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di Geoffrey Allen
Nel 1943, quasi tutta l’Europa giaceva sotto il dominio di un tiranno crudele, oppressivo e senza scrupoli. Nonostante le attività dei pochi eroi dei movimenti clandestini di resistenza, e i bombardamenti aerei da parte degli Alleati, il suo dominio fu praticamente totale. Qualcuno dei miei lettori più anziani ricorderà senz’altro quegli anni oscuri, che per me e per i più giovani sono solo una pagina nei libri di storia.
Poi, nel giugno del ’44, si sferrò il contrattacco decisivo. Un esercito potente e ben armato sbarcò in Normandia, vincendo le accanite resistenze del potere nazista, e stabilì i suoi capisaldi in territorio francese. Da quel momento, le sorti della guerra in Occidente furono segnate. La vittoria decisiva era stata vinta! Ma ci volle ancora un anno di battaglie, di sangue e di fuoco, prima del giorno in cui, con l’Armata Rossa alle porte di Berlino, Hitler si uccise nel suo bunker e la guerra fu finalmente finita.
L’usurpatore
Nell’ “Anno Zero” della nostra epoca, il mondo intero viveva una situazione analoga a quella che ho appena descritto. L’intera umanità sospirava sotto il dominio di un usurpatore, un dominatore tirannico e crudele: Satana in persona (1° Giov. 5:19), che regnava attraverso gli strumenti del peccato e della morte (Rom. 5:12,14).
C’era anche allora una “Resistenza”, limitata però a pochi uomini e donne di fede che durante i secoli avevano combattuto eroicamente contro le forze delle tenebre, ora rappresentata da persone come Zaccaria, Simeone e Anna (Lc. 1:6, 2:25,36). C’erano state anche lungo gli anni numerose “incursioni aeree” da parte delle forze di Dio, gli eserciti angelici, cui la Bibbia ci dà appena qualche accenno in brani come 2° Re 6:17 e Daniele 10.
Ma ora venne il grande momento, lo “sbarco” decisivo sulla terra del Capo degli eserciti di Dio in persona. “E la Parola è diventata carne …”
Come nel giugno del ’44, il Nemico aveva sentore che stava per accadere qualcosa di grosso. Ma – come avvenne per l’Alto Comando tedesco, sviato da un’accurata campagna di disinformazione – non riusciva ad avere notizie precise. Le profezie nella Bibbia (sì, Satana conosce bene la Bibbia! – vedi Luca 4:10) sembravano confuse e contraddittorie. Neanche un suo “fedelissimo”, il re Erode, riuscì ad ottenere informazioni esatte: fu beffato dai Magi, i quali, avvertiti dall’intelligenza avversaria, non fecero ritorno da lui a riferire del Re neonato che ebbero trovato, ma “tornarono nel loro paese per un’altra via” (Matt. 2:12). Tutto quello che Erode poté fare per il suo Padrone fu di far uccidere tutti i bambini maschi nella zona sospetta (Matt. 2:16); e anche qui, la cosa non gli andò bene. Il Principe delle forze dell’occupazione dovette aspettare, inquieto, gli sviluppi della situazione.
Guerra aperta
Per alcuni anni poté stare ancora relativamente tranquillo. Poi scoppiò la guerra! Prima una “avanguardia”, rappresentata da Giovanni Battista, iniziò a fare danni notevoli al suo dominio, inducendo masse di gente a confessare e a lasciare i loro peccati, facendosi battezzare da lui nel Giordano. Poi l’Invasore in persone venne allo scoperto. Invano Satana tentò un “corpo a corpo” con Lui nel deserto: Gesù resistette a tutte le tentazioni, anche le più subdole e Stana dovette battere in ritirata (Lc. 4:13).
Da ora in poi, l’invasione prese sempre più piede. Molti indemoniati furono liberati dalle loro catene, molti oppressi da infermità furono guariti, il perdono e la liberazione venivano proclamati e accolti da masse di persone. “L’uomo forte” era stato legato e il Figlio di Dio gli saccheggiava liberamente la casa (Mc. 3:27).
L’apostolo Pietro così riassume questo fase del conflitto: “Dio ha unto Gesù di Nazaret di Spirito Santo e di potenza, ed egli è andato dappertutto facendo del bene e guarendo tutti quelli che erano sotto il potere del diavolo” (Atti 10:38). Satana e i suoi eserciti erano in rotta, il territorio da tanto tempo occupato veniva invaso, i prigionieri liberati. Fu un tempo di grande gioia!
Controffensiva
Ma il contrattacco non tardò a venire. Satana poté ancora contare su parecchi suoi fedeli, specialmente tra le classi privilegiate sotto il suo regime. Erano scontenti del nuovo ordine delle cose perché rischiavano di perdere potere e influenza, così rimasero “ribelli” nei confronti del legittimo Re che proclamava la venuta del suo Regno.
In tali persone, Satana ha via libera di operare (Ef. 2:2), e non esitò ad approfittare dell’occasione. Facendo leva sui timori, sull’invidia e sull’orgoglio dei capi religiosi (Giov. 11:48), li spinse a tramare l’eliminazione del Capo delle forze nemiche, sicuro che senza di lui l’invasione sarebbe messa in fuga e così egli avrebbe potuto riprendere tranquillo le redini del potere. A questo scopo riuscì addirittura a “comprare” la collaborazione a tradimento di uno del circolo intimo di Gesù: Giuda Iscariota. E, con gioia e meraviglia, vide che il piano gli riusciva. Gesù venne inchiodato su una croce e morì, schernito, screditato e abbandonato anche dai suoi fedelissimi. Il gioco fu fatto!
Ma, un momento! Che succede? Non l’avesse mai fatto! È la catastrofe! Dopo tre giorni Gesù risuscita, vittorioso anche sulla morte! Il piano satanico è diventato proprio lo strumento della sua sconfitta definitiva: Dio, il furbo, ha usato proprio questo per procurare la sua distruzione! Infatti è scritto: “la sapienza di Dio misteriosa e nascosta … nessuno dei dominatori di questo mondo ha conosciuta; perché, se l’avessero conosciuta, non avrebbero crocifisso il Signore della gloria” (1° Cor. 2:7-8). L’apparente sconfitta diventa una vittoria conclusiva e totale!
Un esercito potente
Cristo dunque, vittorioso sui suoi nemici, sale in cielo e si siede alla destra di Dio ad aspettare solo che l’ultimo dei suoi nemici gli venga ridotto sotto i piedi (1° Cor. 15:25). E da quella posizione di suprema gloria e autorità, riversa sui discepoli rimasti in terra lo stesso Spirito per mezzo del quale aveva operato durante il suo ministero terreno (Atti 2:33). Così i discepoli diventano il suo Corpo: morendo, Gesù aveva portato molto frutto (Giov. 12:24), si era moltiplicato per formare un esercito potente e vittorioso!
Tutto il libro degli Atti è la storia di come, dalla “testa di ponte” così stabilita, l’esercito di Dio va avanti a conquistare e liberare un territorio sempre più vasto. Territorio che si misura in termini geografici – prima Gerusalemme, poi tutta la Giudea e la Samaria, poi in cerchi sempre più vasti sino a invadere l’Europa e giungere fino a Roma (cfr. Atti 1:8) – ma anche in termini culturali, conquistando cioè spazi sempre maggiori nel modo di pensare di quanti abbracciavano il messaggio cristiano.
Fortezze
La Parola di Dio infatti parla di “fortezze nelle menti” anche dei credenti: “Le armi della nostra guerra non sono carnali, ma hanno da Dio il potere di distruggere le fortezze, poiché distruggiamo i ragionamenti e tutto ciò che si eleva orgogliosamente contro la conoscenza di Dio, rendendo sottomesso ogni pensiero all’ubbidienza a Cristo …” (2° Cor. 10:4-5).
Tutti noi siamo condizionati, senza saperlo, dalla cultura del “mondo” in cui viviamo e siamo cresciuti. Per esempio, leggevo giorni fa delle contestazioni rivolte da alcuni credenti a una coppia che ha avuto il coraggio di essere così “diversi” da non mandare i loro figli a scuola, ma di occuparsi personalmente della loro istruzione in casa (possibilità, tra l’altro, prevista e sancita dalla legislazione italiana). Le motivazioni espresse erano tutte dell’ordine di: “Ma non si è mai sentito una cosa del genere!”
Allo stesso modo, i pastori che osano disturbare il modo di fare sancito dalla consuetudine e dalla tradizione nelle loro chiese sanno bene quale polverone verrà suscitato … anche in chiese che dichiarano orgogliosamente che “la Bibbia è l’unica nostra regola di fede e di pratica”!
Anche i credenti del primo secolo erano condizionati dalla loro cultura. Ma il Vangelo ha il potere di distruggere le fortezze e di conquistare spazi sempre maggiori anche nelle menti! Per esempio, in tutte le società del mondo antico, la schiavitù era accettata come un fatto normale e inevitabile della vita: nessuna la metteva in discussione. E neanche il cristianesimo, all’inizio, cerca la sua abolizione formale (non ne aveva neanche la possibilità). Quello che fece era piuttosto di trasformarla di fatto nei contenuti.
Paolo dichiara addirittura: “Non c’è … né schiavo né libero … in Cristo Gesù” (Gal. 3:28), e ancora: “Noi tutti abbiamo ricevuto il battesimo di un unico Spirito per formare un unico corpo, Giudei e Greci, schiavi e liberi” (1° Cor. 12:13), e prosegue spiegando che tutte le membra devono avere “la medesima cura le une per le altre” e che la loro relativa importanza dipende non dalla posizione sociale ma dai doni ricevuti da Dio (vv.25-28).
Nell’epistola a Filemone, abbiamo un’illustrazione luminosa della trasformazione radicale che il Vangelo produceva nelle relazioni tra schiavi e padroni. Uno schiavo del credente Filemone di Colosse, fuggito dal padrone, è venuto a contatto con Paolo, all’epoca prigioniero a Roma, e si è convertito a Cristo. Ora Paolo lo ha convinto a costituirsi al padrone, il quale, secondo la legge, ha il diritto di metterlo a morte o punirlo in qualunque maniera gli pare.
Paolo dunque gli mette in mano questa lettera indirizzata al padrone: “Ti prego per mio figlio che ho generato mentre ero in catene, per Onesimo … Te lo rimando, lui che amo come le mie viscere … Forse proprio per questo egli è stato lontano da te per un po’ di tempo, perché tu lo riavessi per sempre, non più come schiavo ma, molto più che schiavo, come un fratello caro … Accoglilo come me stesso!” (Filem. 10-17). Povero Filemone, cosa doveva fare di fronte a un appello del genere?!
Diventò necessario addirittura esortare gli schiavi di padroni credenti a non approfittare della loro situazione: “Non manchino loro di rispetto [nei confronti dei padroni] perché sono fratelli, ma li servano con maggiore impegno perché quelli che beneficiano del loro servizio sono fedeli e amati” (1° Tim. 6:2). Una rivoluzione! C’è forse da meravigliarsi se in breve tempo la schiavitù andava scomparendo tra i cristiani?
Rivoluzionario
Anche le donne, in tutte le società antiche, venivano considerate in misura maggiore o minore inferiori agli uomini. Ma Paolo (spesso assurdamente accusato di essere nemico delle donne!) osa dichiarare ancora: “Non c’è … né maschio né femmina … in Cristo Gesù” (Gal. 3:28), e nomina tra i suoi più stimati collaboratori numerose donne (si veda ad es. Rom. 16:3-4,6,12,15). Questo non significa, come suggeriscono oggi certe correnti femministe, l’abolizione di ogni distinzione nei ruoli tra i due sessi; ma vuol dire certamente una pari dignità dell’uomo e della donna nella chiesa. Un’altra rivoluzione!
Anche noi, oggi, abbiamo bisogno di lasciare che i nostri pensieri e la nostra mentalità siano trasformati e resi sottomessi al pensiero di Cristo. Per esempio, nella nostra società (particolarmente al Nord) impera una mentalità che si oppone al pensiero biblico nel campo del matrimonio e della famiglia. Il matrimonio è un contratto di comodo tra due persone “finché andremo d’accordo”; i figli, un peso al collo. L’Italia è diventata la nazione meno feconda della Terra! C’è una guerra nella nostra mente quando ci accingiamo credere che la Parola di Dio dice il vero nell’affermare: “I figli sono un dono che viene dall’Eterno; il frutto del grembo materno è un premio … Beati coloro che ne hanno piena la faretra!” (Sal. 127:3,5).
Oppure nella sfera del lavoro, dove vige nella nostra società la mentalità del guadagno facile, di quanti più soldi possibili per quanto meno fatica possibile. Anche questa è una fortezza da abbattere! Dobbiamo catturare questo pensiero e “renderlo sottomesso a Cristo”, il quale ha detto: “Chiunque vorrà essere grande fra voi, sarà vostro servitore, e chiunque vorrà essere primo sarà servo di tutti” [N.B. non solo dei credenti!] (Mc. 10:43-44). Così la Parola ci esorta a lavorare: “non servendo per essere visti, come per piacere agli uomini, ma come servi di Cristo … come se serviste il Signore e non gli uomini” (Ef. 6:6-7).
Strategia di contenimento
Dunque, per qualche secolo dai suoi inizi, l’esercito terreno di Dio, la Chiesa, avanzava vittorioso. Ma Satana non si dava ancora per vinto. Non riuscì a fermare l’avanzata delle forze avversarie con lo scontro frontale, per quanto ci provasse con le persecuzioni, le tribolazioni e la spada. Più si ammazzavano i cristiani, più si moltiplicavano: “il sangue dei cristiani è un seme”, disse Tertulliano. Allora escogita un altro piano.
Smette di attaccare la Chiesa e la lascia tranquilla. E piano piano essa si convince a fermarsi e consolidare le posizioni, invece di continuare l’invasione e la conquista di nuovi territori. I soldati si stabiliscono in caserme sempre più belle e più comode e si impegnano a pulire i fucili, a organizzare meglio le provviste, a riordinare la struttura del comando e della carriera, a pensare al divertimento delle truppe, a disegnare belle divise e organizzare bande musicali e splendide parate militari … La visione della conquista, dei territori ancora da liberare per il Re e la compassione per quanti sono ancora sotto il dominio dell’Oppressore si perde sempre di più. “Stiamo così bene qui in caserma …!”
Non solo, ma poi Satana riesce a introdurre nella Chiesa una “quinta colonna”, a infiltrarla con i suoi agenti segreti: falsi credenti che annacquano l’impegno e la visione della Chiesa. Infine, con il “compromesso storico” di Costantino, riesce a far diventare il cristianesimo “religione ufficiale” dell’Impero, con l’inevitabile conseguenza di una “Chiesa” dominata e controllata da una maggioranza di inconvertiti!
E questa si rivela una strategia vincente, almeno per lungo tempo. Per molti secoli, infatti, si sono alternate lunghe fasi di stallo con qualche piccola avanzata, qualche fiammata di risveglio, che però Satana è generalmente riuscito a spegnere senza troppa fatica.
Chiamati alla vittoria
Ma noi, Chiesa del Signore risorto e vittorioso, siamo stati chiamati alla conquista! La Chiesa è il corpo di Cristo, cioè una parte intima ed inseparabile della Sua persona, la parte visibile e tangibile! Egli è l’Unto (Messia, Cristo) di Dio (Lc. 4:18) … e noi siamo il Corpo dell’Unto. Ora siamo “in Cristo”, come l’apostolo Paolo tanto insiste nelle sue lettere; cioè, facciamo parte di Lui. La sua storia è ora anche la nostra: siamo morti insieme con Lui sulla croce, risorti con Lui e addirittura ascesi in cielo insieme con Lui per sedere alla destra del Padre, nella posizione di maggiore dignità e autorità dell’universo (Rom. 6:4-6, Ef. 2:5-6).
Credo che sono significative le parole di apertura del libro degli Atti: “Nel mio primo libro … parlai di tutto quel che Gesù prese [incominciò] e a fare e ad insegnare, fino al giorno che fu assunto in cielo …” (1:1). La chiara implicazione, secondo la mia comprensione, è che in questo secondo libro Luca si propone di raccontare ciò che Gesù continuò “a fare e ad insegnare” dopo essere salito in cielo … tramite il suo nuovo corpo, la Chiesa!
La Sua vittoria ci appartiene, e anche la Sua missione ormai è stata affidata a noi. Anche se essa è ancora incompiuta, l’esito è stato già deciso e la vittoria assicurata nella battaglia decisiva che il nostro Capitano ha sostenuto e ha vinto sulla croce. Noi siamo chiamati a combattere e a vincere, ma a combattere partendo da una vittoria già compiuta.
La guerra dell’Agnello
Solo, il nostro combattimento ha una particolarità. Noi combattiamo “non contro carne e sangue, ma contro … le forze spirituali della malvagità che sono nei luoghi celesti” (Ef. 6:12). E contro di loro, usiamo violenza, equipaggiandoci di tutte le armi e l’armatura a nostra disposizione (vedi gli altri articoli di questo numero).
Ma per quel che riguarda il mondo visibile, combattiamo in un altro modo. A questo proposito Gesù dichiarò a Pilato: “Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori combatterebbero” (Giov. 18:36).
Nel libro dell’Apocalisse, cioè “la Rivelazione di Gesù Cristo” (1:1), troviamo molte cose che per me, almeno, rimangono misteriose. Ma una cosa centrale è rivelata con chiarezza. Nei primi tre capitoli, vediamo la “rivelazione” del Cristo vittorioso, Signore e Giudice della Chiesa. Segue nel capitolo 4 una visione del trono di Dio in cielo. E nel capitolo 5 abbiamo la rivelazione di un mistero centrale. Il solo essere nell’universo qualificato ad “aprire il libro e di sciogliere i sigilli” è Gesù: “il leone della tribù di Giuda, il rampollo di Davide, ha vinto per aprire il libro …” (5:5). Ma come si presenta il Leone che ha vinto?
“Vidi … un Agnello in piedi, che sembrava essere stato immolato …” Gli abitanti del cielo “si prostrarono davanti all’Agnello … dicendo: `Tu sei degno di prendere il libro e di aprirne i sigilli, perché sei stato immolato e hai acquistato a Dio, con il tuo sangue, gente di ogni tribù, lingua, popolo e nazione …” (Apoc. 5:6-9).
Gesù ha vinto … lasciandosi portare come una pecora al macello! Il Leone si è rivelato un Agnello! Un grande del nostro secolo, Mahatma Gandhi, ha ottenuto grandi vittorie con il metodo della “resistenza non-violenta”. Ma Gesù è andato oltre: ha ottenuto la vittoria decisiva per la storia dell’universo con la “non-resistenza violenta”! È altamente significativo il fatto che, per tutto il resto del libro dell’Apocalisse, il titolo con cui continuamente si nomina Gesù è questo: l’Agnello.
E in questo, Gesù “ci ha lasciato un esempio, affinché seguiamo le sue orme” (1° Pt. 2:21). Anche noi, nei nostri conflitti con il mondo visibile degli uomini, possiamo riportare la vera vittoria solo in questo modo: morendo, apparentemente sconfitti, ripagando il male con il bene e la violenza con il perdono. “Essi hanno vinto per mezzo del sangue dell’Agnello … non hanno amato la loro vita, anzi l’hanno esposta alla morte” (Apoc. 12:11).
Una vittoria assicurata
Camminando sulle orme dell’Agnello vittorioso, diventiamo un esercito invincibile! Nessuno potrà impedire l’avanzata del Regno di Dio e la sua vittoria finale, né in termini di estensione – perché alla fine “ogni ginocchio … si piegherà e ogni lingue confesserà che Gesù Cristo è il Signore” – né in termini di profondità, cioè della conquista di spazi sempre più vasti nella mentalità dei Suoi sudditi. Gesù infatti ha deciso di presentare a se stesso la Chiesa “gloriosa, senza macchia, senza ruga o altri simili difetti, ma santa e irreprensibile” (Ef. 5:27).
Perché Egli ha già ottenuto la vittoria decisiva, il Regno di Dio è destinato a “frantumare, spezzare e annientare” ogni altro regno e ridurlo in polvere finissimo, mentre “esso sussisterà in perpetuo” e “riempirà tutta la terra” (Dan. 2:35,44). Alleluia!
Geoffrey Allen è un insegnante della Parola di Dio; fa parte della squadra apostolica guidata da Giovanni Traettino ed è responsabile della redazione di Tempi di Restaurazione. Inglese di origine, esercita il suo ministero in Italia dal 1971. Attualmente residente a Pavia, è sposato e padre di sei figli.