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di Ernesto D. Bretscher e Geoffrey Allen
Da qualche tempo i nostri amici e i credenti delle nostre chiese sono bersagliati da critiche, illazioni e contestazioni da parte di molti altri fratelli evangelici. Sono così emerse diverse domande a proposito della nostra identità e degli obiettivi che il nostro movimento si prefigge.
Abbiamo pensato dunque che sarà utile mettere a disposizione dei nostri lettori le nostre risposte ad alcune di queste domande.
- Da alcuni anni vi proponete come un movimento che si distingue all’interno del mondo pentecostale-carismatico, sottolineando l’importanza per la Chiesa dei “tempi di restaurazione”, espressione che è anche il titolo della vostra rivista. Ma qual è il fine di questa “restaurazione”?
In Atti capitolo 3:18-21 leggiamo queste parole dell’apostolo Pietro: “Ciò che Dio aveva preannunziato per bocca di tutti i profeti, cioè, che il suo Cristo avrebbe sofferto, egli lo ha adempiuto in questa maniera. Ravvedetevi dunque e convertitevi, perché i vostri peccati siano cancellati e affinché vengano dalla presenza del Signore dei tempi di ristoro e che egli mandi il Cristo che vi è stato predestinato, cioè Gesù, che il cielo deve tenere accolto fino ai tempi della restaurazione di tutte le cose …”
Spesso la Parola di Dio parla di “un tempo” o di “tempi” particolarmente significativi, come lo fu per esempio quello precedente la prima venuta del Signore. È la nostra convinzione che oggi stiamo vivendo uno di questi momenti. Quando Gesù si trovò a contemplare Gerusalemme, disse: “Gerusalemme, Gerusalemme … quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli, come la chioccia raccoglie i suoi pulcini sotto le ali; e voi non avete voluto! … Non hai conosciuto il tempo nel quale sei stata visitata” (Lc. 13:34, 19:44). Paolo scrive: “Quando giunse la pienezza del tempo, Dio mandò suo Figlio”
(Gal. 4:4), e in Efesini 1:9-10 aggiunge che “il disegno benevolo che aveva prestabilito dentro di sé, per realizzarlo quando i tempi fossero compiuti … consiste nel raccogliere sotto un solo capo, in Cristo, tutte le cose: tanto quelle che sono nel cielo, quanto quelle che sono sulla terra”.
L’obiettivo finale di Dio è dunque quello di raccogliere ogni cosa sotto il dominio di Gesù Cristo. Oggi stiamo assistendo a un’accelerazione della storia, al convergere di molti fattori. È un momento speciale che potrebbe preparare il ritorno del nostro Signore Gesù: Dio sta traendo insieme uomini, donne e comunità, unendoli sotto Gesù Cristo. Forse qui in Europa siamo ancora un po’ indietro rispetto ad altri paesi, dove già milioni di persone si ritrovano ad essere fratelli in Cristo. I pentecostali e i carismatici nel mondo sono già oltre 450 milioni e ci sono paesi in cui il 30% della popolazione è già riunito sotto il Capo, Gesù Cristo.
- Ma perché l’esigenza di porvi come un nuovo movimento, piuttosto che lavorare all’interno di una denominazione evangelica già costituita?
Il nostro movimento è nato circa quindici anni fa come “Movimento di comunione e di restaurazione”. Dio ci fece comprendere che le varie chiese evangeliche in cui siamo “nati” spiritualmente provenivano da un processo, non ancora ultimato, di riforma e di recupero di verità trascurate o dimenticate; e che questo processo non è terminato, per cui Egli intendeva fare ancora qualcosa di nuovo. Infatti la parola d’ordine che ricevevamo era: “Ecco, io sto per fare una cosa nuova, essa sta per germogliare; non la riconoscerete?” (Is. 43:19).
Purtroppo questa visione non fu ricevuta dalla maggior parte delle chiese esistenti, che spesso ritengono di possedere già una conoscenza sufficiente della verità o comunque non sembrano pronte a mettere in discussione forme e strutture ereditate dai loro “padri”. Così ci siamo ritrovati, nostro malgrado, emarginati – in qualche caso letteralmente espulsi! – dalle chiese evangeliche esistenti e costretti a formarne di nuove, “otri nuovi” abbastanza elastici da contenere il fermento di questo “vino nuovo”.
Ciò nonostante, e anche quando la realtà del mondo in cui viviamo e le esigenze delle leggi dello Stato ci hanno costretti a dare un nome e ad adottare forme e strutture per la nostra opera, abbiamo sempre cercato di mantenere un atteggiamento di apertura nei confronti dei nostri fratelli, anche di quelli che si dimostrano “chiusi” nei nostri confronti. Non ci consideriamo certamente come “la chiesa” o “l’opera di Dio”, ma soltanto una piccola parte di essa.
- E perché “Comunione e restaurazione”?
Perché individuammo appunto queste come due aree in cui Dio voleva particolarmente lavorare. Prima, la comunione tra tutti coloro che Lo amano che ci porta a diventare fratelli ed amici, rispettandoci a vicenda e creando i giusti rapporti di stima, di affetto e di fedeltà reciproca, e a riconoscere nel patto (il nuovo patto in Cristo) la base della chiesa e dell’unità tra i cristiani. Infatti le nostre chiese hanno fatto largo uso di strutture, quali le “cellule” o “gruppi in casa”, che favoriscano lo sviluppo dei rapporti fraterni e il senso di “famiglia” tra i credenti.
Poi, la restaurazione. Abbiamo capito che la chiesa, così com’è, non risulta uno strumento idoneo all’evangelizzazione del mondo. Arrivammo a capire che Gesù non può ritornare se prima la Chiesa non sarà pronta a riceverlo. In Efesini 5:25-27 leggiamo: “Cristo ha amato la chiesa e ha dato sé stesso per lei, per santificarla dopo averla purificata lavandola con l’acqua della parola, e per farla comparire davanti a sé gloriosa, senza macchia, senza ruga o altri simili difetti, ma santa e irreprensibile”.
In tutta onestà, non si può affermare che la Chiesa sia oggi in queste condizioni. Le manca la pienezza della potenza e della gloria di Cristo, e certamente non è santa ed irreprensibile! Nessuna chiesa è come il Signore la vorrebbe. Abbiamo dunque lavorato per il recupero di aspetti della vita di chiesa quali la lode e l’adorazione; la cura pastorale e il governo della chiesa secondo modelli biblici; l’espressione di tutti i ministeri descritti nel Nuovo Testamento, che devono lavorare insieme per costruire la Chiesa.
Non solo, ma la Chiesa è anche piena di divisioni. Non ci amiamo come Cristo ci comanda, allo stesso modo in cui Egli ci ha amati. E la gente dice: “Se non riuscite ad essere uniti tra di voi, quale messaggio volete trasmetterci?” Il non credente non capisce e non giustifica le divisioni all’interno del cristianesimo.
Gesù ha dato la Sua vita affinché la Chiesa diventi esattamente come quella descritta in Efesini. È dunque nostro dovere lavorare in questa direzione. E questo richiede sacrificio: a Gesù è costato la vita, e anche noi siamo chiamati a morire a noi stessi perché il Suo disegno possa compiersi.
- Siete oggi messi in discussione da gran parte del mondo evangelico italiano per il fatto che avete avviato un dialogo con i cattolici. Come mai?
Prima di tutto, perché siamo convinti che è qualcosa che il Signore ci ha chiesto di fare (vedi Tempi di Restaurazione n.2/94, pag.3). Non è perché ci è saltato un grillo in testa o perché abbiamo pensato che sarebbe una bell’idea: anzi, andava contro le convinzioni più radicate di diversi fra di noi e inoltre comporta molte sofferenze, lacrime e lotte. Siamo fraintesi, incompresi, ostacolati, combattuti e criticati. Molti credenti hanno paura di un’iniziativa del genere.
Ma siamo convinti che Dio sta chiamando tutti i suoi figli a costruire rapporti di comunione, al di là delle differenze dottrinali, che pure non possiamo sottovalutare. E non abbiamo dubbi che i cattolici carismatici con i quali abbiamo avviato questi rapporti (il nostro dialogo non è infatti con organi ufficiali della Chiesa Cattolica in quanto tale) sono effettivamente figli di Dio.
Non bisogna dimenticare, poi, che anche per i cattolici l’evento di Rimini, per esempio, è stato un vero e proprio terremoto! Molti hanno difficoltà a digerire quanto sta accadendo. Hanno anch’essi una mentalità tradizionale che non comprende una simile apertura. Ma lo Spirito Santo è all’opera per convincere le persone a riconciliarsi, prima con Dio e poi tra di loro. Nello stesso tempo, c’è anche un’influenza spirituale che vuole impedire che tutte le cose convergano sotto un solo capo, Cristo Gesù.
- Ma voi credete davvero che anche la Chiesa Cattolica sia chiesa del Signore?
Sì … e no! Non crediamo che la Chiesa sia oggi una sola comunità o una denominazione particolare, né una sola confessione (protestante, cattolica o ortodossa), ma che sia presente ovunque si riconosce Gesù Cristo come Signore e Salvatore. La Chiesa è formata da tutti coloro che hanno arreso la propria vita a Cristo, e quindi è presente nella Chiesa Cattolica, Anglicana, Protestante, Ortodossa, e non solo nelle varie comunità evangeliche. Viceversa c’è anche gente che, pur essendo in quelle “chiese” (anche le nostre!), non fa parte della vera Chiesa perché, pur essendo religiosa, non ha arreso la propria vita a Dio, né ha fatto un’esperienza personale con il Signore.
- Alcuni sospettano che stiate diventando cattolici …!
Assolutamente no! Almeno, solo nel senso che crediamo che la Chiesa è “cattolica” nel significato originale di “universale”… La nostra spiritualità è evangelica e pentecostale, e siamo anche una chiesa apostolica: cioè, crediamo nell’attualità dei ministeri di apostoli e di profeti, oltre ad evangelisti, pastori e dottori (Ef. 4:11). Decisamente non siamo cattolici romani, perché non riconosciamo l’autorità del Papa, e perché la nostra teologia e la nostra ecclesiologia sono e rimangono evangeliche. Siamo però aperti a un ecumenismo spirituale, nel senso che siamo disposti ad avere comunione con quanti sono fratelli in Gesù Cristo presenti nelle diverse confessioni.
Siamo anche aperti a rivalutare elementi validi, presenti in qualsiasi tradizione cristiana, che possono essere stati trascurati o dimenticati nel corso delle varie “riforme”: a volte si butta via il bambino insieme con l’acqua sporca. Per esempio, troviamo nella Chiesa Cattolica (o almeno nelle sue espressioni più sane) un senso dell’unità della Chiesa e un rispetto per l’autorità e per la disciplina, che mancano a molte chiese evangeliche.
- Pensate sia possibile che in un futuro ci sia unità strutturale tra le diverse confessioni cristiane?
Insieme a Gesù, preghiamo perché i cristiani “siano tutti uno … siano perfetti nell’unità, affinché il mondo creda” (Gv. 17:21,23). È chiaro da queste parole di Gesù che la nostra unità deve essere visibile e concreta, non solo “spirituale”.
Per raggiungere questa unità, però, il cammino è ancora lunghissimo. Come primo passo, la Chiesa ha bisogno di essere visitata dallo Spirito Santo. Come nella profezia di Ezechiele 37, le ossa secche – aride di tradizioni e di liturgie morte e senza più significato – devono tornare a vivere e diventare dei corpi viventi.
Ma anche da parte nostra è richiesto un impegno. “Sforzatevi di conservare l’unità dello Spirito con il vincolo della pace. Vi è un corpo solo e un solo Spirito …” (Ef. 4:3-4). Il primo passo da compiere non riguarda dunque le strutture, bensì i rapporti di comunione. È in questa direzione che stiamo attualmente facendo la nostra piccola parte. La base dell’unità della chiesa non consiste in organizzazioni, ma in rapporti di comunione e di amore (e spesso questo manca anche all’interno delle nostre comunità!).
Attenzione però: stiamo parlando qui di unità della vera Chiesa del Signore, di tutti i veri credenti attualmente sparsi in tutte le diverse confessioni, e non necessariamente di unità tra quelle confessioni, composte come sono di un miscuglio di veri credenti e di “cristiani anagrafici” o “pagani battezzati”, come li chiamano i nostri amici cattolici.
Tuttavia, l’unità voluta dal Signore non può limitarsi alla semplice comunione tra cristiani che continuano poi a vivere ognuno nella propria struttura. Dovrà alla fine sfociare in un recupero dell’unità visibile, una sola Chiesa (e non le oltre 22.000 diverse denominazioni che oggi esistono!). E questo implica che ci dovrà essere – non necessariamente uniformità in ogni espressione della nostra vita cristiana – ma unità di governo della Chiesa.
Non più dunque tante comunità nella stessa città o località che vanno avanti ognuna per conto suo ignorando l’esistenza delle altre. Non necessariamente una sola mega-chiesa (ci sono oggi delle metropoli dove questo sarebbe impossibile), ma comunque pastori e presbiteri in relazione tra di loro che si consultano e insieme prendono decisioni che riguardano tutta la comunità dei credenti nella loro città, e sotto la supervisione trans-locale di ministri (da noi riconosciuti come apostoli) che mantengono e rappresentano l’unità della Chiesa “cattolica”, ossia universale, a loro volta riunendosi per trattare le questioni di interesse universale in uno spirito di reciproco rispetto e mansuetudine e, soprattutto, nell’ascolto dello Spirito Santo, come vediamo in Atti cap. 15.
Crediamo che questo è possibile, e anzi che deve accadere, perché la preghiera di Gesù non potrà restare senza risposta! Ci vuole però molta fede per crederlo, ci vorrà una serie di miracoli enormi. E come avverrà, non lo sappiamo. Può darsi che tutte le chiese storiche, dagli Ortodossi e i Cattolici, alle chiese oggi “liberali” e ai pentecostali, vivano una riforma radicale, mettendosi in discussione e tornando alle radici bibliche. Infatti già negli ultimi trent’anni la Chiesa Romana ha adottato una serie di riforme notevoli, comprese alcune delle rivendicazioni fondamentali di Lutero e compagni: prima di tutto, la traduzione (dai testi originali) e la diffusione della Bibbia su larga scala e il permesso, anzi l’incoraggiamento, a tutti i laici di leggerla e studiarla, e le funzioni religiose non più in latino ma in una lingua che la gente può capire per poter partecipare attivamente.
Nei seminari cattolici oggi si studiano addirittura gli scritti di Lutero. Si parla di evangelizzazione, di ravvedimento, di pentimento, di lealtà, di impegno e di consacrazione, si parla di fare di Gesù il centro della propria vita. Qualcosa sta davvero accadendo. Lo Spirito Santo è all’opera dappertutto perché Gesù Cristo sia riconosciuto come il Signore.
Tuttavia, rimangono numerosi e imponenti ostacoli alla piena comunione, senza ancora parlare di unità organizzativa. Per limitare il discorso alla sola Chiesa Cattolica, tutta la sua dottrina dei sacramenti e del sacerdozio, le pretese del papato, il culto di Maria e dei santi, la dottrina del purgatorio e le preghiere per i morti, il canone della Scrittura, il valore della tradizione, il battesimo dei bambini con la conseguente confusione tra Chiesa e mondo, sono ostacoli che sembrano oggi insormontabili. E a questo proposito, sarà forse utile dire che – contrariamente ad alcune voci infondate che si sentono in giro – non è pensabile per ora l’intercomunione con i nostri fratelli cattolici: cioè, noi non possiamo partecipare alla loro eucarestia, né loro possono partecipare alla nostra Santa Cena, per ragioni sia di dottrina che di disciplina ecclesiastica.
La strada ancora da fare è dunque lunghissima e forse non si compirà senza una nuova era di persecuzioni, da sempre il mezzo più efficace per purificare e unire la Chiesa (come è successo in Cina). O forse saranno le stesse chiese “ufficiali” a perseguitare ed espellere tutti i veri credenti, che verranno insieme per formare quella Sposa gloriosa che Gesù potrà finalmente abbracciare. Non lo sappiamo. Ma sicuramente Dio esaudirà la preghiera di Suo amato Figlio!
- David Wilkerson, negli anni ‘70, ebbe una visione che scrisse in un libro diffuso in tutto il mondo. Secondo questa visione, tutte le chiese storiche – Cattolica, Protestante ed Ortodossa – si sarebbero unite per formare una “super-chiesa” che l’Anticristo userà per governare il mondo. Da questa super-chiesa tutti i credenti autentici sarebbero usciti per formare una chiesa spirituale vera e unita, in contrapposizione a quella terrena e corrotta. Alla luce di questa visione, il dialogo con chiese quali quella cattolica non dovrebbe essere da Dio.
La visione di un uomo non può essere considerata parola infallibile di Dio e ricevuta come fosse la Bibbia stessa. “In parte profetizziamo”, dice l’apostolo Paolo: le nostre visioni possono essere anche influenzate dalle nostre ideologie. Può darsi che le cose vadano in quel modo, ma è anche possibile che Dio converta tutte le persone impegnate nelle diverse chiese. Non sta a noi stabilire come Dio realizzerà i suoi progetti.
Quello che però è certo è che oggi ci sono tanti cari fratelli anche nella chiesa cattolica, uomini e donne che hanno fatto un’esperienza con Gesù e con lo Spirito Santo, con i quali non possiamo rifiutare di avere comunione. E cercare la comunione con loro non va certo contro la visione neanche di David Wilkerson.
- Ma come vi ponete davanti agli errori e alle infedeltà della Chiesa romana?
La nostra salvezza è pura grazia. Il nostro cammino, costellato da errori, peccati e cadute è avvolto dalla grazia. Ed è proprio perché c’è grazia che c’è speranza per tutti noi … cattolici compresi! Vogliamo forse illuderci che anche nel mondo evangelico non esistano “errori e infedeltà”?!
Nei confronti del mondo cattolico, dunque, pensiamo sia doveroso porci in un atteggiamento di dialogo, senza pregiudizi. Pur consapevoli dei numerosi errori teologici e degli elementi di paganesimo presenti nel cattolicesimo, rimane in noi un atteggiamento di grazia. “Beati i misericordiosi, perché a loro misericordia sarà fatta” (Mt. 5:7). Non consideriamo il cattolicesimo come la “grande Babilonia”, termine che in Apocalisse è chiaramente riferito alla Roma imperiale.
Può esserci già comunione tra singoli fratelli, ma non ancora tra le due Chiese (evangelica e cattolica), che sono ancora divise da reciproca scomunica. Siamo d’accordo sul credo apostolico, apprezziamo lo sforzo fatto per riportare la Chiesa alla fedeltà della Parola di Dio, le battaglie fatte per la preservazione dei valori morali cristiani; ma ci sono tante cose sulle quali restiamo dissenzienti, cose sulle quali dobbiamo lavorare con umiltà, verità e carità. Per noi vengono prima l’amore l’uno per l’altro. Poi, sulla base dell’amore che ci porta a dialogare, affrontiamo le questioni fondamentali di dissenso teologico.
- Se doveste dire qualcosa a quanti vi contestano, cosa direste loro?
Diremmo che comprendiamo il loro stato d’animo, che apprezziamo le preoccupazioni che hanno per noi e che faremo tutto il nostro possibile per rimanere fedeli al Signore, alla Sua Parola e all’identità che ci ha dato, senza compromettere nulla. E a quanti tra di noi dovessero considerare i cattolici o i protestanti essere dal diavolo o nemici della croce di Cristo, ricorderemo le profonde parole di Gesù: “Amate i vostri nemici, benedite coloro che vi maledicono, fate del bene a quelli che vi odiano, e pregate per quelli che vi maltrattano e che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; poiché egli fa levare il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti … Voi dunque siate perfetti, come è perfetto il Padre vostro celeste” (Mt 5:44-48).