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di Harold O. J. Brown
Nelle nazioni occidentali, la maggior parte della gente crede che tutti finiranno in Paradiso … ammesso, e non concesso, che ci sia un Paradiso!
Questa idea si chiama universalismo. Due illustrazioni possono aiutarci a chiarirci le idee su quest’argomento così importante.
In Alice nel paese delle meraviglie, Alice osserva una strana gara di corsa: è tutta una confusione, i concorrenti partono e finiscono quando vogliono. Improvvisamente il Dodo, che fa da arbitro, grida: “È finita la gara!”, e tutti si avvicinano per sapere chi ha vinto. Il Dodo esclama: “Tutti hanno vinto, e tutti devono essere premiati”. Il problema è però che se vincono tutti, non è più una gara.
L’altra è un indovinello che si raccontava un tempo a Boston. Domanda: “Qual è la differenza tra Unitariani e Universalisti?” [erano due raggruppamenti religiosi, ora unificati]. Risposta: “Gli Unitariani credono che Dio sia troppo buono da condannare qualcuno; gli Universalisti, che l’uomo sia troppo buono perché Dio lo condanni”. Ecco il pensiero universalista: o Dio è troppo indulgente da punire l’uomo, o l’uomo è troppo buono da meritare la punizione.
L’Unitariano ragiona come Voltaire, che disse: “Dio mi perdonerà, è il suo mestiere!”L’Universalista ragiona come Anna Frank, che scrisse nel suo Diario subito prima di essere trascinata via al campo di sterminio: “Io credo che tutti gli uomini hanno il cuore fondamentalmente buono”. O Dio è troppo indulgente, o noi siamo troppo buoni.
Ma queste due affermazioni trovano conferma nella Bibbia e nell’esperienza?
L’universalismo tenta di eliminare un aspetto del Vangelo che sembra farne una notizia cattiva anziché buona. Ma la gente è scandalizzata dal Vangelo quando perde di vista la buona notizia – che la salvezza è offerta come dono gratuito – e fissa l’attenzione sulla brutta notizia: che l’offerta scade se viene trascurata o rifiutata.
Alcuni sono impediti dai loro pregiudizi filosofici dal vedere Dio come lo rivela la Scrittura: un Dio nello stesso tempo di ira e di amore. “Se è un Dio di amore, come può punire?” Ma Dio deve forse adeguarsi alle nostre aspettative? Egli ha rivelato se stesso diversamente nelle Scritture.
Fra i due concetti della salvezza universale, da una parte, e della punizione eterna, dall’altra, c’è una posizione intermedia: quella dell’annichilimento dei malvagi al giudizio finale. Questa posizione prende spunto da alcuni brani biblici che parlano di una “morte seconda” (ad es., Apocalisse 20:14). Ma purtroppo i testi che parlano di punizione eterna sembrano escludere ogni possibilità che questo possa essere il destino dei perduti.
Se l’universalismo è vero e Dio salva tutti indiscriminatamente, vuol dire che nulla che un essere umano può fare o non fare ha significato agli occhi di Dio!
Il problema principale dell’universalismo è che contraddice il chiaro insegnamento della Scrittura. Tantissimi brani biblici ci avvertono del giudizio finale. Gesù parla della “resurrezione di giudizio” (Giovanni 5:29). E se non possiamo fidarci delle parole di Gesù quando parla di giudizio, come potremo crederGli quando promette la resurrezione e la vita eterna?
Non solo, ma rende insignificante non solo la religione ma la vita stessa. L’universalismo fa sedere allo stesso banchetto celeste Hitler con gli Ebrei da lui sterminati. Nega all’uomo la libertà di rifiutare ciò che Dio gli offre. Distrugge il significato morale della vita e della condotta in questo mondo.
È meglio credere alle affermazioni delle Scritture: “È stabilito che gli uomini muoiano una volta sola, dopo di che viene il giudizio” (Ebrei 9:27). Ma “Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna” (Giovanni 3:16).
Adattato da un articolo apparso su Pastoral Renewal, giugno 1987. © 1987 Pastoral Renewal, Ann Arbor, MI, USA.