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di Geoffrey Allen
È sorprendente scoprire quanti cristiani hanno difficoltà a credere nel perdono di Dio.
Chiunque esercita la cura pastorale, infatti, si trova spesso ad ascoltare affermazioni di questo genere: “Mi sento ancora in colpa per quello che ho fatto …”; “Non mi sento degno …”; “Chissà se Dio mi perdonerà?”
Certo, alcuni si sentono in colpa perché sono realmente colpevoli; non si sentono perdonati perché non hanno soddisfatto le condizioni per ricevere il perdono. Dio ci dice con la massima chiarezza nella Sua parola che, per essere perdonati, dobbiamo fare alcune cose: dobbiamo confessare la nostra colpa, riconoscendo davanti a Dio di averlo offeso trasgredendo le Sue sante leggi; dobbiamo rinunciare con tutto il cuore al desiderio di continuare in quella via (1); dobbiamo anche perdonare chiunque ci ha fatto del male, perché se non lo facciamo, Dio non può perdonarci le nostre colpe (2). Ma poi, quando abbiamo fatto queste cose, dobbiamo anche credere che Egli “è fedele e giusto da perdonarci i peccati e purificarci da ogni iniquità” (3).
La nostra giustizia
Il problema di molti che continuano a lottare con un senso di colpa è che non hanno compreso bene né la legge né la grazia di Dio. Non hanno capito la severità della legge, ma neanche si sono resi conto dell’abbondanza della grazia.
È uno degli insegnamenti più chiari della Bibbia – specialmente del Nuovo Testamento – che “mediante le opere della legge nessuno sarà giustificato davanti a Lui [Dio]” (4). Le esigenze della legge di Dio e della Sua giustizia sono tali che, come disse il profeta Isaia, “tutta la nostra giustizia è come un abito lordato” (5). Infatti, chi di noi può dire di non avere mai trasgredito il “primo e più grande comandamento”, quello cioè di “amare il tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta l’anima tua, con tutta la mente tua e con tutta la forza tua” (6)? per non parlare del “comandamento nuovo” lasciatoci da Gesù: “Che vi amiate gli uni gli altri, come io ho amato voi” (7); o ancora delle parole così assolute: “Voi dunque siate perfetti, come è perfetto il Padre vostro celeste” (8).
Non solo, ma la Parola di Dio ci dice che “chiunque osserva tutta la legge, ma la trasgredisce in un punto solo, si rende colpevole su tutti i punti” (9); e aggiunge: “Maledetto chiunque non si attiene a tutte le cose scritte nel Libro della legge per metterle in pratica” (10). È chiaro dunque che “nessuno mediante la legge sia giustificato davanti a Dio” (11), ma che possiamo solo essere “giustificati gratuitamente per la sua grazia, mediante la redenzione che è in Cristo Gesù.” (12)
Ora, certamente la grazia di Dio va molto al di là del semplice perdono; ma è qui che deve iniziare la sua opera. E la Sua grazia è più che sufficiente per cancellare tutte le nostre trasgressioni e per renderci puri ai Suoi occhi, come se non avessimo mai peccato. “Il nostro Dio è largo nel perdonare!” esclama il profeta Isaia (13), ed anche l’apostolo dice: “Tanto più quelli che ricevono l’abbondanza della grazia e del dono della giustizia, regneranno, nella vita per mezzo di quell’uno che è Cristo Gesù” (14). “Venite, e discutiamo assieme – invita il Signore – quand’anche i vostri peccati fossero come lo scarlatto, diventeranno bianchi come la neve: quand’anche fossero rossi come la porpora, diventeranno come la lana” (15).
Nel fondo del mare
Nel Salmo 103, il re Davide ci dice che cosa fa Dio dei nostri peccati: “Quanto è lontano il levante dal ponente, tanto ha egli allontanato da noi le nostre trasgressioni”. Ora, qual è la distanza tra il levante ed il ponente? Se, per esempio, cominci a viaggiare da Est verso Ovest, quando ci arriverai? Ci sarà mai un punto da cui sarà impossibile camminare ancora verso quella direzione? No, perché (come ben sappiamo) la Terra è una sfera, perciò il levante e il ponente – diversamente dal Nord e dal Sud – non sono dei punti fissi. Tanto lontano da noi Dio ha posto i nostri peccati: non potremmo mai più arrivarci! Similmente, al versetto precedente, è scritto: “Quanto i cieli sono alti al di sopra della terra, tanto è grande la sua benignità verso quelli che lo temono” (16). Qual è la distanza tra il cielo e la terra? La si può forse misurare? No, è una distanza infinita. Ebbene, tanto è grande l’amore e la misericordia di Dio verso chi lo teme!
In un altro brano, parlando dell’istituzione del Nuovo Patto, Dio promette: “Io perdonerò la loro iniquità, e non mi ricorderò più del loro peccato” (17) È interessante il fatto che la Bibbia non dice mai che Dio abbia “dimenticato” qualcosa (potremmo forse concepire un Dio onnisciente soggetto a “vuoti di memoria”??); però più volte Egli promette di “non ricordare più”. Chiaramente si tratta di un atto della Sua volontà, e non di una “dimenticanza”; ma inoltre, come qualcuno ha fatto notare, chi dimentica può sempre ricordare più tardi, mentre in questo caso Egli ha promesso proprio di “non ricordare più”.
Un fratello racconta di un periodo della sua vita in cui lottava contro un peccato abituale che non riusciva a vincere. Egli dunque peccava, poi si umiliava, lo confessava a Dio chiedendogli perdono… ma dopo, puntualmente, faceva di nuovo la stessa cosa. Un giorno, dopo l’ennesima caduta, non aveva quasi più il coraggio di presentarsi nuovamente davanti al Signore con la sua confessione, e Gli disse con profonda vergogna: “Guarda, Signore, l’ho fatto ancora!” Subito, però, senti una voce quasi udibile dentro di sé che rispondeva: “Che cosa hai fatto ancora, figlio mio? Io non ricordavo che tu l’avessi già fatto prima di ora!”
Se dunque Dio non ricorda più, anche noi dobbiamo mettere nel dimenticatoio i nostri peccati una volta che li abbiamo confessati, chiedendone il perdono. Un brano della Scrittura dice che Dio “getterà nel fondo del mare tutti i nostri peccati” (18); e qualcuno ha aggiunto che Egli ci pianta sopra un cartellone con la scritta: “Divieto di pesca”!
Vittoria e perdono
Dobbiamo certamente capire che la grazia di Dio è potente, non solo da concederci il perdono, ma anche da liberarci dalla potenza del peccato: “Il peccato non vi signoreggerà, poiché non siete sotto la legge, ma sotto la grazia” (19). Ma per chi non ha ancora ottenuto, per fede, la completa vittoria su alcuni peccati, può valere ancora il consiglio famoso, o forse notorio, dato da Martin Lutero ad un amico che disperava della grazia perché non riusciva a liberarsi dai vincoli del peccato: “Pecca fortiter, sed fortius fide et gaude in Christo!” (Pecca con forza, ma confida più forte e gioisci in Cristo).
Questo non vuol dire certo, come da alcuni è stato frainteso: “Pecca con tutte le tue forze, per far maggiormente abbondare la grazia di Dio”. Fu questa la filosofia di alcuni citati da Paolo in Romani 6:1-2, filosofia che egli rifiuta enfaticamente: “No di certo!” Piuttosto il vero significato delle sue parole è: “Visto che non riesci per ora a vincere il peccato, quando pecchi, non disperare ma pecca pure coraggiosamente, confidando con gioia nella grazia di Dio che è più grande del tuo peccato!”
Chi si sente in colpa, allora – ammesso che ha veramente soddisfatto le condizioni divine per ricevere il perdono – “confidi fortemente in Dio, e si rallegri!” La grazia di Dio è immensa: noi ci stancheremo di chiederGli perdono molto prima che Egli si stanchi di concedercelo. Cristo, il nostro sacrificio per i peccati, è stato immolato, scontando con il suo sangue la pena per i peccati di tutto il mondo. Grazie a Dio per questo Suo dono indicibile!
(1) Prov. 28:13;
(2) Mt. 6:14-15;
(3) 1 Gv. 1:9;
(4) Rm. 3:20;
(5) Is. 64:6;
(6) Dt. 6:5; Mc. 12:28-30;
(7) Gv. 15:12, 13:34;
(8) Mt. 5:48;
(9) Giac. 2:10;
(10) Gal. 3:7;
(11) Gal. 3:8;
(12) Rm. 3:24;
(13) Is. 55:7;
(14) Rm. 5:17;
(15) Is. 1:18;
(16) Sal. 103: 11-12;
(17) Ger. 31:34;
(18) Mic. 7:19;
(19) Rm. 6:14.