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di Geoffrey Allen
Io sono un frutto del movimento carismatico
Quando, nel 1967, andai all’università, stavo cercando Dio. Rimasto deluso, da ragazzo, dalla chiesa ufficiale (nel mio paese, quella anglicana), per un tempo mi ero detto ateo; ma poi – non so come – avevo capito che Dio doveva esserci, che l’unico senso della vita doveva essere quello di conoscerLo e amarLo, e che solo così potevo essere liberato dall’egoismo che viziava anche le mie migliori azioni.
Iniziai allora a girare tutte le chiese della città alla ricerca di una che corrispondesse più o meno a ciò che avevo letto nella Bibbia: una chiesa piena di amore e di vita e che funzionasse come un “corpo” – ogni membro svolgendo una propria funzione – anziché essere come andare al cinema.
Ma fu quando mia sorella mi introdusse a un piccolo gruppo di preghiera “laica” che si riuniva in una casa privata, che trovai quello che cercavo. Lei mi raccontò delle esperienze che aveva cominciato a fare con la “persona dimenticata della Trinità”, lo Spirito Santo, e mi fece leggere dei brani della Scrittura che raccontavano del parlare in lingue, di profezie, di miracoli – cose che mi avevano detto appartenere solo a un lontano passato – dicendomi che le stesse cose accadono anche oggi.
Andammo a quel gruppo e fui subito colpito dall’amore, dall’accoglienza calorosa (“Non bussate – recitava un cartellino sulla porta di casa – entrate pure”!) e dalla “unità nella diversità” che subito traspariva nel gruppo. C’erano anglicani, metodisti, battisti e pentecostali; giovani e anziani; operai, professionisti e studenti; ma tutti uniti dall’entusiasmo per ciò che era evidentemente la cosa più importante della loro vita.
La preghiera era strana, “diversa”, ma quello che sentivo di più era un profondo senso della mia indegnità di presentarmi davanti a un Dio santo. Poi chiesero se potevano pregare per me. Qualcuno mi impose le mani mentre pregavano in una lingua sconosciuta. Fui invaso da un grande calore, cominciai a tremare in tutto il corpo, e compresi per la prima volta le parole di Gesù che tante volte avevo lette o sentite: “L’acqua che io gli darò diventerà in lui una fonte d’acqua che scaturisce in vita eterna” (Giovanni 4:14). La sentivo, quell’acqua, sgorgare letteralmente dentro di me!
La mia vita è stata radicalmente trasformata. Subito andai a comunicare a tutti i miei conoscenti e familiari la cosa meravigliosa che mi era accaduta e la grande gioia che avevo trovato in Cristo. Divenni attivo in varie forme di evangelizzazione, oltre chi in gruppi di preghiera e di studio biblico. Poco tempo dopo, ricevetti il battesimo nello Spirito Santo e cominciai ad imparare anch’io a muovermi nella dimensione del soprannaturale. E dopo alcuni anni mi vidi condotto dallo Spirito in Italia a dare il mio contributo al regno di Dio in questa nazione.
Carismatici cattolici
Sarà facile comprendere, alla luce di ciò, la grande simpatia e speranza con cui vedevo sorgere, a partire dal 1972 ma soprattutto dopo il grande congresso internazionale tenuto a Roma nel 1975 (e al quale ho partecipato), un movimento carismatico nel cattolicesimo italiano. Devo però confessare di aver vissuto anche una certa delusione nel constatare poi che i carismatici italiani non avevano, in genere, la stessa apertura verso i loro fratelli protestanti che si manifestava invece nei paesi anglosassoni; cosa che oggi, con una maggiore maturità, posso comunque benissimo capire, visto il diverso contesto religioso e culturale.
Ma, ora che si presenta la possibilità di un avvicinamento e di un dialogo tra cattolici carismatici ed evangelici, quali sono le convergenze e quali le divergenze tra di noi? Come valutare le possibilità di convivenza e di collaborazione per il futuro?
Innanzitutto, noi evangelici dobbiamo gioire perché Cristo viene predicato. Se Paolo si rallegrava di ciò anche quando lo si faceva in malafede (Filippesi 1:15-18), quanto più non dobbiamo rallegrarci noi quando Cristo è predicato da persone evidentemente sincere, che anzi dimostrano spesso un maggiore amore verso Dio e uno zelo più ardente del nostro?
E che Cristo viene realmente predicato non c’è dubbio: migliaia di italiani testimoniano di un avvicinamento o un riavvicinamento a Dio, frutto dell’evangelizzazione dei carismatici cattolici. Molti inoltre hanno ricevuto guarigioni e altri benefici che portano lodi e ringraziamenti a Dio. Non dobbiamo rallegrarci di tutto questo?
Non solo, ma l’evangelizzazione cattolica si estende là dove noi evangelici raramente riusciamo a penetrare (a parte il limite del nostro numero così esiguo … ). Arriva infatti non solo a sacerdoti, suore e vescovi – i quali molto difficilmente darebbero ascolto a un “protestante”! – ma anche tra i ceti sociali più elevati e acculturati, poco rappresentati nella maggior parte delle chiese evangeliche italiane (soprattutto quelle pentecostali).
Io stesso credo che avrei avuto grosse difficoltà ad accettare Cristo in una chiesa pentecostale, anche in quella che poi finii per frequentare. Certo, con Dio tutto è possibile; ma il mio orgoglio intellettuale sarebbe stato una grossa barriera contro la testimonianza di gente così semplice e senza istruzione. Non solo, ma ci sono anche barriere “culturali” non indifferenti. Non tutto il tipico “modo di fare” pentecostale è biblico, e – ammettiamolo – neanche spirituale! C’è uno stile di pregare, un “gergo” nella predicazione che spesso costituisce una vera barriera per le persone più sensibili e riflessive.
Riscoperta della Bibbia
In secondo luogo, è motivo di gioia che c’è un avvicinamento alla Bibbia. Come evangelici, siamo profondamente grati a Dio per Giovanni XXIII e il Concilio Vaticano II, che hanno promosso la diffusione della Bibbia nella lingua del popolo: oggi la Parola di Dio è in quasi tutte le case italiane. Ma … non la legge quasi nessuno! Invece il movimento carismatico ha promosso notevolmente la conoscenza della Scrittura (anzi, a nostra vergogna, in certi gruppi carismatici arriva più gente con la Bibbia in mano che non in certe chiese evangeliche!). E non c’è da sorprendersi: è proprio compito dello Spirito Santo “glorificare Cristo prendendo le cose sue e annunciandole a noi” (Giovanni 16:14). Lo Spirito Santo fa capire la Bibbia!
Certo, potremmo obiettare che non sempre interpretano la Bibbia allo stesso modo nostro. Ma chi ha detto che abbiamo il monopolio della verità, o che già la possediamo tutt’intera? Anzi, abbiamo sicuramente molte cose da imparare dagli altri … anche da questi nostri “fratelli separati”! E, se pure sbagliano qualcosa, diamo anche a loro spazio e tempo per imparare! Neanche noi siamo infallibili … !
Un terzo grosso aspetto positivo è lo spirito di lode e di adorazione che troviamo ovunque nel movimento carismatico. Generalmente ci troviamo subito a nostro agio nelle riunioni e nei convegni carismatici perché c’è lo stesso Spirito, venuto a “glorificare Cristo”. E anche qui avremmo da imparare, non solo sul piano tecnico (la Bibbia ci esorta a “cantare lodi con bravura” – Salmo 47:7), ma anche su quello spirituale: spesso la lode è più maestosa e partecipata, e le manifestazioni dei doni dello Spirito più efficaci, nelle riunioni carismatiche cattoliche che non nelle nostre.
Ostacoli
Dette queste cose, lasciarci trasportare da un entusiasmo sfrenato sarebbe altrettanto sciocco come trincerarci dietro i nostri pregiudizi e sospetti. Il movimento carismatico cattolico ha limiti e difetti, e anche notevoli divergenze dal nostro movimento evangelico, che non possiamo ignorare.
Prima, bisogna riconoscere che è comunque un movimento variopinto che comprende diverse tendenze, correnti e livelli di profondità. Proprio perché opera all’interno della Chiesa Cattolica, nella quale si riconosce la gran massa degli italiani, è facile aderirvi senza un grande impegno o una conversione radicale … e altrettanto facile uscirne. In questo somiglia a gran parte del movimento evangelico nel mondo “protestante” (fatto che spesso suscita perplessità negli evangelici italiani).
È ben noto che la persecuzione purifica la chiesa. “Guai a voi quando tutti gli uomini diranno bene di voi”, disse Gesù (Luca 6:26). Sebbene non viviamo certamente il livello di persecuzioni che tanti credenti subiscono nel Terzo Mondo, e neanche quello che ci fu in Italia durante l’epoca fascista (e il livello di impegno e di consacrazione nelle nostre chiese è scesa in misura corrispondente), per molti c’è comunque un prezzo da pagare per entrare in una chiesa evangelica, in termini di opposizione, incomprensione, critiche e derisione da parte di parenti, colleghi e amici.
Anche i carismatici cattolici hanno le loro difficoltà, ma in misura più ridotta. E, più il movimento viene accettato dalla gerarchia della Chiesa e diventa “rispettabile”, più aumenta il rischio del compromesso e di diluire le esigenze radicali del Vangelo. Dobbiamo capire, allora, che non tutti i “carismatici” sono uguali (come non lo sono tutti gli evangelici!): il fatto di trovare tra di loro dei cristiani splendidi non ci obbliga ad accogliere tutti allo stesso modo, né siamo autorizzati a rifiutare tutti in blocco se dovessimo trovare qualcuno che di autentico cristianesimo ha capito ben poco.
Spirito e Parola
Comunque, per la maggior parte degli evangelici l’ostacolo maggiore è un altro. “Com’è possibile – essi dicono – che lo Spirito Santo sia stato dato a gente che continua a seguire dottrine e pratiche non conformi alla Parola di Dio?”
A questa obiezione voglio abbozzare una risposta, almeno parziale. Parlando dello Spirito che doveva essere dato, Gesù disse: “Quando sarà venuto lui, lo Spirito della verità, egli vi guiderà in tutta la verità” (Giovanni 16:13). Forse ci sfugge la chiara implicazione di queste parole: che lo Spirito verrà a chi, in misura maggiore o minore, è ancora nell’errore! Meno male, perché altrimenti non potrebbe essere dato a nessuno di noi! E l’errore non è certo monopolio dei membri di una sola Chiesa: possiamo forse pretendere che tutte le nostre dottrine e pratiche siano al cento per cento conformi alla Parola di Dio?!
Detto questo, però, una volta venuto, lo Spirito vuole guidarci verso la verità. Ma “guidare” non è “spingere a pugni e a calci”: dipende dalla nostra disponibilità a mettere in discussione le nostre convinzioni. Ed è un processo che richiede tempo, a volte molto (anche in funzione della distanza da percorrere!).
Credo che tutti noi, cattolici ed evangelici, riconosciamo che dopo il nostro battesimo nello Spirito abbiamo già riconosciuto tante verità che prima ci erano oscure, alle quali addirittura ci opponevamo. Riconosciamo, allora, che abbiamo ancora molto da imparare, e siamo pronti a continuare a metterci in discussione e a lasciarci guidare! Altrimenti rischiamo – nonostante la grande pazienza e disponibilità dello Spirito di Dio – di finire, presto o tardi, per esserne lasciati indietro.
Cammino
Anche qui vorrei raccontare la mia esperienza personale. Quando ho incontrato Cristo, quella sera memorabile, sono diventato un carismatico; non ero ancora un evangelico. Avevo molti dubbi sull’attendibilità della Bibbia. Cresciuto con una mentalità intellettualistica, scettica e razionalistica, avevo imparato a considerare i “fondamentalisti” come oscurantisti e ignoranti. Avevo anche conosciuto, lì all’università, degli evangelici che avevo trovati rigidi, freddi e dogmatici: mi sembravano interessati solo a convincermi della loro dottrina sulla Bibbia, mentre io invece cercavo qualcosa che mi avrebbe liberato dal mio egoismo!
Ma, la mattina dopo quella prima esperienza, presi in mano la Bibbia (che già in passato aveva cercato di leggere senza però capirci molto) … ed era diventato improvvisamente un altro libro! Ora parlava di cose che stavo vivendo. È la stessa differenza che intercorre tra studiare una carta geografica per la lezione di geografia, e usarla per orientarsi durante un viaggio.
A mano a mano che leggevo la Bibbia (e per più di un anno la “divoravo”, ad esclusione di quasi ogni altro libro “religioso”), mettevo in discussione tante mie convinzioni. Cominciai a capire l’unità della Bibbia e come il Nuovo Testamento si poteva comprendere solamente sullo sfondo dell’Antico; notavo come Gesù trattava tutta la Scrittura come Parola di Dio autorevole e indiscussa. Venne il giorno in cui – in barba a tutta l’educazione e all’istruzione ricevuta – dovetti dire a Dio: “Va bene, Signore, anche se i miei professori mi considereranno folle, crederò come tu vorrai. Sottometto a Te anche il mio intelletto! Fammi capire come Tu vedi le cose”. E quasi subito dopo, il Signore cominciò a darmi tanta illuminazione su come dovevo capire e credere alla Parola di Dio.
“Ah – diranno i miei fratelli cattolici – vuoi dire che i cattolici, se si lasceranno guidare dallo Spirito, diventeranno tutti protestanti!” Devo rispondere sinceramente: “Sì … e no!” Credo che ci sono degli aspetti del cattolicesimo con i quali molti carismatici, se sono onesti, si trovano a disagio (insieme con altre correnti “riformatrici” all’interno del cattolicesimo). Parecchi di questi sono aspetti che la stessa Chiesa Cattolica sta già mettendo in discussione. Altri, forse, non ancora … Comunque la mia speranza non è che i carismatici escano dalla Chiesa Cattolica, piuttosto che il cattolicesimo, per tutti gli aspetti in cui non è biblico, esca dai carismatici! Già alcuni si identificano come “Cattolici evangelici”.
Comunione e collaborazione
In attesa di quel giorno (se mai verrà!), quale collaborazione è già possibile tra evangelici e cattolici carismatici?
In primo luogo, il Signore ci chiede di accoglierci come fratelli e di sviluppare rapporti di comunione e di amore. “Accoglietevi gli uni gli altri, come anche Cristo vi ha accolti” (Romani 15:7). Nella sua epistola agli Efesini, Paolo li esorta a “conservare l’unità dello Spirito con il vincolo della pace”. Poco più avanti, dice: “ … fino a che tutti giungiamo all’unità della fede e della piena conoscenza del Figlio di Dio” (4:3,13). L’unità dello Spirito è già un dato di fatto, da conservare; l’unità della fede e della conoscenza è un traguardo futuro, ancora da conseguire.
Fu il cattolicesimo medievale e tridentino a definire il cristiano essenzialmente in termini di confessione dottrinale, anziché di un rapporto di riconciliazione con Dio. Paradossalmente, molti evangelici sono ancora prigionieri di un concetto cattolico del cristianesimo che la Chiesa Cattolica ha ormai scartato! Nonostante le differenze e le divergenze dottrinali, allora, siamo liberi di amarci come fratelli. “Da questo conosceranno tutti che siete miei discepoli, se avete amore gli uni per gli altri” (Giovanni 13:35).
Sarà importante però conservare una distinzione che l’autore inglese David Pawson propone con queste parole di sapienza in un suo recente libro:
“La soluzione di questa tensione sta nel fare una chiara distinzione tra comunione e ministero. È un equilibrio delicato, che richiede sensibilità spirituale. Vorrà dire accogliere alcuni come fratelli credenti, ma non accettarli come maestri. Tale discriminazione dovrà essere spiegata con grande amore, altrimenti sarà rapidamente frainteso.
“Senza una tale distinzione, rimarremo bloccati nell’attuale impasse, con i carismatici che accettano l’insegnamento di tutti coloro con i quali hanno comunione, e gli evangelici che rifiutano la comunione di tutti coloro dei quali non accettano l’insegnamento. Entrambe le tendenze hanno bisogno di maggiore discernimento e sapienza nella situazione attuale.
“Se i carismatici hanno bisogno di maggiore fermezza nel sostenere la verità, gli evangelici hanno bisogno di maggiore flessibilità nell’esprimere l’amore. Esaltare la verità a spese dell’amore è discutibile quanto esaltare l’amore a spese della verità. La strada dell’unità è quella di dirci la verità nell’amore, dal momento che la vera unità dipende dalle convinzioni comuni”.1
Punti di convergenza
Un secondo terreno sul quale è possibile fin da ora stare insieme è quello della preghiera, della lode e dell’adorazione. Possiamo avere dottrine diverse, ma questo non ci impedisce di adorare insieme Dio nostro Padre e Gesù nostro Salvatore e Signore. Né ci impedisce di pregare e intercedere insieme per la nostra nazione travagliata e per il mondo intero. “Venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà anche in terra come è fatta in cielo!” è un desiderio che tutti quanti abbiamo in comune. Ci vorrà, semmai, un piccolo sforzo da parte dei cattolici per astenersi dalle preghiere rivolte ad altre persone …
Un terzo campo in cui possiamo fare causa comune è quello della presa di posizione sulle questioni morali nella società. Su questioni come l’aborto, la famiglia, la sessualità, la bioetica, la difesa dell’ambiente, lo sviluppo e l’assistenza al Terzo Mondo, non abbiamo divergenze significative; anzi, in alcune di queste aree ci troviamo molto più d’accordo con la Chiesa Cattolica che non con l’area protestante liberale (vedi la recente dichiarazione di 65 pastori valdometodisti italiani a favore del riconoscimento giuridico delle unioni omosessuali).
Ci sono ancora troppi evangelici italiani che pensano che il grande avversario sia il cattolicesimo. Se mai lo è stato in passato, quel periodo è ormai finito da un pezzo. Il vero nostro avversario invece sono il paganesimo e il materialismo. L’Italia, come il resto dell’Europa, è ormai un paese “post- cristiano” in cui la religione, di qualunque genere, è sempre di più un fatto marginale.
Possiamo dunque fare alleanza nell’opporci al materialismo, all’occultismo, all’adorazione di Mammona e addirittura di Satana, e nell’annunciare Cristo, la Via, la Verità e la Vita. Già da alcuni anni negli Stati Uniti è in corso un’iniziativa interessante sotto il titolo “Alleati per la Fede e il Rinnovamento”, in cui vengono insieme esponenti teologicamente conservatori di una larga gamma di chiese per riflettere in comune su temi come questi e per favorire i legami di comunione e di riconoscimento reciproco.
Arricchimento
Infine, credo che abbiamo parecchie cose da imparare gli uni dagli altri. Il mondo evangelico-protestante ha un patrimonio di riflessione teologica e biblica dal quale i cattolici – seppure se ne stiano rapidamente impossessando – possono ancora attingere molto. Soprattutto nell’area della difesa della Parola di Dio contro gli attacchi del razionalismo modernista (fenomeno più recente nel cattolicesimo che non nel mondo protestante) abbiamo un’esperienza più vasta. Ci sono anche aspetti della nostra esperienza di vita comunitaria che possono essere un arricchimento per chi proviene da una tradizione rigidamente gerarchica.
Viceversa, credo che in alcuni campi possiamo imparare molto dai nostri fratelli cattolici. La loro etica di disciplina, ordine e rispetto per l’autorità è qualcosa di cui noi abbiamo urgentemente bisogno. L’enfasi cattolica sulla disciplina nella vita spirituale personale ci può arricchire grandemente, riequilibrando la nostra enfasi talvolta eccessiva sulla libertà e sulla spontaneità.
Anche nel culto e nella preghiera comunitaria, l’equilibrio tra ordine e spontaneità è qualcosa su cui abbiamo ancora da riflettere molto: spesso cadiamo in una “liturgia spontanea” che è molto più povera di contenuti delle liturgie fisse! Anche qui è significativa l’osservazione del pastore carismatico battista Pawson:
“Quello di cui abbiamo bisogno è un equilibrio tra lo spontaneo e il preparato … Se riusciremo ad unire i migliori elementi delle forme del passato con quelli migliori della libertà del presente, vivremo un salto di qualità nell’adorazione. Questo si sta già realizzando, notevolmente tra i laici cattolici carismatici”. 2
Riconciliazione
Le questioni che ancora ci dividono sono molte. Certamente non sarebbe realistico parlare di un progetto comune per costruire la chiesa: la divergenza tra le nostre ecclesiologie è enorme – abbiamo cioè due concetti completamente diversi di cosa sia la Chiesa – per cui sarebbe assurdo volerla costruire insieme.
Ma è venuto il tempo di abbattere le barriere del pregiudizio, di accoglierci reciprocamente e di metterci ad ascoltare con apertura e senza prevenzione le convinzioni gli uni degni altri. Dobbiamo chiederci perdono per le ingiustizie, per le persecuzioni, per le calunnie e le maldicenze, per l’astio e le asprezze nostre e dei nostri padri nella fede. Troppo spesso abbiamo creduto e sbandierato come caratteristici i peggiori esemplari e le peggiori espressioni che potevamo trovare gli uni degli altri.
È ora di dare l’avvio a un processo di riconciliazione!
1 D. Pawson, Fourth Wave, Hodder & Stoughton, 1993, pag. 75.
2 Fourth Wave, pag. 114.