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di John Blattner
I cristiani maturi non vengono fabbricati in serie, ma crescono attraverso la cura pastorale individuale.
A volte mi meraviglia il fatto che io sia sopravvissuto alla mia infanzia spirituale!
Dopo la mia conversione, avvenuta da studente universitario, sono cresciuto – come molti altri credenti – abbandonato in gran parte a me stesso. Ho dovuto imparare da solo (insieme con un gruppo di amici) a investigare le Scritture, a pregare, e ad ascoltare e applicare a me stesso i sermoni, gli articoli di rivista e i messaggi registrati su cassetta.
Quanto più facili, e più sicuri, sarebbero stati i nostri primi passi nella fede, se ci fosse stato qualcuno un po’ più maturo nel Signore, con un po’ più di esperienza, a farci da guida; se si fosse messo al nostro fianco, con amore, saggezza e pazienza, per aiutarci a comprendere ciò che il sermone (o il nastro o l’articolo) voleva insegnarci e ad applicarlo alle nostre circostanze particolari; per allenarci, incoraggiarci e correggerci… in una parola, per collaborare con il Signore nei Suoi sforzi per portarci alla maturità.
Oggi che siamo pastori, molti di noi possono vedere lo stesso fatto da un’altra ottica. Di solito, notiamo nelle nostre comunità che coloro che godono di questo tipo di attenzione personalizzata fanno progressi migliori degli altri nel servire il Signore e si impantanano di meno nei problemi.
Ma questo succede sempre troppo raramente. L’aiuto “a uno a uno” è lasciato solitamente al caso: di regola, lo riceve solo chi “capita” di conoscere qualcuno che possiede le capacità e la buona volontà di servirlo in tal modo. Magari potessimo assicurare a tutti i nostri credenti questo tipo di cura!
Ma… forse è possibile proprio questo? Nel presente articolo, voglio spiegare che cos’è la cura pastorale individuale (e che cosa non è); come funziona praticamente; e come può diventare una parte normale della vita di una chiesa.
Come funziona?
Con “cura pastorale individuale”, voglio indicare semplicemente un rapporto in cui una persona aiuta un’altra a crescere fino a un livello “di base” di maturità e di fruttuosità nella vita cristiana.
L’espressione concreta di un rapporto di cura individuale è un appuntamento regolare tra i due per parlare dell’andamento della vita dell’individuo, quali siano le battaglie da combattere, e quali aspetti della sua vita, secondo il credente più maturo, abbiano bisogno di attenzione.
Quanto spesso dovranno incontrarsi? Abbastanza di frequente perché il “pastore” possa sapere come vanno la vita spirituale della sua “pecora”, le sue responsabilità in famiglia e sul lavoro e il suo servizio cristiano, e per poter affrontare tempestivamente i problemi e le difficoltà.
Un buon punto di partenza sarebbe una volta al mese, però con alcune eccezioni:
- I nuovi credenti possono beneficiare da un’attenzione più assidua, magari settimanale, perché negli stadi iniziali stanno imparando e cambiando così rapidamente.
- Coloro che stanno passando attraverso un’esperienza di vita particolarmente difficile o esigente (dalla disoccupazione a una crisi di comportamento peccaminoso, alla decisione di sposarsi), beneficiano anch’essi di un’attenzione più frequente.
- L’operaio cristiano vorrà dedicare un’attenzione più assidua a coloro nella cui vita egli avverte che il Signore è particolarmente attivo in quel periodo; a quelli in cui egli sta lavorando più intensamente alla formazione del carattere; e a quelli che vuole preparare per qualche forma particolare di servizio.
- Alcuni, dopo aver raggiunto un livello basilare di maturità e di fruttuosità cristiana, sono in grado di sostenere se stessi e continuano a crescere anche con una cura personale ridotta al minimo. Un operaio pastorale potrebbe incontrarsi con tali persone poche volte nel corso dell’anno, o solo quando si presentano bisogni o questioni particolari.
Ma la maggior parte della gente continuerà ad aver bisogno, o per lo meno a trarre sostanziale beneficio, da un contatto regolare (diciamo, mensile) a tempo indeterminato.
Questioni pastorali
Quando dunque i due si mettono insieme, di che cosa parlano?
Il punto di partenza più ovvio è quello di informarsi semplicemente su come va la vita di quella persona, e parlare di quelle cose che avverte come bisogni o problemi. Il pastore potrebbe iniziare chiedendo: “Che cosa sta facendo il Signore nella tua vita ultimamente?”, oppure: “C’è qualcosa di cui volevi parlare in questo incontro?”. Poi ascolterà attentamente e potrà offrire subito dei consigli, oppure suggerire che sarebbe meglio trattare quel particolare aspetto più dettagliatamente un’altra volta.
Ma la cura individuale è più efficace quando l’operaio pastorale opera in modo attivo piuttosto che reattivo, cioè quando è lui a prendere l’iniziativa e a perseguire degli obiettivi suoi, anziché reagire soltanto alle necessità avvertite dall’altro. Risolvere i problemi è importante, ma i problemi della persona non segnano solitamente la via più diretta verso la maturità cristiana!
Che cosa dunque bisogna includere nell’”ordine del giorno”? Quali sono gli aspetti che l’operaio pastorale dovrebbe toccare regolarmente, cercando di fare sì che i punti deboli siano rafforzati, i punti di forza ulteriormente sviluppati e nuovi passi fatti in avanti? Una lista completa sarebbe troppo lunga e cambierebbe da una persona all’altra, secondo i punti di forza e di debolezza e la chiamata di ognuno. Ecco comunque un elenco orientativo di argomenti da affrontare con un uomo tipico:
Preghiera. Sta pregando regolarmente? Ha qualche problema particolare, o sta facendo qualche nuova esperienza, nella preghiera? Sente la voce del Signore che gli parla? e risponde nel modo giusto a ciò che sente?
Studio. Sta leggendo, studiando e meditando la Scrittura regolarmente? Comprende quello che legge? Lo applica alla propria vita? Completa la lettura della Bibbia con altri libri spirituali, cassette, ecc.?
Giustizia. Sta vivendo in modo degno del Vangelo? Ubbidisce ai comandamenti? Sta facendo i conti con quelle aree di tentazione, debolezza e peccato che gli danno particolarmente filo da torcere?
Famiglia. Sta servendo con efficacia come capo spirituale della famiglia? Ama e cura la moglie? Riserva e garantisce del tempo per comunicare con lei? Dà un’efficace direzione spirituale e pratica alla sua vita? Insieme con la moglie, prende le giuste iniziative per educare i figli per il Signore? per correggerli? Riservano del tempo da dedicare a loro? Sorvegliano efficacemente la vita spirituale della famiglia, i suoi programmi, il suo uso delle comunicazioni di massa?
Servizio. Si impegna regolarmente nel servizio a favore dei fratelli in Cristo e per comunicare il Vangelo agli altri? Dà delle sue risorse per aiutare i bisognosi? È attivamente impegnato nel servizio nella chiesa?
Comunione. Sta rafforzando la vita della comunità, partecipando fedelmente alle sue attività principali, sviluppando attivamente i rapporti personali con altri membri al di fuori delle attività programmate, risolvendo gli screzi nei rapporti appena si verificano?
Uso del tempo. Ordina le priorità in maniera responsabile? Programma il tempo in modo che le responsabilità prioritarie siano garantite? Usa un orario personale per salvaguardare gli impegni presi?
Finanze. È un amministratore fedele delle risorse affidategli dal Signore? Dà la decima? Fa elemosina? È generoso nel benedire e assistere i suoi prossimi? Usa un bilancio preventivo scritto per assicurare che il suo modo di spendere sia conforme ai principi biblici e al livello delle sue entrate?
Responsabilità lavorative. Rende il servizio al datore di lavoro come al Signore? Tiene nella giusta misura le ore dedicate al lavoro?
Decisioni importanti. Si possono prevedere dei cambiamenti nella sua vita che bisogna considerare con preghiera e prudenza fin da ora?
Responsabilità personale
Ovviamente, ognuna di queste aree potrebbe essere il soggetto di un intero articolo in sé. Ma le domande che ho elencate aiutano a mettere in evidenza alcune delle questioni più importanti. L’operaio pastorale che affronta regolarmente questi aspetti della vita con una sua “pecora” avrà buone ragioni per credere che la sta realmente aiutando a crescere in alcuni aspetti fondamentali della vita cristiana.
Alcuni appunti particolari. È importante ricordare che il rapporto pastorale individuale deve essere caratterizzato dall’amore, da un senso di fratellanza e dal servizio; non è qualcosa di meramente funzionale. L’obiettivo non è quello di incontrarsi un certo numero di volte e passare in rassegna una lista di domande.
Poi, la cura personale mira ad aiutare l’individuo a prendere responsabilità per la propria crescita e fruttuosità, non ad assumere questa responsabilità per lui. Ci sono dei momenti in cui il pastore dovrà dare degli ordini autorevoli. Ma più spesso, egli deve guidare la persona a prendere la propria decisione, alla luce delle Scritture e della guida dello Spirito, con l’ausilio supplementare del consiglio del pastore.
Infine, la cura pastorale è un lavoro spirituale, e può essere fatto bene solo in modo spirituale. Il pastore deve pregare per la sua “pecora” fuori dei loro appuntamenti, cercare la mente e il cuore di Dio per lui, ed essere pronto a comunicargli qualunque parola o illuminazione che il Signore potrà dargli. Ovviamente, sarà sempre appropriato aprire e chiudere il colloquio pastorale con la preghiera.
Problemi
Possiamo capire meglio la cura pastorale individuale, mettendola in contrasto con altri modelli, magari più comuni, della cura pastorale.
Probabilmente molti di noi, quando pensano alla cura pastorale individuale, pensano subito a ciò che in inglese viene chiamato “counseling”, una specie di “pronto soccorso” spirituale. Ma ci sono importanti differenze tra il “counseling” e il genere di cura pastorale di cui sto parlando:
- Il counseling parte da un bisogno avvertito dalla persona da aiutare; è lei che prende l’iniziativa nel cercare aiuto e perciò stabilisce l’ordine del giorno. Nella cura pastorale, invece, è il pastore a prendere l’iniziativa e a stabilire gli obiettivi e gli argomenti da trattare.
- Il counseling è orientato ai problemi, nei quali trova l’unico suo obiettivo. Cessa, dunque, non appena il problema viene risolto (oppure dichiarato insolubile). La cura pastorale, invece, è orientata non ai problemi, ma alla maturazione e alla crescita nel carattere, nella consacrazione e nella capacità.
- Il counseling stabilisce un rapporto “professionale” in cui una parte dispensa un servizio e l’altra ne usufruisce. La cura pastorale, invece, si fonda su un rapporto personale di amore e di fiducia tra due individui che si conoscono intimamente e che si vedono prima di tutto come fratelli in Cristo.
- Infine, in un rapporto di counseling il cliente è libero di accettare o meno il consiglio dato; può fare un giro per trovare il consiglio che gli piace di più. Un rapporto di cura pastorale, al contrario, presuppone un certo impegno e una misura di autorità e di subordinazione. Le due parti agiscono non solo per un reciproco consenso, ma perché vedono il loro rapporto come un’espressione dell’ordine di Dio per il governo della chiesa.
Un modello biblico
Ma chi può svolgere un tale servizio? Credo che sia già evidente che non può essere solo il pastore o responsabile della comunità o gruppo. Per quanto egli sia capace, ha troppi altri impegni.
Abbiamo bisogno di un sistema per cui la cura nelle nostre comunità sia esercitata, per conto dei pastori principali, da assistenti pastorali in modo da poter venire incontro ai bisogni di tutti. Voglio descrivere una soluzione di questo genere, sottolineando già in partenza che non sto dicendo: “Questo è il modo giusto di fare”, ma piuttosto: “Questo è un buon sistema: lo raccomando caldamente”. È un sistema biblico, non nel senso che segua un chiaro comando della Scrittura, ma solo che è un modo efficace di mettere in pratica degli importanti principi biblici.
È anche un sistema pratico, che ha mostrato la sua efficacia durante gli ultimi 21 anni nella mia comunità e in molte altre nelle quali è stato attuato. Credo che la nostra esperienza dimostra come un sistema del genere può funzionare al giorno d’oggi.
Il nostro sistema è illustrato nel diagramma. Alcuni suoi elementi chiave sono i seguenti:
- Ciascun responsabile (“anziano”) vive a stretto contatto con un gruppo di uomini chiamati “capi-settore”, che lo aiutano a guidare e a curare i membri del settore. L’anziano assicura una cura pastorale individuale a ciascuno dei capi-settore. Cioè, oltre a formarli per il servizio e sorvegliare il loro operato, si occupa del loro benessere personale, della loro vita familiare, e così via. Questo è il primo anello della catena.
- Ciascun capo-settore ha cura di un gruppo di famiglie nel suo distretto, cioè assicura la cura pastorale personale a un particolare gruppo di capifamiglia. In alcuni casi, uno di questi può essere a sua volta un assistente pastorale responsabile per un altro gruppo di persone ancora; in altri casi, il capo-settore non ha un proprio gruppo, ma sorveglia due o più uomini che curano dei gruppi.
Il sistema può crescere in senso sia “orizzontale”, aggiungendo altri capi-settore, che “verticale”, aggiungendo altri assistenti pastorali man mano che nuove persone si uniscono alla comunità.
In realtà il sistema è più complesso di quanto descritto e comprende piccoli gruppi di uomini e di donne, la cura delle persone non sposate, e così via. L’ho volutamente semplificato per illustrare il concetto di base.
- Ciascun membro della comunità fa capo a un particolare anziano per l’insegnamento e la direzione generale, ma nello stesso tempo ha qualcuno “a portata di mano” per un contatto regolare, per rispondere alle domande, risolvere i problemi, applicare gli insegnamenti generali alle situazioni particolari, dare il necessario consiglio e correzione, e così via.
- Ciascun anziano, viceversa, si sente responsabile per condurre, istruire e guidare l’intera comunità, ma può estendere la sua cura pastorale ad individui in maniera più personale tramite i capi-settore e gli altri assistenti pastorali che servono sotto la sua direzione.
Risorse pastorali
Si tratta, dunque, di moltiplicare le risorse a nostra disposizione per condurre i credenti verso la maturità e per sostenerli in una vita cristiana fruttuosa, reclutando uomini e donne capaci di dare una cura pastorale individuale.
Essi svolgeranno un vero lavoro pastorale, assicurando una cura effettiva e con una vera autorità, delegata loro dai responsabili della comunità. La portata di ciascun rapporto pastorale e la necessaria misura di autorità vengono stabilite in termini chiari dall’anziano responsabile.
Nella nostra comunità, abbiamo persone di ogni genere che assicurano ad altre una cura pastorale individuale: meccanici, ragionieri, studenti universitari, casalinghe, perfino qualche redattore di giornale! Alcuni di essi curano una o due persone, altre, sei, otto o dieci. Alcuni servono per periodi limitati a seconda della necessità, altri lo fanno già da anni e probabilmente continueranno a farlo vita natural durante. A conti fatti, forse uno su tre dei nostri membri adulti serve in un ruolo di questo genere, o l’ha fatto in passato.
Ovviamente, per stabilire un sistema pastorale di questo tipo, è necessario prima individuare persone capaci di avere cura degli altri. Occorre un buon numero di assistenti pastorali di livello intermedio, che servono sotto la guida degli anziani. Dove troviamo tali persone?
La risposta è: dappertutto! Io credo che la maggior parte delle nostre chiese possiede molte persone che, con una guida e una formazione adatta, non solo sono capaci di svolgere un ruolo pastorale, ma lo farebbero con gioia e con efficacia. I requisiti principali sono:
- Aver raggiunto una maturità cristiana di fondo. Non è possibile condurre gli altri là dove non siamo arrivati noi stessi.
- Un sano carattere cristiano. Il terzo capitolo della prima lettera di Paolo a Timoteo, e altri brani simili, sottolineano l’importanza del carattere al di sopra dei doni. Tenete presente che cercate un carattere fondamentalmente sano, non la perfezione.
- Una buona abilità nei rapporti personali. Un assistente pastorale di questo livello deve essere bravo a comunicare e deve possedere un certo discernimento per capire in quale situazione gli altri si trovano.
- Impegno nella comunità. Occorre qualcuno che sia capace di aiutare gli altri a crescere nell’ambito della vostra particolare chiesa o comunità. La cura pastorale di cui sto parlando si svolge su delega dei responsabili e deve essere portata avanti con la disponibilità a sottomettersi a loro. Pertanto il tipo di persona da scegliere per questo ruolo è diverso da quello che si sceglierebbe per fondare una nuova comunità.
- Un cuore di servo. Questo, ovviamente, è un requisito fondamentale per qualsiasi incarico in mezzo al popolo di Dio.
In una parola, non cerchiamo persone che sarebbero in grado di sostituirci come anziani della comunità (ma Dio sia lodato se ne troviamo!). È questo l’errore che molti di noi commettono: stabiliamo la “soglia” così alta che nessuno riesce a passare. Piuttosto, dobbiamo cercare dei semplici “onesti cittadini” del Regno di Dio che hanno un cuore per aiutare gli altri.
Come iniziare
Molti pastori si chiederanno: “Da dove bisogna cominciare?” Semplice: da te stesso! Individua alcuni uomini nella tua chiesa con i quali ti troveresti bene a lavorare secondo questo schema. Parla con loro privatamente e spiega quello che hai in mente (magari leggendo insieme questo articolo). Passa tra sei mesi e un anno a fare una “prova generale” con questo gruppo, individuando le difficoltà e imparando a mettere in pratica il concetto generale nella vostra situazione particolare. A questo punto, starai in effetti dando una dimostrazione pratica di come funziona il sistema.
Col passare del tempo, stimola gli uomini che hai cominciato a curare ad avviare dei rapporti di cura pastorale individuale con altri uomini della chiesa. È solitamente sconsigliabile “bruciare le tappe”, e spesso è anche superfluo farlo, dal momento che il buon frutto che si vede nella vita di quelli che partecipano a un progetto del genere è spesso la sua migliore pubblicità.
John Blattner è il direttore di Pastoral Renewal e un responsabile della comunità “La Parola di Dio” di Ann Arbor, Michigan, USA.
Questo articolo è stato tradotto e adattato, per gentile concessione, da Pastoral Renewal, sett.-ott. 1988. Tutti i diritti riservati. I lettori interessati a ricevere gratuitamente questa pubblicazione bimestrale (in lingua inglese) possono richiederlo scrivendo a: P.O. Box 8617, Ann Arbor, MI 48107, USA.