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a cura di Ernesto D. Bretscher
È un carismatico della prima ora, un autentico pioniere, sulla breccia dal lontano 1962. Da anni gira il mondo tra convegni, ritiri e incontri di leaders, per cui conosce il movimento carismatico mondiale come pochi altri. L’abbiamo intervistato in occasione del convegno carismatico cattolico italiano a Rimini nell’aprile scorso.
Tu hai avuto un ruolo pionieristico nel movimento carismatico a livello mondiale. Puoi illustrarci in breve le tappe del tuo ministero?
Sono un anglicano e all’università ho fatto l’esperienza della conversione. Ho arreso la mia vita a Cristo e ho iniziato una relazione personale con Lui che mi ha rapidamente guidato a consacrargli la mia vita e successivamente, nel 1955, ad essere ordinato come ministro di culto nella Chiesa anglicana. Mi sono sposato l’anno successivo e qualche anno più tardi, in un modo davvero sovrannaturale, feci l’esperienza del battesimo nello Spirito Santo. Non sapevo cosa fosse, mi è semplicemente successo e mi ha trasformato in una persona con un ministero più ricco e dotato. Tale esperienza toccò mia moglie qualche giorno dopo.
Questo ha dato l’inizio all’esplorazione di un ministero più potente, di una relazione più profonda con lo Spirito Santo, e in modo particolare dell’esperienza pentecostale dei primi cristiani, e ci ha guidati a ricevere con grande serietà i doni dello Spirito Santo e l’insegnamento di Paolo al loro riguardo. Siamo così diventati carismatici, abbiamo iniziato a incontrare tanta gente e sai come vanno queste cose … il tutto comincia a crescere, crescere, crescere. Nel ’64 ho lasciato la parrocchia in cui ministravo e ho iniziato un ministero carismatico, formando un ente chiamato “Fountain Trust”. Questo ministero ha fatto in Gran Bretagna da pioniere al movimento carismatico nella Chiesa Anglicana, prima, e poi nelle altre.
Abbiamo cominciato a viaggiare molto, a scrivere libri, a tenere conferenze e convegni, eccetera. E il movimento si è sviluppato sempre di più. Nel ’75 ho avvertito che Dio mi chiamava a lavorare nella Chiesa Anglicana a livello mondiale e così abbiamo iniziato un ministero internazionale. Abbiamo portato il messaggio del Rinnovamento e dell’evangelizzazione nelle chiese storiche in diverse parti del mondo. Finalmente mi è stato chiesto di essere presidente della International Charismatic Consultation on World Evangelization. Abbiamo organizzato nel ’91 una conferenza a Brighton (GB) che ha portato insieme alcune migliaia di leaders da tutto il mondo e da tutte le correnti del rinnovamento, il che è stato un’esperienza straordinaria. E da poco ne abbiamo avuto un’altra in Asia.
Oggi a cosa ti stai particolarmente dedicando?
Sono ancora impegnato sul piano internazionale, ma a fine anno andrò in pensione, cedendo il mio posto ad altri. Ma mi dedicherò ancora al ministero di ICCOWE in preparazione della prossima conferenza che si terrà nei paesi dell’Est nel 1997.
Hai assistito a questo convegno carismatico cattolico. Quale impressione ti sei fatto?
È la prima volta che assisto a un incontro del genere. Colpisce di primo acchito il numero enorme dei partecipanti. Come prima impressione, sembra che abbiano uno straordinario senso della lode. In qualche modo si potrebbe avere la sensazione di essere in un convegno pentecostale. C’è adorazione, lode, una profonda riverenza per la Parola di Dio, buoni insegnamenti dalla Bibbia, ci sono segni, prodigi e guarigioni, ma c’è anche l’enfasi cattolica sull’ordine, la disciplina, l’autorità, la presenza di vescovi. Anche i preti sono qui, c’è la confessione, l’Eucarestia ogni giorno, ma è tutto vivente.
La confessione, per esempio, è più un dialogo con il sacerdote nel quale si vede tanto affetto e preghiera per i confessanti. Delle pratiche che possono essere molto aride e senza vita sembrano essere state iniettate da tanta vita, gioia e senso di direzione, piene di Spirito. Credo sia proprio questa la cosa che mi ha maggiormente impressionato. Mi ha pure toccato il tema del convegno: la famiglia. Anche noi abbiamo iniziato mettendo l’enfasi sulla famiglia e il risultato fu che Larry Christenson scrisse il libro La famiglia cristiana, venduto in oltre due milioni di copie e tradotto in 17 lingue. Oggi assistiamo ad un triste declino della vita di famiglia, per cui ho trovato incoraggiante un convegno di tali dimensioni su quest’argomento.
In Italia è solo da due anni che è nato un dialogo tra evangelici pentecostali e cattolici carismatici. Qual è la situazione in altri parti del mondo?
Varia molto. Per cominciare con le situazioni peggiori, dobbiamo nominare il Sud America dove, tristemente, l’antagonismo tra mondo evangelico e chiesa cattolica è molto forte. La situazione è davvero pessima. Anche nell’Europa dell’Est la situazione è difficile in quanto nell’era comunista si è lavorato molto per mettere le chiese l’una contro l’altra per evitare che venisse fuori una forte chiesa unita. Ma in diverse località dell’Asia e dell’Africa vi è dialogo e una condivisione reciproca crescente.
Io mi rallegro per quanto sta succedendo in Italia. Se non altro, almeno oggi le due realtà riescono a parlarsi e quando si inizia a fare questo, si scopre che l’altro è migliore di quanto che si era sempre pensato e creduto! Ci sono stati molti fraintesi in cui l’insegnamento dell’uno arriva all’altro distorto. E credo che la Chiesa cattolica beneficerà molto dall’ascolto che ha iniziato a dare alle realtà evangeliche. È una condivisione reciproca che non potrà fare altro che bene.
Credo che in un’Europa così pagana e secolarizzata avremo bisogno, nei limiti del possibile, di lavorare all’unità, perché il nemico è forte, molto forte. Paolo diceva: “Non ignoriamo le sue macchinazioni”, e credo che dobbiamo confrontarci con questo problema.
Credo pure che sia evangelici che cattolici non debbano rinunciare alla loro comprensione della verità. È importante che condividiamo onestamente quello che riteniamo essere verità, senza fare compromessi, apertamente, per poi scoprire finalmente che le differenze non sono poi così numerose e gravi come sospettavamo. E soprattutto scopriremo di poter imparare tanto l’uno dall’altro.
Cosa pensi della chiusura di tanti evangelici nei riguardi della Chiesa cattolica?
Ci sono organizzazioni evangeliche – e potrei citarne diverse – che non solo sono aperte al dialogo, ma nell’evangelizzazione collaborano con i cattolici. Altri li invitano come osservatori ai loro convegni (vedi il Movimento di Losanna). Altri invece rifiutano ogni forma di contatto. I pareri all’interno del mondo evangelico sono dunque molto confusi e discordanti. Non posso che essere felice che anche in Italia si siano avviate iniziative di dialogo e di ascolto tra fratelli evangelici e cattolici.
Ti ho sentito parlare di un vostro recente convegno in Asia in cui si sono ritrovati leaders di diversi gruppi in queste proporzioni: un terzo cattolici, un terzo protestanti e un terzo evangelici pentecostali. È esatto?
Sì, è una conferenza che abbiamo tenuto in Malesia e organizzata dall’ICCOWE. Il nostro direttivo si assicura che a questi congressi siano sempre presenti rappresentanti di queste tre correnti. Anzi, abbiamo avuto rappresentata per la prima volta anche la Chiesa Ortodossa. E questi momenti di incontro e di scambio si rivelano molto costruttivi. In quella conferenza eravamo tanti fratelli, che semplicemente si amavano e insieme amavano Dio, mentre le differenze tra di loro erano proprio trascurabili. È lo Spirito Santo che ci unisce e ci rende uno.
Se potessi dare qualche consiglio agli evangelici italiani, cosa diresti?
Prima di tutto, non compromettete la verità. E voi la capite, la verità! Dialogo con i cattolici da molti anni e anche loro sono d’accordo su questo punto. Spesso crediamo che “dialogo” significhi già “compromesso”. Ma non è così. Credo però che gli evangelici debbano cercare di capire le radici e la storia della chiesa per capire perché i cattolici credono e praticano certe cose.
Poi, direi loro di cercare di essere sempre onesti, anche quando certe verità “cattoliche” potrebbero essere più bibliche di alcune “loro” verità. Perché tutti, sia cattolici che evangelici, tendiamo a imporre la propria interpretazione alle cose, elaborando opinioni, comprensioni e interpretazioni soggettive. Questo ha toccato anche le traduzioni della Bibbia: spesso le convinzioni dei traduttori hanno influenzato il loro modo di tradurre il testo antico. La Bibbia di Gerusalemme, per esempio, esprime un’ottica dichiaratamente cattolica nella traduzione perché è stata tradotta da cattolici. O potrei dimostrare come la traduzione inglese NIV (New International Version) ha un’ottica tipicamente evangelica rispetto al testo originale. Nella nostra comune ricerca della verità abbiamo bisogno di essere assolutamente onesti e di essere pronti ad imparare e a scoprire altri punti di vista, a vedere le cose da una nuova prospettiva.
Sulla base della tua lunga esperienza con credenti di tante correnti diverse, pensi sia possibile avere convinzioni teologiche discordanti ed essere allo stesso tempo uno?
Direi assolutamente di sì. Sono personalmente legato a sacerdoti cattolici con i quali, proprio perché siamo amici, possiamo parlare di tutto senza ferirci. Ci sono delle cose che possiamo fare insieme, altre no. Ma lavoriamo per superare tutte le difficoltà. Possiamo per esempio imparare insieme, testimoniare insieme, adorare il Signore insieme … c’è tanto che già possiamo fare insieme!