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di Emilio Ursomando
“… i vostri figli e le vostre figlie profetizzeranno, i vostri vecchi avranno dei sogni, i vostri giovani avranno delle visioni” (Gioele 2:28). Riconosciamolo, sono queste le cose che il nostro cuore tende a desiderare: la profezia, il sogno, la visione; ma Dio cerca uomini disposti a caricarsi del suo “peso”.
L’espressione “questo è l’oracolo del Signore” può essere tradotta anche: “questo è il peso del Signore”.
Dio non vuole darci solo visioni di allegri torrentelli che scorrono tra l’erbetta in fiore. C’è la chiesa da restaurare, dobbiamo smetterla di cercare Dio per le cose che ci benedicono e cominciare a cercare il suo cuore, il peso che c’è sul suo cuore.
“… prendete su di voi il mio giogo” (Matteo 11:29). Gesù camminava sotto un giogo, il peso del Padre. Ho bisogno di tutto l’autocontrollo che dà lo Spirito Santo davanti a certi cristiani “liberi”, che non fanno che svolazzare da una chiesa all’altra, da un ministero all’altro solo per ricevere, pronti a voltarti le spalle davanti alla minima richiesta di coinvolgimento e di impegno.
Non amano il peso del Signore. Sono rimasti egoisti, credono nell’evangelo solo per quello che possono ricavarne …
Nel libro di Nehemia, assistiamo alla restaurazione delle mura di Gerusalemme. Per anni la città era rimasta in rovina. Era lì, davanti a tutti, ma nessuno se ne curava. È scritto che quelli che non si addolorano per la rovina della chiesa di Dio sono cristiani “in cattività”, prigionieri dello spirito di questo mondo (Amos 6:6-7). Stiamo attenti!
“… le mura di Gerusalemme restano rotte e le sue porte consumate da fuoco” (Nehemia 1:3). “Come ebbi udite queste parole, io mi posi a sedere, piansi, feci cordoglio per parecchi giorni, e digiunai e pregai” (Nehemia 1:4). “Piansi …”! Certo, sappiamo piangere per le nostre difficoltà, i nostri dolori, ma abbiamo mai pianto per la chiesa?
Nehemia pianse, il peso di Dio scese sul suo cuore. Aveva un buon lavoro, la stima del re, avrebbe potuto vivere tranquillo, ma quando il peso di Dio scende sul tuo cuore, tutto perde il suo senso. L’unico desiderio che hai è di liberare Dio dal peso che ha sul cuore.
Dio ha sempre cominciato ogni sua opera partendo da un uomo con un “peso”, disposto a caricarsi del suo peso. Quando non lo ha trovato, la sua opera si è fermata:
“… ho cercato qualcuno … ma non l’ho trovato” (Ezechiele 22:30).
“… Perché, quando ho chiamato, nessuno ha risposto?” (Isaia 50:2).
E in Isaia 6:8 Dio è ridotto a chiedere: “Chi manderò, chi andrà per me?”
Oggi accade la stessa cosa: molti credenti, pochi discepoli. Molti a credere, pochi a rispondere. Il più delle volte non sentiamo neanche l’appello di Dio. Le nostre orecchie sono in attesa di “altre” parole (“Signore, qual è il dono che mi hai dato? Fammelo conoscere, ti prego”).
Oppure non abbiamo tempo. Spesso la nostra vita di preghiera si riduce alle poche parole di ringraziamento davanti al piatto di pastasciutta. Se è così, come possiamo sentire il cuore di Dio? Mosè attese per sette giorni sulla montagna prima che Dio lo chiamasse dalla nuvola (Esodo 24:16). Non potremo mai sentire il cuore di Dio se non ci disponiamo all’ascolto, e non ci possiamo disporre all’ascolto se non soffriamo per il peso di Dio sulla nostra vita.
Il “peso” di Dio, il “giogo” di Gesù, ti imprigiona ma ti rende libero, ti stringe ma ti dà direzione. In più è dolce e dà riposo, dice Gesù (Matteo 11:29-30). Ecco perché per alcuni la vita cristiana è monotona e triste: rifiutano il giogo, vogliono restare “liberi”, ma così facendo, smarriscono il senso del loro cammino e non entrano mai nel riposo di Dio. “Chi vorrà salvare la sua vita la perderà …” (Luca 17:33). Il riposo è sotto il “giogo”. L’uomo che vuole restare libero finisce schiavo e cade preda dell’ansia e delle mille vane sollecitudini di questa vita, da cui Gesù è venuto invece a liberarci.
Smettiamo di prenderci cura di noi stessi e delle mille piccole cose inutili di questa vita. Il mondo cerca di comprimerci dentro il suo stampo, ma noi siamo stati chiamati a cercare il cuore di Dio, a ricevere il suo peso per le opere che vuole compiere nella nostra generazione.
Mettiamoci con fiducia sotto il suo giogo, perché è dolce ed il suo carico è leggero. Saremo allora liberati dalla stanchezza che ci viene dai “nostri” pesi e in più scopriremo il vero senso della nostra vita, il motivo per cui siamo stati creati (Efesini 2:10).