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di Geoffrey Allen
Alcuni credenti rimangono perplessi quando leggono Ebrei 6:2 “la dottrina dei battesimi”. “Come – dicono – c’è forse più di un battesimo? Non è scritto in Efesini 4:5 che c’è “un solo battesimo”?”
Possiamo rispondere che, se c’è “un solo battesimo” che ci unisce a Cristo, questo ha più che una sola dimensione. Non basta certamente essere battezzati solo in acqua, perché è venuto Colui che è più grande di Giovanni Battista, Colui che “vi battezzerà con lo Spirito Santo e con fuoco” (Matt. 3:11). Come gli Israeliti “furono battezzati nella nuvola e nel mare, per essere di Mosè” (1° Cor. 10:2), così noi dobbiamo esserlo in acqua e nello Spirito. Sono anche per noi le parole di Pietro a coloro che domandavano “Che dobbiamo Fare?”. Egli rispose: “Ravvedetevi, e ciascuno di voi sia battezzato nel nome di Gesù Cristo… e voi riceverete il dono dello Spirito Santo. Poiché per voi è la promessa (di Dio in Gioele 2:28, “Io spanderò del mio Spirito sopra ogni carne, e i vostri figliuoli… profeteranno”), e per i vostri figliuoli, e per tutti quelli che sono lontani, per quanti il Signore Iddio ne chiamerà” (Atti 2:37-39).
Abbiamo già lo Spirito?
“Ma – diranno alcuni – noi abbiamo già lo Spirito Santo. Siamo “nati dallo Spirito” quando abbiamo accettato Cristo, e poi Paolo dice che “se uno non ha lo Spirito di Cristo, non è di Lui” (Rom. 8:9)”. Ciò che questi non capiscono è che la Bibbia, quando parla di “ricevere lo Spirito Santo” (potremmo anche tradurre “accettare” o “accogliere” lo Spirito), si riferisce ad un’esperienza ben definita che va oltre la rigenerazione. Infatti Pietro e Giovanni, scesi a Samaria, “pregarono per loro (che avevano ricevuto la Parola di Dio) affinché ricevessero lo Spirito Santo; poiché non era ancora disceso sopra alcuno di loro…” (Atti 8:15-16). Anche Paolo ad Efeso “vi trovò alcuni discepoli, ai quali disse: “Riceveste voi lo Spirito Santo quando credeste?” (Atti 19:1-2). Se tutti i credenti avessero ricevuto automaticamente lo Spirito, nel senso biblico, una simile domanda non avrebbe senso.
Infatti, la rigenerazione è soprattutto un’opera interiore, come predicevano i profeti: “Metterò dentro di voi il mio spirito, e farò si che camminerete secondo le mie leggi…” (Ezech. 36:27), mentre il battesimo nello Spirito è spesso descritto come “lo Spirito sopra noi” – come veniva anche su alcuni eletti nel Vecchio Testamento – per dare potenza, sapienza e rivelazione soprannaturali per il servizio di Dio. Come qualcuno ha ben detto: “E’ errato pensare che il battesimo nello Spirito sia una benedizione per i credenti. Cristo è la benedizione per il credente; il battesimo nello Spirito è dato per costruire il credente come una benedizione per gli latri”.
Questa distinzione si vede nella maniera più chiara nella vita di Gesù stesso, nostro “perfetto esempio di fede”. Egli nacque dallo Spirito e dal seno della vergine Maria, e in virtù della vita divina (lo Spirito in Lui), potè vivere una vita perfetta, senza peccare, sin dalla nascita. Ma solo quando si fece battezzare da Giovanni all’età di circa trent’anni, “Lo Spirito Santo scese su Lui… a guisa di colomba” (Luca 3:22), e si verificò in lui un cambiamento notevolissimo: finora non aveva fatto nessun miracolo, nessuno vedeva in Lui nulla di straordinario, ma ora dichiara: “Lo Spirito del Signore è sopra me… mi ha unto per evangelizzare i poveri…” (Luca 4:18), e comincia ad insegnare con autorità, a guarire i malati, a cacciare i demoni e ad operare i miracoli, a tal punto che i suoi stessi parenti e paesani “stupivano dicendo: “Donde ha costui queste cose? E che sapienza è questa che gli è data? E che cosa sono cotali opere potenti fatte per mano sua? Non è costui il falegname…?” (Mar. 6:2-3).
Perché dobbiamo averlo
Ma dobbiamo proprio ricercare questo dono dello Spirito Santo? Non potremmo accontentarci così come siamo? Ricordiamo, dunque, che è un comando di Gesù. Ai primi Suoi seguaci, Egli “ordinò di non dipartirsi da Gerusalemme, ma di aspettarvi il compimento della promessa del Padre… Poiché Giovanni battezzò sì con acqua, ma voi sarete battezzati con lo Spirito Santo fra non molti giorni” (Atti 1:4-5). E disse loro di andare, “… insegnando loro di osservare tutte quante le cose che vi ho comandate” (Matt. 28:20). Osiamo chiamarlo “Signore, Signore” e poi non fare le cose che ci comanda?
Non solo, ma è anche un buon dono del nostro Padre. In Matteo 7:11, Gesù promette: “Quanto più il Padre vostro che è nei cieli darà cose buone a coloro che gliele domandano!” Ma nel passo parallelo di Luca, leggiamo: “…donerà lo Spirito Santo a coloro che glielo domandano”. Evidentemente, per Gesù il dono dello Spirito è la “cosa buona” per eccellenza; perché avremmo paura di chiederlo a nostro Padre?
Un battesimo di potenza
Cos’è, dunque, questo battesimo nello Spirito (o “ricevere lo Spirito”)? Quali ne sono i segni?
Gesù ha detto: “Voi riceverete potenza quando lo Spirito Santo verrà su voi, e mi sarete testimoni…” (Atti 1:8). Fu quest’esperienza a trasformare i primi discepoli da uomini timorosi, dubbiosi, pronti alla fuga e al compromesso, in quelli che dichiaravano: “Non possiamo non parlare delle cose che abbiamo vedute e udite” (Atti 4:20). Fu la venuta dello Spirito Santo a dare loro potenza per essere testimoni non solo con le parole, ma con segni, prodigi e guarigioni miracolose, seguendo così l’esempio e il comando di Gesù (Giov. 14:12); a farli parlare con autorità profetica, come veri portavoce di Dio, e non come gli scribi, secondo quanto Dio aveva promesso in Gioele 2:28; e ad introdurli in una nuova dimensione del soprannaturale e delle varie manifestazioni dello Spirito (vedi 1° Cor. 12:7-11). Come ha detto Arthur Wallis: “ Gesù non ha promesso < Parlerete in lingue quando lo Spirito Santo verrà su di voi >, ma : < Riceverete potenza… > Ho conosciuto alcuni pochi credenti che hanno ricevuto la potenza senza le lingue; questi hanno bisogno di liberarsi nella dimensione carismatica. Ne ho conosciuti fin troppi che sembrano avere le lingue senza la potenza… In linee generali, riceviamo ciò che cerchiamo”.
Come ricevere
Molti che accettano tutto il discorso finora fatto verranno a dire: “Ho chiesto al Padre, ma non sembra che sia successo niente”. Come possiamo ricevere “la promessa del Pafre”? Vorrei rispondere descrivendo alcuni passi che già hanno aiutato non pochi credenti, sparsi per l’Italia, a ricevere.
1. Bisogna capire che non c’è alcun motivo di aspettare. Molti, basandosi sulle istruzioni di Gesù ai primi discepoli, hanno l’idea che anche noi dobbiamo “aspettare il compimento della promessa…”. Invece non c’è nulla di più sbagliato! Ricordo una signora fiorentina, bramosa di ricevere il dono dello Spirito, con la quale sono andato una volta in un cosiddetto “culto di aspettazione”. Parecchie persone, gremite in una stanza mal ventilata, imploravano ed aspettavano che Dio mandasse lo Spirito su di loro. Dopo pochi minuti le ho detto: “Non mi sembra questa l’atmosfera più adatta per ricevere; andiamo via dove possiamo parlare un po’!” Ci siamo seduti in un angolo della chiesa, abbiamo letto insieme alcuni brani della Scrittura, ed entro dieci minuti aveva ricevuto un meraviglioso battesimo nello Spirito, rideva di gioia e non solo parlava ma cantava (non ne avevo detto niente) in una nuova lingua.
I primi discepoli dovettero “aspettare” perché Gesù non era ancora stato glorificato, quindi lo Spirito non era stato ancora dato (Giov. 7:39).
Ma da quando Egli è venuto quel giorno di Pentecoste, non è più andato via; il Padre non l’ha mai più ritirato in cielo! Per noi, non c’è alcuna necessità di aspettare; piuttosto è Gesù che da molto tempo sta aspettando noi, che siamo nelle condizioni per ricevere e che accogliamo con fede la Sua promessa!
2. Bisogna capire che è Gesù che battezza (Matt. 3:11, ecc.): Potrà aiutare la preghiera e l’imposizione delle mani di altri che siano ripieni dello Spirito e di fede (Atti 8:18), però in ultima analisi è una cosa tra noi e Gesù soltanto; e migliaia di persone, come Cornelio nella Bibbia, hanno ricevuto senza intervento umano. Possiamo essere ostacolati da un atteggiamento passivo, aspettando che qualcosa ci sia fatto “dall’esterno”, invece di andare da Gesù con una fede attiva per ricevere da Lui.
3. Per essere riempiti dello Spirito, è necessario “vuotarci” di noi stessi! Consideriamo quest’illustrazione: se metto dieci sassi in un bicchieri, poi lo riempio d’acqua, ho un bicchiere pieno d’acqua? Ovviamente no! Prima devo togliere i sassi, e allora potrò riempire d’acqua il bicchiere. Così è per noi: se riteniamo nella nostra vita delle cose spiacevoli a Dio, o se non siamo disposti a darci interamente a Lui come Signore – e qui non stiamo parlando di altro che il ravvedimento, prima pietra del nostro “fondamento” – non potremo essere riempiti dello Spirito. Con ciò, non dico che bisogna essere cristiani “spirituali”, cioè maturi – anzi, il battesimo nello Spirito dovrebbe essere ricevuto da ogni credente “neonato”- ma che bisogna lasciare che Dio ci riempia tutto, mettere l’intera nostra vita nelle Sue mani e ubbidirGli in ogni cosa di cui Egli ci parla.
4. Dobbiamo desiderare ardentemente il dono – come già abbiamo detto, sia perché è la volontà di Dio per noi, sia perché è un dono buono del nostro Padre. Gesù dice in Giovanni 7:37: “Se alcuno ha sete, venga a me e beva… Or disse questo dello Spirito… (che) non era ancora stato dato”. Un vecchio proverbio inglese dice: “Puoi menare il cavallo all’acqua, ma non puoi costringerlo a bere!” Se manca in noi questa sete, vuol dire che non ci importa tanto di adempiere la volontà di Dio e servirLo come Egli desidera, e cioè che il nostro ravvedimento lascia ancora molto da desiderare.
5. Dobbiamo chiedere: “… il vostro Padre celeste donerà lo Spirito Santo a coloro che glielo domandano! (Luca 11:13). Può darsi che “non avete perché non domandate”! Ma bisogna chiedere, non con una vaga speranza di essere esauditi, ma con fede, cioè pienamente convinti che Dio farà come ha promesso. Non si può troppo insistere su questo punto; anche Paolo chiede retoricamente ai Galati: “Avete voi ricevuto lo Spirito per la via delle opere della legge (che assurdo!), o per la predicazione della fede?” (3:2).
E la fede è sempre per ora, non per un futuro indeterminato; chi crede che sarà esaudito chissà quando, sarà esaudito proprio così: chissà quando!! Chi invece crede di essere esaudito subito, sarà esaudito (ammesso che abbia adempiuto alle condizioni divine) subito. “Tutte le cose che voi domandate pregando, crediate che le avete ricevute, e voi le otterrete” (Mar. 11:24).
6. “Spirito”, nei linguaggi biblici (neuma, ruach) come in italiano, deriva da “respiro”: è la stessa parola di Genesi 2:7: “L’Eterno Iddio… gli soffiò nelle narici un alito vitale, e l’uomo divenne un’anima vivente”. A volte può aiutarci a mettere a fuoco la nostra fede letteralmente “respirare” lo Spirito di Dio, riempirci i polmoni del “soffio vitale” che Egli ci sta dando in quel momento. Poi, quando ne siamo pieni, usare quel fiato per lodare e ringraziare Dio per aver mantenuto la Sua promessa!
E le lingue?
A questo punto, possiamo anche aspettarci di lodare Dio in un’altra lingua. Ora, alcuni certamente si stanno chiedendo già da parecchi paragrafi: “E le lingue? Le lingue?!” Altri chiederanno: “Ma è proprio necessario parlare in lingue?” A questi amo rispondere: “Non è certamente un obbligo, è un privilegio!” Ecco alcuni motivi perché chi scrive, come l’apostolo Paolo, “vuole che tutti parlino in lingue” (1° Cor. 14:5).
a) Chi parla in un’altra lingua edifica se stesso (1° Cor. 14:4). Ora, se non hai mai bisogno di edificazione, non ti servirà; ma ho ancora da trovare un tale super-cristiano! Se hai invece bisogno, talvolta, di edificazione, il parlare il lingue ti mette a disposizione un modo di farlo da te il qualsiasi momento e qualsiasi circostanza. Non proprio un “obbligo” tanto oneroso!
b) Parlare in lingue i dà una certezza obiettiva di aver ricevuto ciò che il padre ha promesso. Quasi tutti siamo o prima o poi afflitti dal dubbio, e questo ci dà qualcosa di concreto cui aggrapparci.
c) Nella maggior parte dei casi, è il primo passo verso l’esercizio degli altri doni dello Spirito. Infatti parlare in lingue richiede meno fede che profetizzare o pregare per una guarigione, perché anche se sbagli, solo Dio lo saprà! E con esse ci edifichiamo nella fede per poter afferrare i “doni maggiori”.
d) Ti dà anche un mezzo in più, e forse più adeguato, per lodare Dio come Egli si merita: è soprattutto un linguaggio d’amore.
Dunque, come parlare in lingue? Prima, rivolgi l’attenzione a Dio.
Molti, specie gli intellettuali e gli introversi, cadono nell’errore di scrutare dentro di sé; invece bisogna pensare a lodare Dio ed esaltare la Sua grandezza.
Secondo, quando lo Spirito ti dà qualcosa, pronuncialo. Io stesso per non poco tempo mi aspettavo che lo spirito prendesse controllo della mia bocca per farmi parlare senza intervento umano! Invece, questo può essere molto pericoloso: lo “spirito di controllo” è caratteristico delle manifestazioni spiritistiche. “Gli spiriti dei profeti sono sottoposti ai profeti” (1° Cor. 14:32), perché Dio vuole la nostra attiva collaborazione, non “usarci” come strumenti passivi. Solo quando mi fu sottolineato Atti 2:4 “Tutti… cominciarono a parlare in altre lingue, secondo che lo Spirito dava loro di esprimersi”, capii che lo Spirito dava le parole, ma loro cominciarono a parlare! A questo punto, però, subentra il dubbio: non conosco quasi nessuno che parli in lingue, che non abbia dubitato, o subito o dopo, che le strane sillabe che gli venivano in mente non le stesse inventando da solo. Ma se hai chiesto al Padre un pane, ti darà forse una pietra (una cosa che ti lascerà deluso?) o se Gli hai chiesto un uovo, ti darà forse uno scorpione (una cosa dannosa?) Anche qui, la chiave è la fede.
Se poi non parli subito in lingue, non ti scoraggiare: un gran numero di persone, dopo la preghiera di fede per ricevere lo Spirito, comincia a parlare, non subito, ma nei giorni e settimane successive.
E’ stato così per mia moglie, ed io stesso, dopo aver detto solo qualche sillaba subito, ho cominciato a parlare in modo continuo solo giorni dopo, mentre andavo da una classe universitaria all’altra, lodando Dio mentre camminavo.
Finalmente, ricordiamo che il battesimo nello Spirito ci porterà delle lotte. Così fu per Gesù: “fu condotto dallo Spirito su nel deserto, per essere tentato dal diavolo” (Matt. 4:1). Certo, il nemico non è contento che siamo rivestiti di potenza per liberare i prigionieri, e farà di tutto per renderci la vita difficile. Ma in Cristo, rivestiti di tutta la Sua armatura e fermi nella fede, abbiamo la vittoria assicurata!
Il battesimo nello Spirito è un inizio, non un fine a sé stesso, una porta e non un traguardo. Ubbidiamo subito al comando della Scrittura: “Siate ripieni dello Spirito” (Ef. 5:18), e poi andiamo avanti!