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di Geoffrey Allen
I discepoli si scandalizzarono. Parlava con una donna! E con quale donna!!
Eppure fu proprio alla Samaritana dai “cinque mariti” che Gesù fece la sua celebre affermazione: “I veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità; poiché il Padre cerca tali adoratori” (Giovanni 4:23).
Anche se altre versioni della Bibbia traducono “cerca” con la parola “richiede”, il significato del termine greco è proprio “cerca”, come dice la versione “Nuova Riveduta”. IL PADRE CERCA ADORATORI! Non tanto evangelizzatori, profeti, persone che fanno buone opere (anche se Egli vuole che facciamo tutte queste cose), quanto adoratori.
La profezia, infatti, cesserà, come Paolo ci ricorda in 1° Corinzi 13. L’evangelizzazione un giorno non servirà più, perché “tutta la terra sarà ripiena della gloria del SIGNORE” (Numeri 14:21). Di buone opere non ci sarà più bisogno. Ma l’adorazione non finirà mai! Sarà questa la principale occupazione dei redenti per tutta l’eternità.
Già ora, il cielo è pieno di innumerevoli esseri spirituali – angeli, serafini, cherubini, ed altri ancora – che non fanno altro che continuamente glorificare, lodare e benedire il Creatore e Re dell’universo (Apocalisse 4 e 5). E la Bibbia ci lascia capire che anche l’uomo, sebbene destinato alla sfera terrestre, fu creato per lo stesso scopo; non certo per “mangiare e bere, perché domani morirà” – per lavorare, accumulare, divertirsi, fare figli, e poi tornare nella polvere – come purtroppo oggi vive la maggior parte dell’umanità.
E neanche fu creato solo per “lavorare e custodire il giardino” ed esercitare dominio sulla terra (Genesi 1:28, 2:15). Ma, come dice un’espressione classica del Catechismo di Westminster: “Qual è il principale fine dell’uomo? – È quello di glorificare Dio e goderLo per sempre”.
Già nel giardino di Eden vediamo Dio che “cerca” l’uomo: “Dio il SIGNORE chiamò l’uomo e gli disse: «Dove sei?»“ (Genesi 3:9). Purtroppo l’uomo e la donna, coscienti ormai del loro peccato, si erano nascosti, e da allora in poi Dio dovette operare per porre rimedio alla situazione, mandando infine Gesù “per cercare e salvare ciò che era perduto” (Luca 19:10). Ma ciò non è fine a sè stesso. Dio vuole restaurare l’uomo alla sua posizione originale. Quello che cerca è la nostra comunione, amicizia, amore e adorazione.
Mosche bianche?
Il fatto che il Padre “cerca” adoratori suggerisce che non ce ne siano molti. Uno non si mette a cercare ciò che si può trovare ad ogni angolo di strada! Di “credenti”, forse, ce ne sono molti nel mondo; i “predicatori” non mancano. Ma il Padre cerca adoratori. Avrà, dunque, la gioia di trovare in me e in te quello che cerca?
Notiamo, infatti, che non cerca “adorazione”, ma “adoratori”. Il mondo è pieno di chiese, e in ognuna di esse, più volte la settimana, si cantano inni di lode, si fanno preghiere di ringraziamento, si offre un “culto” a Dio. In parecchie, senz’altro, queste cose non sono fatte in modo formale, ma di vero cuore e con lo spirito. No, Dio non ha bisogno di cercare adorazione (del resto ne riceve già tanta nel cielo!). Ciò che gli manca, invece, sono persone che fanno dell’adorazione un’abitudine, l’occupazione principale della loro vita. È questo ciò che il Padre cerca!
L’adorazione, la lode, il ringraziamento non possono ridursi ad essere semplici attività della domenica, esercizi religiosi limitati a tempi e luoghi particolari. È proprio questo che Gesù intendeva quando disse alla Samaritana: “Né su questo monte né a Gerusalemme”: ma “in spirito e verità” (Giovanni 4:21, 23). Come ben dice Juan Carlos Ortiz nel suo libro Discepolo: “La lode è la lingua del Regno di Dio. I cittadini di questo Regno parlano la sua lingua, e ci riconosciamo dal nostro accento… Ci sono, però, cittadini del Regno di Dio che usano quasi sempre la lingua sbagliata. Vanno in chiesa e cantano «Alleluia, alleluia», poi escono fuori dopo la riunione e dicono: «Che brutta giornata!» Chi ha fatto quella giornata? Il Signore. Forse dovrebbero correggere qualche loro coro, in modo da cantare: «Questo è il dì che il Signore ha fatto; Lo criticheremo e ci lagneremo…»”.
Più della lode
L’adorazione, comunque, non è soltanto lode e ringraziamento. Queste sono cose che si fanno essenzialmente con le parole, con la bocca: “Offriamo continuamente a Dio un sacrificio di lode: cioè, il frutto di labbra che confessano il suo nome!” (Ebrei 13:15).
L’adorazione, invece, è un atteggiamento di spirito. La parola greca tradotta “adorare”, proskuneo, ed anche la corrispondente parola ebraica, significano letteralmente “prostrarsi davanti a qualcuno, baciargli i piedi”. Ed è proprio così che viene tradotto, per esempio, in Marco 5:6 e Giovanni 9:38: “gli si prostrò davanti”. Era l’atto di omaggio e di sottomissione che si compiva davanti ad un imperatore o a un generale vittorioso.
Ovviamente, è possibile fare un tale atto di omaggio solo esteriormente, col corpo, per paura o per obbligo. Gesù, invece, ha detto che “i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità, poiché tali sono gli adoratori che il Padre richiede”.
I veri adoratori, cioè, quelli che il Padre cerca, sono coloro che si prostrano davanti a Lui, Gli baciano i piedi, Lo riconoscono come Re e Sovrano della loro vita, mettendosi interamente a Sua disposizione e cedendoGli il potere di vita e di morte sulla loro esistenza. Giurano di servirLo fedelmente, di rispondere ad ogni sua chiamata, di ubbidire alla Sua volontà e di combattere nel Suo esercito. E questo lo fanno non solo simbolicamente, una volta tanto, ma “in spirito”: cioè col cuore e con l’atteggiamento interiore, e “in verità”: senza riserve e ipocrisie, sinceramente e per sempre.
È questo che dice il Salmo 95: “Venite, adoriamo e inchiniamoci, inginocchiamoci davanti al SIGNORE, che ci ha fatti! Poiché Egli è il nostro Dio, e noi siamo il popolo di cui ha cura, e il gregge che la sua mano conduce” (vv. 6-7).
Espressioni dell’adorazione
Detto questo, l’adorazione, come l’amore, ha bisogno di esprimersi. I baci, i fiori, le parole dolci non costituiscono l’amore; ma quando l’amore c’è, queste sono maniere di esprimerlo e di comunicarlo. Similmente l’adorazione, che è essenzialmente interiore, “in spirito e verità”, non consiste in queste espressioni, ma viene esternata e comunicata per mezzo di esse. Eccone alcune:
Lodare. La lode, come abbiamo già notato, è essenzialmente verbale. Lodare qualcuno vuol dire elogiarlo, riconoscere i suoi meriti. Nella Bibbia troviamo spesso accoppiato “lodare” con il sinonimo “benedire”, cioè “dire bene”. Per esempio, Salmo 34:1-6: “Io benedirò il SIGNORE in ogni tempo; la sua lode sarà sempre nella mia bocca… Celebrate con me il SIGNORE, esaltiamo il suo nome tutti insieme. Ho cercato il SIGNORE, ed egli mi ha risposto e mi ha liberato da tutto ciò che m’incuteva terrore. Quelli che lo guardano sono illuminati, nei loro volti non c’è delusione. Quest’afflitto ha gridato, e il SIGNORE l’ha esaudito; l’ha salvato da tutte le sue disgrazie…”. Possiamo lodare Dio per quello che è e per quello che fa; ma Lo lodiamo sempre per qualcosa. Ha detto ancora J.C. Ortiz: “Dobbiamo sapere perché lodiamo il Signore; altrimenti, inganniamo noi stessi, pensando di lodarLo, quando in realtà stiamo solo declamando parole… Dio non vuole parole, vuole lode. Non gli interessano le scatole; vuole il contenuto” (Discepolo, cap.9).
Cantare. A Dio piace la musica (l’ha inventata Lui!), perciò è contento se gli cantiamo le nostre lodi, oltre a dirgliele. Lo possiamo fare con i Salmi di Davide e con gli inni di Wesley o di Rossetti, ma tante volte la Bibbia ci esorta: “Cantate al SIGNORE un cantico nuovo”. Come una fidanzata può essere contenta di ricevere dal suo ragazzo le parole di una poesia d’amore presa da un libro, ma lo sarà molto di più per una sua poesia originale fatta appositamente per lei, così è con Dio. Considera molto di più l’intenzione che non la qualità artistica! Allora possiamo cantare e salmeggiarGli anche con i salmi di Gigi e con gli inni di Annamaria!
Gridare. Avete visto come fanno i bambini piccoli quando arriva il gelato? Ebbene, Gesù ha detto che bisogna diventare come loro per entrare nel Regno di Dio. Perciò la Bibbia dice: “Fate acclamazioni a Dio, voi tutti abitanti della terra” (questo comprende anche voi, no?); “Mandate grida di gioia al SIGNORE” … chi? “… abitanti di tutta la terra”! (Salmo 66:1, 100:1)
Danzare. Come il re Davide, che “saltava e danzava a tutta forza davanti al SIGNORE” (2° Samuele 6:14, 16) per “fare festa davanti a Lui” (v. 21), così anche noi possiamo usare il nostro corpo, i gesti, i movimenti per esprimere la gioia di appartenerGli. “Lodatelo con le danze”, ci esorta il Salmo 150:4.
Battere le mani. “Battete le mani, o popoli tutti; acclamate Dio con grida di gioia!” (Salmo 47:1). Non parliamo solo del battito di mani ritmico che accompagna il canto, usando il corpo come strumento musicale; ma di applausi ed acclamazioni ,come al passaggio di un grande re o di un eroe popolare. Ricordate le manifestazioni di gioia e di entusiasmo quando l’Italia ha vinto i mondiali di calcio (forse qualcuno vi ha anche partecipato)? Non dovremmo noi fare molto di più per la vittoria di Gesù sul peccato e sulla morte?!
Suonare strumenti. “Salmeggiare” (Efesini 5:19) vuol dire letteralmente “cantare accompagnandosi con la cetra” (simile a una nostra chitarra). Nel cielo, oltre agli angeli con le trombe, troviamo quattro creature viventi e ventiquattro anziani che cantano accompagnandosi con la cetra (Apocalisse 5:8-9). Nell’Antico Testamento si usava ogni sorta di strumenti: “Lodatelo col suono della tromba, lodatelo col salterio e con la cetra… col timpano… con gli strumenti a corda e col flauto… con cembali risonanti…” (Salmo 150:3-5).
Prostrarci. L’adorazione deve essere “in spirito e verità”. Ma si può esprimere anche con il corpo. Inginocchiarci, prostrarci davanti alla Sua Maestà è un modo di esprimerGli la nostra soggezione, il nostro omaggio; di riconoscere la Sua grandezza, sovranità e santità. Anzi, è spesso una reazione spontanea alla manifestazione della sua presenza gloriosa. “Era un’apparizione dell’immagine della gloria del SIGNORE. A quella vista caddi sulla mia faccia”, racconta Ezechiele (1:28). Anche Giovanni, quando ebbe la sua visione di Gesù nella sua gloria, dice: “Quando lo vidi, caddi ai suoi piedi come morto” (Apocalisse 1:17).
Stare nel silenzio. Ci sono dei momenti in cui Dio manifesta la Sua maestosa presenza in tal modo che la migliore risposta è quella di accoglierLo con un profondo silenzio di rispetto e di ascolto. “Il SIGNORE è nel suo tempio santo; tutta la terra faccia silenzio in sua presenza!” esclama il profeta (Habacuc 2:20). Certamente non è la regola questa – troppi silenzi nelle riunioni di preghiera o di adorazione sono silenzi “morti” perché si è deconcentrati, perché la presenza di Dio non si è manifestata e non si sa che altro dire o fare – ma ha il suo posto. Anche nel cielo, solitamente pieno di rumore, di canti, di lodi, di grida (Apocalisse 4:5-11, 5:8-14, 7:9-12), avviene una volta un silenzio di mezz’ora (8:1). Talvolta è necessario fare silenzio “dentro di noi” per prepararci ad ascoltare quello che Egli desidera comunicarci.
Dare offerte. “Dov’è il tuo tesoro, lí sarà anche il tuo cuore”. C’è un intimo legame tra l’adorazione e il dare a Dio: “Date al SIGNORE la gloria dovuta al suo nome, portategli offerte e venite nei suoi cortili. Prostratevi davanti al SIGNORE… tremate davanti a Lui, abitanti di tutta la terra!” (Salmo 96:8- 9). Forse non si è abituati in molte chiese a considerare l’offerta come una parte dell’adorazione, ma invece deve essere vista così. Anche i magi che erano “venuti per adorare” il Re dei Giudei, quando lo trovarono, “prostratisi, lo adorarono; aperti i loro tesori, gli offrirono dei doni” (Matteo 2:2,11).
Servire ed ubbidire. Se “adorare” vuol dire riconoscere la maestà e la sovranità di Dio, è chiaro che la riconosciamo anche ubbidendo praticamente ai Suoi ordini e alla Sua volontà e servendo il Suo disegno. Forse sarebbe meglio dire che questo non fa parte dell’adorazione, ma è la conseguenza indispensabile dell’adorazione, senza la quale questa non è più “in verità”, anzi diventa una menzogna. Gesù disse: “Perché mi chiamate ‘Signore, Signore’, e non fate quello che dico?” (Luca 6:46).
DIO CERCA ADORATORI! Se vogliamo piacerGli, dunque, dobbiamo deciderci che, prima di ogni altra cosa, vogliamo diventare quello che Egli cerca. Solo così potremo dire: “Venga il tuo Regno!”