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di Virgil Vogt
È facile pensare che una persona sia matura solo perché è capace. Alcuni credenti sono così dotati, sia in senso naturale che spirituale, che sono ben capaci di assolvere un compito che va al di là del loro livello di maturità e di carattere. Sono in grado di fare molto più della persona media, ma spesso per ragioni sbagliate. Infatti, è possibile che si diano da fare proprio perché sono immaturi, cercando di risolvere così un problema basilare di mancanza di identità o di trovare un senso di accettazione e di sicurezza. Questo è un problema difficile da riconoscere e spesso la persona stessa non se ne rende conto.
Specialmente per i responsabili nella chiesa, la maturità del carattere è un fattore chiave per la qualità della guida. Nella nostra comunità, abbiamo più volte dato responsabilità pastorali a persone che non erano in grado di portarle avanti in maniera soddisfacente. Sembrava che avessero i doni necessari: erano molto capaci; avevano un’autentica base di esperienza spirituale, avendo conosciuto il Signore e ricevuto molto dalla Sua grazia. Ma, quando ricevevano importanti responsabilità pastorali, spesso manifestavano distorsioni e confusione. I problemi persistevano, addirittura peggioravano. Profondi conflitti e tensioni non risolte accompagnavano il loro ministero.
Abbiamo imparato che non è sufficiente essere capaci di compiere certe evidenti attività delle guide. Perché la conduzione pastorale sia fruttuosa, deve scaturire da una profonda sicurezza e stabilità interiore. La guida fluisce in maniera chiara e creativa quando la nostra vita personale è stata messa in ordine davanti a Dio. Colpisce il fatto che Paolo, quando scrive della scelta degli anziani nelle sue lettere pastorali, sottolinea proprio questo aspetto. Sembra molto più interessato alla maturità personale che non alla capacità di svolgere certe attività o di esercitare vari doni: “Poiché il vescovo bisogna che sia irreprensibile, come economo di Dio; non arrogante, non iracondo, non dedito al vino, non manesco, non cupido di- disonesto guadagno; ma ospitale, amante del bene, assennato, giusto, santo, temperante” (Tito 1: 7-8).
Quando consideriamo un uomo per una posizione di responsabilità pastorale, dobbiamo esaminare la profondità del suo carattere cristiano. Cerchiamo ora di essere più specifici.
Una buona coscienza
- Una guida è uno che ha risolto il problema del suo proprio peccato davanti al Signore. Sembra così ovvio che dovrebbe essere superfluo ribadirlo, ma non possiamo dare questo fatto per scontato. Paolo dice di se stesso: “Per questo, anch’io mi esercito ad avere del continuo una coscienza pura dinanzi a Dio e dinanzi agli uomini” (Atti 24:16), e una delle sue esigenze per i responsabili della chiesa è che essi “ritengano il mistero della fede in pura coscienza” (1 Tim. 3:9). Confessare prontamente i nostri peccati e ricevere il perdono è un requisito fondamentale per un pastore.
Questo vuol dire non solo ricevere una purificazione completa quando veniamo la prima volta al Signore, ma anche continuare ad affrontare onestamente le nostre cadute giorno per giorno. Una guida deve essere uno che non nasconde le cose e non si autogiustifica. Se sono stato disonesto in quello che ho detto, oppure ho imbrogliato un po’ in qualche operazione finanziaria, è importante confessarlo e ricevere perdono. Se sono stato troppo inflessibile nel mantenere il mio punto di vista su come una certa cosa andava fatta, oppure ho serbato ostilità e risentimenti, devo confessarlo e ricevere perdono.
Permettere al Signore di mettere in luce e di ‘risolvere fino in fondo il peccato nella nostra vita è un laboratorio sperimentale nel quale impariamo come scovare ed eliminare il peccato in tutte le sue sottili e complesse varietà nella vita degli altri.
Sperimentare il perdono per i nostri peccati ci dà anche compassione per gli altri. Quando non siamo stati onesti con noi stessi, tendiamo a reagire ai peccati degli altri con un’ira derivata da un senso della nostra giustizia. Siamo offesi: come ha potuto un fratello abbassarsi così! Ma quando siamo andati umilmente davanti al Signore, sappiamo che il peccato degli altri è simile al nostro. Sappiamo quanto è facile cadere nel peccato, e quanto difficile uscirne. Conosciamo la gioia di una profonda esperienza di amore e di perdono quando ci viene concesso nella nostra umiliazione.
Gioioso e stabile
- Un leader è uno che ha imparato ad affrontare la debolezza, il dolore e la sconfitta portandole al Signore. Imparare a fronteggiare le difficoltà, anziché cercare di negare la loro esistenza o fuggire da esse, è un aspetto importante dello sviluppo del carattere. La Scrittura ci chiama a gioire nelle nostre sofferenze (Rom. 5:3) e ad essere contenti nelle nostre debolezze (2 Cor. 12:10). Possiamo fare questo a causa del nostro rapporto con il Signore. Per mezzo di Lui tali situazioni di dolore e di sofferenza sono trasformate in momenti di grazia. È attraverso queste esperienze che la genuinità e la bellezza della Sua vita in noi sono più chiaramente rivelate.
Pietro parla di questo come di “oro affinato nel fuoco” (1 Pietro 1:7). Una guida è uno che è passato attraverso il fuoco ed è stato trovato puro. Questo è importante, poiché man mano che le responsabilità della guida crescono, la temperatura aumenta! I nostri fallimenti saranno di maggiore portata, le nostre debolezze più ovvie e dolorose.
Una guida deve essere uno che ha questa qualità di fede ed è capace di accettare la vita così come si presenta, portando frutto con perseveranza. Egli deve accettare gli altri per quello che sono. Quando impariamo a venire al Signore con i nostri dolori, debolezze e fallimenti, sviluppiamo una forza di carattere che Dio può usare per benedire gli altri nei loro momenti di dolore.
Questa forza genera la costanza di cui abbiamo bisogno se vogliamo costruire fedelmente qualche cosa col Signore. E molto più facile cominciare che finire! Questo è vero specialmente negli sforzi per costruire il Regno, dove le risorse con cui lavoriamo sono spesso del tipo del granello di senape. Nessuno cerca mai di compiere così tanto con così poco come facciamo noi nell’opera del Signore.
“Chi avrà perseverato fino alla fine sarà salvato” (Matt. 24:13). Il termine “perseverare” usato qui potrebbe essere tradotto più letteralmente “rimanere sotto”. La persona che ha la forza di carattere di “rimanere sotto” senza rinunciare è il tipo di cui abbiamo bisogno nelle posizioni di guida.
Una guida è uno che ha imparato la perseveranza nella sua vita personale; è capace di sostenere la fede in Gesù attraverso grandi prove, sgradevoli interruzioni, frequenti ritardi e severi capovolgimenti di situazione.
Generoso
- Una guida è uno che usa i talenti e le risorse per gli altri, non per il proprio guadagno. Come amministriamo quelle sfere della vita nelle quali siamo più capaci e pieni di risorse? Le abbiamo messe al servizio del Signore, oppure le usiamo avidamente per ottenere quanto più possibile per noi stessi? Abbiamo imparato ad avere fiducia in Dio per tutti i nostri bisogni, o ci affanniamo ansiosamente per assicurarci le necessità della vita?
Il modo in cui trattiamo il danaro rivela come consideriamo i nostri talenti e le nostre risorse. Il denaro è una cosa attraente e utile che mette in nostro potere molte attività sane e necessarie. L’uso che una guida potenziale ne fa è un indizio importante del suo carattere. Paolo tocca questo punto nelle sue istruzioni sulla scelta dei responsabili: un anziano non deve essere “avido di guadagno” o “amante del denaro” (1 Tim. 3:8,3).
Gesù ci esorta ad essere liberali con le nostre risorse, a metterle a disposizione degli altri per farci amici e benedire la gente. L’aver imparato a fare questo col nostro denaro è una buona preparazione per fare lo stesso con le risorse spirituali.
L’offerta generosa delle nostre risorse per il bene degli; altri scaturisce da una fiducia che Qualcuno si prenderà cura dei nostri propri bisogni. Uno che sia “avido di guadagno” non ha imparato a confidare nel Signore e a ricevere da Lui. Se dobbiamo pensare a noi stessi, un’ansia egocentrica è ben giustificata. Ma se il Signore provvede per ogni nostro bisogno, non è più necessario afferrare ogni possibile beneficio che si presenta nella nostra sfera di influenza. Siamo disponibili per consentire ad altri di ricevere la loro parte e anche di più, fiduciosi che non saremo lasciati a mani vuote quando verrà il nostro turno.
Quanto detto è sintetizzato nelle parole così chiare che Geremia indirizza al suo aiutante Baruc: “E tu cercheresti grandi cose per te? Non le cercare!” (Ger. 45:5).
Dimostrare l’evangelo
- Una guida è uno che è capace di accettare e dare sicurezza agli altri con calore e affetto. La buona notizia è che Dio ci ama e dà se stesso per noi, anche mentre siamo peccatori. Perché le persone ascoltino questa buona notizia, deve essere dimostrata. Hanno bisogno di sentirsi accettate da noi in maniera pronta ed incondizionata. In un mondo affamato d’amore e di affetto, noi guide nella chiesa dobbiamo essere i canali attraverso i quali l’amore del Signore può raggiungere gli altri. L’incoraggiamento, il sostegno e l’affetto sono cose che fanno bene a chiunque. Mentre i cristiani non devono di pendere dall’approvazione degli altri, l’aiuto e l’incoraggiamento dei fratelli può essere un’enorme fonte di benedizione e di crescita.
Un senso delle priorità
- Una guida sa come amministrare e mettere in ordine. Questo, naturalmente, è un ruolo che uno esercita all’interno di un gruppo. Ma è prima di tutto un aspetto del suo carattere, qualcosa che si fonda sull’esperienza personale. L’abilità di una guida nel sorvegliare la vita e il lavoro di altri è in rapporto diretto con la capacità che egli ha acquisito di organizzare la propria vita.
Ciò richiede una comprensione delle priorità. Gesù accusò i Farisei di essere “guide cieche che colano il moscerino e inghiottono il cammello” (Matt.23:24). Essi erano incapaci di distinguere tra le questioni importanti e quelle secondarie. Ci vuole la saggezza del cielo per dare ad ogni bisogno o problema il suo posto giusto nel bilancio della totalità della vita. Man mano che camminiamo con il Signore, Egli ci insegna e fa aumentare la nostra capacità di mettere le cose nell’ordine giusto.
Per saper dirigere, abbiamo bisogno anche di un senso del momento giusto. Nel piano di Dio, ogni passo deve essere compiuto al tempo adatto. Dobbiamo ricevere la direzione di Dio per avere il senso del Suo momento e sapere quando riposare e quando lavorare.
Franco e aperto
- Una guida è uno che ha imparato ad essere onesto e leale. Sappiamo tutti che è un peccato dire deliberatamente ciò che sappiamo essere falso, e il più delle volte evitiamo di farlo. Ma sono diffuse altre forme più sottili di disonestà.
È facile creare un’impressione errata attraverso ciò che non diciamo. Oppure, come guide, siamo a volte tentati di promettere più di quanto possiamo dare. O possiamo rimandare una decisione semplicemente perché non vogliamo affrontare una situazione spiacevole. La Scrittura proibisce questo tipo di disonestà: “Non dire al tuo prossimo: « Va e torna» e «te lo darò domani» quand’hai di che dare” (Prov. 3:28).
Inoltre, molti di noi conduttori siamo riluttanti a mostrare cosa ci succede a livello personale, i nostri dolori, dubbi e lotte. Spesso siamo tentati di nascondere i nostri veri sentimenti in una discussione. Ma una persona che ha imparato ad esprimere i suoi pensieri e i suoi sentimenti onestamente, anche nelle situazioni difficili, ha una delle caratteristiche essenziali per la guida pastorale.
Un cuore di insegnante
- Una guida è uno che sa insegnare agli altri a fare le cose.
C’è molta gente capace di amministrare i propri affari, ma non disposta a chiedere agli altri di fare le cose. Tali persone, se messe in posizioni di responsabilità, tendono a fare troppo da sole. Per loro è più facile sovraccaricare il proprio programma piuttosto che delegare il lavoro e insegnare agli altri ad assumersi una parte ragionevole della responsabilità.
Dopo aver parlato di diversi aspetti pratici della vita cristiana, Paolo scrive a Timoteo: “Queste cose insegna e ad esse esorta” (1 Tim. 6:2). Una guida è uno che è capace di formare altri per un nuovo modo di vivere. Mentre questo tipo di insegnamento è un compito che le guide adempiono nella chiesa, è anche un elemento del loro carattere. Alcune persone sono nate per insegnare; lo trovano facile, scaturisce naturalmente dal loro rapporto con gli alta. Non è necessario dare loro un’aula perché insegnino; lo fanno sempre.
Quest’attitudine ad insegnare scaturisce, in parte, da un interesse per gli altri e dal desiderio di vederli progredire. Chi possiede questa caratteristica non si adagia tranquillo perché egli stesso sa fare qualcosa adeguatamente. Ha il desiderio di vedere che altri lo imparino.
L’insegnamento e la direzione degli altri devono scaturire da una consapevolezza matura di chi siamo. Una persona insicura ha paura di assumere autorità nella vita degli altri, oppure tende ad assumerla quando non è opportuno farlo. Essere pronti ad insegnare o dirigere gli altri quando è giusto, ma non rimpiangerlo quando non è appropriato, è una preziosa qualità nei pastori.
Obbediente
- Una buona guida è uno che sa obbedire. Uno dei più importanti requisiti per poter chiedere agli altri di fare le cose è la disponibilità a farsi dirigere. Una guida deve essere uno al quale gli altri trovano facile dare ordini.
Il centurione di Capernaum espresse chiaramente questa relazione quando disse a Gesù: `7o sono un uomo sottoposto ad altri ed ho sotto di me dei soldati; e dico ad uno: « Va», ed egli va; e ad un altro: « Vieni», ed egli viene; e al mio servo: «Fa’ questo», ed egli lo fa” (Matt. 8:9). Il centurione sapeva che il suo potere di comandare e dirigere gli altri scaturiva dal fatto che egli stesso era “sotto autorità”.
Sottoporci volontariamente e volentieri all’autorità e all’istruzione richiede una certa maturità. La persona immatura ed insicura teme che la sua vita possa essere distrutta o danneggiata se si fida degli altri fino a questo punto. Ma crescendo nella fede e nella certezza della Sua grazia in noi, Suoi figli, siamo pronti a sottometterci alle giuste autorità.
Capace di correggere
- Una guida è uno che sa correggere gli altri e risolvere i problemi. Questa è un’area delicata. I nostri problemi personali non ancora risolti complicano quasi sempre le situazioni nelle quali cerchiamo di portare la correzione. Tendiamo ad evitare il confronto diretto e a lasciar correre la situazione; ad essere troppo indulgenti; oppure ad essere duri ed inflessibili in quello che richiediamo.
Tutti questi comportamenti scaturiscono da una nostra insicurezza o dall’istinto di autodifesa. Possiamo mantenere le distanze, evitando di correggere o mostrandoci duri. O possiamo avvicinarci all’altro, ma evitare il dolore non esigendo un cambiamento radicale. Una buona guida è uno che sa correggere con dolcezza (2 Tim. 2:25). Una simile correzione non attenua in alcun modo quello che viene richiesto, né sminuisce il problema; ma tratta la situazione con compassione e accettazione della persona che è caduta.
La famiglia: terreno di prova
Non dovremmo terminare questa discussione sul carattere dei responsabili nella chiesa senza notare il parallelo che Paolo fa tra il nostro ruolo nella famiglia e quello nella chiesa: “Se uno non sa governare la propria famiglia, come potrà aver cura della chiesa di Dio?” (1 Tim. 3:5). Il ruolo del padre nella famiglia è la più stretta approssimazione che abbiamo del ruolo del pastore nella chiesa. È qui, nella nostra casa, che impariamo ad essere il tipo di persona di cui c’è bisogno nella più ampia famiglia di Dio. Se vogliamo sapere che tipo di responsabile sarà un uomo nella chiesa, andiamo a vedere come si comporta nel suo ambiente familiare.
Nella nostra comunità abbiamo anche trovato utile conoscere qualcosa delle famiglie dalle quali provengono i potenziali leaders. È stato ampiamente dimostrato che il modo in cui conduciamo la nostra famiglia è in gran parte determinato dal comportamento dei nostri genitori durante la nostra infanzia.
Il condizionamento familiare
Chi è cresciuto con una mancanza di disciplina avrà difficoltà nell’esercitare disciplina in casa sua. Chi è cresciuto con un padre severo e iracondo tenderà ad essere egli stesso quel tipo di padre. Un uomo cresciuto in una famiglia dove la guida era debole tenderà probabilmente verso un basso tenore di guida. D’altra parte, le persone cresciute con genitori forti e affettuosi che hanno dato loro abbondanza d’amore, ma che stabilivano anche chiari limiti, hanno una base di esperienza che li aiuterà grandemente nel fare lo stesso nella loro famiglia e nella chiesa.
Il passaggio da una generazione all’altra può cambiare l’apparenza esteriore, ma nascondere una somiglianza sostanziale. Per esempio, chi è cresciuto in una famiglia senza disciplina potrà capire che disastro è stato e decidere di non voler assolutamente ripetere gli errori dei genitori. Con questa determinazione, si dà da fare con molta diligenza per stabilire la disciplina. Ma l’insicurezza’ fondamentale che fu la causa della mancanza di disciplina nei genitori può motivare anche la disciplina eccessivamente severa e rigida dei figli.
Questi comportamenti familiari che passano di generazione in generazione possono, naturalmente, essere redenti e trasformati dalla potenza di Cristo là dove Egli è veramente il Signore. Ma il cattivo esempio dei genitori non è sradicato istantaneamente. Normalmente, ci vogliono diversi anni perché venga tolto via, man mano che lo Spirito opera un rinnovamento della nostra mente (Rom. 12:2). Perciò, un esame dei modelli di autorità nella nostra famiglia di origine può essere utile per la comprensione del nostro potenziale di guida.
Chi è sufficiente?
Quando mettiamo insieme tutti questi fattori e riflettiamo sul tipo di persona che ci vuole per la guida della chiesa, potremmo dire: “Chi è sufficiente a queste cose?”. I requisiti sono molto alti. Non c’è in tutto il mondo lavoro più impegnativo e difficile di quello di guidare una comunità cristiana.
Ciononostante, possiamo gioire ed avere fiducia, poiché è la grande potenza di Dio che lavora in noi, come Paolo dice in 2 Corinzi 4. Siamo dei vasi di terra, nei quali e per mezzo dei quali il potere e la gloria trascendente del Dio onnipotente dei cieli vengono rivelati al mondo. Così non ci perdiamo d’animo. Abbiamo fede, abbiamo lo Spirito! Parliamo con la stessa energia creativa che fu manifestata quando Dio disse: “Splenda la luce fra le tenebre”.
L’immagine dei vasi di terra è buona, e Paolo la usa di nuovo nelle sue lettere pastorali: “Or in una gran casa non ci sono soltanto dei vasi d’oro e d’argento, ma anche dei vasi di legno e di terra; e gli uni son destinati a un uso nobile e gli altri ad un uso ignobile. Se dunque uno si serba puro da quelle cose, sarà un vaso nobile, santificato, atto al servizio del padrone, preparato per ogni opera buona” (2 Tim. 2:20-21). Purifichiamoci dall’impuro, dall’indegno e dal distraente, in modo da essere “pronti per ogni opera buona”!
Virgil Vogt è uno dei responsabili della Reba Place Fellowship, una comunità mennonita nelle vicinanze di Chicago, USA.