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di Pina Franza
La «Comunità cristiana di Caserta» è nata circa quattro anni fa dall’unione di credenti pro¬venienti da due chiese, quella battista e quella pentecostale. Ha conosciuto nella sua breve esistenza una notevole crescita, numerica, oltre a diventare punto di riferimento per diversi grup¬pi e chiese nella zona circostante e anche più lontano. E diventata anche la base operativa di “Tempi di Restaurazione” e delle “Edizioni Koinonia”. Attualmente la comunità è guidata da sei «anziani”, quattro dei quali sono impe¬gnati nel ministero a tempo pieno.
Qui una componente della comunità raccon¬ta di come ha vissuto questa fase di transizione.
Sono circa sei anni che mi sono convertita, e da pari tempo faccio parte della chiesa di Caser¬ta. Considerando oggi gli anni trascorsi, mi ren¬do conto di come essi siano coincisi con la fase di travaglio che ha portato fratelli e sorelle nella mia città ad impegnarsi perché la “restaurazio¬ne di tutte le cose” iniziasse dalla loro vita, dal¬le loro famiglie e dalla loro comunità. Per questo, essendo una dei superstiti della “vecchia guardia”, posso ricordare quella fase dolorosa ma pure liberatrice.
Del periodo immediatamente seguente la mia conversione posso dare un’esemplificazio¬ne focalizzando la situazione in cui si trovavano da un lato i responsabili, dall’altro i singoli cre¬denti. Questi ultimi intrattenevano relazioni mol¬to superficiali, limitate il più delle volle all’in¬contro di culto o a visite di circostanza. L’avere in comune l’esperienza del Signore Gesù era un dato di fatto, ma ho come l’impressione che la forza dell’appartenere tutti alla stessa famiglia venisse repressa in modo da rispettare le conve¬nienze e tenersi al riparo da spiacevoli intromis¬sioni nella propria privacy. Sono convinta che tali relazioni non soddisfacessero i membri della comunità, molti dei quali erano assetati della compagnia e della comunione dei neofiti; ma questi ultimi, dopo un roseo periodo di «infan¬zia», venivano a scoprire mancanze di apertura, sospetti, a volte maldicenze e pettegolezzi e per¬devano essi stessi spontaneità, freschezza, ad¬dirittura amore. I credenti andavano così avanti trascinandosi nella speranza di un risveglio che “stava per venire” e non si attuava mai.
I fratelli che erano in autorità, da parte loro, passavano molto del tempo che avevano a di¬sposizione per pianificare modi di coinvolgere i credenti, specialmente i più giovani, nelle varie attività della chiesa. Raramente queste avevano successo, vuoi, purtroppo, per l’inerzia degli esecutori, vuoi perché i responsabili stessi pren¬devano delle iniziative avventate, non avendo nessuno che fosse in autorità su di loro per con¬sigliarsi.
Ed in questa fase di tiepidezza nell’amore fraterno e di mancanza di guida spirituale il Si¬gnore incominciò a parlare a quelle persone che, preoccupate per la situazione in cui versa¬va la chiesa, erano venute insieme ad implorare la liberazione da ogni spirito di confusione ed incredulità. Lo Spirito Santo incominciò a mani¬festarsi: molti fratelli e sorelle furono battezzati nello Spirito e fu chiara e potente la rivelazione di come si dovessero curare i rapporti. Incomin¬ciarono a comprendere la necessità di essere stretti l’uno all’altro da un reale patto di amore e di impegno reciproco, in modo da sviluppare e rafforzare la nostra fiducia in Dio e nel prossi¬mo; capimmo che non era un’oppressione, ma una liberazione poter condividere la nostra vita con qualcun altro più maturo e responsabile che potesse insieme a noi ascoltare il Signore ed aiutarci ed incoraggiarci nelle decisioni da pren¬dere per la nostra vita personale.
Si apriva finalmente una dimensione nuova della vita comunitaria: amare dando la vita per i fratelli, con la certezza che tali fratelli amavano me allo stesso modo.
Perciò dovevamo avere il coraggio di tagliare con ogni peccato nella vita e nella chiesa, in mo¬do da eliminare dal popolo ogni forma di conte¬sa, inimicizia, discordia, sétte, divisioni. Fummo tutti posti davanti ad una scelta. E, con grande tristezza, vedemmo alcuni allontanarsi poiché non concordavano con quanto stava accaden¬do. Questo indubbiamente causò delle ferite, come quando si pota un albero, ma sapevamo che era necessario per poter proseguire.
E d’altra parte eravamo benedetti da una nuova e più profonda comprensione della Parola di Dio. Eravamo piacevolmente stupiti dal fatto che oggi proprio per noi, il Signore avesse tenu¬to in serbo i doni per arricchire ed i ministeri per costruire la Sua Chiesa. Così abbiamo incomin¬ciato ad andare avanti con la fede che il Signore ci avrebbe usato per testimoniare di Lui e ci avrebbe dati altri fratelli desiderosi di fare la Sua volontà. Siamo stati benedetti, in questo pe¬riodo, dalla Sua fedeltà e dalle risposte che ab¬biamo avuto nella nostra vita di chiesa.
Ed oggi si è avverata la parola profetica che ci destinava dei conduttori, i quali hanno cura di noi come padri, cioè ci sostengono e confortano e, se e quando è opportuno, ci correggono per mettere in ordine la nostra vita. Noi sperimentia¬mo in questi casi quanto sia positivo, tanto per la nostra crescita quanto per la loro missione, accettare i “giudizi”e i consigli con gioia e dispo¬nibilità, anche quando si tratta di rinunciare a qualche oggetto e progetto a cui teniamo molto. Sono fermamente convinta che l’esempio dei nostri anziani sia anche di sprone per noi, per¬ché siamo testimoni di una crescita costante e rilevante nella loro vita spirituale, e sappiamo che ciò dipende sia dalla comunione con Dio che dal rapporto di apertura e sottomissione coi responsabili ai quali a loro volta si sottometto¬no.
Le relazioni “orizzontali” tra fratelli si stan¬no approfondendo sempre più. Nella misura in cui progredisce la reciproca conoscenza, come credenti e come persone, troviamo più facile aprirci per ricevere e dare sostegno e copertura, senza paura di fraintesi o critiche. Negli incontri nelle case dei gruppi in cui è divisa la comunità, abbiamo occasione di condividere problemi, di intercedere insieme, di cercare soluzioni prati¬che; in questo contesto, essendo in numero li¬mitato, possiamo meglio incoraggiare la reci¬proca fede, crescere nei doni spirituali, ascolta¬re il Signore, adorarLo.
I rapporti familiari dei credenti stanno an¬ch’essi migliorando col ristabilimento del pro¬getto di Dio per la famiglia cristiana, e ciò costi¬tuisce un potente insegnamento per la società.
In tal modo tutta la chiesa testimonia al mondo l’amore, la giustizia, la pace e la gioia, attirando a Dio quelli che cercano salvezza.
Indubbiamente la perfezione è lontana. Ma, lungo il cammino, due sono le cose che ci inco¬raggiano ed alimentano la speranza: la promes¬sa e l’esortazione di Gesù, di essere perfetti co¬me lo è il nostro Padre celeste, e il sincero desi¬derio di crescere, presente in quanti sono im¬pegnati nella costruzione del Regno.
Sia benedetto il Signore che ci chiama ad es¬sere sul serio Suoi figlioli, e ad essere Suoi servi sette giorni alla settimana. Sia ringraziato per l’amore non finto che ci lega l’uno all’altro. Sia gloria a Lui per lo Spirito Santo che vivifica la Sua Chiesa.