SCARICA PDF di questo articolo
di Ernesto D. Bretscher
“Noi siamo sotto la grazia, non sotto la legge!” Con questa affermazione molti credenti “bocciano” l’Antico Testamento per concentrare la propria attenzione quasi esclusivamente sul Nuovo. È come se l’Antico Testamento fosse un vecchio vestito fuori moda, conservato inutilizzato nell’armadio solo perché di marca.
Qualcun altro si avventura a leggere i Salmi, i libri storici e, forse, quei brani profetici dove più esplicitamente si parla di Gesù, perché, in effetti, quello che interessa i più nell’Antico Testamento sono le profezie che riguardano la venuta di Cristo. Dopo di che, per molti, è territorio oscuro, incomprensibile e noioso, che rimane quindi inesplorato. Quello che i cristiani leggono di solito è il Nuovo Testamento. Praticamente, si tende a pensare all’Antico Testamento come la Bibbia degli Ebrei, mentre quella dei cristiani sarebbe il Nuovo.
Solo i più attenti capiscono che le cose stanno diversamente. Infatti, l’apostolo Paolo scrive à Timoteo che “ogni Scrittura è ispirata da Dio e utile a insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia, perché l’uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona” (2° Tim. 3:16). Ora, le Scritture di cui Paolo parla sono ovviamente quelle dell’Antico Testamento, in quanto il Nuovo non era stato ancora scritto!
Niente di nuovo
Chi legge con attenzione L’Antico Testamento scoprirà che l’insegnamento di Gesù, “il Vangelo della grazia” da Lui proclamato, vi è già chiaramente presente. Gesù non ha cambiato il messaggio dell’Antico Testamento, lo ha solo completato e lo ha posto nella prospettiva giusta, secondo il cuore di Dio. Possiamo ben dire con S. Agostino che “il Nuovo è nascosto nell’Antico e l’Antico è spiegato nel Nuovo”. Il messaggio del Nuovo Testamento non può essere compreso in maniera chiara e completa da chi non conosce l’Antico.
La mancanza di una visione d’insieme delle due parti della Bibbia è stata, ed è tuttora, causa di numerosi errori nella Chiesa, sia sul piano teologico e profetico che su quello dell’esperienza e della strategia. Tante chiese ristagnano e non fanno alcun progresso per il semplice motivo che non conoscono il piano di Dio, così chiaramente rivelato nell’Antico Testamento.
La Parola di Dio non può invecchiare o passare di moda: essa è eterna come Dio stesso. Perciò l’Antico Testamento non è “vecchio”, nel senso di essere superato, ma solo precede il Nuovo che lo completa. Gesù infatti diceva: “Non pensate che io sia venuto per abolire la legge o i profeti; io sono venuto non per abolire ma per portare a compimento. Poiché in verità vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, neppure un iota o un apice della legge passerà finché tutto non sia adempiuto” (Matt. 5:17-18).
È importante capire che Dio non ha assolutamente sbagliato quando ha. stabilito il primo (l’Antico) Patto. Non è stato un Suo tentativo fallito di raggiungere quello che poi ha potuto ottenere solo con un altro Patto, nuovo e migliore. Il tutto fa parte di un progetto, di un piano eterno, da Lui preparato con suprema attenzione per ogni fase e dettaglio.
Il piano eterno
“A me … è stata data questa grazia, di annunziare ai pagani le insondabili ricchezze di Cristo e di manifestare a tutti quale sia il piano seguito da Dio riguardo al mistero che è stato fin dalle più remote età nascosto in Dio, il Creatore di tutte le cose; affinché i principati e le potenze nei luoghi celesti conoscano oggi, per mezzo della chiesa, la infinitamente varia sapienza di Dio, secondo il disegno eterno che egli ha attuato” (Ef. 3:8-11). Un piano e un disegno eterno, nascosto fin dalle più remote età ma che oggi può e deve essere manifestato per mezzo della Chiesa, che ne è l’adempimento!
Dio ha da sempre “sognato” la Chiesa. L’ha sognata bella, santa e irreprensibile. “In Lui ci ha eletti prima della creazione del mondo perché fossimo santi e irreprensibili davanti a Lui …” (Ef. 1:4). Così ne ha tracciato il disegno, le fasi, i traguardi. Che progetto grande! Grande quanto il suo “sogno”: pieno di rischi, ma stupendo! Egli quindi è, passato alla fase esecutiva. “Or sappiamo che tutte le cose cooperano al bene di quelli che amano Dio, i quali sono chiamati secondo il Suo disegno. Perché quelli che ha preconosciuti, li ha pure predestinati ad essere conformi all’immagine del Figlio Suo, affinché egli sia il primogenito tra molti fratelli; e quelli che ha predestinati li ha pure chiamati; e quelli che ha chiamati li ha pure giustificati; e quelli che ha giustificati li ha pure glorificati” (Rom. 8:28-30). Una sequenza premeditata di interventi e di azioni, per raggiungere un fine estremamente chiaro.
Si tratta di un processo durato migliaia di anni, ma senza deviazione, in cui “l’edificio intero, ben collegato insieme, si va innalzando per essere un tempio santo nel Signore” (Ef. 2:21).
E l’Antico Testamento, come il Nuovo, è insieme storia e strumento di questa prodigiosa opera di Dio, che ha per fine ultimo la Sua vittoria, tramite la Chiesa, sui principati e sulle potenze nei luoghi celesti. “Avverrà negli ultimi giorni che il monte della casa dell’Eterno si ergerà sulla vetta dei monti e sarà elevato al di sopra dei colli, e tutte le nazioni affluiranno ad essi” (Is. 2:2). “ Voi vi siete accostati al monte Sion, alla città del Dio vivente, che è la Gerusalemme celeste …” (Ebr. 12:22). “Il regno e il dominio e la grandezza dei regni che sono sotto tutti i cieli saranno dati al popolo dei santi dell’Altissimo; il Suo regno è un regno eterno, e tutti i domini lo serviranno e gli ubbidiranno”, (Dan. 7:27).
Ombra e figura
Chi studia l’Antico Testamento si è certamente chiesto come mai Dio abbia ordinato tante leggi: cerimonie e sacrifici, feste e noviluni, il rito della circoncisione, l’astensione da certi cibi, la pena di morte per lapidazione, le esecuzioni, le guerre, le stragi, eccetera.
Chi volesse leggere la Bibbia come si legge qualsiasi altro libro non potrà che rimanere perplesso. I critici infatti si basano spesso sugli episodi sanguinosi descritti nell’Antico Testamento per rinnegarne l’ispirazione divina.
Eppure, nulla di quanto è contenuto nei suoi libri vi si trova per caso: tutto ha un significato. A questo proposito, Paolo scrive: “Nessuno dunque vi giudichi quanto al mangiare o al bere, o rispetto a feste, a noviluni, a sabati, che sono l’ombra di cose che dovevano avvenire …” (Col. 2:17). È anche scritto del culto ebraico: “Essi celebrano un culto che è rappresentazione e ombra delle cose celesti, come Dio disse a Mosè quando questi stava per costruire il tabernacolo: Guarda, disse, di fare ogni cosa secondo il modello che ti è stato mostrato sul monte” (Ebr. 8:5). Cosi pure riguardo al ministero levitico: “Questa è una figura per il tempo presente” (Ebr. 9:9). “La legge possiede infatti solo un’ombra dei beni futuri, non la realtà stessa delle cose” (Ebr. 10:1).
Nell’Antico Testamento, assistiamo a una rappresentazione materiale e naturale delle cose spirituali. Tutto ha lo scopo di condurci a Cristo perché facciamo parte del Suo piano eterno.
Per citare solo alcuni esempi: il divieto di cibarsi degli animali definiti “impuri” raffigura la scrupolosità che Dio richiede al suo popolo per non contaminarsi con lo “spirito” e il “cibo” del mondo (2° Cor. 6:15-18); così il Nuovo Testamento dice: “Purifichiamoci da ogni contaminazione di carne e di spirito, compiendo la nostra santificazione nel timore di Dio” (2° Cor. 7:1). La circoncisione dei neonati in Israele (Lev. 12:3) è immagine della circoncisione del cuore di chi nasce di nuovo, senza la quale non è possibile entrare a far parte dell’Israele di Dio, la Chiesa (Col. 2:11).
Il piano per noi
Tutto quello che l’Antico Testamento ci insegna riguardo al popolo d’Israele ci indica qual è il piano di Dio per noi, suo popolo. Dio non ha mai pensato di avere un popolo appartato solo sul piano naturale, ma su; quello spirituale. Tramite Mosè, infatti, Egli dice: “Se ubbidite davvero alla mia voce e osservate il mio patto, sarete fra tutti i popoli il mio tesoro particolare, poiché tutta la terra è mia, e mi sarete un regno di sacerdoti e una nazione santa” (Es. 19:5-6). E aggiunge: “Siate santi, perché io, l’Eterno l’Iddio vostro sono santo”; “mi sarete santi, perché io l’Eterno sono santo e v’ho separati dagli altri popoli perché foste miei” (Lev. 19:2,26). Poi ne specifica alcuni contenuti (e questo è nell’Antico Testamento!):
- Il popolo di Dio dovrà dipendere quotidianamente da Lui: “ … per insegnarti che l’uomo non vive solo di pane, ma vive di tutto quello che la bocca dell’Eterno avrà ordinato” (Deut. 8;4:3).
- Non deve contare sulle opere proprie: “Non dire nel tuo cuore: a cagion della mia giustizia … della mia rettitudine …” (Deut. 9:4).
- Vivrà solo per grazia: “ … perché l’Eterno vi ama, perché ha voluto mantenere il giuramento fatto ai vostri padri …” (Deut. 7:8).
- Deve cercare una relazione d’amore: “Ed ora Israele, che chiede da te l’Eterno il tuo Dio se non che tu tema l’Eterno, il tuo Dio, che tu cammini nelle sue vie, che tu l’ami e serva all’Eterno, ch’è il tuo Dio, con tutto il tuo cuore e con tutta l’anima tua …” Circoncidete dunque il vostro cuore! (Deut. 10:12-16).
- Deve avere una chiara visione del fine: “ond’egli ti renda eccelso per gloria, splendore e rinomanza su tutte le nazioni che ha fatto e tu sia un popolo consacrato all’Eterno, al tuo Dio”, (Deut. 26:19). Perché, dice il Signore: “Com’è vero che lo vivo tutta la terra sarà ripiena della gloria dell’Eterno” (Num. 14:21).
Avete visto come il Nuovo sia già presente nell’Antico? Anche se l’Israele naturale spesso non è vissuto in questa proiezione, costituisce per noi un ammaestramento, spesso in senso negativo, un esempio di ciò che l’Israele di Dio non è! E infatti, i profeti non risparmiano i rimproveri.
Il vero Israele
“Non tutti i discendenti d’Israele sono Israele, né per il fatto di essere stirpe d’Abramo, sono tutti figli d’Abramo; anzi: ‘È in Isacco che ti sarà riconosciuta una discendenza’. Cioè, non i figli della carne sono i figli di Dio; ma i figli della promessa sono considerati come discendenza” (Rom. 9:6-8). Il vero “giudeo” è colui che lo è interiormente (Rom. 2:29).
Qual è dunque, in sintesi, il messaggio dell’Antico Testamento?
- Questo è il progetto di Dio:
“Mi sarete un regno di sacerdoti e una nazione santa”.
- Questa è la via:
- a) guardate a me come vostro Signore;
- b) cibatevi di me e della mia Parola;
- c) non confidate nella vostra carne e nelle vostre opere …
- d) … ma solo nella mia elezione …
- e) ed io mi occuperò dei vostri peccati mandandovi il mio Unto;
- f) consacratemi tutto il vostro cuore e tutto il vostro amore;
- g) ed io farò di voi tutto quello che sta nel mio cuore.
Ma Israele è un popolo carnale e dal collo duro, che pensa di assolvere i suoi doveri verso Dio celebrando dei semplici riti religiosi. Perciò Dio deve insistere ripetutamente: “Non è questa la via!” Quando finalmente viene Gesù, Egli dichiara: “Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me. Invano mi rendono il loro culto, insegnando dottrine che sono precetti di uomini”, (Mc. 7:6).
Per secoli, Israele sembra essere sordo e incapace di capire il progetto di Dio, che manda un profeta dopo l’altro a gridare a tutti il pensiero dei Suo cuori. Nei libri profetici dell’Antico Testamento, appare in maniera davvero toccante il richiamo di un Dio che ha investito tutto nell’uomo e che non vuole arrendersi davanti alla sua insensibilità. Egli continua a sognare in grande, ad avere fede nel proprio progetto.
Canti profetici
Tra i tanti, emerge Davide, che penetra pienamente il senso delle cose di Dio quando canta: “Tutte le estremità della terra si ricorderanno dell’Eterno e si convertiranno a lui, e tutte le famiglie delle nazioni adoreranno in tua presenza” (Sal. 22:27). E per quarant’anni, egli continua con una visione messianica a cantare tutte le verità che più tardi costituiranno il Nuovo Testamento, guidando l’Israele della sua generazione a diventare l’Israele di Dio.
Più tardi, altri profeti esortano il popolo a fare proprio il piano di Dio e a consacrarsi interamente alla sua realizzazione. Per esempio, Isaia: “Il mio piano sussisterà e metterò ad effetto tutta la mia volontà … ne ho formato il disegno e l’eseguirò” (46:10,11). Egli trasmette la visione della gloriosa vittoria dell’Eterno: “Il tuo popolo sarà tutto quanto un popolo di giusti, essi possederanno il paese in perpetuo: essi che sono il rampollo da me piantato, l’opera delle mie mani da servire alla mia gloria. Il più piccolo diventerà un migliaio, il minimo una nazione potente” (60:21-22). “Essi riedificheranno le antiche ruine, rialzeranno i luoghi desolati delle trascorse generazioni … sarete chiamati ‘sacerdoti dell’Eterno’ e la gente vi dirà ‘ministri del nostro Dio” (61:4,6). “Per amor di Sion io non mi tacerò, per amor di Gerusalemme io non mi darò posa finché la sua giustizia non apparisca come l’aurora e la sua salvezza come una fiaccola fiammeggiante. Allora le nazioni vedranno la tua giustizia, e tutti i re la tua gloria … e sarai una splendida corona in mano all’Eterno, un diadema regale nella palma del tuo Dio” (62:1-3).
Così anche Geremia: “Vi ricondurrò a Sion, vi darò dei pastori secondo il. mio cuore che vi pasceranno con conoscenza e con intelligenza … Allora Gerusalemme sarà chiamata il trono dell’Eterno, tutte le nazioni si raduneranno a Gerusalemme nel nome dell’Eterno e non cammineranno più secondo la caparbietà del loro cuore malvagio” (3:15,17).
Ed Ezechiele: “Io fermerò con loro un patto di pace, sarà un patto perpetuo con loro, li stabilirò fermamente, li moltiplicherò e metterò il mio santuario in mezzo a loro per sempre, la mia dimora sarà presso di loro e io sarò loro Dio ed essi saranno mio popolo. E le nazioni conosceranno che io sono l’Eterno che santifico Israele quando il mio santuario sarà per sempre in mezzo ad essi” (37:26-28).
E tutti gli altri profeti parlano “in coro” al cuore del popolo, quasi volessero affrettare i tempi e “costringerlo” a far sua la gloriosa manifestazione della grazia di Dio.
La linea che attraversa l’Antico Testamento e si estende per il Nuovo ha sempre lo stesso obiettivo: l’Israele di Dio, il popolo di Dio, la Chiesa. È degli autori
dell’Antico Testamento che lo scrittore agli Ebrei dice: “Tutti costoro sono morti nella fede, senza ricevere le cose promesse, ma le hanno vedute e salutate da lontano”, e ancora: “ … non ottennero ciò che era stato promesso perché Dio aveva in vista per noi qualcosa di meglio, in modo che loro non giungessero alla perfezione senza di noi” (11:39:40).
Il messaggio e il centro d’interesse dell’Antico Testamento, non meno dei Nuovo, è l’impegno di Dio per realizzare il Suo grande sogno: una chiesa che compaia davanti a Se gloriosa, senza macchia, senza ruga, ma santa e irreprensibile (Ef. 5:27), che riempia tutta la terra con la Sua bellezza e fragranza, in modo da attirare a Dio tutti i popoli e tutte le nazioni.