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di Emilio Ursomando
“Carissimi, non vi scrivo un comandamento nuovo, ma un comandamento vecchio… perché le tenebre stanno passando, e già risplende la vera luce” (1° Giovanni 2:7-8). Anche oggi, molte verità che appaiono essere “nuove” sono in realtà verità “vecchie”, rimaste per secoli avvolte dalle “tenebre”, ma che lo Spirito di Dio sta riportando gradualmente alla luce. Tra esse, una delle più importanti è quella relativa al Corpo di Cristo, la Chiesa.
La Chiesa è ciò che Dio ha sempre avuto nel cuore fin dall’inizio, è il “sogno” di Dio, quel diadema meraviglioso visto da Isaia (62:3), che ha spinto il Padre a dare il suo unigenito Figlio e il Figlio ad affrontare il vituperio della croce: “per la gioia che gli era posta davanti…”, dice lo scrittore agli Ebrei (12:2). Sì, la Chiesa è la gioia di Dio.
La Chiesa è definita anche “il compimento di colui che porta a compimento ogni cosa in tutti” (Efesini 1:23). Essa è, cioè, l’ultimo atto del piano di Dio sulla terra, l’apoteosi della Sua opera, lo strumento che deve glorificare Cristo e stabilire il Regno di Dio sulla terra.
Ma, attenzione, non sto parlando della Nuova Gerusalemme. La Chiesa siamo noi, noi insieme! Non stiamo dunque a guardare verso il cielo, guardiamoci piuttosto attorno e cerchiamo i nostri fratelli; perché, ascolta bene, la Chiesa va costruita. Non basta credere nello stesso Dio per essere automaticamente anche “uno”. Uno sguardo alla nostra chiesa ci convince che l’unità va costruita e che va costruita. E non basta la fede, l’unità va costruita con l’ubbidienza: ubbidienza alla volontà di Dio, che è: “Amatevi gli uni gli altri”, e: “Che siano uno come io e te, Padre, siamo uno” (Gv. 13:34, 17:22). “L’amore edifica”, è scritto (1 Cor. 8:1).
La nostra tendenza è quella di vivere per noi stessi, sia come individui che come chiese. Abbiamo bisogno di gridare a Dio per essere liberati da questo spirito di indipendenza. Gesù ha detto che quando saremo tutti uno, allora il mondo crederà, solo allora la montagna si alzerà, e moltitudini entreranno nella casa di Dio (Is. 2:2).
Non sto dicendo che tutte le chiese debbano lasciare i loro locali di culti e unirsi tutte, magari in uno stadio. Sto parlando invece della necessità di costruire rapporti d’amore e di collaborazione tra le chiese, cominciando, dov’è possibile, da quelle della stessa città.
Apparenze
Oggi nella chiesa sembra già esserci tutto; ma è veramente così? Dobbiamo trovare il coraggio di scrostare la vernice dei luoghi comuni e delle frasi fatte e valutare non l’apparenza, ma la sostanza. Il monito rivolto alla chiesa di Sardi: “Tu hai fama di vivere, ma sei morta” (Apoc. 3:1), dovrebbe essere sufficiente per spingerci ad un’analisi la più minuziosa di noi stessi e delle nostre chiese. Non basta che ci sia l’adorazione, deve esserci “vera” adorazione; non basta che ci sia amore, deve esserci “vero” amore.
Voglio proporre adesso tre elementi che devono essere “veramente” presenti, senza i quali la Chiesa non può essere costruita:
1) Amore “vero” tra i credenti. Anche a questo si arriva attraverso l’ubbidienza (1° Pietro 1:22). L’apostolo afferma che l’amore fraterno può essere anche “finto”. In questo caso, non illudiamoci: per quanto possiamo apparire floridi e spirituali esternamente, Dio ci vedrà come le ossa secche che mostrò ad Ezechiele (cap. 37), incapaci di produrre la vita.
2) Ministeri “veri”. Che gli apostoli siano realmente apostoli, e così dei profeti, dei pastori, degli insegnanti e degli evangelisti. Se no, l’opera di Dio non sarà compiuta, i santi resteranno bambini per tutta la loro vita, sempre a tenersi il broncio, soggetti alla legge della “carne” ed esposti ad ogni vento di dottrina (Efesini 4:11,14). E come possono dei bambini abbattere il regno del diavolo e conquistare il mondo a Cristo?
3) Rapporti di “vera” comunione tra le chiese. Come ogni credente è un membro di un’organismo più grande, la comunità di cui fa parte, così anche ogni comunità non è che un membro del Corpo più grande che è la Chiesa. La mia comunità non è la Chiesa, la tua comunità non è la Chiesa. Dobbiamo venire assieme e costruire il Corpo! Finché il braccio si ostinerà o si illuderà di non aver bisogno della spalla o la mano del braccio, il Corpo di Cristo non sarà mai “veramente” costruito e il Regno di Dio tarderà a manifestarsi, in Italia e nel mondo.
4) “Vera” ubbidienza all’autorità stabilita da Dio nella chiesa: “Ubbidite ai vostri conduttori e sottomettetevi a loro, perché essi vegliano per la vostra vita come chi deve renderne conto” (Ebr. 13:17).
Non basta “credere”, dobbiamo tornare all’ubbidienza. Siamo salvati mediante la fede, ma è l’ubbidienza che costruisce la Chiesa e fa venire il Regno. “Tu non sei lontano dal Regno di Dio”, disse Gesù allo scriba (Marco 12:34). Egli sapeva, ma non faceva. Sapere non basta. La conoscenza ci “avvicina” al Regno, ma è l’ubbidienza che ci introduce in esso. È scritto: “Noi siamo pronti a punire ogni disubbidienza, quando la vostra ubbidienza sarà completa” (2° Corinzi 10:6), e: “… il giudizio deve cominciare dalla casa di Dio” (1° Pietro 4:17). Non illudiamoci! Il mondo non potrà mai essere veramente sottomesso a Cristo, se prima non lo sarà la Chiesa!
La forza dell’unità
“Ma Pietro, levatosi in piedi con gli undici, alzò la voce e parlò… e in quel giorno furono aggiunte a loro circa tremila persone” (Atti 2:14,41). Tremila persone si convertirono! Certo, fu Pietro a parlare, ma credo che la chiave fu che i Dodici si alzarono assieme. Pietro si alzò con la forza di dodici uomini!
Tremila conversioni, in un solo giorno! È accaduto, e potrebbe accadere ancora. Dio vuole che accada! Disponiamoci all’ubbidienza e, chissà, quella che oggi può sembrarci una meta irraggiungibile per il nostro ministero e per la nostra chiesa potrà rivelarsi, in un prossimo futuro, solo un primo piccolo raccolto della grande messe che Dio sta preparando in Italia e nel mondo. Ascoltate la parola del Signore: “Il grano sta maturando in Italia!” La messe è grande; ma, come sempre, gli operai sono pochi… ed in più, sono divisi.
Dobbiamo venire assieme per comprendere la strategia nazionale di Dio, per essere mandati, se necessario, dove Egli desidera che lavoriamo. Anche per questo abbiamo bisogno di apostoli e profeti, uomini che conoscano la strategia di Dio e sappiano organizzare il lavoro di raccolta nel nostro Paese, preparando solidi granai (chiese) ed inviando “veri” operai.
I Dodici si alzarono assieme, e cominciò una nuova fase per il Cristianesimo! Solo quando verremo assieme comincerà una nuova fase per la Chiesa in Italia. La responsabilità maggiore è senz’altro di noi ministri, siamo noi che con le nostre scelte spesso impediamo l’unità e l’edificazione dei credenti (che in genere desiderano invece l’unità), ostacolando così la venuta del Regno. Che ne siamo convinti o meno, dobbiamo saperlo: Dio ci chiederà conto di questo!
Dobbiamo cercare l’unità, ma non solo l’unità della dottrina e neanche soltanto l’unità della fede, ma l’unità dello spirito, l’unità di cuore, nella vita di ogni giorno. Diventiamo amici, non solo compagni di lavoro! Gesù disse ai suoi discepoli: “Io vi chiamo amici”. Deponiamo per un momento le nostre enormi Bibbie nere e abbracciamoci, riscopriamoci fratelli, riscopriamo l’amore! Questo edifica veramente la Chiesa e fa venire il Regno (Efesini 4:16).
La Chiesa riuscirà!
La Chiesa è destinata a trionfare, a diventare la gioia di tutte le nazioni: “Invece di essere abbandonata, odiata, al punto che anima viva più non passava per te, io farò di te il vanto dei secoli, la gioia di tutte le epoche”. “Gerusalemme sarà abitata come una città senza mura, tanta sarà la quantità di gente e di bestiame che si troverà in mezzo ad essa” (Isaia 60:15, Zaccaria 2:4). È una promessa che si sta già adempiendo in molte parti della Terra e che si compirà anche qui, se sapremo rispondere, senza ricalcitrare, allo stimolo dello Spirito Santo.
“Dio ama le porte di Sion più di tutte le dimore di Giacobbe” (Salmo 87:2). I figli di Kore ci rivelano profeticamente una grande verità, qualcosa che a noi, cristiani del 20 secolo, tante volte sfugge: Dio ama la Chiesa più di tutte le nostre singole comunità. Il progetto che brucia nel Suo cuore è LA CHIESA. Solleviamo allora il nostro sguardo oltre l’angusto confine della nostra comunità; cerchiamo Dio e invochiamo la guida del Suo Spirito per compiere tutte le opere che Egli ha preparate per noi per questo tempo! Apriamo le nostre porte, apriamo i nostri cuori, veniamo assieme, costruiamo il Corpo di Cristo, e vedremo il Regno di Dio manifestarsi in un modo nuovo ed un grande risveglio attraversare e trasformare radicalmente il nostro Paese.
“Il paese del Papa diverrà il paese del Re”! Questa è la volontà di Dio, ciò che Egli intende fare nei prossimi anni. E noi, come risponderemo? Collaboreremo con Lui, partecipando così alla gioia del risveglio? oppure decideremo di ignorare tutto questo e continuare come abbiamo sempre fatto? Dio ci lascia liberi di scegliere; ma dobbiamo sapere che il Signore della Chiesa ci riterrà responsabili per quanto faremo o non faremo.
Signore, illuminaci, aiutaci perché possiamo servirti fedelmente in quello che Tu hai determinato di compiere in questo tempo!