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di Keri Jones
Circa dodici anni fa, mentre mi preparavo a partire come missionario, mi fu dato un libro di Oral Roberts intitolato “Fede da seminare”. Questo volumetto, indirizzandomi alla Parola di Dio, rivoluzionò l’intero mio modo di pensare a Lui e di considerare il denaro.
All’epoca, frequentavo persone che per lo più credevano che un cristiano non dovesse essere visto come uno che ha soldi. Un pastore doveva essere in grado di sopravvivere con un esiguo stipendio, e ciò avrebbe aiutato tutti noi a restare umili.
Quel che mi risulta, guardando indietro, è che questo modo di pensare finiva per portare molti nella frustrazione. La loro esperienza non era molto piacevole. Comunque, la nostra vita ruotava intorno al pensiero che eravamo in cammino verso il Cielo: anche se la vita quaggiù era una dura lotta, non dovevamo prendercela perché, se avessimo sopportato con pazienza, avremmo ricevuto un ricco premio.
Dio è un Dio buono
Con questa mentalità andai alla Scuola Biblica, sapendo che avrei dovuto confidare solo in Dio per le mie necessità economiche. Ma non sarei mai riuscito a pregare con fede per i soldi, finché non fossi veramente convinto che era la volontà di Dio darmi ciò che mi necessitava. Per fortuna, fu in questo tempo che mi fu dato il libro “Fede da seminare”. Lo lessi parecchie volte di seguito; poi, presi la mia Bibbia e lessi le meravigliose promesse di Dio. Improvvisamente fui illuminato dalla certezza che Dio è un Dio buono! Un Dio meraviglioso! Non solo, ma era anche il mio Dio, che desiderava che prosperassi!
Lessi “lo faccio voti che tu prosperi in ogni cosa” (3 Giov. 2). L’Eterno era il mio Pastore, perciò nulla mi sarebbe mancato (Salmo 23:1). Egli non avrebbe mai visto i Suoi figli accattare il pane (Salmo 37:25). Mi rivolsi a Lui con un nuovo amore e zelo, sapendo che se Gli avessi parlato nel segreto della mia stanza, chiedendoGli cose secondo la Sua volontà, Egli mi avrebbe ricompensato in maniera concreta e visibile (Matt. 6:6).
Non più confuso riguardo a Lui, alla Sua volontà o alla mia relazione con Lui, ebbi la certezza che Egli viveva in me per supplire ad ogni mio bisogno. Pregai, esprimendoGli tutto il mio amore, per parecchie ore, fino alle tre di notte. Egli mi disse: “Non chiedermi più i soldi di cui attualmente hai bisogno. Io te li ho mandati”.
Dormii tranquillo e mi svegliai la mattina per affrontare il programma quotidiano della scuola, con la gioiosa certezza che il mio bisogno era stato soddisfatto. Non avevo nemmeno una lira in tasca, né un conto in banca. Non conoscevo nessuno che mi avrebbe potuto aiutare. Quel giorno stesso, però, un uomo che avevo incontrato una volta sola in vita mia mi scrisse, dicendo semplicemente: “Accludo questo dono per te, come il Signore mi ha suggerito ieri”! Era stato Dio a supplire al mio bisogno, servendosi di lui per compiere la Sua volontà.
È Dio che provvede ai miei bisogni
Da quel giorno fino ad oggi, sono vissuto nella convinzione che Dio solo è Colui che provvede ai miei bisogni. Oggi, come allora, è indispensabile che mi aggrappi alla Sua parola: “Ricordati dell’Eterno, dell’Iddio tuo; poiché egli ti dà la forza per acquistar ricchezze, affin di confermare, come fa oggi, il patto che giurò ai tuoi padri” (Deut. 8:18).
È essenziale che riconosciamo continuamente questa verità, particolarmente dal momento che ci troviamo in mezzo ad una grossa crisi economica con milioni di disoccupati. La nostra speranza è continuamente riposta in Dio, ed Egli onora la Sua promessa che non ti vedrà accattare il pane (Salmo 37:25). “L’Iddio mio supplirà ad ogni vostro bisogno secondo le sue ricchezze e con gloria, in Cristo Gesù” (Fil. 4:19).
Dare: la chiave per ricevere
Da quando ho riposto la mia fiducia in Lui, ho imparato delle lezioni di valore inestimabile. Non solo è Lui che supplisce sempre alle mie necessità, ma anche – perché mi possa dare nella misura in cui desidera farlo – mi dice nella Sua Parola che cosa devo fare: devo dare anch’io.
A molti questo sembra un modo di fare assurdo. Essi pensano che oggi come oggi sia bene tenersi il denaro per fare investimenti; un po’ come il predicatore che ho sentito dire una volta: “Dio ci ha dato due mani, una per ricevere e l’altra per dare”. Disse una cosa vera, ma l’ordine era sbagliato. Dio, piuttosto, ci ha dato due mani: una per dare e l’altra per ricevere!
Egli ci ha dato dei principi eterni secondo cui vivere, e se li rispettiamo, avremo successo. Dunque, bisogna prima dare. Così permettiamo a Dio di restituirci quello che abbiamo dato con gli interessi, come Egli ha promesso in Luca 6:38: “Date, e vi sarà dato: vi sarà versato in seno buona misura, pigiata, scossa, traboccante”.
La Parola ci dice anche che se seminiamo scarsamente, mieteremo altresì scarsamente (2 Cor. 9:6). Tu come semini? Come desideri mietere?
Il dare è di un’importanza vitale per la tua e per la mia vita cristiana. All’inizio della creazione, Dio disse che ogni cosa si sarebbe riprodotta secondo la sua specie. “Quello che l’uomo avrà seminato, quello pure mieterà” (Gal. 6:7). È necessario, perciò, che badiamo bene a seminare, perché anche se non mieteremo subito, possiamo essere sicuri che un giorno lo faremo.
Il dare è motivo di allegrezza
II nostro atteggiamento nel dare deve essere di pura gioia. “Iddio ama un donatore allegro” (2 Cor. 9:7). II Signore mi ha fatto comprendere questa verità una mattina mentre Lo adoravo insieme al Suo popolo. Ero andato al culto, quel giorno, col vestito più elegante; in un taschino avevo messo dei soldi per la colletta, e nell’altro i soldi per un pranzo al ristorante con mia moglie e i nostri cinque figli.
II fratello che guidava l’incontro decise di fare la colletta nel bel mezzo dell’adorazione, mentre tutti godevamo della presenza di Dio. Stavo li con le mani alzate, e improvvisamente non riuscii più a ricordarmi in quale tasca avevo messo le banconote “piccole” e in quale quelle di taglio più grosso.
Naturalmente, nessuno sapeva dei miei pensieri frenetici in quel momento… o forse qualcuno sì? Improvvisamente udii una voce dentro di me che diceva: “Se è questo l’atteggiamento che hai nel dare, è meglio non dare niente”. Subito, risposi: “Ma Signore, non capisci, si tratta del pranzo…!”
Ricordandomene ora, posso riderci sopra, ma allora mi si spezzò il cuore, e finii per svuotare tutt’e due le tasche nella colletta per esprimere la mia gratitudine per il Suo amore. Che importanza aveva un pranzo, in fin dei conti? Avevamo dato la conferma che Lo amavamo.
II culto terminò, e mentre stavamo uscendo, due amici ci vennero incontro e ci invitarono, tutt’e sette, ad andare a pranzo con loro al ristorante! Dio sapeva tutto ed aveva già provveduto, ma prima aveva dovuto lavorare in me per produrre un atteggiamento gioioso.
Il dare apre la strada ai miracoli
Dare con gioia non è tutto. Dio vuole anche che viviamo costantemente con un atteggiamento di fede, perché così Egli può benedirci abbondantemente.
Una sorella mi venne incontro una volta, dopo che ebbi predicato sul denaro in un culto della sua chiesa, e mi disse: “Giovanotto (quanto mi piace quest’appellativo affettuoso!!), secondo me è assolutamente sbagliato parlare così, di dare aspettandoci di ricevere poi una ricompensa maggiore. Mi sembra un atteggiamento di puro egoismo”.
In un certo senso capivo il suo punto di vista, perciò domandai: “Hai un giardino con un orticello?” “Sì” rispose. “Bene, se oggi ti dessi un chilo di patate da seminare e, dopo averle piantate e coltivate, al momento della raccolta ne ricavassi sempre un chilo, saresti contenta oppure no?” “Se così fosse, non mi darei tutto quel fastidio!” rispose. “Esatto!” replicai. “Anche la natura ti dà una migliore ricompensa. E Dio ci ha appunto detto che intende dare a noi in buona misura”. Ella spalancò gli occhi: aveva capito.
Le aggiunsi subito che questo principio non si applica solo quando è Dio che dà a noi, ma anche quando siamo noi che diamo a Lui o agli altri. Dobbiamo dare in buona misura, perché il giorno che smetteremo di dare, smetteremo anche di raccogliere. Come dice Gesù in Luca 12:21: “Così è di chi tesoreggia per sé, e non è ricco in vista di Dio”.
Quando diamo agli altri, ci mettiamo sempre nella giusta posizione per ricevere l’intervento miracoloso di Dio. Ricordate la donna con il vasetto d’olio (2 Re 4:1-7)!
Dare la propria vita
Durante i venticinque anni dalla mia conversione, e ancora oggi, mi è capitato di trovare tanta gente alla quale non piace troppo parlare di soldi nel contesto del messaggio dell’Evangelo. Anch’io la pensavo in questo modo, fino a quando non capii un altro principio: che quando do il mio denaro, sto dando la mia vita. Passiamo circa la terza parte della nostra giornata a lavorare per procurarci i soldi per vivere. Investiamo il nostro tempo, le nostre forze, la nostra salute in questa attività; poi ne diamo via i frutti. Che cambiamento per me il giorno in cui mi resi conto che, nel dare i miei soldi, in effetti, davo la mia vita! Ora, sto mettendo in evidenza i soldi; ma è chiaro che lo stesso principio si applica non solo alle finanze, ma ad ogni sfera della vita. “Chi vorrà salvare la sua vita, la perderà; ma chi avrà perduto la propria vita per me, esso la salverà” (Luca 9:24).
Oggi, mentre leggi questo articolo, può darsi che tu abbia un bisogno o che una tua preghiera sia in attesa di risposta. Compi un passo attivo mettendo in pratica ciò che hai appena letto. Dai qualcosa a Dio, ricordando, che:
È Lui la fonte di ogni abbondanza, ben capace di supplire a tutti i tuoi bisogni, siano essi spirituali, fisici, materiali, emotivi o familiari. ” Egli ti dice di dare: dare una preghiera, un sorriso, un atteggiamento affettuoso, una somma di denaro.
* Mentre lo fai, sii fiducioso che Dio supplirà ad ogni tuo bisogno, non secondo i tuoi desideri o le tue necessità, ma “ secondo le sue ricchezze”.
Fa’ così con gioia, sapendo che mentre Dio supplirà ai tuoi bisogni, a tua volta avrai la gioia ed il privilegio di poter provare, dando agli altri, che “più felice cosa è il dare che il ricevere” (Atti 20:35).
Keri Jones, originario del Galles, è a capo di una “squadra apostolica” con base a Bradford (Inghilterra) e operante soprattutto nella parte settentrionale della nazione. Fu uno degli oratori alla settimana biblica di Pescasseroli 1982.