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di Derek Prince
Nella vita di molti cristiani ci sono delle barriere che impediscono loro di sentirsi realizzati e soddisfatti, di ricevere pace, guarigione e tutte le altre benedizioni di Dio. Vogliamo qui esaminarne una delle più comuni.
Ma prima dì tutto, voglio ricordarvi che dal Calvario in poi, se rimane qualche barriera fra l’uomo e Dio, ne è responsabile non Dio, ma l’uomo. Con la morte e la risurrezione di Gesù, infatti, Dio ha compiuto tutto ciò che poteva per abbattere tali barriere. Se dunque qualcosa impedisce ancora il tuo progresso spirituale – ti blocca, ti frustra, ti opprime e ti toglie la gioia, la pace, la soddisfazione, la pienezza d’ vita che desideri e che dovrebbero essere tue – dipende da te, e non da Dio. E nella mia esperienza, il più grande ostacolo alla pace perfetta è il rifiuto di perdonare.
Leggiamo dunque le parole di Gesù in Matteo 18:15-35. Nei versetti 18 e 19, abbiamo una promessa di potenza illimitata per la Chiesa: “Tutte le cose che avrete legate sulla terra saranno legate nel cielo; e tutte le cose che avrete sciolte sulla terra, saranno sciolte nel cielo… Se due di voi sulla terra si accordano a domandare una cosa qualsiasi, quella sarà loro concessa dal Padre mio che è nei cieli”. Si parla qui della cellula base della Chiesa: due o tre credenti uniti dallo Spirito Santo nel nome di Gesù. Il punto di incontro è il nome di Gesù; Colui che li riunisce è lo Spirito Santo. Da tali cellule è composta a Chiesa.
Ora, nella vita fisica vige questo principio: se le singole cellule non stanno bene, tutto il corpo si ammala. E tale principio vale anche per il corpo di Cristo, la Chiesa. Nella vita delle “cellule” è il seme della vita della Chiesa e la sorgente di ogni sua potenza. Ora, nessuno ha bisogno di una potenza maggiore di questa: “Se due di voi sulla terra si accordano a domandare una cosa qualsiasi, quella sarà; loro concessa”. Ma voglio sottolineare che la promessa è circondata e protetta da un “recinto”: per accedervi, bisogna soddisfare certe condizioni. Il recinto si chiama “buoni rapporti”. Ci sta dentro solo chi vive nel giusto rapporto con Dio e con gli uomini. Infatti, nei versetti immediatamente precedenti (15-17) Gesù parla di come bisogna fare se un fratello ti ha offeso. E subito dopo, Egli racconta la parabola del servitore spietato, avvertendoci delle terribili conseguenze se non perdoniamo (vv. 23-35). E chiaro da questo che l’accesso alla potenza è condizionato dalle relazioni giuste.
Una sinfonia spirituale
In Matteo 18:19, abbiamo letto: “… se due di voi sulla terra si accordano …” La parola greca è quella da cui deriva la nostra “sinfonia”. Non si tratta di un accordo puramente intellettuale; vuol dire armonia, concordia, essere in uno stesso spirito. Ora, nel mondo naturale, per suonare una sinfonia sono necessarie due cose: una partitura musicale, e un direttore d’orchestra. E lo stesso è vero nel mondo spirituale. La “partitura” è la volontà di Dio; il “direttore”, lo Spirito Santo. Quando due persone sono insieme nello stesso spirito, sono in sinfonia, in armonia, per desiderare la volontà di Dio rivelata dallo Spirito Santo, potranno ottenere qualsiasi cosa di cui hanno bisogno. Questo non è un discorso utopistico. La promessa di Dio è valida, ma bisogna soddisfarne le condizioni.
Molti mi vengono a dire: “Senti, mettiamoci d’accordo e preghiamo per tale cosa …”. Spesso mi sento in imbarazzo, perché ciò mi sembra una finzione superficiale che non può dare dei risultati. L’accordo non consiste nel dire “Mettiamoci d’accordo”; vuol dire essere in armonia nello Spirito con un altro, e quando entriamo realmente in una tale armonia, siamo irresistibili. Proprio per questo, il diavolo farà di tutto per impedirci di entrarvi, e già c e riuscito con moltissimi credenti.
Sono sicuro di non scandalizzarvi se dico che la Chiesa, il Corpo di Cristo, non è un’istituzione terrena. Ma ripetutamente i cristiani hanno creato delle organizzazioni terrene con cui legarsi insieme per raggiungere l’unità. Non è così, però, che si realizza l’unità che Dio intende per il Corpo di Cristo.
Nell’Antico Testamento, Dio ebbe grossi problemi con il Suo popolo, Israele. Egli si era rivelato come Uno che non può essere adeguatamente rappresentato da ritratti, quadri o immagini, e vietò severamente ogni tentativo di raffigurarLo. Ma Israele cadde ripetutamente nell’errore di farsi un’immagine o un idolo per poi dire “Questo rappresenta Dio”. Un simile errore viene commesso oggi da molti cristiani. Il corpo di Cristo non può essere rappresentato. da un’organizzazione del tipo che conosciamo nella vita secolare; tuttavia, i credenti insistono nei tentativi di rendere visibile e tangibile ciò che è spirituale. Essi vogliono sostituire la vera unità e comunione dei Corpo di Cristo con organizzazioni, denominazioni, ecc.; ma il fallimento è inevitabile.
Il pericolo è quello di fermarci all’apparente unità esteriore, trascurando quella reale ed interiore. Come risultato, ci sono tante persone oggi nel Corpo di Cristo che vivono relazioni sbagliate con altri credenti, e nemmeno se ne rendono conto.
Una volta, dopo che ebbi predicato, cinque persone mi chiesero di pregare per la loro guarigione, e mi sentii guidato a domandare a ciascuno: “C’è in te una mancanza di perdono o un risentimento contro qualcuno?” Tre su cinque risposero di sì. Allora dissi: “Dunque, volete veramente che io preghi per voi? Potrei farlo, ma quale efficacia pensate che avrebbe la mia preghiera?” Sapete cosa risposero? “Andiamo a mettere le cose a posto, e poi torneremo”. Straordinario! Ma il fatto veramente sorprendente è che, fino a quel momento, quei credenti non erano stati coscienti dei loro rapporti sbagliati. Come avevano potuto illudersi? Erano stati accecati dall’esteriorità, al punto da non vedere più la realtà interiore. Se guardiamo bene la condizione interiore del Corpo di Cristo oggi, c’è da rimanere scioccati!
Giunture e legamenti
Qual è, dunque, la vera natura e la fonte della nostra unità? La risposta a questa importantissima domanda è data in due brani biblici. In Efesini 4:16, Paolo dice che Cristo è il Capo del Corpo: “Da lui tutto il corpo, ben collegato e ben connesso mediante l’aiuto fornito da tutte le giunture, trae il proprio sviluppo nella misura del vigore di ogni singola parte, per edificar se stesso nell’amore”. Anche in Colossesi 2:19, in un simile contesto, egli ne parla come il Capo “da cui tutto il corpo, ben fornito e congiunto insieme mediante le giunture e i legamenti, progredisce nella crescita voluta da Dio”.
Ecco la risposta! Due cose – giunture e legamenti – uniscono i membri dei Corpo di Cristo, proprio come nel nostro corpo fisico. Che cosa sono, dunque, le “giunture” ed i “legamenti”? Credo che, in termini pratici, le giunture rappresentano le relazioni fra i membri del corpo ed i legamenti gli atteggiamenti che prevalgono fra loro.
Ora, nel corpo naturale, il braccio ha tre ossa collegate da una giuntura, il gomito. Ciascun osso può essere in sé forte e sano, ma il braccio sarà inutilizzabile se la giuntura non funziona a dovere. Questo vale anche per il Corpo di Cristo … Non basta che tu, il singolo membro, sia forte e stabile. Per poter svolgere, efficacemente la tua funzione, devi essere ben collegato con le altre membra del corpo mediante giunture, cioè le tue relazioni con loro. Se, dunque, queste, relazioni non vanno bene, non puoi essere un membro valido del Corpo.
Sempre in Efesini e Colossesi, Paolo parla del “legamento” per eccellenza che unisce tutto il Corpo. In Ef. 4:3, egli scrive: “… di conservare l’unità dello Spirito nel vincolo della pace”. La parola per “vincolo” è la stessa già tradotta con “legamento”. E in Colossesi 3:14: “… rivestitevi dell’amore che è il vincolo della perfezione”; che mantiene cioè unito tutto il Corpo. Il vincolo più indispensabile per tenere unito tutto il Corpo di Cristo è l’amore. Un altro vincolo è la pace. Quel che unisce è dunque “un atteggiamento di pace e di amore”. Quando questo manca, tutta la funzionalità del Corpo viene meno. Se viviamo relazioni sbagliate con i nostri fratelli, il Corpo non può funzionare, e noi stessi non potremo riceverne ciò di cui abbiamo bisogno. Non solo impediamo agli altri di ricevere le benedizioni di Dio, ma anche a noi stessi. Purtroppo, ripeto, la mia esperienza in chiese e situazioni di ogni genere è che più della metà dei cristiani ha atteggiamenti e rapporti sbagliati, spesso con i fratelli della loro stessa chiesa.
Una volta, dopo aver predicato in una certa chiesa pentecostale dove vidi Dio operare grandi cose, andai in un’altra chiesa pentecostale e diedi praticamente gli stessi messaggi. Ma nella seconda chiesa non -accadde proprio niente. Pensai fra me: “Cos’è che non funziona?” Poi scoprii che questa chiesa di 400 membri, tutti puntuali al culto della domenica, era spaccata in due. Da cinque anni quelli che sedevano a destra non parlavano con quelli che sedevano a sinistra. Quando s’incontravano in città, attraversavano la strada per non essere obbligati a salutarsi. Di conseguenza, predicare a quella gente era fiato e tempo sprecato: lo Spirito di Cristo non poteva operare in una tale chiesa. Ironicamente, ho constatato tante volte in circostanze del genere che i credenti sono pronti ad accusare il pastore, a chiamare un nuovo evangelista, a fare qualsiasi cosa tranne l’unica che devono fare, cioè ristabilire i giusti rapporti l’uno con l’altro.
Il servo che non volle perdonare
Ritornando ora a Matteo 18:23-35, troviamo la parabola del servitore spietato. Dall’ultimo versetto del capitolo, è chiaro che Gesù qui parla di coloro che si dicono cristiani. Dunque, il servitore della parabola è debitore di 10.000 talenti (qualcosa come dieci miliardi di lire!). Non potendo pagare, dovrebbe andare in prigione; ma implora misericordia al suo padrone, il quale gli rimette tutto il debito. Mentre se ne va, incontra un compagno che gli deve l’equivalente di centomila lire. “Pagami” gli dice. “Ma non posso”. “Se non paghi, ti mando in prigione!” “Aspetta un po’; troverò il modo di pagarti”. “No! – grida il primo – se non paghi subito, vai in prigione!”
Naturalmente, gli altri servi ne rimangono scandalizzati, e vanno a riferire la cosa al padrone. “Ricordi il servo al quale hai rimesso il debito di dieci miliardi? Appena uscito dal tuo ufficio, ha incontrato un compagno che gli doveva centomila lire, e lo ha fatto mettere in prigione”. La Bibbia dice che il padrone si adirò fortemente; chiamatolo, gli disse: “Malvagio servitore!”, e diede l’ordine: “Datelo in mano agli aguzzini fino a quando non avrà pagato tutto quel che mi deve”. E Gesù conclude dicendo: “Così vi farà anche il Padre mio celeste, se ognuno di voi non perdona di cuore al proprio fratello”.
Vorrei sottolineare due fatti. Prima, che il padrone dice: “Malvagio servitore!” Non perdonare agli altri, dunque, non è soltanto un peccato: è malvagità. Poi, il servitore spietato fu dato in mano agli “aguzzini” (torturatori); e il Signore dice “Così vi farà anche il Padre mio celeste”. Se dunque tu non perdoni di cuore ai tuoi fratelli cristiani quando ti offendono o ti fanno un qualsiasi torto, il Signore Gesù dice che Dio ti tratterà allo stesso modo, consegnandoti ai torturatori.
Sono giunto a capire questo brano, perché nel mio ministero ho trovato “nelle mani dei torturatori” – nel tormento spirituale, mentale e fisico – moltissime persone che si professano cristiane. E ho pensato fra me: “Dio mio, come è possibile questo? Essi invocano il nome di Gesù, si dicono salvati, riconoscono Cristo come il Signore, eppure, sono in mano ai torturatori. Sono oppressi da demoni, non hanno pace e gioia, sono pieni di paure, la loro mente non trova riposo, e vengono da me per trovare liberazione. Ora, se si fosse trattato di non credenti, avrei potuto capirlo, ma queste persone sono dentro la Chiesa”.
Il Signore mi disse: “Sono in mano agli aguzzini, perché Io glieli ho consegnati”. Ora, se Dio ha dato qualcuno in mano ai torturatori, nessuno sulla faccia della terra lo potrà liberare. Nessuno! Certi predicatori ci provano; certi credenti cercano di convincerli a provare; ma non concluderanno niente. Se Dio ti ha consegnato in mano agli aguzzini, ci resterai fino a quando non accetti le Sue condizioni per uscirne. Potrai forse ottenere qualche sollievo temporaneo, ma non ritroverai la pace e la libertà senza aver deliberatamente perdonato tutti coloro contro i quali sei risentito. È questa la condizione invariabile stabilita da Dio. Non c’è scampo!
Preghiera e perdono
La preghiera insegnata da Gesù, il “Padre nostro”, è normativa per tutti i cristiani. Quando i. discepoli gli domandarono come pregare, Gesù disse: “Voi dunque pregate così… “ Per me, ciò non vuoi dire necessariamente usare le stesse parole; piuttosto questa preghiera è un modello, cioè contiene dei principi universalmente validi. Dunque, Gesù ci ha insegnato a pregare: “Rimettici i nostri debiti come anche noi li abbiamo rimessi, ai nostri debitori” (Matt. 6:12). Nessuno può cambiare queste parole. Siamo quindi autorizzati a chiedere perdono a Dio nella stessa misura in cui perdoniamo gli altri, non di più.
Se tu dunque non perdoni gli. altri, Dio non perdonerà te. E notiamo anche che è questa la sola porzione del “Padre nostro” che Gesù ritiene necessario commentare: “Perché se voi perdonate agli uomini le loro colpe, il Padre vostro celeste perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonate agli uomini, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe” (6:14-15). Voglio dire questo nel modo più chiaro ed enfatico possibile: se c’è qualcuno che tu non. hai perdonato, non t’illudere, Dio non perdonerà te. Ecco l’origine di tutti i tuoi problemi: non hai ricevuto il pieno perdono di Dio.
In Marco 11:23, Gesù dice una cosa straordinaria: “In verità io vi dico che chi dirà a questo monte: Togliti di là e gettati nel mare, se non dubita in cuor suo, ma crede che quel che dice avverrà, gli sarà fatto”. E un’altra promessa di potenza illimitata: ecco tutta la potenza di cui potremmo mai avere bisogno. Anzi, nel versetto successivo, prosegue: “Perciò vi dico: Tutte le cose che voi domanderete pregando, credete che le avete ricevute, e voi le otterrete”. “Meraviglioso!”, esclamerai; ma, aspetta un momento! Nei versetti 25-26 Gesù aggiunge: “Quando vi mettete a pregare, se avete qualcosa contro qualcuno, perdonate; affinché il Padre vostro, che è nei cieli, vi perdoni le vostre colpe. Ma se voi non perdonate, neppure il Padre vostro che è nei cieli perdonerà le vostre colpe”. Non c’è possibilità di dubbio. Se hai qualcosa contro qualcuno, perdonaglielo! E “qualcosa contro qualcuno” non ammette eccezioni.
Se hai “qualcosa contro qualcuno”, non credo che tu sia pronto per il cielo. Dico “non credo” perché non ho l’ultima parola in materia; ma non concepisco come qualcuno andrebbe in cielo senza aver ricevuto il perdono dei suoi peccati. Ed è molto chiaro che se non hai perdonati gli altri, nemmeno tu lo sarai.
In Efesini 1:7, la redenzione è identificata col perdono: “In lui noi abbiamo la redenzione mediante il suo sangue, il perdono dei peccati …” Dunque, se tutti i tuoi peccati sono stati perdonati, godi tutti i diritti della redenzione, e allora il diavolo non ha nessun potere su– di te, nessuna via d’accesso in te. Se invece qualche peccato non è stato perdonato, non godi tutti questi diritti, e il diavolo lo sa: egli ha un diritto legale su di te, e non potrai mandarlo via. Potrai sgridarlo, aggredirlo, far pregare il pastore per te; ma se ha il diritto a rimanere, non potrai liberartene, a meno che non ti decida di perdonare tutto, di cuore, a tutti.
Qual è infatti l’ultima petizione del “Padre nostro”? È una richiesta di liberazione: “Liberaci dal maligno”. Ma non hai nessun diritto di fare tale richiesta, prima di aver pregato: “Rimettimi i miei debiti come anch’io li ho rimessi ai miei debitori”. Una volta risolta la questione del perdono, la liberazione non sarà un problema. Ricordati, dunque, che se non hai un atteggiamento di perdono verso tutti, il diavolo ha ancora un certo diritto sulla tua vita.
Autorizzati a perdonare i peccati
In Giovanni 20:22-23, leggiamo: “Detto questo, (Gesù) soffiò su di loro e disse «Ricevete lo Spirito Santo. A chi perdonerete i peccati, saranno perdonati; a chi li riterrete, saranno ritenuti»”. E’ una tremenda responsabilità essere autorizzati a perdonare e a ritenere i peccati!
Voglio dire questo innanzitutto: niente nel contesto suggerisce che Gesù stia parlando ad una particolare categoria di persone, e neanche che sia stata data loro autorità di trasmettere ad altri il potere di perdonare i peccati. Al contrario, sembra chiaro che tale potere può derivare solo da un incontro diretto e personale con Gesù. Bisogna, incontrarLo faccia a faccia, perché Egli possa soffiare su di te il Suo Spirito. Questo vale per tutti noi allo stesso modo che per gli apostoli.
Poi, credo che il brano significhi esattamente quello che dice: “A chi perdonerete i peccati, saranno perdonati”. Dunque, una delle conseguenze della venuta dello Spirito Santo in te è che tu sei autorizzato a perdonare i peccati. Ma ecco il problema: molti figli di Dio stanno ritenendo i peccati di altri Suoi figli, con il risultato che tutta la Chiesa è legata in un’atmosfera di peccati non perdonati.* Succede spesso, per esempio, che una moglie disperi della salvezza del marito, ma è .lei stessa che lo tiene legato nel peccato perché non lo vuole perdonare. Se non perdoni qualcuno di tutto cuore, leghi te stesso a quella persona: anche a mille chilometri di distanza, siete uniti da una corda invisibile, e l’unica maniera per tagliarla sarà di perdonare. E voglio aggiungere che le conseguenze del mancato perdono non si cancellano col tempo. Possono essere 40 o 50 anni che serbi dei risentimento, ma non scade la necessità di. mettere le cose a posto solo per il fatto che sia trascorso tanto tempo.
Rapporti in famiglia
È ovvio che potenzialmente – e spesso anche in realtà – i nostri rapporti più pericolosi, più dannosi e più velenosi sono quelli più stretti; e particolarmente questo è vero fra genitori e figli. Credo che questo problema esista in qualche misura nella maggior parte delle famiglie oggi; e spesso, buona parte della colpa appartiene ai genitori. Non si tratta di giovani sbandati, ma di genitori sbandati! Ciò nonostante, dico sempre ai giovani: “Se avete nel cuore risentimento, odio e ribellione contro i vostri genitori, chi ne soffrirà maggiormente non saranno loro, ma voi stessi. Chi porta rancore soffre più di chi ne è l’oggetto”. Inoltre, la Scrittura dice che il primo comandamento con promessa è: “Onora tuo padre e tua madre affinché tu sia felice”. Non sarai mai felice, dunque, se non onori i tuoi genitori: è una legge divina che non può essere annullata.
L’altro campo dove il problema è più rilevante è quello del matrimonio. La maggior parte delle donne non ha problemi di risentimento con il fruttivendolo o con chi le porta le bombole di gas, ma piuttosto con l’uomo con cui divide il letto coniugale… sì, proprio con lui! Non so esattamente quale percentuale delle persone sposate sia risentita contro il proprio coniuge, ma è certamente altissima! Ritorniamo al nostro punto di partenza: “se due di voi sulla terra si accordano …”. Quali sono le due persone che dovrebbero più facilmente andare d’accordo? Non sono forse marito e moglie? Ma quante coppie vanno veramente d’accordo? A questa domanda non oserei rispondere …!
Molte donne si danno un gran da fare nelle attività della chiesa, proprio perché non riescono ad andare d’accordo con il marito. Esse corrono a destra e a sinistra, non per servire veramente il Signore, ma per dimenticare i problemi in famiglia. Una volta pregai per una giovane perché fosse liberata da un’oppressione demoniaca. Dopo aver ricevuto una meravigliosa liberazione, disse: “Ora sento che dovrò essere una missionaria, o almeno una monitrice nella scuola domenicale!” Le risposi: “Sorella, ascoltami: il più importante servizio che tu possa rendere al Signore, per ora, è di essere la moglie e la madre migliore possibile. Ogni altra cosa è secondaria. Metti le cose nel giusto ordine”.
Spesso delle donne cristiane mi dicono: “Ho ricevuto il battesimo nello Spirito Santo, ma mio marito, non è d’accordo”. Rispondo: “Che cosa hai fatto vedere a tuo marito per convincerlo? Sei una moglie più brava e più dolce in conseguenza del battesimo nello Spirito? La tua casa è più tranquilla? C’è un’atmosfera di amore? Hai più premure per lui? Se no, non puoi pretendere che egli creda nella tua esperienza”. Se l’unico risultato del battesimo nello Spirito Santo è che cominci a correre a tutti gli incontri di chiesa, lasciando solo tuo marito, è molto probabile che dovrai sopportare per il resto della tua vita la tristezza di avere un compagno che non crede nelle stesse cose in cui credi tu.
Lo sapevate che l’Antico Testamento conclude con una minaccia di maledizione? Il libro di Malachia, infatti, termina: “… ond’io, venendo, non – abbia a colpire il paese di sterminio”. Perché lo sterminio? È spiegato dalle, parole immediatamente precedenti: “Io vi mando Elia, il profeta, prima che venga il giorno dell’Eterno, giorno grande e spaventevole. Egli ricondurrà il cuore dei padri verso i figliuoli, e Il cuore dei figliuoli verso i padri, ond’io, venendo, non abbia a colpire il paese di sterminio”. Lo Spirito Santo certamente prevedeva come sarebbero andate le cose alla fine di questa età. Ed’ Egli qui mette il dito nella piaga più importante della nostra società: la famiglia. Famiglie distrutte, mariti e mogli che non vanno d’accordo, che se ne vanno per conto loro abbandonando i propri figli!
Sapete perché Dio scelse Adamo? In Genesi 18:18-19 leggiamo: “… Abramo deve diventare una nazione grande e potente e in lui saranno benedette tutte le nazioni della terra. Poiché io l’ho prescelto affinché ordini ai suoi figliuoli, e dopo di sé alla sua casa, che si attengano alla via dell’Eterno per praticare la giustizia e l’equità…” Ecco il segreto! Dio sapeva che Abramo aveva con i suoi un rapporto tale da poter ordinare ai figli di camminare nelle Sue vie; perciò Egli lo scelse per farne “una nazione grande e potente”. Il contrario é altrettanto vero: ogni nazione nella quale i padri non adempiono i loro doveri verso la famiglia non può rimanere grande e potente. E ciò vale anche per noi. Se la vita familiare non cambia, non c’è più speranza, é finita! Chi dovrebbe avere la soluzione di questo problema, però, é la gente riempita dallo Spirito, in possesso del pieno messaggio del Vangelo. E se non ce l’abbiamo noi, il mondo dove l’andrà a cercare?
È tragico constatare che in tante famiglie che si dicono “ripiene di Spirito Santo”, non c’è armonia tra marito e moglie. Sono profondamente convinto. che le persone unte dallo Spirito Santo hanno un messaggio da dare alla loro generazione. Non possiamo sederci, incrociare le braccia e dire “La situazione é fuori controllo, non c’è più niente da fare”. La soluzione sta nella Chiesa di Gesù Cristo, sale della terra e luce del mondo. Ma “se il sale diventa insipido (se non cambia la situazione, non purifica il mondo, non trattiene le forze della corruzione) … non è più buono a nulla se non ad esser gettato via e calpestato dagli uomini” (Matt. 5:13).
E la nostra chiesa, nel nostro paese, potrebbe fare questa fine. Non è comunque inevitabile, Esiste un rimedio: ravvedersi, tornare nel giusto rapporto con Dio… e con la propria famiglia. Ma non andare nel mondo a proporre soluzioni ai problemi, se queste non funzionano a casa tua. Sarebbe assurdo! Se possiedi solo infelicità e disarmonia perché offrirle agli altri?
Spesso la Chiesa ha gli occhi fissi così lontano, sulla fine del mondo, che non vede cosa succede ad un palmo dal proprio naso. La propria cosa é di sistemare i rapporti con, le persone che ti sono più vicine. Sii riconciliato con loro! Lascia le amarezze l’odio, i risentimenti.
I sentimenti e la volontà
E se dici “Ma io non me la sento di perdonare allora ho una buona notizia per te: non é necessario sentire”! Devi piuttosto decidere. Non è questione di sentimenti, ma della volontà. Molti messaggi predicati oggi non fanno nessun. risultato, per il semplice motivo che si indirizzano all’emotività, e così producono solo emozioni. Ma ogni predicatore usato da Dio per cambiare la vita delle persone si rivolge alla volontà. Il grande Carlo Finney diceva: “Non m’interessa che la volontà”. Dunque, per perdonare, non occorre “sentirtela”; devi solo decidere di farlo. Se sei un figlio di Dio, un “nato di nuovo”, sei certamente in grado di farlo.
Gesù soffiò sui discepoli, dicendo: “A chi perdonerete i peccati saranno perdonati; a chi li riterrete, saranno ritenuti”. E se ritieni il peccato di un altro, anche tu sei ritenuto nel tuo peccato, e sei legato a quella persona da una corda invisibile. Puoi essere separata da tuo marito da vent’anni, ma se non hai perdonato, sei ancora legata a lui.
Il perdono é semplice. Basta un atto di volontà e una dichiarazione della bocca: lo decidi, lo dici… ed ecco fatto! Nomina la persona in questione: “Signore, perdono- mio marito, o mio figlio”. Sii specifico: “Lo perdono così come voglio che tu perdoni me, Signore”. È fatto! Non devi ripeterlo più volte. Se sei tentato di farlo, di’ piuttosto: “Signore, l’ho già perdonato venerdì scorso”. È un fatto compiuto. E se provi ancora risentimento? Prega per lui! E’ impossibile pregare per qualcuno e nello stesso tempo risentirlo. Con la preghiera, sostituisci il negativo col positivo.
Per essere tu stesso perdonato; perché le tue preghiere siano esaudite; per provare la gioia, la pace e la soddisfazione della vita cristiana, devi imparare a perdonare. Tocca a te decidere. Puoi rovinare la tua propria vita, rifiutando di perdonare, oppure puoi decidere, con un atto di volontà, di farlo… ed essere libero!
Questo articolo fu pubblicato da New Wine Magazine, Mobile, USA, ott. 1976. Copyright 1976 by Integrity Communications. Traduzione e ristampa per gentile concessione.
* Non ci sembra che l’Autore qui dia un’adeguata spiegazione del significato primario di questo brano biblico – nondimeno, offriamo le sue osservazioni ai nostri lettori come valido spunto di riflessione, nel contesto dell’articolo (NdR).
Derek Prince, inglese di nascita, prima della conversione era professore di filosofia antica presso l’università di Cambridge. Ha servito il Signore come pastore e predicatore in quattro continenti, ed ora risiede per una parte dell’anno in Israele e per il resto negli Stati Uniti.