, ma lo Spirito Santo sì. Dio mi iscrisse alla scuola dello Spirito, e conobbi questa terza Persona della Trinità come mai prima; capii che Egli è una Persona, e non un “qualcosa”. Forse la lezione più importante fu come riconoscere e ubbidire alla Sua voce sommessa.
Preghiera e Digiuno
Per poter aiutare effettivamente i ragazzi dell’Istituto, dovetti imparare il segreto della preghiera e del digiuno. E’ significativo che Gesù abbia sottolineato questo principio nel contesto della liberazione di un ragazzo indemoniato, dicendo: “Questa specie di demoni non esce se non mediante la preghiera e il digiuno” (Matt. 17:21). Ne vidi i risultati nel caso di Rudi.
Rudi era un sedicenne, mongoloide e cieco, caratterizzato da un comportamento autodistruttivo. Da anni qualcosa lo spingeva a colpirsi continuamente la testa con grande violenza: lo faceva circa quaranta volte al minuto, dalla mattina alla sera. A causa di ciò, una parte della faccia era callosa e ruvida come le squame di un coccodrillo. Lo psicologo aveva cercato di curare tale comportamento con la terapia dell’elettroshock, ma invano.
Mentre pregavo per Rudi, fui spinto dallo Spirito a digiunare quattordici giorni. Poi, l’ultimo giorno, lo portai nel mio ufficio e lo feci sedere. “Rudi – gli dissi – anche se la tua mente potrà non capirmi, so che il tuo spirito mi ascolta. Devi sapere che Dio ti ama e ha mandato Gesù a morire per te. Lo Spirito di Dio unse Gesù per proclamare libertà ai prigionieri e per fasciare i feriti”. Poi ordinai allo spirito maligno che da anni tormentava Rudi di lasciarlo: Subito egli esaltò con forza e in quell’istante ciò che lo torturava lo abbandonò. Qualche settimana dopo la faccia era guarita e la pelle, una volta ruvida e squamosa, era tornata tenera come quella di un neonato.
Avevo in cura anche Jerry, un giovane di 26 anni con capacità mentali minori di quelle di un bambino di dodici mesi. A mala pena camminava e passava la giornata rannicchiato per terra, la faccia e il corpo bagnati di saliva; era cieco e parzialmente sordo. Nelle ore dei pasti gli inservienti lo portavano di peso alla mensa, lo posavano su una sedia, gli aprivano la bocca e gli imboccavano la pappa.
Mentre digiunavo e pregavo, il Signore cominciò a ristabilirlo: i suoi arti acquistavano forza e il suo udito migliorava. Presto poté stare in piedi e seguire il mio battito di mani mentre lo guidavo verso il suo posto alla mensa. La prima volta che vi andò da solo, si sedette e cominciò a mangiare, vidi lacrime di gioia rigare il volto degli altri inservienti.
Una delle mie favorite era una ragazzina molto dolce di nome Penny; aveva quattordici anni ed era muta. Un pomeriggio sentii il Signore dirmi chiaramente: “Va nella camerata delle ragazze”. Vi trovai uno spettacolo straziante. Per errore, Penny era stata chiusa in una stanzetta con una ragazza più grande che era diventata incontrollabile, e questa le aveva picchiato il viso con uno scarpone fino a farlo diventare tutto paonazzo. Penny essendo muta non aveva potuto invocare aiuto. Quando vi arrivai, gli inservienti l’avevano liberata e distesa su un letto.
Mi sedetti vicino, sapendo che il Signore la voleva aiutare, e quando stesi una mano per accarezzarla, una scintilla di luce bianca sembrò scoccare dalla mia mano al suo corpo martoriato. Entro due minuti la sua faccia da un colore paonazzo acceso, diventò rossa, poi rosa, e infine tornò all’aspetto normale a parte due piccoli punti neri sotto gli occhi. Tutto ciò avvenne sotto gli occhi di diversi altri assistenti, che guardavano meravigliati.
Intanto, Dio cominciava ad aprirmi delle porte per parlare a varie chiese e gruppi dell’amore di Cristo, e ogni volta delle persone venivano spontaneamente guarite durante il messaggio o quando pregavo per esse. Nel 1974 il Signore mi fece passare ad un ministero pastorale ed evangelistico a pieno tempo.
La fonte dei miracoli
Per prepararmi a ciò, lo Spirito Santo aveva radicato in me alcune convinzioni. Prima, ero assolutamente sicuro che “Gesù Cristo è lo stesso ieri, oggi e in eterno” (Eb. 13:8); sapevo che il mio Dio era lo stesso che si era presentato a Mosè dicendo “Io sono”. Molta gente considera Dio come il grande “Io ero”, dicendo con nostalgia quanto sarebbe stato bello vivere ai tempi di Gesù; oppure come il grande “Io sarò”: guarda in su pensando “Sopporterò questa valle di lacrime, perché un giorno Lo vedrò in cielo”. Dio, invece, invita tutti a sperimentarLo ora come l’ ”Io Sono”.
Poi, ero convinto della fedeltà di Dio e della Sua compassione quando Lo invochiamo con cuore umile e pentito. Come ascoltò il grido del suo popolo oppresso in Egitto, così fa per noi quando Lo invochiamo, ricordando il nuovo patto che ha stabilito nel sangue di Cristo sulla croce.
La base di ogni benedizione è la croce di Cristo, sulla quale Egli ha preso su di sé tutto il male del mondo, perché chi crede possa ricevere il bene. Egli fu punito perché noi avessimo pace e sopportò la sofferenza e il dolore perché noi potessimo avere guarigione: “ … ha portato egli stesso i nostri peccati nel suo corpo sul legno, affinché, morti al peccato, vivessimo per la giustizia, e mediante le cui lividure siete stati sanati” (1° Pt. 2:24). Gesù fu fatto diventare peccato perché noi avessimo la giustizia; sopportò la morte perché avessimo la vita eterna; fu rigettato perché noi fossimo accettati. Così, ogni benedizione di Dio si può avere solo per il nome di Gesù. In Atti 3:6, Pietro disse allo zoppo alla porta del Tempio: “Dell’argento e dell’oro non ne ho; ma quello che ho, te lo do; Nel nome di Gesù Cristo il Nazareno, cammina!”
Dobbiamo sottolineare che l’Amministratore di tutte le ricchezze di Dio è lo Spirito Santo. Gesù è venuto nella potenza dello Spirito, e il Suo ministero costituisce il modello da seguire. Egli disse ai discepoli: “Come il Padre mi ha mandato, anch’io mando voi”. La Chiesa primitiva, ripiena di Spirito Santo, annunciò ovunque il governo del Re Gesù, e questo messaggio fu confermato da Dio “con dei segni e dei prodigi, con opere potenti svariate, e con doni dello Spirito Santo distribuiti secondo la sua volontà” (Ebr. 2:4).
In centinaia di riunioni che ho tenuto, lo Spirito Santo si è sempre manifestato con miracoli e con guarigioni. Risono state delle serate in cui ho pregato per più di seicento persone ad una ad una, ma invece di sentirmi esausto, come ci si potrebbe aspettare, mi sentivo più forte alla fine che all’inizio, perché non era la mia potenza, ma quella dello Spirito.
Quando è accolto dalla chiesa, lo Spirito impartisce i Suoi doni, che non sono giocattoli, bensì strumenti da usare per estendere il governo di Dio. Tra questi troviamo i doni di potenza: “A uno è data mediante lo Spirito … fede …; a un altro, potenza d’operar miracoli …” (1° Cor. 12:7-10).
Paolo dava per scontato che in ogni assemblea locale di credenti, ci fosse almeno una persona capace, in qualche misura, di operar miracoli e guarigioni. Sarei potuto andarmene da solo di città in città, come fanno molti altri a tenere riunioni di evangelizzazione e di guarigione, una specie di “predicatore selvaggio” senza obbligo di rendere conto a nessuno. Oppure potevo sottopormi ad autorità, come uno degli anziani di un’assemblea locale, dalla quale sarei stato mandato e alla quale avrei dovuto rendere conto di tutte le mie azioni. Fu quest’ultima la mia scelta. Sono trascorsi diversi anni ormai, e sono grato a Dio per la stabilità che il vivere sotto autorità ha dato alla mia famiglia e al mio ministero, e anche per il consiglio, l’incoraggiamento e la correzione che ho ricevuto dai fratelli ai quali sono sottomesso.
Perché miracoli?
Dall’inizio del 1980, l’unzione di Dio nel mio ministero si è moltiplicata, e credo che ora stiamo entrando in un nuovo momento della Sua grazia. Egli vuole che ribadiamo nella chiesa l’importanza di muoverci nel soprannaturale con “segni e prodigi” che confermino la Parola.
Ci sono due motivi importanti perché avvengano miracoli. L’uno è per attestare il fatto che Gesù è il Messia e l’unica via per la vita eterna, e per dimostrare l’approvazione divina: “Uomini Israeliti, udite queste parole: Gesù il Nazareno, uomo che Dio ha accreditato fra voi mediante opere potenti e prodigi e segni che Dio fece per mezzo di lui…” (Atti 2:22). L’altro è che i miracoli sono il modo in cui Dio pubblicizza il Vangelo, attirando così l’attenzione di gente che altrimenti non ne vorrebbe sapere. La Scrittura dice del ministero di Filippo: “E le folle di pari consentimento prestavano attenzione alle cose dette da Filippo, udendo e vedendo i miracoli che egli faceva” (Atti 8:6).
Miracoli oggi
Ecco alcuni casi recenti di persone toccate da Dio in maniera miracolosa. Nel marzo del 1980, la signora Mary Homes di Kingston, Giamaica sperimentò un miracolo di “nuova creazione”. Era stata operata in Inghilterra nel 1973 per l’asportazione di una costola cancerosa. Mentre partecipava ad un incontro nella sua città, la indicai, senza saper nulla del suo caso, e dissi che Dio stava per fare qualcosa per lei. Quando pregai, cadde a terra sotto la potenza dello Spirito e sentì come un fuoco nel torace. Tornata al suo posto, tastò il proprio corpo e si rese conto che Dio le aveva rifatto la costola mancante. L’indomani si recò dal medico che confermò la guarigione.
Dale Kauffman fu portato in barella ad un incontro tenuto a Lansing nel Michigan il 6 maggio 1980. Era affetto da una malattia chiamata “sindrome di Guillian-Barre” e paralizzato dal collo in giù. Dopo la preghiera migliorò immediatamente; alla fine di una settimana già camminava col bastone, ed entro due mesi poté tornare al suo lavoro di paramedico.
Il bambino Robbe Fritzler, di nove anni, partecipò allo stesso incontro. Era strabico e doveva portare degli occhiali speciali. Mentre si pregava, i suoi occhi si normalizzarono, e da allora non ha avuto più bisogno di occhiali.
Un uomo affetto da tumore in operabile al cervello fu portato in una nostra riunione a Milwaukee nel Wisconsin; gli avevano dato poche settimane di vita. Il Signore lo toccò, e qualche giorno dopo tutti gli accertamenti che i medici potevano escogitare indicavano che il tumore non c’era più. Il dottore rimase stupito e commentò: “Evidentemente la religione le è servita a qualcosa! Può tornarsene a casa”.
Il piccolo Brian Pearson, di un anno, fu portato ad una riunione a Mount Pleasant nel Michigan. Aveva tre malformazioni al cuore, due delle quali molto gravi: una valvola difettosa e una grande apertura nella parte superiore del ventricolo che sarebbe potuta essere chiusa chirurgicamente. Dopo che ebbi pregato per lui, la valvola fu risanata e anche l’apertura grande fu chiusa dal Signore, In seguito, quella più piccola fu chiusa con un intervento ed ora il bambino sta benissimo.
Steve Pavey di Kalamazoo nel Michigan raccontava: “Dieci anni fa, l’impalcatura sulla quale lavoravo crollò e caddi fratturandomi la gamba sinistra e sfracellandomi la caviglia. I dottori mi fissarono la caviglia in un unico pezzo rigido e mi inserirono dei chiodi di acciaio inossidabile nella gamba. Cinque anni dopo, una trave di due tonnellate mi cadde sull’altra gamba, fratturandomi anche quella caviglia. Da allora, provavo grandi dolori se dovevo stare in piedi solo per pochi minuti. Durante l’incontro tenuta da Maresh Chavda nella mia città, sono andato a chiedere la preghiera per un mio problema di risentimento. Caddi sotto la potenza di Dio e quando mi rialzai, il dolore nei piedi non c’era più. Non tornai nel mio posto ma uscii direttamente dalla sala; mi sentivo talmente bene che cominciai a correre per la strada, cosa che non facevo da dieci anni. Quella sera ho corso più di un chilometro senza sentire alcun dolore, e adesso corro due chilometri quattro volte la settimana”.
La signora Cheryl Boshear, di Ceresco nel Michigan, da più di quindici anni era affetta da artrosi. Ella racconta: “Maresh fece un cenno verso di me dicendo: , ma io avevo paura di farmi avanti. Mentre sedevo lì nel mio posto, ebbi una sensazione di calore e di formicolio nelle articolazioni. Sin dall’inizio di quella giornata avevo provato un gran dolore in tutti gli arti; ma improvvisamente, non ne sentii più movendo le braccia e le gambe. Dissi a mio marito Gorge, che il Signore mi stava guarendo. Poco dopo fui riempita di Spirito santo e parlai in altre lingue”.
Alla ricerca di un miracolo per noi
Può sembrare ironico che l’anno scorso, dopo aver proclamato in diverse nazioni l’amore di Cristo e visto verificarsi centinaia di guarigioni, anche di mali incurabili, Dio sembrasse negarmi un miracolo di cui avevo disperatamente bisogno nella mia stessa famiglia.
Il 2 giugno 1979 mia moglie Bonnie diede alla luce il nostro primogenito, Ben. Dopo venti giorni, il pediatra riscontrò nel bambino un difetto congenito del tratto urinario, a causa del quale l’orina si era accumulata nei reni durante la gestazione, compromettendone gravemente la funzione. Ci disse che il 90 per cento dei bambini nati con questa malformazione muore entro pochi mesi. La nel suo studio, dopo aver esaminato le lastre, mi strinsi il corpicino di mio figlio pensando quanto presto la nostra gioia poteva trasformarsi in dolore.
L’indomani il bambino fu ricoverato in ospedale, e quasi subito peggiorò: il suo metabolismo deteriorava, e i medici non potevano nemmeno tentare di alleviare la pressione che si creava nei reni, a causa dell’elevata probabilità di un collasso cardiaco durante l’intervento. Tutto il suo corpicino divenne rigido, fino a rimanere quasi immobile, emettendo solo un sommesso piagnucolio di tanto in tanto. Sembrava che ormai gli fossero rimaste solo poche ore di vita.
Io e mia moglie andammo in un’altra stanza per stare soli con il Signore, e le dissi: “Dio ha esaudito le mie preghiere per tanta gente, ma non per nostro figlio. Credo che ora dobbiamo lasciarlo nelle Sue mani”. Mi rispose: “Dio mi ha già detto la stessa cosa qualche ora fa, ma temevo che tu potessi pensare che non volessi più pregare per Ben”.
Non potremmo trattenere il pianto mentre, tenendoci per mano, dicemmo “Signore, noi ti amiamo. Ti abbandoniamo Ben, ora, nel nome di Gesù: fa quello che vuoi di lui. Ti vogliamo dire che non saremo risentiti con te se ci vorrai togliere nostro figlio. Non lo capiamo, ma sappiamo che Tu lo ami ancora più di noi. Grazie per avercelo dato per questi venti giorni. Adesso lo lasciamo nelle Tue mani”.
Tre ore più tardi, un esame del sangue rivelò che il metabolismo di Ben aveva cominciato inspiegabilmente a tornare normale. Lo portarono di corsa in sala operatoria per alleviare la pressione dei reni, inserendovi direttamente dei tubi.
Ma Ben dovette subire ancora tre interventi, di cui il terzo, durato sei ore, sotto il microscopio per riformare e reimpiantare gli ureteri, che portano via l’orina dai reni. In seguito a ciò rimase sotto cure intensive per tre giorni, con dei tubi che entravano direttamente negli uteri, causandogli spasmi di dolore intensi come i dolori del parto o il passaggio di un calcolo. Gli strumenti attaccati al suo corpo impazzivano ogni volta che urlava dal dolore; e ci dissero che ciò sarebbe continuato per quattro giorni.
Tenendo la sua manina nella mia, la sera dopo l’intervento, pregai: “Padre, ho detto a migliaia di persone che Gesù ha reso sulla croce i nostri dolori e le nostre malattie. Ora ti chiedo di applicare questa realtà a mio figlio. Signore, ti prego di togliergli ogni dolore” Quando tornai nel reparto, sei ore dopo, l’infermiera di turno mi venne incontro esclamando: “Per tutto questo tempo ha dormito tranquillo. Niente più spasmi!” Era come se Qualcuno gli stesse vicino per portare via ogni dolore.
Abbiamo passato 67 giorni insieme a Ben all’ospedale. Ma ora il bambino è pieno di salute e molto più avanti della norma nel suo sviluppo fisico e mentale. Anche i reni funzionano perfettamente.
Perché Dio ha permesso questa prova? Perché quel ricovero in ospedale che non sembrava finire mai, quelle ore interminabili di attesa? Due motivi mi si presentano con forza. Innanzitutto, Dio ha potuto impartirci in questo modo una nuova forza e stabilità di carattere: abbiamo sperimentato la Sua presenza ora per ora, realizzando che in ogni circostanza la Sua grazia e la Sua forza sono sufficienti. Per questo potremo sempre consolare gli altri, essendo stati noi stessi consolati da Dio.
Poi, Dio ha potuto comunicare la Sua vita ad altri che stavano vicino. Nel letto accanto a Ben c’era un bambino cubano che migliorò notevolmente quando pregai per lui. Come risultato, i suoi genitori hanno conosciuto Gesù come Salvatore e come Colui che battezza nello Spirito Santo, e mi invitarono ad andare mensilmente a casa loro per incontrare i loro amici e parenti. Molti di questi sono stati salvati, battezzati nello Spirito e guariti, compresi due medici. Dio si è servito del ricovero di Ben per toccare con il Vangelo un settore della popolazione cubana di Miami che in passato non era stato raggiunto dal messaggio del Regno.
Gesù è il Signore, e Dio è un Dio di miracoli! Se Gli siamo fedeli nella misura dell’unzione che Egli ci affida, potremo ricevere sempre di più. Ma dobbiamo sempre ricordare che è Lui che adempie i Suoi piani per mezzo di noi, non per la nostra potenza né per la nostra forza, ma per il Suo Spirito (Zacc. 4:6).
Maresh Chavda, nato nel Kenia da genitori Indù, si è trasferito negli USA nel 1968 per proseguire gli studi. Ha esercitato il suo ministero negli Stati Uniti, in Francia, in Inghilterra e in Irlanda, e ora risiede, con la moglie e il figlio, a Fort Lauderdale, Florida, dove è uno degli anziani della “Good News Fellowship”.