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di Don Double
“… a un altro, diversità di lingue e a un altro, l’interpretazione delle lingue” (1° Cor. 12:10).
Veniamo dunque agli ultimi due doni, le “diversità di lingue” e “l’interpretazione delle lingue”.
La Bibbia ci dà almeno quattro ragioni per parlare in lingue, una delle quali coinvolge anche l’ultimo dono dello Spirito, “l’interpretazione delle lingue”. Il primo motivo è per evidenziare il battesimo nello Spirito Santo.
In Atti 2:4 leggiamo: “Tutti furono riempiti di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue, come lo Spirito dava loro di esprimersi”. Questo brano della Scrittura dimostra chiaramente che parlare in altre lingue è una prova che si è stati battezzati nello Spirito Santo. Altri episodi biblici mettono in evidenza la stessa cosa, come nel caso della famiglia di Cornelio (Atti 10:44-46) e quello degli uomini di Efeso (19:6), i quali cominciarono a parlare in altre lingue non appena lo Spirito venne su loro.
Posso? Certamente!
Ora, io credo che tutti coloro che sono battezzati nello Spirito Santo possono parlare in lingue. Se poi lo fanno effettivamente è un’altra questione.
Alcuni dicono: “Ma non potrebbe il Signore manifestare un altro dono per darci la certezza di essere stati battezzati nello Spirito Santo?” Questa è una scusa vecchia e logora, data perché alcuni non vogliono parlare in lingue!
Erano in circa centoventi nell’alto solaio il giorno della Pentecoste, e la Bibbia dice che “tutti… cominciarono a parlare in altre lingue” quando furono riempiti di Spirito Santo. Se fosse stato necessario manifestare altri doni per dimostrare che erano stati riempiti di Spirito Santo, sono sicuro che il Signore li avrebbe distribuiti allora.
Ora, è senz’altro vero che, man mano che andiamo avanti nella pienezza dello Spirito e siamo “continuamente riempiti dello Spirito” (come dice letteralmente il testo greco di Efesini 5:18), ci saranno altre cose che evidenzieranno che siamo ripieni di Spirito Santo. In Atti 1:8 è scritto: “Voi riceverete potenza quando lo Spirito Santo verrà su di voi”. Ci dev’essere dunque potenza nella nostra vita!
La Bibbia dice anche che lo Spirito Santo ci annuncerà le cose di Cristo, rendendoci più reale il Signore Gesù (Giov. 16:13-15). 1° Giovanni 2:27 ci informa che l’unzione ci insegna ogni cosa. In altre parole, lo Spirito Santo rende la Bibbia più reale per noi.
Ancora, in Romani 5:5 leggiamo: “L’amore di Dio è stato sparso nei nostri cuori mediante lo Spirito Santo che ci è stato dato”. Ci deve essere una nuova dimensione di amore nella nostra vita.
Ma, anche quando si verificano queste cose, non ho mai conosciuto qualcuno che abbia avuto la certezza di essere ripieno di Spirito Santo fino a quando non ha parlato in lingue! Biblicamente, il parlare in lingue produce qualcosa in te che nessun’altra esperienza può fare. Il primo uso del parlare in lingue è dunque come una delle prime manifestazione dell’essere ripieni di Spirito Santo.
Lingue e interpretazione
Il secondo uso del parlare in lingue è “il dono delle lingue” per la chiesa. È quando le lingue vengono usate in questa maniera che l’ultimo dono dello Spirito, “l’interpretazione delle lingue”, entra in azione. Questo è un dono di grande valore.
Ogni credente ripieno di Spirito Santo può parlare in lingue; ma esse si manifestano come dono per la chiesa soltanto quando lo Spirito Santo così decide (1° Cor. 12:11).
In 1° Corinzi 12:29-30, Paolo domanda: “Sono forse tutti apostoli?” Chiaramente no! La Bibbia dice che Dio ha dato alcuni come apostoli (Ef. 4:11). “Sono forse tutti profeti?…” Di nuovo, la risposta è “No!”, altrimenti vivremmo tutti con lo sguardo fisso sul futuro! “… Sono forse tutti dottori?…” Sono ben contento che non tutti sono dottori (insegnanti), altrimenti soffriremmo di indigestione spirituale!
“… Fanno tutti dei miracoli?…” Anche qui, la risposta è un deciso “no”. “… Tutti hanno forse i doni di guarigioni?…” È sempre “no”. “… Parlano tutti in altre lingue?…” In questo contesto, la risposta deve essere un “No!” enfatico. Bisogna però notare il contesto nel quale questo è scritto. Paolo sta parlando dei ruoli di servizio nella chiesa. Qui si tratta di lingue che vanno interpretate.
Stimolo divino
Credo che uno degli usi più importanti di questo dono nella chiesa è la rivitalizzazione di una riunione piatta e pesante. Quando invece l’incontro si svolge nella benedizione divina, è più appropriata la profezia.
Uno dei motivi per cui una riunione diventa piatta e arida è perché le persone non rispondono al Signore. La loro mente vaga di qua e di là, pensando a quello che si mangerà a cena, alla nonna che è rimasta a casa, o forse a quello che si farà al lavoro domani.
Non credo che Dio voglia che abbiamo mai una riunione pesante e senza vita. Ma quando capita così, è il momento ideale perché entrino in azione i doni delle lingue e dell’interpretazione. Quando uno parla in lingue e un altro interpreta, non è per mettersi in mostra, ma per avvertire l’assemblea che è Dio che parla dal cielo![1]
Dunque, in quella riunione, con le menti che vagano da tutte le parti, qualcuno riceve l’unzione dello Spirito e parla in altre lingue. Che cosa succede? Subito l’attenzione di tutti si concentra sul Signore. Poi qualcuno si alza e dà l’interpretazione, così che tutti possono capire ciò che è stato detto. “Ogni pensiero viene fatto prigioniero per ubbidire a Cristo” e si avverte che la riunione comincia a “decollare” e prosegue nella benedizione di Dio.
Un altro uso dei doni delle lingue e dell’interpretazione nella chiesa è per far cambiare direzione a un incontro. Anche i cristiani ripieni di Spirito Santo hanno la tendenza a diventare schiavi dell’abitudine. Possiamo constatare che le persone vengono al culto, cantano un inno e pregano, cantano un altro inno, poi c’è una lettura biblici, ancora un inno e una testimonianza, un altro inno e l’offerta, gli annunci della settimana, un inno e la predicazione, poi un inno finale e tutti a casa. Così va avanti, settimana dopo settimana.
In alcune chiese che visito ti posso dire che cosa avverrà già prima dell’incontro, sapendo come è andata l’ultima volta che ci sono stato. Hanno messo tutto bell’e ordinato, nero su bianco. Sicuramente Dio guarda giù dal cielo e dice fra sé e sé: “Sarei contento che cambiasse qualcosa!”.
Poi, un giorno, qualcuno riceve l’unzione e nel bel mezzo del culto parla in lingue. L’interpretazione dà le direttive di Dio perché l’incontro prenda un’altra direzione. È straordinario quando succede questo!
Personalmente, credo che se ci aspettiamo la guida dello Spirito Santo, ogni incontro deve essere diverso dall’altro. Una volta, avevano già fatto le presentazioni prima della mia predicazione, e il Signore ancora non mi aveva dato un messaggio. Così mi alzai in piedi, in fede, e cominciai a chiacchierare spontaneamente. Dopo cinque minuti mi fu dato il messaggio e tutto è andato nel migliore dei modi.
Dobbiamo essere totalmente aperti allo Spirito Santo perché Egli cambi la direzione delle nostre riunioni. I doni dello Spirito sono molto preziosi a tal fine … e particolarmente i doni delle lingue e dell’interpretazione.
Un segno per i non credenti
Il terzo uso del dono delle lingue è descritto in 1° Corinzi 14:22: “Quindi le lingue servono di segno non per i credenti, ma per i non credenti”. Un famoso traduttore della Bibbia ha pensato addirittura che qui ci fosse un errore nella Scrittura: si è dichiarato sicuro che l’autore volesse dire che “le lingue sono per i credenti” Dimenticava, però, che ci sono moltissimi credenti increduli!
Un “credente incredulo” è uno che è salvato – è stato lavato nel sangue di Gesù – ma che ha detto: “Fin qui, e non oltre. Non credo che Dio possa darmi niente in più di quello che ho già”. È un credente incredulo chi dice: “Non credo nel battesimo nello Spirito Santo; non credo nel parlare in altre lingue”, oppure: “Non credo che i miracoli siano per oggi”. Il dono delle lingue è un segno per tali persone.
Un mio amico si è trovato una volta in una riunione in una chiesa anglicana dove lo Spirito Santo era all’opera. Era presente anche il direttore di un periodico cristiano tedesco, il quale all’epoca non credeva nel battesimo nello Spirito. Durante la riunione, lo Spirito del Signore venne sul mio amico, il quale parlò in lingue ad alta voce. Ma egli rimase perplesso perché nessuno interveniva con l’interpretazione.
Subito dopo la riunione, il giornalista tedesco avvicinò il mio amico e gli disse: “Dove hai imparato a parlare così perfettamente il tedesco?”
“Ma io non so il tedesco – rispose lui – non ho mai parlato in tedesco in vita mia. Tutto quello che so è che stavo parlando in lingue”.
“Parlavi il tedesco più bello e più corretto che io abbia mai sentito, e chiedevi a Dio di prendere le redini della tua vita e di servirsi di te”, disse l’altro.
“Allora, fratello, questo è il frutto del battesimo nello Spirito Santo!” rispose lui.
Subito l’altro replicò: “In questo caso, lo voglio anch’io. Vuoi pregare per me?” Egli fu riempito di Spirito Santo e parlò in lingue lì sul posto. Ecco un caso in cui il dono delle lingue è stato usato come segno per un credente incredulo!
Comunicazione soprannaturale
Un bellissimo esempio dell’effetto delle lingue sui non credenti veri e propri si vede nel giorno della Pentecoste. Questo è un altro caso in cui non ci fu bisogno del dono dell’interpretazione. I discepoli ricevettero l’evidenza del battesimo nello Spirito Santo, parlando in lingue nell’alto solaio. Poi scesero nelle strade di Gerusalemme e parlarono ancora in lingue. Ora, Gerusalemme non era certo piena di credenti, ma di non credenti!
Mentre essi scendevano in strada parlando in lingue, la gente che era presente da molte parti del mondo udì i discepoli “parlare delle grandi cose di Dio”, ciascuno nella propria lingua natìa che essi non avevano mai studiato. Come risultato di questo e della predicazione di Pietro, tremila anime furono salvate. E c’è chi dice che le lingue non hanno valore!
Una volta, un mio amico sudafricano è andato a parlare a una tribù. Al suo arrivo, trovò riunita l’intera tribù; ma aspettarono invano che si presentasse l’interprete. Il mio amico non sapeva nemmeno una parola del dialetto di quella tribù, così pregò, domandando al Signore come doveva fare. Poi avvertì l’unzione dello Spirito che veniva su lui e, alzatosi, cominciò a parlare in lingue.
Con sua grande gioia e meraviglia, capì che stava predicando nella lingua di quella tribù, e quando si avviava verso la conclusione del messaggio, gli indigeni venivano avanti in gran numero e si inginocchiavano attorno a lui. Il risultato fu che l’intera tribù si convertì al Signore, a partire dal capo. Ecco il dono delle lingue come segno: veramente un dono di grandissimo valore!
Edificazione personale
Il quarto e ultimo uso delle lingue è descritto in 1° Corinzi 14:4: “Chi parla in altra lingua edifica se stesso”. Se siamo onesti, dobbiamo tutti ammettere di aver bisogno di essere edificati. La Bibbia ci dice che, pregando in lingue, edifichiamo noi stessi. Naturalmente, stiamo parlando della nostra preghiera privata, di qualcosa che avviene tra Dio e noi da soli.
Abbiamo già menzionato il significato di “edificare”, parlando del dono di profezia: significa “costruire, fortificare”. Quanto abbiamo bisogno di costruirci e di fortificarci! Io, almeno, ne ho bisogno tutti i giorni, anzi, più volte nel corso di ogni giorno. Ora, nella capacità di parlare in lingue, abbiamo dentro di noi uno strumento potentissimo per fortificare noi stessi.
La “Bibbia Ampliata” traduce il nostro versetto: “Chi parla in una lingua [sconosciuta]… migliora se stesso”. Sono sicuro che ognuno di noi sarà pronto a riconoscere che potrebbe migliorare in qualche cosa. I credenti di certe chiese denominazionali hanno talvolta detto, per esempio: “Noi siamo battisti: se saremo battezzati nello Spirito Santo, dovremo lasciare la Chiesa Battista e diventare pentecostali?” La risposta è: “No, a meno che il Signore non ve lo faccia fare. Quello che invece succederà è che diventerete battisti migliori!” E lo stesso vale per ogni altra chiesa, perché parlare in lingue ti fa migliorare!
L’apostolo Paolo attribuisce a questo dono un grandissimo valore. In 1° Corinzi 14:18, egli dice: “Io ringrazio Dio che parlo in altre lingue più di tutti voi”. È come se dicesse: “Alleluia! Io parlo in lingue più di chiunque!” Non sminuisce certamente l’importanza di questo dono; al contrario, l’esalta.
Il dono minore?
Alcuni sostengono: “La Bibbia dice che parlare in lingue è il minimo dei doni”. Io sfido chiunque a trovare dove questo è scritto nella Bibbia e a farmelo vedere. Anzi, ve lo dirò prima che lo cerchiate: non c’è! Non solo non è scritto, non è neanche pensato! Bisogna forzare la Scrittura al massimo per farle dire una cosa del genere. E se qualcuno vuole suggerire che le lingue sono il dono meno importante perché viene elencato per ultimo, allora che dire della fede, la speranza e la carità? È facile vedere da 1° Corinzi 13:13 che in questa lista l’ultima cosa menzionata, cioè la carità, non è la meno ma anzi la più importante!
Ciò che Paolo dice in 1° Corinzi 14:18 è: “Ringrazio Dio che parlo in lingue più di tutti voi nelle mie preghiere personali”. Poi, al versetto 19, cambia discorso dicendo: “Ma nell’assemblea [quindi niente a che vedere con la preghiera privata] preferisco dire cinque parole intelligibili per istruire anche gli altri, che dirne diecimila in altra lingua”.
Aggiungo un forte “Amen!” al discorso di Paolo. Egli ha perfettamente ragione. Non ha senso venire al culto solo per parlare in lingue: potreste risparmiarvi la fatica di venire! Se la gente viene al culto solo per parlare in lingue, nessuno riceve una benedizione fuorché la persona che parla. Perciò, Paolo dà delle chiare istruzioni per quel che riguarda il parlare in altre lingue nell’assemblea: al versetto 13 dice che, se parliamo in lingue nella chiesa, dobbiamo pregare di poterne dare l’interpretazione.
Tuttavia, Paolo dice che, quando parla in lingue, ringrazia Dio perché lo fa più di tutti quanti gli altri. Permettetemi di dire questo: se Paolo dice di parlare in lingue più di tutti, sarebbe ora che noi cercassimo di raggiungerlo! Dobbiamo dare a questo dono la stessa importanza che, secondo le Scritture, gli attribuiva Paolo.
Parlare con Dio
Che cosa dunque facciamo quando parliamo in altre lingue? 1° Corinzi 14:2 dice: “Chi parla in altra lingua non parla agli uomini, ma a Dio”.
Non è straordinario questo? Quando parliamo in lingue, parliamo con l’Iddio Onnipotente. Questo è un pensiero che mi impressiona profondamente: sto parlando direttamente con il mio Creatore! Nessun altro mi può capire: sono in comunicazione diretta e personale con Dio nella sala del Suo trono. Disprezzare o criticare questo è, secondo me, una delle cose più gravi che un cristiano possa fare.
È così meraviglioso per me, che non posso parlare in lingue con leggerezza. “Nessuno lo capisce; ma in ispirito dice cose misteriose” (1° Cor. 14:2). Non parlo dunque invano, né dico sciocchezze senza alcuna utilità: per mezzo dello Spirito, sto dicendo cose misteriose al mio Padre.
Molte volte, non conosciamo tutti gli aspetti di una situazione; ma possiamo pregare nello Spirito per le cose che ci pesano, sapendo di pregare con una conoscenza che supera la nostra. Se, per esempio, abbiamo difficoltà con la nostra famiglia, con gli amici o nel lavoro, possiamo offrire addirittura una preghiera perfetta a un Padre che ci ascolta e ci esaudisce!
Poi, possiamo pregare per situazioni della cui esistenza non sappiamo neanche, intercedendo per persone a noi sconosciute che sono nel bisogno o nel pericolo. Un credente ha scoperto la grande importanza di questo genere di preghiera: stava pregando nello Spirito una mattina quando si ritrovò improvvisamente in travaglio, come se avvertisse un peso pressante per qualcuno (vedi Rom. 8:26). Finì la sua ora di preghiera con la certezza di essere stato esaudito, e si recò al lavoro chiedendosi se avrebbe mai saputo il motivo per cui aveva pregato con tanta intensità.
Più avanti nella giornata, ebbe la sua risposta. La figlia gli telefonò, tutta emozionata, e gli parlò di un incidente che era avvenuto quella mattina stessa davanti al suo appartamento. Un bambino di sei anni era stato investito da un’auto e aveva fatto un volo di cinque metri. Quando lei lo aveva raggiunto, l’aveva trovato miracolosamente indenne.
Potete immaginare la sorpresa della figlia, e la gioia del padre, quando scoprirono che egli aveva pregato con tutto quel fervore nello Spirito alla precisa ora quella mattina in cui era successo l’incidente! Non sappiamo quante volte le nostre preghiere nello Spirito sono preghiere di intercessione.
Penetrare nel subconscio
In terzo luogo, credo che pregare nello Spirito spiega alcune delle differenze tra la mente conscia e quella inconscia.
Quando prego con l’intelligenza, prego con la mia mente conscia per bisogni di cui sono consapevole. Questo è molto importante, e spero che voi pratichiate molto questo tipo di preghiera. Ma una cosa non posso fare con la mia mente conscia, e cioè pregare per le cose che sono nel mio subconscio, dal momento che non le so!
Io credo che la mente subconscia ha a che fare con lo spirito dell’uomo, e che si trovano seppellite nel profondo dello spirito di molte persone delle cose che sono causa dei loro problemi: tensioni, ferite, amarezze, cose successe anni fa … tutte seppellite nel profondo dello spirito, cioè nel subconscio.
Quando gli psichiatri analizzano una persona, cercano di penetrare e in qualche modo di comunicare con la mente subconscia. Ci passano ore e ore, anni e anni, e molto spesso non concludono nulla. Ma Dio ha la risposta. Possiamo pregare col nostro spirito!
Quando lo facciamo, credo che liberiamo la nostra mente subconscia. mentre si prega per le tensioni, i problemi mentali, le ferite e le amarezze che si sono nascoste nel profondo dell’essere, si realizza una guarigione straordinaria.
Credo che una delle cose che penetra nel subconscio è quello che la medicina definisce “lo shock”. Una volta, ero con mia moglie a Copenaghen in Danimarca, dove un missionario ci accompagnava a una riunione con la sua piccola Fiat. Il nostro autista passò un semaforo che era ancora rosso. Sfortunatamente un’altra macchina veniva dall’altra direzione e ci investì. Fui catapultato fuori dall’automobile e feci un volo di tre metri, finendo in mezzo all’incrocio. Le macchine mi sfrecciavano vicino da tutte le parti. Fui raccolto, insieme con mia moglie, e caricato sull’autoambulanza. Subito cominciammo a pregare in altre lingue, scaricando lo shock che si stava accumulando dentro di noi.
Due uomini della chiesa dove eravamo in visita vennero all’ospedale per vedere che cosa era successo. Chiesero al personale dell’ambulanza se fossero là due inglesi, ed essi risposero: “A sentirli, non sembravano inglesi, sembravano africani!” Ma, a farla breve, ci dimisero dall’ospedale quella sera stessa. Eravamo stati coinvolti in un incidente piuttosto grave, ma abbiamo sofferto pochissimo lo shock perché avevamo pregato nello Spirito e il Signore si è occupato del nostro benessere fisico, scaricando lo shock da dentro noi.
Potrei raccontare episodio dopo episodio, esempi meravigliosi di come il dono delle lingue ha funzionato in questa maniera con grande beneficio spirituale e materiale; e specialmente con persone che hanno avuto dei problemi mentali. Hanno trovato una liberazione nel loro spirito che non avevano mai trovato in nessun altro modo.
Una decisione da prendere
Notiamo, inoltre, che la Scrittura dice: “Pregherò con lo spirito”. Paolo non dice: “Potrei pregare …”, ma dice con grande decisione: “Lo farò!” Ed è utile capire che, se Paolo dice così, è perché poteva decidere con la sua propria volontà di parlare, “come lo Spirito gli dava di esprimersi” (Atti 2:4).
Nella chiesa, il dono delle lingue può operare solo per volontà dello Spirito Santo (1° Cor. 12:11). Ma, una volta che siamo stati battezzati nello Spirito e abbiamo ricevuto la capacità di parlare in altre lingue, possiamo pregare privatamente con lo Spirito tutte le volte che noi desideriamo farlo.
Paolo dice ancora: “Salmeggerò con lo spirito, ma salmeggerò anche con l’intelligenza” (1° Cor. 14:15). Cantare con lo spirito: questa è una grande consolazione per alcuni di noi che non riescono a intonarsi! Anche questa è un uso molto prezioso del dono delle lingue.
Sono sicuro che molti fra voi hanno incontrato un limite nell’esprimere amore e adorazione al Signore Gesù nella vostra lingua. Sembra che ognuno di noi ha una barriera in questo. Ma parlare in lingue infrange la barriera linguistica e dà al vostro spirito un veicolo per poter esprimere il suo amore verso il Signore. Una donna metodista, che è stata battezzata nello Spirito qualche tempo fa, mi ha scritto per dire che non aveva mai saputo che una tale estasi di adorazione fosse possibile in questa vita.
È meraviglioso lasciare che la nostra anima si esprima al Signore in una lingua che non comprendiamo, e questo include il cantare, o “salmeggiare con lo spirito” (1° Cor. 14:15). Possiamo fare questo non soltanto da soli, ma anche insieme. È straordinario quando lo Spirito ci conduce nell’adorazione cantando in lingue. Lo Spirito Santo ci fa armonizzare insieme; e siccome è Lui il Direttore, quando abbassa la bacchetta, smettiamo tutti insieme. Ho trovato questa una delle esperienze più celesti. Il Signore riceve tutta la gloria quando insieme gli cantiamo nello spirito.
Inattaccabile
In conclusione, voglio condividere con voi un altro uso meraviglioso del parlare in altre lingue che ho sperimentato nella mia vita di comunione personale con Dio. Ci sono per tutti noi dei momenti in cui veniamo meno e pecchiamo, e questo significa che siamo stati “nella carne”.
Ora, sappiamo che “se qualcuno ha peccato, noi abbiamo un avvocato presso il Padre: Gesù Cristo, il giusto”; e che “se confessiamo i nostri peccati, egli è fedele e giusto da perdonarci i peccati e purificarci da ogni iniquità” (1° Giov. 2:1, 1:9).
Dunque, mi pento e credo che il sangue di Gesù mi purifica immediatamente. Dio, in quel momento, dimentica il mio peccato e non lo ricorderà mai più contro di me (vedi Ebr. 10:17).
Ma il diavolo farà di tutto perché io non lo dimentichi! Mi dirà che ho tradito il Signore, che ho danneggiato la chiesa; mi dirà che sono proprio una frana! Ma ho scoperto questo: che egli non riesce a condannarmi finché sono nello Spirito. Avevo peccato perché ero nella carne. Perciò, il segreto è ritornare nello Spirito e lasciare la carne al più presto possibile. Ci vuole solo un passo di fede. Il ponte tra la carne e lo Spirito è la fede.
Un possibile passo di fede è quello di parlare in lingue e lodare il Signore. Non appena faccio questo, il mio spirito è sollevato al di sopra della mia carne e sono messo fuori della portata della condanna del diavolo. “Non c’è dunque più nessuna condanna per quelli che sono in Cristo Gesù, che camminano non secondo la carne, ma secondo lo Spirito” (Rom. 8:1). Trovo dunque questo un uso prezioso del parlare in lingue.
Pregare in altre lingue mi edifica, mi costruisce, mi fortifica e mi aiuta giorno dopo giorno a camminare con Gesù negli altri doni e nel frutto dello Spirito Santo.
(Dalla prossima puntata, passeremo a considerare il frutto dello Spirito – N.d.R.)
Don Double è un evangelista e direttore della “Good News Crusade” con sede in Cornovaglia, Inghilterra. Il suo ministero si svolge principalmente in Gran Bretagna, ma anche in altre nazioni quali il Cile, la Danimarca, le Filippine, il Ghana, il Pakistan, l’Uganda, l’Ungheria e lo Zimbabwe.
[1] Questo modo di intendere il parlare in lingue non è condiviso da molti studiosi biblici, e neanche dalla redazione di Tempi di Restaurazione. Certo, Dio è sovrano e può fare in via eccezionale tutto quello che vuole; ma normalmente, dice la Bibbia, “chi parla in altra lingua non parla agli uomini, ma a Dio” (1° Cor. 14:2). Perciò, anche l’interpretazione data nell’assemblea esprimerà una preghiera rivolta a Dio. Infatti Paolo, parlando della necessità che siano interpretate le lingue nell’assemblea, scrive: “Se tu benedici Dio soltanto con lo spirito, colui che occupa il posto del semplice uditore come potrà dire: “Amen!” alla tua preghiera di ringraziamento … Quanto a te, certo, fai un bel ringraziamento; ma l’altro non è edificato” (14:16-17). È dunque chiaro che anche nell’assemblea, il parlare in lingue non è un “messaggio da Dio” ma una preghiera (N.d.R.)