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di Massimo Loda
“Ma anche se noi o un angelo dal cielo vi annunziasse un vangelo diverso da quello che vi abbiamo annunziato, sia anatema. Come abbiamo già detto, lo ripeto di nuovo anche adesso: se qualcuno vi annunzia un vangelo diverso da quello che avete ricevuto, sia anatema. Vado forse cercando il favore degli uomini, o quello di Dio? Oppure cerco di piacere agli uomini? Se cercassi ancora di piacere agli uomini, non sarei servo di Cristo. Vi dichiaro, fratelli, che il vangelo da me annunziato non è opera d’uomo …” (Gal. 1:8-11).
Dalla nascita della chiesa fino ad oggi, ci si è sempre dovuti confrontare con la manipolazione del vangelo ad uso delle varie correnti spirituali, fossero queste giudaizzanti, con un’accentuazione particolare sull’osservanza della legge, fossero gnostiche, oppure ipercarismatiche con l’esasperazione della pneumaticità a danno grave della rivelazione scritta. L’apostolo Paolo si preoccupa di evidenziare subito che il vangelo da lui predicato non è secondo l’uomo e la moda imperante in quel tempo storico (v.11), ma viene direttamente dalla rivelazione del cuore di Gesù.
È facile ancora oggi cadere nella trappola della modificazione del messaggio centrale del vangelo, adattandolo alle variazioni culturali che caratterizzano il cammino dell’umanità. Sarebbe superficiale negare che il nostro modo di interpretare diversi passi della Scrittura è radicalmente diverso da quello dei riformatori. Le rivoluzioni culturali che si sono susseguite nella storia ci hanno lasciato in eredità una riforma continua dell’esegesi. Potremmo banalizzare facendo l’esempio della posizione intorno alla schiavitù, che per l’apostolo Paolo non era una condizione così drammatica (1° Cor.7:21) e che fino a cento anni fa era comunemente accettata e da alcuni sostenuta con argomenti biblici, e oggi invece è considerata assolutamente vergognosa.
E proprio perché cambia il nostro modo di rapportarci alla Scrittura, deve rimanere fermo il contenuto.
Quale vangelo, dunque?
“Cristo infatti mi ha mandato ad evangelizzare … affinché la croce di Cristo non sia resa vana. Infatti il messaggio della croce è follia per quelli che periscono … poiché i Giudei chiedono un segno e i Greci cercano sapienza, ma noi predichiamo Cristo crocifisso, che è scandalo per i Giudei e follia per i Greci” (1° Corinzi 1:17-23, versione Nuova Diodati).
La predicazione del vangelo non si adatta ai bisogni culturali dei differenti gruppi sociali. Alcuni cercano i segni perché la loro idea di Dio va in quella direzione, altri cercano la soddisfazione dei loro bisogni intellettuali, una particolare sapienza, ma noi abbiamo l’obbligo di predicare la croce a costo di passare per scandalosi o folli.
Non lasciamoci sedurre dalla mentalità degli effetti speciali (Mc. 13:21-23) perché non sono questi il cuore del vangelo, ma di nuovo predichiamo la venuta di un regno al di sopra di ogni cultura, il cui re Gesù Cristo è la potenza di Dio e la sapienza di Dio che soddisfa ogni uomo, sia greco che giudeo (1° Cor. 1:24).