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di Giovanni Traettino
Siamo profondamente convinti che in Italia ci sia un grande senso di attesa negli ambienti cristiani, e crediamo che ciò sia soprattutto vero nel popolo cristiano. Anche nella leadership c’è qualcosa che si muove, ma,soprattutto a livello di popolo cristiano vi è un gran desiderio di vedere restaurata la presenza visibile del Signore. Nostra è la responsabilità, in quanto figliuoli di Dio, di darci da fare per creare le premesse affinché il Signore possa rendere possibile nella Sua Chiesa un inizio.
Qualcuno potrà dire: “Ma dobbiamo aspettare che il Signore prenda l’iniziativa!” Alleluia!
Il Signore ha già presa l’iniziativa, quando ci ha salvati, quando ci ha messo tra le mani la Sua Parola, quando ci ha dato il Suo Spirito Santo, quando giorno dopo giorno Si rivela e ci dice quello che dobbiamo fare e come dobbiamo muoverci. Particolarmente per chi di noi viene da un’esperienza denominazionale, grande è il desiderio di vedere superati gli schemi tradizionali: di vedere cioè cadere barriere che hanno contenuto il flusso della potenza dello Spirito Santo attraverso la storia del nostro paese.
Non vogliamo predicare contro nessuna denominazione, ma ritengo che sia nostra responsabilità favorire dall’interno delle realtà nelle quali ci troviamo l’opera di Dio, affinché Egli possa veramente esprimere tutto il potenziale che ha tra le mani; affinché si possa vedere nel nostro paese la Sposa di Cristo venire assieme e parlare con autorità a quelli che non lo conoscono.
Perchè, fratelli, non dimentichiamo che stiamo parlando dello 0,65% della popolazione. Uno scandalo che la più parte di questo 0,65% trascorra la maggior parte del tempo a litigare quando, invece, dovrebbe preoccuparsi ad unirsi, ad edificarsi ed a costruire la Chiesa del Signore. Ci sono divisioni, alcune anche legittime, ma non sono talmente grandi da impedire che l’opera di Dio possa essere portata avanti insieme.
Restauriamo la Chiesa
Dobbiamo capire, però, che non è semplicemente questione di buona volontà, non è semplicemente questione di dire “embrassons-nous” o di dire “andiamo d’accordo”.
Si tratta di partire dalla Parola di Dio e vedere quello che è mancato alla Chiesa nel passato e quello che le manca oggi. Si tratta di riscoprire la Parola di Dio sotto la guida dello Spirito Santo e di restituire ai ministeri la loro funzione in seno al Corpo. Infatti, i ministeri non funzionano più. Almeno così è nella mia denominazione e, se nella vostra funzionano, gloria al Signore!
Ci sono pastori che fanno la scuola biblica o la scuola teologica e poi vanno sul campo solo perché hanno il titolo. Ma spesso non è il Signore ad averli suscitato come pastori. Devono essere restaurati i ministeri.
Ho scoperto un’altra cosa: parliamo tanto di sacerdozio universale almeno da cinque secoli, ma anche noi abbiamo formato le nostre gerarchie con ruoli ben stabiliti.
E intanto il popolo cristiano non funziona: manca spesso la coscienza attiva e l’esercizio effettivo del sacerdozio tra il popolo “evangelico” del nostro paese!
Ho scoperto anche un’altra cosa: che la famiglia non funziona. Leggendo la Parola risulta chiaro che c’era qualcosa in più in serbo per la famiglia. C’era qui una chiave che bisognava riprendere tra le mani: occorreva restaurare l’ordine di Dio nella famiglia perchè altrimenti non si poteva costruire la Chiesa. Avessi tu pure mille pastori e cento apostoli, se non hai una famiglia edificata secondo i principi della Parola di Dio non puoi fare niente.
E poi la comunità. Abbiamo costruito delle chiese dove c’è la somma 50 – 100 individualità: 1 + 1 + 1 + 1 + 1, che non riescono mai a dare un numero unitario complessivo. Sono sempre 5 o 100 persone ed ognuna ha la sua idea ed il suo modo di fare. Guai a toccarglielo! Così abbiamo avuto greggi che facevano da pastori ai pastori invece di pastori che facessero il loro “mestiere” e cioè guidare le pecore. Recentemente un fratello ha detto: “E spesso non si tratta neanche di pecore ma di gatte da pelare!” Dio dice:”Anche qui c’è bisogno di restaurare”. E cosa straordinaria, ho visto che il Signore altrove lo sta già facendo. Allora perchè non dobbiamo averlo qui pure noi? Certamente non vogliamo importare un bel niente, non ci interessa trapiantare pari pari le esperienze che hanno fatto in altri paesi. Credo però che dobbiamo essere pronti ad ascoltare la voce dello Spirito così come sta parlando qui e là. Paolo era palestinese, certamente non voleva trapiantare la chiesa giudaico-cristiana a Roma, ma egli stesso era il prodotto di quella chiesa. E’ andato a Roma e una chiesa gentile è venuta fuori annunciando l’Evangelo a tutta una parte dell’Europa.
Così c’è una serie d’istanze che preme e noi non abbiamo delle ricette pre-confezionate. Non vogliamo dire: “Fratelli, questo è quello che dovete fare, andate alle vostre case, il successo è assicurato”. Abbiamo scoperto che non è questione di ricette o di formule o di denominazioni, ma, solo di vita.
Rapporti personali
E’ questione di rapporti personali, di come costruiamo sul piano del rapporto diretto, di come siamo amici, di come siamo fratelli, di come ci serviamo gli uni gli altri. Se non siamo amici, possiamo avere anche le idee giuste ma falliremo. Se non siamo fratelli, possiamo anche avere la denominazione migliore ma falliremo. E se non siamo disponibili a servirci, mi dispiace, formeremo di nuovo una gerarchia, una denominazione, faremo di nuovo delle esperienze destinate al fallimento. Sono questi gli stimoli che ci hanno mosso, ed io sono qua non perchè ho una risposta ma perchè la sto cercando. Non ho da proporre un piatto già preparato, ma insieme con voi voglio fare la volontà di Dio, edificare il Regno e fare in modo che attraverso la nostra vita si renda visibile qui in Italia il Regno di Dio. Vediamo dunque ciò che oggi dobbiamo fare. Indaghiamo nella Parola di Dio, ascoltiamo lo Spirito Santo e vediamo quello che ne verrà fuori. Questo è ciò che ci spinge ad impegnarci.
Ci sono dei versi che da due o tre anni a questa parte mi stanno rivoluzionando la vita: “Ravvedetevi dunque, e convertitevi, onde i vostri peccati siano cancellati; affinché vengano dalla presenza del Signore dei tempi di refrigerio e che Egli vi mandi il Cristo che vi è stato destinato cioè Gesù, che il cielo deve tenere accolto fino ai tempi della restaurazione di tutte le cose” (Atti 3:19-21).
Non ci sarà restaurazione se prima non ci sarà ravvedimento e conversione. Non ci sarà nemmeno e refrigerio se prima non ci sarà ravvedimento e conversione. Non mi accontenterò solo di un risveglio nella mia chiesa. Io voglio un risveglio, ma che si concretizzi in una restaurazione di tutte le cose. Di tutto ciò che Iddio ha deciso fin dall’eternità per la Sua Chiesa m’interessa che Gesù ritorni, non che meniamo il cane per l’aia. Un risveglio per un anno e poi punto e a capo non basta. Dobbiamo puntare al sodo: a restaurare la Chiesa del Signore. E’ questo quello che ho nel cuore. Quello che v’ho detto è quello che m’aspetto.
Ci sono fratelli che sono bravi ad insegnare, ma non altrettanto ad ascoltare. Se c’è qualcuno che vuole solo insegnare, può anche chiudere questo “quaderno”. Tutti dobbiamo ricevere gli uni dagli altri. Nessuno deve fare da maestro. Vogliamo essere tutti discepoli, ed in questo vogliamo manifestare il nostro spirito di servizio. Vogliamo ascoltare dal Signore e ascoltare gli uni dagli altri. Se siete sicuri che fino ad ora tutto ha funzionato perfettamente, siete soddisfatti,della vostra ricetta, della vostra denominazione, siete soddisfatti di come vanno le cose, questi contributi non fanno per voi. Se invece vogliamo imparare qualcosa, lo Spirito troverà il modo di parlarci.