Autore:
Giovanni Traettino
Descrizione:
La pubblicazione di questo piccolo “epistolario” ha lo scopo insieme umile e ambizioso di promuovere e consolidare, nella “tradizione” evangelica e pentecostale in cui è debole o assente, il sereno e convinto recupero della celebrazione del Natale.
Accanto a questo, incoraggiare lo sviluppo di una più attenta riflessione spirituale e teologica sul grande e strategico tema dell’incarnazione.
L’Israele dell’Antico Testamento viveva immerso, per disposizione divina, nel ritmo delle festività che gli ricordavano gli eventi fondamentali della sua storia di salvezza.
Il cristianesimo antico, con intuizione sapiente e spirituale, comprese l’importanza di adottare lo stesso criterio (cf Rm15:4; 1Cor10:11). Vivere il tempo nuovo inaugurato dal Messia nel ritmo degli eventi fondamentali della Sua vita e della storia eterna della salvezza: nascita (Natale), morte e risurrezione (Pasqua), ascensione al cielo (Ascensione) del Signore e discesa dello Spirito Santo (Pentecoste). Anche le chiese della Riforma, nonostante la loro protesta contro abusi e distorsioni del cristianesimo precedente, confermarono in generale il valore di quella scelta. Essi tutti insomma compresero l’importanza “pedagogica” dell’adozione di quegli eventi come chiavi fondamentali per la lettura e l’interpretazione della vita e della storia. Soprattutto per la via dell’impatto formativo nell’immaginario dell’infanzia e della giovinezza.
A conferma del valore, oltre che spirituale, anche culturale e fortemente identitario di questa pratica, è interessante osservare come alcune delle nuove chiese in terra di missione, anche se nate da “tradizioni” ecclesiali in cui erano assenti quelle celebrazioni, abbiano avvertito la necessità, perché in contesti “pagani” e a forte maggioranza non cristiana, di recuperare pienamente quelle festività, e di celebrarle con grande solennità.
Allo stesso modo è importante per noi un recupero certo sobrio e spirituale della stessa “logica”, soprattutto di fronte all’incalzare della secolarizzazione e della globalizzazione, che sempre più relativizza, svuota e sostituisce, in particolare presso le generazioni più giovani, gli eventi e i valori cristiani fondamentali con modelli e pratiche chiaramente pagani. Il radicalismo di alcune posizioni “abolizioniste” rischia di lasciare in eredità il deserto della secolarizzazione alle generazioni che seguono. Meglio la saggia moderazione della grande “tradizione” cristiana.
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