SCARICA PDF di questo articolo
di David Matthew
Con questo numero ha inizio una serie di articoli che traccia in grandi linee la storia del cristianesimo, dall’origine fino ai nostri giorni … e oltre.
Parte I
Rapido declino – primi 600 anni
“E qualcosa di- completamente diverso!”. Ecco la conclusione inevitabile quando si confronta quella che oggi viene chiamata “la chiesa” con il brillante fenomeno spirituale descritto nel Nuovo Testamento.
Certamente la situazione attuale è tutt’altro che perfetta. Comunque, può esserci d’incoraggiamento sapere che oggi le cose vanno molto meglio che in alcuni periodi del passato.
Le vicende del cristianesimo vengono solitamente descritte sotto il titolo di “storia ecclesiastica”, e la lettura di questa storia è estremamente interessante. Non possiamo dire che, trattandosi di cose passate, oggi non ci riguardino più, perché la condizione attuale della chiesa dipende in gran parte da ciò che hanno fatto i cristiani delle generazioni passate. Tutti noi, anche i più “liberi”, siamo il prodotto del nostro passato; e quel che noi facciamo oggi determinerà in gran parte il progresso della chiesa di domani.
Un forte inizio
Cominciamo dall’origine, dal giorno della Pentecoste. La potente unzione dello Spirito Santo portò ad una rapida diffusione dell’Evangelo, sia tra i Giudei che tra i Gentili; gli uomini di punta in questo processo furono rispettivamente gli apostoli Pietro e Paolo. Le ottime vie di comunicazione e la stabilità politica dell’impero Romano, nonché l’uso generale di una lingua comune (il greco) contribuirono alla rapida diffusione del messaggio di Cristo. Ogni singolo credente ne era portatore; le chiese locali fiorivano rapidamente sotto la guida di anziani fedeli e unti da Dio, mentre apostoli itineranti viaggiavano in lungo e in largo, dando vita a nuove chiese dappertutto. Di tutto questo rende testimonianza il Nuovo Testamento.
Le persecuzioni non tardarono ad arrivare. Stefano fu il primo di numerosi martiri; e l’opposizione all’Evangelo divenne ancora più accesa dopo la sua morte (vedi Atti cap. 7; 8:1; 18:12-17; 21:31-40).
L’imperatore Nerone accusò falsamente i cristiani di aver incendiato la città di Roma nel 64 d.C., trovando in loro dei comodi capri espiatori. Molti perirono crocifissi, avvolti in pelli di animali e gettati ai cani, chiusi in botti di pece oppure spalmati della stessa sostanza e bruciati vivi.
Il governo della chiesa
La forma biblica di governo della chiesa subì una lenta trasformazione. Gli anziani ed i diaconi (vedi Filippesi 1:1) continuarono a guidare e a servire le chiese, ma a poco a poco crebbe sempre di più la distinzione tra il presidente degli anziani e i suoi colleghi. Il titolo di “vescovo” (dal greco episkopos, cioè “sovrintendente”) finì per essere riservato esclusivamente al “numero uno” di una chiesa locale, là dove il Nuovo Testamento insegna che tutti gli anziani sono sovrintendenti ossia “vescovi” (Atti 20:17 e 28).
Con la diffusione dell’Evangelo dalle città più importanti alle campagne circostanti, il vescovo finì per diventare il capo di una “diocesi” (distretto) con autorità sulle piccole chiese paesane. Entro l’inizio del terzo secolo d.C., si era ormai creata una netta distinzione tra “clero” (vescovi, anziani e diaconi) e “laici” (gli altri credenti), cosa contraria tanto allo spirito quanto alla lettera dell’insegnamento biblico. L’ufficio finì per avere precedenza sulla funzione; la posizione ebbe più importanza dell’unzione dello Spirito.
Piano piano, l’autorità dei vescovi delle città più importanti crebbe sempre di più. Ciò avvenne particolarmente nel caso di Roma, allora capitale dell’impero. L’espressione “Tutte le strade conducono a Roma” si poteva applicare sempre di più alla vita religiosa, oltre che a quella secolare.
Pane, vino e acqua
I due (ordinamenti della chiesa primitiva – il battesimo e la cena dei Signore – presto persero il loro significato originario. Sotto l’influenza della religiosità pagana, la semplicità del “rompere il pane nelle case” (Atti 2:46) cedette ad un’atmosfera rituale. L’idea della reale presenza di Cristo nel pasto comune portò a pensare che il pane e il vino potessero di per sé conferire la vita spirituale. Nel III secolo, la Cena del Signore già veniva considerata come un “sacrificio”, offerto da un “sacerdote”, per indurre Dio ad elargire le sue benedizioni. Circondati da un’atmosfera religiosa, gli elementi potevano ovviamente essere “consacrati” solo da un sacerdote.
“Noi non abbiamo né sacerdoti né altari” era il vanto dei cristiani primitivi nei confronti dei pagani meravigliati.
II sangue che scorreva sugli altari dei Giudei e dei pagani era diventato superfluo con quell’ “unico sacrificio per i peccati, e per sempre” del Signore Gesù (Ebr. 10:12). Non c’era più bisogno di un sacerdozio per mediare tra il popolo e Dio, dal momento che in Cristo tutti i credenti sono sacerdoti (1 Pt. 2:5) e possono avvicinarsi con franchezza al trono della grazia (Ebr. 10:19).
Tragicamente, nel corso di sei o sette generazioni, quel vanto originario non ebbe più ragione d’essere. Nelle basiliche della chiesa furono eretti “altari” sui quali sacerdoti vestiti di paramenti speciali offrivano a Dio il “sacrificio” del preteso “corpo e sangue di Cristo”, mentre gli altri credenti se ne stavano a guardare, spettatori passivi di questo travisamento della cena dei Signore. Il Giudaismo e il paganesimo avevano di nuovo preso piede sotto le sembianze del cristianesimo.
Anche il battesimo finì con l’essere travisato. Nel Nuovo Testamento vediamo che i credenti facevano subito professione della loro nuova fede, facendosi immergere nell’acqua. Il battesimo poteva essere impartito da un cristiano qualsiasi. Ma presto si cominciò ad attribuire al rito un significato mistico e cerimoniale, così che poteva essere somministrato solo da un “sacerdote”, e spesso dopo un noviziato di tre anni da parte del candidato, mentre l’aspersione d’acqua prendeva il posto dell’immersione. Già nel III secolo era diventata comune la pratica – assolutamente senza fondamento biblico – del battesimo dei neonati.
Unghie dei martiri
Altri errori si diffusero rapidamente. Il martirio dell’anziano e devoto Policarpo, nel 156 d.C., veniva ricordato annualmente dalla sua chiesa di Smirne; un fatto comprensibile, ma che preparò la via alla venerazione dei resti dei martiri, chiamati reliquie, e all’osservanza delle feste dei santi. Di lì il passo era breve per cominciare a pregare Dio per il tramite di quegli stessi martiri. Tale pratica era già diffusa prima dell’anno 300 d.C.
La freddezza e la sterilità, in cui finì per precipitare gran parte della chiesa, non mancarono ci suscitare inevitabili reazioni. Il Montanismo fu un movimento di tipo “pentecostale”, iniziato da un certo Montano nel 170 d. C.. Era un movimento “carismatico” e nello stesso tempo ascetico: il dono delle lingue e le profezie si manifestavano in un contesto di estreme privazioni volontarie. Ci furono delle esagerazioni e non poche profezie fasulle; ma un autentico fervore, simile a quello di Atti capitolo 2, caratterizzava il movimento in generale. Ad ogni modo, riuscì a sopravvivere fino al VI secolo!
Le eresie dottrinali comparvero rapidamente. La più notevole fu lo Gnosticismo, uno strano miscuglio di cristianesimo, filosofia greca e misticismo orientale. Gli scritti dell’apostolo Giovanni, e in particolare le prime due lettere, indicano che questa eresia esisteva già nel primo secolo, anche se solo più tardi arrivò al culmine.
Lo Gnosticismo considerava ogni cosa materiale come cattiva; perciò, Gesù Cristo non avrebbe avuto una reale natura umana, ne morì realmente come un uomo. La salvezza si sarebbe ottenuta mediante la “conoscenza” (in greco, gnosis), un’illuminazione spirituale che veniva considerata come un modo di elevare le persone al di sopra della “malvagia” terra materiale. La purezza e la semplicità della fede del Nuovo Testamento dovettero sostenere una dura lotta contro quest’insegnamento.
Vera devozione
Non tutto, comunque, andava male. Nonostante i molti tristi allontanamenti dalla norma biblica, abbondava una vera devozione ed una autentica spiritualità. Migliaia di semplici credenti condussero delle vite esemplari, e fra loro emersero molti conduttori di eccezionale statura, quali Ignazio, Giustino Martire, Ireneo, Origene e molti altri. Intanto, gli scritti neotestamentari venivano raccolti nel canone, cioè l’elenco dei libri considerati come ispirati dallo Spirito e di autorità permanente per tutte le generazioni dei cristiani. Il processo di selezionamento del canone iniziò presto (2 Pt. 3:15-16), ma non fu terminato prima del 400 d.C. circa.
Religione di Stato
L’anno 312 costituì una pietra miliare nella storia della chiesa: l’imperatore romano, Costantino, si convertì al cristianesimo. Non possiamo sapere fino a che punto ebbe una vera esperienza con Cristo; ma fece presto ad approvare un editto che concedeva la piena tolleranza del cristianesimo per tutto l’Impero. Così diventò, in effetti, la religione di Stato; un beneficio di valore molto discutibile, dal momento che certamente molti cominciarono a far professione di fede per motivi politici anziché spirituali.
In modo molto naturale, Costantino finì per assumere un ruolo di preminenza negli affari della Chiesa come in quelli dello Stato. Non tutti furono d’accordo. Donato, un vescovo del Nord Africa, diede voce ad una domanda molto significativa: “Cosa c’entra l’imperatore con la Chiesa?”
Fu Costantino a migliorare la condizione degli schiavi, a promuovere i diritti delle donne nella società e a stabilire la domenica come giorno di riposo e di adorazione. Ma fu lui pure a regalare al vescovo di Gerusalemme dei vestimenti tanto splendidi da superare quelli dei sacerdoti pagani. Così, trovarono accoglienza nella Chiesa i paramenti cerimoniali, un’importazione diretta dalle pratiche del paganesimo.
Eresie e concili
Cominciarono anche a circolare delle idee poco ortodosse sulla Divinità. Ario e i suoi seguaci insegnavano che Cristo era un essere creato, e perciò di natura inferiore al Padre. In una riunione di capi della Chiesa si discusse della questione fino in fondo, e si concluse che Cristo non era affatto un essere creato, ma eternamente Dio: uno col Padre e della medesima essenza.
Fu questo “Concilio”, tenutosi a Nicea (324 d.C.), a formulare il “Credo di Nicea”. Purtroppo, ciò non impedì che l’arianesimo fosse largamente accolto; infatti, la stessa eresia rimane con noi fino al giorno d’oggi, negli insegnamenti di sette come i “Testimoni di Geova”.
Altri concili produssero documenti sulla divinità dello Spirito Santo e sulla coesistenza della natura divina e quella umana nella persona di Cristo.
Durante la seconda metà di questo periodo di 600 anni emersero dei grandi personaggi, uomini i cui nomi sono noti ancora oggi: Girolamo, ad esempio, che passò 34 anni in una grotta di Betlemme per preparare i suoi scritti, fra i quali il più noto è la “Vulgata”, cioè la traduzione della Bibbia in Latino; Giovanni Crisostomo, che fu un grande predicatore delle verità bibliche, sempre però con applicazione molto pratica. La sua insistenza sulla necessità del ravvedimento fu tale da offendere l’imperatrice, la quale lo mandò in esilio da Costantinopoli.
Il più noto di tutti fu Agostino d’Ippona (354-430). Egli, dopo una giovinezza dedicata ai vizi (la sua preghiera era “O Dio, dammi la castità e la continenza, ma non subito”!), si convertì a Cristo, con grande gioia della madre, una donna di preghiera, divenendo forte proclamatore della grazia di Dio verso i peccatori. Più tardi, fu stabilito vescovo di Ippona, nell’Africa settentrionale. Uomo del suo tempo, egli incoraggiò l’uso delle reliquie, credeva nel purgatorio e promosse il monachesimo.
Monaci e vescovi
Il monachesimo si diffuse rapidamente, dopo i suoi inizi nel III secolo. Dapprima, i monaci erano persone che, isolandosi dalla corruzione della società, si ritiravano in luoghi deserti, dove trattavano il corpo con rigorosa disciplina per concentrarsi con maggiore efficacia nelle cose spirituali. Più tardi, attraverso l’influenza di uomini come Benedetto da Norcia, sorsero in tutto l’impero delle comunità chiamate “monasteri”, dove gli uomini potevano dedicarsi allo studio e alla vita spirituale. Sebbene il monachesimo fosse per molti versi un movimento di evasione, spesso una vera devozione fioriva nei monasteri, quando tutto intorno a loro era spiritualmente arido.
Intanto, il potere e l’influenza dei vescovi di Roma aumentavano, e si andava preparando così la via alla comparsa del papato. Uno di essi, Leone I, sfoggiò il titolo di “Vescovo Universale”, fondando ciò su un’interpretazione completamente nuova (quella ancora oggi adottata ufficialmente dalla Chiesa Romana) di Matteo 16:18. I cristiani della parte orientale dell’impero si opposero con decisione a tale pretesa.
Il primo papa
Dopo l’invasione e il saccheggio di Roma da parte di popoli germanici dei Nord, nel 476, il grande Impero Romano crollò. La maggior parte delle famiglie più importanti fece in tempo a fuggire, ma il vescovo rimase, diventando così figura preminente nella vita sociale della città.
Nella Gran Bretagna i cristiani furono spinti dalle invasioni pagane provenienti dal continente verso la parte più occidentale, dove rimasero isolati dalla chiesa dei resto d’Europa. Così, la Chiesa Celtica – come viene nominata – sfuggi in qualche misura al declino spirituale dilagante nel resto dell’Europa.
Fu Gregorio Magno, vescovo di Roma dal 590 al 604, il primo vero papa. Egli si dichiarò “successore di Pietro” e “vicario di Cristo in terra”. Nè la chiesa celtica nè le chiese orientali accettarono le sue pretese, ma altrove gli venne accordato il riconoscimento che da tempo desiderava e pretendeva.
Egli sostenne con forza la dottrina del Purgatorio ed incoraggiò l’uso di immagini e statue nelle chiese, pur insistendo sul fatto che non dovevano diventare oggetti di culto.
Ecco, dunque, la storia dei primi 600 anni del cristianesimo. Sarebbe possibile interpretarla in due modi diversi. Alcuni, infatti, la considerano come un periodo di progresso e di sviluppo, che Dio guardava con favore come ad un’evoluzione necessaria ed inevitabile, in cui si costruiva sul fondamento primitivo ed insufficiente del Nuovo Testamento. Altri, invece, ritengono che questo sia stato piuttosto un tragico processo di decadenza, un progressivo inquinamento del fiume che scende dalla pura sorgente dei principi e della pratica dei Nuovo Testamento. Noi siamo convinti che sia quest’ultima la visione più realistica delle cose.
Una corrente più pura
Possediamo alcune testimonianze, comunque, sull’esistenza di gruppi di credenti che, malgrado il progressivo deterioramento della chiesa nei secoli, continuavano a fondare la loro vita comunitaria sulla solida base degli insegnamenti del Nuovo Testamento. Mai contenti di una fede puramente nominale, essi insistevano che l’appartenenza alla chiesa doveva essere basata su una esperienza personale di ravvedimento e di fede, dimostrata da una vita trasformata.
Tristemente, man mano che la chiesa ufficiale assumeva l’aspetto di un’organizzazione, tendeva sempre più a sopprimere le notizie e gli scritti di coloro che non volevano adattarsi al sistema, mentre assicurava larga diffusione ai propri documenti ed usanze. La storia di queste chiese “dissidenti” è ben documentata nella classica opera di E. H. Broadbent, The Pilgrim Church (La chiesa pellegrina).
Naturalmente, c’erano sempre molti veri santi anche nella chiesa “ufficiale”, e non sono certo da sottovalutare. Ma molti di essi fiorirono nonostante il sistema, anzichè essere aiutati da esso.
Nel prossimo articolo, esamineremo la chiesa “medioevale”. Sarà una lettura affascinante e nello stesso tempo preoccupante. Intanto, cominciate a considerare ciascuna delle chiese attuali che conoscete. In quale misura riflettono le caratteristiche e la semplicità del Nuovo Testamento, e in quale misura invece gli sviluppi successivi che segnano l’allontanamento dalla norma biblica? Come si possono giustificare queste caratteristiche non scritturali?
David Matthew, cresciuto nelle Assemblee dei Fratelli, è attualmente un anziano di una chiesa di Bradford, Inghilterra, e direttore della rivista Restoration. Tradotto da Restoration, gen./feb. 1983, per gentile concessione.