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di Giuditta Allen
Una delle occupazioni più piacevoli per un genitore è quella di guardare il proprio bambino mentre dorme. La sola vista suscita tenerezza: facciamo un “pieno di amore”, non solo nei suoi confronti ma anche verso l’umanità in generale. Magari fosse sempre così tranquillo quel figlio, e anche il nostro cuore così traboccante di sentimenti buoni!
Purtroppo sappiamo che, con ogni probabilità, quell’angioletto di nostro figlio o figlia, entro poche ore, si rivelerà sotto tutt’altra luce, e anche noi ci troveremo a lottare per mantenere sia la calma interiore, sia quei sentimenti d’amore che prima sembravano così forti. Mi riferisco a quelle occasioni in cui il figlio non va più d’accordo con il fratello, la sorella oppure il compagno di gioco e comincia ad urlare, battere i piedi e così via.
Noi genitori come vediamo questi episodi che disturbano la pace in casa? Vorrei in questo articolo proporre alcune riflessioni su questo problema. Non ci sono regole, come in una partita di calcio, che ci dicano come comportarci. Le situazioni sono così varie che sarebbe assurdo cercare di reagire semplicemente come un arbitro di gara. Ma credo che Dio ci voglia guidare e usare, infatti “tutto coopera al nostro bene” anche quando i nostri figli litigano.
Occasioni di crescita
Non tutti i contrasti tra persone sono negativi: possono anche servire per chiarirci le idee. Non tutti i contrasti devono per forza finire per rovinare un’amicizia, né tanto meno con le botte. Ma i bambini di solito non sanno regolarsi in questi momenti e spesso hanno bisogno di una guida da parte di chi è più maturo; a volte, anche di un aiuto per controllarsi.
La Bibbia ha molto da dire su questo argomento, in modo specifico nel libro dei Proverbi da cui citerò alcuni versetti. Per cominciare però vorrei indicare un brano in 1° Corinzi 2:18-19: “Sento che quando vi riunite in assemblea ci sono divisioni tra voi, e in parte lo credo; infatti è necessario che ci siano tra voi anche delle divisioni, perché quelli che sono approvati siano riconosciuti tali in mezzo a voi”. Visto che avremo sempre divergenze di tanti tipi, cerchiamo di aiutare i nostri figli già fin da ora a saper affrontarle.
Per prima cosa, quando ci accorgiamo che c’è un litigio in corso, dobbiamo restare calmi. Questo può a volte non costarci niente, ma altre volte ci vorrà tutta la grazia di Dio! Perciò, prima di intervenire, è bene rivolgerci col pensiero al nostro Padre Celeste. Proverbi 15:1 dice: “La risposta dolce calma il furore, ma la parola dura eccita l’ira”. Siamo d’esempio!
Studiare i figli
Poi, se la situazione non è del tipo che richiede un intervento urgente da parte nostra, può essere utile osservare i nostri bambini mentre si bisticciano! È interessante notare quanti aspetti del loro carattere vengano manifestati mentre litigano. Ma facciamolo con la dovuta cautela perché è facile essere coinvolti emotivamente.
Credo che è un nostro dovere di genitori imparare a conoscere i nostri figli. In questo modo possiamo aiutarli a sviluppare e, quando necessario, a dominare il proprio carattere. Osserviamolo dunque un momento. Il figlio è arrabbiato? Come lo manifesta? Diventa manesco, oppure freme dentro di sé? Piange di autocommiserazione o attacca l’altro bambino con accuse? Dice bugie o si ritira dal gioco? Quando si rende conto della nostra presenza si calma, fa appello a noi oppure va avanti senza farci caso? E noi cosa facciamo con tutte queste informazioni?
Forse a questo punto possiamo cominciare a fare un po’ l’arbitro, nel senso che già possiamo fare una prima valutazione della situazione. Poi, se tutti e due i bambini sono in età di poter parlare, è bene ascoltare le due parti. Però non basta ascoltare le loro parole. Spesso chi ha torto non dice tutta la verità, o la modifica in qualche modo, e dobbiamo imparare a leggere in viso ai nostri figli.
Poi, molte volte ci sono delle motivazioni nascoste, che nemmeno il bambino stesso riconosce, e che lo hanno spinto a reagire male. Può darsi che, per esempio, abbia subito un’ingiustizia a scuola o in cortile da parte di qualche altro bambino, oppure ha trovato un compito molto difficile o gli è andato male e quindi è tornato a casa frustrato o risentito.
Allora, oltre a calmare la situazione attuale, c’è bisogno di prendere tempo con il bambino per ascoltare la sua storia e spiegargli come riconoscere e accettare le sue reazioni e portarle a Dio per poter perdonare il compagno o per ricevere consolazione. Bisogna che i bambini diventino consapevoli delle loro difficoltà e che imparino a controllarsi, anziché sfogarsi sul primo che capita in casa. Bisogna ricordare anche che questo non succede tutto in una volta; senz’altro bisognerà ripetere la lezione!
Riconciliazione
Una volta chiarito tutto, credo sia molto importante che i litiganti facciano la pace, che si chiedano scusa ad alta voce (è molto umiliante, ma proprio per questo fa bene!), e che si diano un bacio. Il bacio è una cosa che anche i piccolissimi capiscono. Poi, appena possibile – al più tardi, prima di andare a letto – chiunque ha colpa dovrebbe anche chiedere perdono a Dio e ai genitori. Quest’abitudine costruisce il senso della responsabilità per le proprie azioni, rende più sensibile l’anima all’opera che Dio fa in loro ed evita l’accumularsi di sensi di colpa e frustrazioni che sono alla base di tanti problemi nella società. Non è mai troppo presto per abituarsi a non avere conti in sospeso con Dio e con quelli che ci circondano.
Quando ho chiesto ai miei figli che cosa si ricordavano dei loro litigi da bambini, uno di loro mi ha detto che di solito si litiga per stupidaggini! Prendiamo un esempio banale, ma purtroppo frequente. Il fratello più piccolo sta giocando da solo con una macchinina mentre la mamma stira. Arriva il fratello maggiore che ha finito i compitini, oppure ha appena spento il televisore, scorge il fratellino colla sua macchinina e subito se la riprende senza tanti complimenti. A questo punto il fratellino caccia un urlo, allunga velocemente la mano e tenta di riprendersi il giocattolo. Il fratello maggiore lo respinge esclamando: “È mia, questa macchina!” e se ne va, con il piccolo che gli piange dietro.
La mamma cosa fa? E il papà?
È impossibile stabilire delle regole: anche in una situazione così semplice le variabili sono moltissime. A volte ha ragione chi dice di lasciarli stare per risolvere da soli il problema. Ma il genitore attento saprà distinguere se il motivo del litigio ha alla base un difetto di carattere oppure una momentanea crisi di malumore. Se episodi del genere accadono spesso, potremmo verificare se il fratello maggiore non abbia problemi di gelosia, oppure se siamo noi a non rispettare abbastanza le sue cose.
Come ha avuto la macchinina il fratellino? Se gliel’abbiamo data noi, dobbiamo anche rispondere di questo fatto. Se invece l’altro se l’è presa senza chiedere permesso a nessuno, abbiamo un duplice compito: insegnare al fratellino a “non rubare”, a rispettare cioè le cose degli altri e a chiedere il permesso prima di toccarle, e al fratello maggiore a non imporsi in maniera prepotente nemmeno a chi è più debole di lui, ma piuttosto a chiedere prima le cose con gentilezza, e se non ottiene il risultato desiderato a rivolgersi a chi ha autorità (in questo caso un genitore). Facciamo notare Proverbi 11:25: “Chi è benefico sarà nell’abbondanza, e chi annaffia sarà egli pure annaffiato”.
Ma perché fa così?
Aggiungerò ancora qualche osservazione. Il bambino che reagisce spesso come il fratello maggiore dell’esempio, lo fa forse perché è geloso delle sue cose? In questo caso bisogna insegnargli a condividerle con gli altri, oppure, se è una cosa importante o personale, fargli capire che non deve lasciarla dove gli altri la troveranno facilmente. Oppure agisce così per provocare il fratellino perché questo piange facilmente? Allora c’è un altro lavoro da fare. E si può continuare a lungo con questo tipo di analisi, perché ogni bambino è diverso, anche nella stessa famiglia, e ci sono tanti motivi per cui non vanno d’accordo tra loro. Si tratta della formazione del carattere. Il libro dei Proverbi dice: “Lo stolto lascia scorger subito il suo cruccio …”, e ancora: “Chi è lento all’ira ha molto buon senso, ma chi è pronto ad andare in collera mostra la sua follia” (12:16, 14:29).
Vorrei ora accennare ad alcuni difetti di carattere che favoriscono un atteggiamento litigioso e che quindi andrebbero corretti con l’aiuto del Signore:
- Egoismo(Proverbi 16:19: “È meglio essere umili con i poveri che spartire la preda con i superbi”);
- Orgoglio(Proverbi 13:10: “Dall’orgoglio non viene che contesa, ma la saggezza è con chi dà retta ai consigli”);
- Voglia di comandareo di essere il primo;
- Odio o risentimento(Proverbi 10:12: “L’odio provoca liti, ma l’amore copre ogni colpa”);
- Desiderio di avere ragione a tutti i costio di essere migliore degli altri;
… e ce ne sarebbero tanti altri che ognuno può aggiungere da sé.
Grazie a Dio, siamo stati chiamati a manifestare il carattere di Gesù, e anche i nostri figli, confrontati con le loro difficoltà e con la Parola di Dio, possono imparare a superare e a risolvere i loro difetti.
È colpa nostra?
C’è ancora una cosa al quale noi genitori dobbiamo badare. I bambini litigano sopratutto quando sono stanchi o annoiati. E spesso è colpa nostra se sono stanchi, perché li portiamo con noi fino a tardi – anche alle riunioni di chiesa – quando devono alzarsi presto per andare a scuola. Oppure si annoiano perché, mentre siamo presi con le cose nostre durante una visita, per esempio, non hanno modo di occuparsi. Poi la noia produce atteggiamenti negativi … con i risultati che conosciamo tutti! Più un bambino è grande, e più è sveglio e intelligente, più dobbiamo tenere conto delle sue esigenze nel nostro programma.
Infine, vorrei citare la mia figlia più piccola. Anche a lei ho chiesto che cosa si ricordava dei litigi e – forse perché tra sorelle si litiga di meno – mi ha detto che l’unico caso che le veniva in mente era quando lei prendeva le bambole della sorella più grande e poi era costretta a ridargliele perché l’altra si arrabbiava. Poi ha commentato: “Ma ora è la stessa cosa con i vestiti!” L’esempio è significativo: certe cose, se non le impariamo da piccoli, ce le portiamo dietro anche da grandi!
È nostro compito di genitori, con coraggio e sensibilità, aiutare i nostri figli a diventare persone mature e controllate che sappiano risolvere i conflitti in modo civile: dare e non solo pretendere, ascoltare e non solo dire la loro.