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di Ernesto Bretscher sr.
“Come Colui che vi ha chiamati è santo, anche voi siate santi in tutta la vostra condotta” (l° Pietro 1:15).
Innumerevoli sono le esortazioni della Scrittura che invitano i credenti a condursi “in modo degno del Vangelo”, “con saggezza verso quelli di fuori”, “come figli di luce”, “in maniera degna della loro vocazione”, e via dicendo.
Tutti i credenti si trovano perfettamente d’accordo sulla necessità che la Chiesa, quale Sposa di Cristo – destinata ad essere santa, gloriosa, immacolata e irreprensibile – sia un popolo appartato, le cui leggi e la cui condotta siano diverse da quelle degli altri popoli (cfr. Ester 3:8). Finché si rimane su un piano molto generico, nessuno contesta il principio che la condotta del cristiano debba essere di esempio a chi lo circonda, credente o non credente.
Quando invece si passa ai fatti concreti e alle questioni pratiche della vita di ogni giorno, cominciano a sorgere dei problemi. I consensi si guastano fino a diventare insanabili e si creano delle fazioni che si confrontano fino allo scontro. Anche se il popolo di Dio non è più di questo mondo, esso vive ancora molto concretamente in questo mondo, rimanendo strettamente coinvolto nelle diverse culture, nella vita materiale e sociale (rapporti tra familiari, parenti, amici, e via dicendo) e in quella politica, almeno nel senso dell’appartenenza a uno Stato.
È proprio questo coinvolgimento nella vita pratica che spesso pone il credente – il quale vive ancora nella carne (Gal. 2:20) – davanti a scelte molto difficili. E il credente che desidera vivere nella santità diventa ancora più insicuro quando intorno a lui le opinioni divergono radicalmente su ciò che è “santo” e ciò che è “impuro”.
Gli interrogativi che i credenti scrupolosi rivolgono ai loro pastori riguardano tutte le aree della vita e dei rapporti umani. La domanda “È lecito …?” va dal “mangiare e bere” al “vestito e i cosmetici”, dal “frequentare certi luoghi pubblici” al “frequentare luoghi di culto pagano” (sottinteso, “non evangelici”!) o assistere a una cerimonia religiosa – battesimo, cresima, matrimonio o funerale – di un parente o di un amico; dalla festa di compleanno o di onomastico all’addobbare un albero di Natale o un presepio, dall’andare a una festa patronale o un concerto rock alla partecipazione a uno sciopero, dall’andare a caccia al servizio militare e alla disubbidienza civile …
Gli esempi potrebbero essere moltiplicati e i dibattiti su questi argomenti si protrarrebbero anch’essi all’infinito. Infatti, vanno avanti già da quasi duemila anni, cioè dal primo concilio di Gerusalemme (Atti 15) e da quando l’apostolo Paolo scrisse la sua lettera ai Romani, nella quale si sofferma su tali problemi al capitolo 14.
Se poi osiamo addentrarci nelle problematiche del matrimonio, le domande “È lecito …?” sono frutto molte volte di un reale timore di dispiacere al Signore e addirittura di peccare contro di Lui. “E’ lecito l’atto sessuale non finalizzata alla procreazione?” “È lecita la pratica contraccettiva? e ci sono metodi non accettabili?” “Ci sono limiti a ciò che è lecito nei rapporti sessuali tra coniugi?”
Ci sono poi i problemi scottanti della separazione, del divorzio, del nuovo matrimonio. Dov’è il limite tra la condotta santa e quella che non lo è? Come santificare il rapporto tra due credenti i quali, prima della conversione, convivevano in un rapporto extramatrimoniale? Per una persona divorziata, è possibile risposarsi? Anche su questo terreno le problematiche diventano infinite. Le opinioni sono totalmente divergenti: quel che è “santo” per l’uno è addirittura “abominevole” per l’altro e viceversa.
Con questo numero di Tempi di Restaurazione, si cerca di affrontare questi problemi da un’ottica che, crediamo essere quella di Dio, senza tuttavia pretendere di avere tutte le risposte per ogni singola situazione. Ma con l’aiuto dello Spirito di Dio, si possono e si devono affrontare questi problemi e dare una risposta alle diverse domande che si pongono.
Anche se lo spazio non ci consente di scendere nei dettagli di tutte le situazioni, siamo convinti di poter dare un valido contributo perché il popolo di Dio possa captare il pensiero dello Spirito sui problemi personali per andare avanti con decisione, libero da tante frustrazioni, da tante ansie, da tanti sensi di colpa, “… santo in tutta la sua condotta”.