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di Giovanni Traettino
Il Signore, credo, ha sempre voluto che ogni generazione alla quale ha rivolto la Sua parola – quindi anche la nostra – fosse l’ultima generazione, quella che finalmente realizzi il Suo piano per la Chiesa. Se non abbiamo questa prospettiva, la nostra resa nella “corsa” sarà grandemente diminuita.
È importante anche che abbiamo una “visione” di quello che Dio vuole fare oggi, nei prossimi anni e mesi, e che spendiamo le nostre energie per realizzare questo: altrimenti rischiamo di affaticarci invano. E il piano di Dio è centrato sulla Chiesa, la Sposa di Cristo. È “per mezzo della Chiesa” che Dio ha scelto di manifestare la Sua sapienza ai principati e alle potestà (Ef. 3:10), e la Sua gloria a tutte le nazioni (Is. 60).
Negli anni passati, sono sorti molti gruppi e movimenti cristiani per svolgere funzioni che invece la Chiesa avrebbe dovuto svolgere: l’evangelizzazione, la formazione dei giovani, ecc. Si era persa la fiducia nella chiesa come un ambiente in cui impegnarsi seriamente per il Regno di Dio. Ma Dio vuole che la Chiesa recuperi queste funzioni, che sia lei a costruire tutto quello che c’è da costruire.
Costruire la Chiesa vuol dire costruire il primato di Cristo (Col. 1:18), creare le premesse perché Egli abbia il dominio su tutta la terra; perché questo dominio lo eserciterà per mezzo della Chiesa soltanto. È scritto che noi giudicheremo, non solo il mondo, ma addirittura gli angeli (1 Cor. 6:2-3).
Ma perché queste cose avvengano e il disegno di Dio sia rapidamente realizzato, è necessario che ci organizziamo bene; perché viviamo in una situazione di scontro e di battaglia. Potremo essere l’ultima generazione, solo se troveremo spazio per la necessaria rivelazione e comprensione del disegno di Dio.
La nostra battaglia
Guardando, però, la situazione della chiesa italiana – che riproduce in piccolo quella della chiesa mondiale – la vediamo divisa, frantumata e confusa. Ora, mi hanno obiettato: “No, la chiesa è unita! Non c’è bisogno di cercare l’unità: tutti i credenti sono già uniti misticamente in Cristo”. Questa è la politica dello struzzo: nascondere la testa nella sabbia per non vedere.
In 1 Cronache 12, leggiamo di vari guerrieri che si unirono a Davide, a colui che aveva l’unzione di Dio e la visione del Suo regno, mentre ancora esisteva il vecchio regno. Tra loro leggiamo: “dei figli di Issacar, che intendevano i tempi, in modo da sapere quel che Israele doveva fare, duecento capi …” (v. 32). È importante che oggi anche noi siamo di questa stoffa! Non possiamo aspettare per anni che le situazioni e le denominazioni cambino: dobbiamo oggi costruire il regno di Dio, unendoci a quegli uomini che, come Davide, sono stati suscitati e unti dallo Spirito Santo. È questa la parola che Dio oggi rivolge alla Chiesa.
Quali sono, dunque, gli obiettivi di Dio per la Chiesa per gli Anni Ottanta e per gli Anni Novanta? È importante che ci facciamo queste domande! Una risposta la troviamo in Matteo 21:43: “Perciò vi dico che il regno di Dio vi sarà tolto, e sarà dato a gente che ne faccia i frutti”.
Questa parola, rivolta in prima istanza all’Israele naturale, vale anche per noi. Se Dio non ha risparmiato l’ulivo naturale, pensate forse che non possa tagliare anche l’ulivastro che vi “ha innestato (Rm. 11:17-21)?
Infatti, Dio ha dovuto procedere nel corso della storia per successive “potature”. Ha dovuto “tagliare” la Chiesa Cattolica, poi i Luterani e gli Anglicani; ha dovuto tagliare in buona parte i Battisti, e oggi (è un’affermazione che mi attira l’ira di molti!) sta tagliando anche i Pentecostali. Perché il regno di Dio viene tolto a chi non ne faccia frutti degni; ed anche a noi verrà tolto, se non ne facciamo. Quello che conta è infatti che la Casa di Dio, la Chiesa, sia costruita. Dobbiamo allora metterci a cercare la volontà di Dio con timore e tremore.
E se abbiamo già ricevuto la rivelazione, dobbiamo chiedere grazia a Dio per tradurla in atto; perché, anche dopo averla avuta, ci è facile metterci seduti e non metterla in pratica.
Lezioni imparate
Negli anni passati, Dio ha impresso nei nostri cuori alcuni temi d’importanza fondamentale. Il primo di questi, in ordine di tempo, è stato quello del Regno di Dio. Da decenni, anzi da secoli, le chiese evangeliche avevano annunciato un messaggio di salvezza: accettare Gesù come Salvatore personale. Negli ultimi anni, invece, è sorto tutto un movimento per sottolineare che il messaggio biblico annuncia piuttosto Gesù come Signore, e che soltanto questo ci dà la salvezza. Se Egli non è Signore della nostra vita, non ci può salvare da un bel nulla! Così, si è messo in primo piano tutto il messaggio del governo di Cristo nella vita del credente e della Chiesa, l’importanza fondamentale del carattere. E questo sta cambiando tutto il volto delle chiese evangeliche ai nostri tempi.
Poi, c’è stato il tema del governo di Dio esteso alla famiglia: la riscoperta dei ruoli assegnati da Dio a ciascun membro della famiglia, e il suo funzionamento come unità-base della chiesa locale. Ancora, abbiamo visto l’estensione degli stessi principi di ordine e di autorità-responsabilità nella Chiesa. Il Regno di Dio, infatti, “consiste in giustizia, pace e gioia nello Spirito Santo” (Rom. 14:17); e per “giustizia”, s’intende “giusti rapporti”: il giusto rapporto con Dio, prima, e poi con il prossimo. Poi, i giusti rapporti producono pace e sicurezza, ponendo fine all’isolamento e alla solitudine; e la sicurezza, a sua volta, produce gioia e libertà.
Così, per un tempo relativamente lungo nella nostra pur breve “storia”, abbiamo insistito molto sul tema dei rapporti, come base della chiesa. Non è concepibile la chiesa come “congregazione”! – una serie di “isole” che non si fondono mai, che non diventano mai “un solo corpo” e una sola famiglia! Si devono risolvere i conflitti e le tensioni nei rapporti, perché siano realizzati l’unità e l’amore nella chiesa locale. E se questo è vero per la chiesa locale, deve altrettanto applicarsi ai rapporti tra chiese lo cali, che insieme formano la Chiesa universale.
A questo discorso del Regno, poi, è strettamente legato quello della cura pastorale. Si è intuito che la crescita del carattere del cristiano richiede il sostegno e l’aiuto di cristiani più maturi; e questo ha portato alla rivalutazione di tutti i ministeri – apostoli, profeti, pastori, dottori, evangelisti – che servono per costruire il Regno, sia nel carattere dei credenti che nelle strutture e nelle strategie della chiesa.
Così, in alcune parti del mondo, si stanno formando delle squadre apostoliche, formate da uomini di Dio con ministeri diversi, che esercitano la loro funzione in maniera “trans-locale”, quindi su più comunità locali. Certamente, questi esistono fino ad ora in forma sperimentale e pionieristica, quindi con certi limiti e non senza difficoltà; ma queste non ci autorizzano a rinunciare a qualcosa che trova chiaramente la sua giustificazione nella Parola di Dio, e che può essere un valido strumento per affrettare il compimento del disegno di Dio.
Costruire
Negli ultimi anni, abbiamo stretto maggiormente rapporto con alcuni fratelli che hanno sottolineato soprattutto la costruzione della chiesa locale. C’è stato per noi un periodo in cui, ricevuta la visione, abbiamo consacrato molte energie a diffonderla nella chiesa al di là dei nostri confini. Ma poi, abbiamo visto la necessità di costruire, di sperimentare le strategie e di realizzare concretamente delle chiese locali che possano servire da punto di riferimento.
E ci siamo rallegrati di vedere come Dio sta suscitando nel nostro Paese, in modo indipendente l’una dall’altra, delle opere che hanno caratteristiche simili e convergenti. Siamo venuti a contatto con diverse realtà di questo genere, e chi sa quante altre ce ne siano che ancora dobbiamo conoscere? Tuttavia, è importante che queste realtà siano in qualche modo collegate e che comunichino fra loro, sicché possano “travasare” l’una all’altra il deposito particolare che Dio ha posto in ciascuna, in vista della costruzione della Chiesa universale e la realizzazione del Suo disegno per tutta la terra.
È per questo motivo, anche, che noi siamo collegati con varie realtà non italiane, per esempio, inglesi e americane: non perché ci piaccia particolarmente l’influenza anglosassone, ma perché vediamo che lo Spirito di Dio è all’opera dappertutto, e perché il Signore ci fa capire che il Suo popolo è uno solo. Nel Regno di Dio, non ci sono più inglesi, americani, svizzeri, italiani, ma i figli di Dio che formano un unico popolo, la Sua nazione santa.
Una nuova cultura
Infatti, Dio vuole che il Suo popolo sia veramente uno: che anche le differenze di costumi, di cultura e di abitudini scompaiano (salvo per le piccole cose), per far posto alla mentalità, ai valori e agli atteggiamenti del Regno di Dio. Come gli Ebrei dell’Israele naturale hanno conservato la loro particolare identità culturale e la consapevolezza di essere un popolo a parte – siano essi russi, polacchi, italiani o americani – così Dio vuole che sia per noi. Dobbiamo avere lo stesso modo di concepire la famiglia, il lavoro, la scuola, i soldi, ed essere così un solo popolo, che sarà l’invidia di tutti gli altri popoli della terra.
E dobbiamo costruire, all’interno della chiesa, anche le altre cose di cui il. Signore ci ha parlato. Un tema particolarmente importante è quello della adorazione, perché è qui che mettiamo al centro dell’attenzione Dio che sta in mezzo alla Sua chiesa. Quindi lo sviluppo della musica e del coro sono aspetti fondamentali dello sviluppo della chiesa locale. E anche qui, non possiamo muoverci a caso o secondo i nostri gusti personali, ma secondo il modello di Dio, che in questo caso troviamo particolarmente nella tenda di Davide nell’Antico Testamento, modello rivelato specificamente dal Signore.
Anche l’Antico Testamento, infatti, fa parte della Parola di Dio per noi: è per la Chiesa, e non soltanto per gli Ebrei! Abbiamo bisogno di riscoprire il messaggio che oggi Dio, per mezzo dell’Antico Testamento, rivolge a noi.
Dobbiamo allora porre mano alla riparazione delle nostre chiese. Nella chiesa di cui io sono pastore, vedo che c’è tanto lavoro da fare! È un lavoro che non finisce mai, perché la chiesa è come un posto di frontiera dove arrivano continuamente persone di tutte le razze e di tutte le estrazioni, con tutti i loro mali e i loro problemi. Ma è importante che siano impostate bene le nostre comunità locali, che abbiamo obiettivi e traguardi concreti, e che costruiamo “secondo il modello”, secondo il progetto che Dio ci mette davanti negli Atti e nelle Epistole del Nuovo Testamento.
E preghiamo per i pastori che portano la responsabilità delle chiese locali, della nostra, prima, e poi anche delle altre chiese. Di solito, infatti, sono i pastori che fanno da “tappo” e che impediscono il progresso della chiesa e la comunione ed i rapporti tra le chiese locali. È infatti dall’incontro e dall’amicizia tra i servi di Dio che nascerà quell’unità e quella comunione che consentirà la riparazione e l’unità di tutta la Chiesa. E così i tempi del Regno e della supremazia di Cristo potranno essere affrettati per il nostro paese.
Per quello che ci riguarda, è per questo obiettivo che abbiamo consacrato la nostra vita e tutte le nostre risorse. E la Chiesa del Signore ne vale la pena: è degna dell’investimento della nostra vita e di tutto quello che abbiamo e siamo. E il mio invito a tutti i credenti che leggono questo messaggio: che consacriate in modo nuovo la nostra vita perché questo obiettivo sia raggiunto, e la Chiesa del Signore sia costruita nel nostro paese. Amen!