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di Emilio Ursomando
“La conoscenza gonfia, l’amore edifica” (1 Cor. 8:1). Con queste parole l’apostolo Paolo esortava i credenti di Corinto ad amare, amare tutti e sempre.
Sono passato in libreria, giorni fa, ed ho visto tanti libri sulla vita cristiana. Ho pensato: se tutti questi libri contenessero non solo parole, ma anche “vita”, la Chiesa dovrebbe essere come una bomba, satura di energia. Ed invece …! Tanti libri: libri sul matrimonio felice, sulla vita abbondante e vittoriosa, sugli eventi futuri, su come esercitare con successo un determinato ministero. Ognuno ha qualcosa da dire: mai come oggi siamo in tanti a parlare.
Ma nonostante ciò, si verifica un fatto strano: dopo aver letto per ore ed ore, ci sentiamo sazi ma ancora (come mai?) deboli come prima. La verità è che siamo gonfi, non nutriti. Abbiamo ingurgitato quintali di parole, molto meno spirito, quasi niente vita. Gesù disse: “Le parole che io vi do sono spirito e vita”. Gesù dava molto di più delle sole parole: dava se stesso. Chi ama impartisce la vita.
Parole
Si può scrivere e non amare. Ma, in questo caso, chi leggerà non riceverà altro che parole, si gonfierà di conoscenza ma sarà sempre debole, perché solo l’amore edifica. Oggi non ci sono molti libri sull’amore, e il motivo c’è: chi ama veramente si sentirà molto più spinto ad amare che non a parlare dell’amore. L’amore ci spinge verso gli altri. Dio “ha tanto amato … che ha dato” (Gv. 3:16).
L’amore dà, l’amore costruisce. La conoscenza distribuisce parole, ma l’amore distribuisce vita, conforto, calore. L’amore edifica! La conoscenza (e parlo della conoscenza a cui Paolo si riferisce) ci porta a separarci, a ritirarci nel nostro studio (e guai a chi bussa!) per elaborare e ricercare sempre nuove “rivelazioni” che ci consentano di emergere e fare colpo sugli altri. L’amore, invece, cerca gli altri, ha bisogno degli altri. Proprio perché Dio è amore, Egli ha bisogno di noi per esprimere Se stesso.
C’è una certa categoria di persone che la Bibbia descrive come “aventi l’apparenza della pietà mentre ne hanno rinnegato la potenza”, e come “nuvole senz’acqua, alberi sradicati, stelle erranti” (2 Tim. 3:5; Giuda 12-13). Si tratta di persone con una grande apparenza, ma incapaci di portare l’acqua di Dio alla chiesa, perché interessate unicamente a se stesse. Guai a seguirli! Noi diciamo di no all’amore che si separa, a quella “santità” che si innalza ed incensa se stessa. Rivestiamoci di Dio! Egli è l’esempio dell’Amore, Egli è l’esempio della vera santità.
È scritto: “Come Colui che vi ha chiamati è santo, anche voi siate santi in tutta la vostra condotta” (1 Pt. 1:15). Come è santo Dio? Ci disprezza, ci ritiene inferiori, si separa da noi? No! Al contrario, Egli ci perdona, ci sostiene, ci incoraggia, ci riceve così come siamo e, così come siamo, ci serve. Chi ama, serve. Chi serve se stesso non ha l’amore di Dio. È scritto: “Nessuno vive per se stesso” (Rom. 14:7). L’amore di Dio in noi ci “costringe”, ci fa desiderare ardentemente di essere “spesi” per il bene degli altri.
La via è l’amore
Applicando queste considerazioni ai “doni spirituali” che, ricordiamo, sono stati dati per l’edificazione del Corpo di Cristo, ne possiamo ricavare un principio fondamentale: solo chi ama la Chiesa può contribuire ad edificarla! Amare la Chiesa significa amare tutti, amare sempre. L’amore è una scelta.
Capita ad ognuno di noi di trovarci ad avere rapporto con un fratello o una sorella “difficile”. E siamo portati a ragionare più o meno così: “Che tipo! È pieno di difetti. Conosco persone del mondo che sono migliori di lui! Chissà se poi è vero che ama il Signore… È giusto che io mi ritiri da lui”. Potrebbe essere “giusto”, ma non è quello che Dio si aspetta da noi. Era anche “ giusto “ che noi morissimo per i nostri peccati, ma Dio ha scelto invece di amarci. Si, l’amore è una scelta.
Solo chi ama la Chiesa può edificarla; e solo chi cammina per la via dell’amore può esercitare i doni spirituali nel modo voluto da Dio. Considerando il dono di profezia, a cui farò maggiore riferimento, è opportuno notare che possiamo profetizzare senza portare né esortazione né consolazione alla chiesa, in sostanza senza edificarla (1 Cor. 13:1-3). Lo stesso vale per i miracoli e per tutti gli altri doni. Possiamo esercitare tutti i doni e fallire il piano di Dio (Matt. 7:22-23). Questo avviene di solito a causa dell’amore per noi stessi che continua a cercare l’appagamento di sé, a discapito degli altri. È così: l’uomo è pronto a fare qualunque sacrificio pur di raggiungere un suo scopo, ma quanti sono disposti a sacrificare se stessi per lo scopo di Dio?
L’apostolo Paolo indica nell’amore la via a tutti i doni e, in 1 Cor. 13:4-7, ci descrive gli attributi che contraddistinguono l’amore di Dio. Leggili e poi interrogati sull’amore che è dentro di te. Sei umile, pacifico, arrendevole, pronto a dimenticare i torti? O sei invece orgoglioso, invidioso, ribelle? Esamina te stesso: i tuoi desideri e le tue motivazioni. Dopo di ciò, se sarai pronto a far passare il fuoco purificatore dello Spirito Santo sul tuo cuore, potrai avere la certezza che, quando profetizzerai, le tue parole costruiranno la Chiesa di Dio. Dio deve abbattere il nostro orgoglio, il nostro desiderio di essere “riconosciuti”, preferiti, apprezzati.
Essere servi
Chi esercita un dono, qualunque esso sia, serve; ed il servo, come lo intendeva Gesù, rimane servo per sempre. Un servo non ha il “diritto” di essere ringraziato od onorato: e lo stesso Gesù ci insegna: “Così anche voi, quando avrete fatto tutto ciò che vi è comandato, dite: `Noi siamo servi inutili’“ (Lc. 17:10). Dobbiamo già considerarlo un onore e un privilegio essere stati chiamati dal Signore a prestare la nostra opera nella Sua casa! Solo chi ama veramente Dio e la Chiesa è disposto a servire in questo modo. Eliseo è indicato, nella Bibbia, come colui che “versava l’acqua sulle mani di Elia”. Era un servo che serviva! Egli serviva Elia perché lo amava, e lo amava perché vedeva in lui un uomo che amava Israele.
Quando Dio “unge” un uomo tra noi per edificare la Sua chiesa, dobbiamo amarlo, servirlo, difenderlo, sostenerlo come Aaronne e Hur sostennero le braccia di Mosè (Es. 17:12), perché dalla sua forza deriva il bene della chiesa. Ma, se staremo cercando ancora la “nostra” gloria vedremo in lui una minaccia, un rivale e combattendo contro di lui ci troveremo a combattere contro Dio!
Un servo di Dio non ha bisogno di avere successo per sentirsi realizzato, ma sa trovare nel Signore l’appagamento ad ogni sua aspirazione. Paolo scriveva: “Se cercassi ancora di piacere agli uomini, non sarei servitore di Cristo” (Gal. 1:10). Chi dipende dall’approvazione degli altri è ancora legato dall’amore per se stesso, non ama la chiesa. Chi invece ama la chiesa è pronto a soffrire per essa, non teme disapprovazione, non attende elogi, la sua gioia viene dal comunicare agli altri l’amore di Dio.
Essere chiesa
C’è stato un tempo in cui “frequentavo” la chiesa (badate, ero realmente ravveduto e battezzato in acqua e nello Spirito Santo), ma non amavo la chiesa. Predicavo anche alla chiesa, ma senza amarla. Dico questo per affermare che è possibile appartenere ad una chiesa, perfino svolgere in essa un ministero, e non amare la chiesa.
In quei giorni, ricordo, mi sentivo fortemente attratto dalle figure dei profeti del Vecchio Testamento. Mi era anche capitato (assai raramente, in verità) dì ascoltare parole dì profezia. “Così dice IL SIGNORE …!” Queste parole mi affascinavano: assorbivano la mia mente per giorni e giorni. Presi allora a pregare, obbediente all’esortazione dì Paolo: “Aspirate ardentemente ai doni maggiori … Ricercate il dono di profezia” (1 Cor. 12:31, 14:1).
Ero, allora, (o almeno così credevo) uno che “sapeva”. Solo più tardi compresi cosa volesse dire Paolo quando scriveva: “ Se qualcuno pensa di conoscere qualcosa, non sa ancora come si deve conoscere” (1 Cor. 8:2). Ma io sapevo tante cose! Sapevo, ad esempio, che la profezia usciva dalla bocca (una grande rivelazione, no?!), ma ignoravo il suo “percorso” interiore, non avevo mai pensato che essa passasse prima attraverso il cuore. E così pregavo perché Dio “ungesse” la mia bocca, ma non pregavo perché mi rivelasse il Suo cuore.
Amore
Oggi ho dimenticato tante cose ma ne ho imparate altre, forse più “semplici”, meno stupefacenti, ma che “appartengono alla vita” (2 Pt. 1:3): ho imparato, ad esempio, che per profetizzare dobbiamo prima incontrare il cuore di Dio. La profezia è l’espressione verbale dell’amore dì Dio per la chiesa e nasce direttamente dal Suo cuore. Non potrai mai profetizzare in modo da edificare se non impari a cercare e ad ascoltare il cuore dì Dio!
Allora non sapevo queste cose. Così per settimane, per mesi restavo lì ad occhi chiusi, a pugni stretti, aspettando inutilmente che il cielo sì aprisse e venisse giù “qualcosa”. Ricordo che avevo anche imparato a chiudere le orecchie, per non essere distratto e “disturbato” dalla presenza degli “altri” intorno a me (come ero ignorante delle cose dì Dio!). Così ogni volta, ed ogni volta lo stesso silenzio, lo stesso cielo inviolabilmente chiuso. Fremevo dentro di me: “Perché, Signore? Perché non io?”
Dio parla
Passò altro tempo e poi, una domenica mattina, mentre cantavamo al Signore, Egli inaspettatamente mi parlò: “Aprì ì tuoi occhi, aprì soprattutto le tue orecchie e rivolgile verso ì tuoi fratelli. Non cercare una esperienza ‘isolata’. Tu sei parte della chiesa, non puoi ascoltare la mia voce se non stai tra ‘loro’. Quando io parlo, parlo a ‘loro’. Stacca il tuo cuore da te stesso, dunque, e rivolgilo verso dì `loro’. Allora incontrerai il mio cuore, perché il mio cuore è dove sono ‘loro’. Amali, renditi conto che profetizzare è impossibile, staccato da ‘loro’, perché il mio cuore è per `loro’, anche per te se ti metti tra ‘loro’, ma, (ricorda!) ritirandoti da ‘loro’ ti ritiri dal mio cuore, e così non sentirai mai la mia voce”.
Tutto questo disse Dio al mio cuore in un attimo, ed in quel giorno il mio cuore cambiò: riscaldato dall’amore di Dio, si volse a cercare la chiesa intorno” a me. Aprii gli occhi, cercai il “mio” popolo: guardai i fratelli, tesi le orecchie ad ascoltare le loro parole. Fissai i loro volti: alcuni raggianti, altri tristi. Per la prima volta nella mia vita, sentii i pesi che gravavano sulle spalle di alcuni, intuii le pene segrete di altri. Poi, fu come se un fiume di lava mi investisse, attraversandomi. Sapevo che era l’amore di Dio, l’amore di Dio per la Sua chiesa.
Gli occhi mi si riempirono di lacrime, sentii i miei pugni stringersi e mi trovai a pregare con sofferenza e con forza: “Signore, ti supplico, benedici i tuoi figli. Signore, sostieni il tuo popolo. Signore, ti supplico per quelli che non ce la fanno. Signore, non permettere che cadano e che rimangano indietro”.
C’era come un fuoco acceso nel mio petto. Il mio cuore piangeva per i “miei” fratelli, la loro sofferenza era adesso la mia. Ero diventato uno di “loro”: ero entrato “nella” chiesa! Quel giorno il “mio” individualismo, il “mio” orgoglio si ruppe dentro di me e, per la prima volta, nel mio cuore, sentii la voce di Dio. Ricordo le sue parole: “Io amo il mio popolo, Io non abbandonerò mai il mio popolo. Oggi hai provato quello che lo provo, ogni volta che guardo il mio popolo. Potrei mai separarmi da esso? AMA il mio popolo, SERVI il mio popolo, DIFENDI il mio popolo. Questo voglio che sia in cima ai tuoi desideri”.
Senza che me ne rendessi conto, intanto, la mia bocca aveva cominciato a parlare, e quello che Dio stava dicendo al mio cuore arrivò alle orecchie dei fratelli. Il giorno prima avrei gridato: “ Ce l’ho fatta! È una profezia! È una profezia!”, ma quel mattino sapevo che non era altro che l’amore, l’amore di Dio per la sua chiesa. Poi, quel fuoco dentro di me si affievolì, si spense, le lacrime smisero di scorrere. Quando mi guardai intorno, com’era diversa la chiesa! La parola di Dio era passata ed aveva toccato la Sposa: ora tutti i volti splendevano della luce di Dio. Altre mani si erano alzate a lodare il nome del Signore che, ancora una volta, era disceso a portare consolazione, conforto e liberazione ad Israele! Rifletto, oggi… qualcuno, quel giorno, ascoltandomi, avrà potuto pensare: “E nato un profeta!” … La verità, più semplice, più profonda, più grande, è un’altra: che quel giorno è nato un servo! Alleluia!
L’amore è la via! Profezia, lingue, guarigioni, miracoli hanno come loro detonatore la fede, ma la carica esplosiva che consente loro di manifestarsi è l’amore, l’amore di Dio sparso nei nostri cuori per la Sua chiesa.
Impara
Impara a trovare la tua gioia nel costruire la gioia degli altri. Impara a servire, impara ad amare, impara a difendere il popolo del Signore. Consacra la tua vita alla costruzione di Sion nella tua chiesa, nella tua famiglia. E Dio ti benedirà e ti “ungerà” per portare benedizione. Ma… prima di tutto questo, al di sopra di tutto questo, ricorda: l’amore di Dio comincia dove finisce l’amore per te stesso. Si, è così, più vivrai e più ti accorgerai che è così: la via è l’amore! L’amore costruirà la Chiesa, l’amore prenderà il mondo. L’amore è più forte! Perché Dio è amore.