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di Geoffrey Allen
“Cercare Dio”: ecco il tema di questo numero e della conferenza dalla quale derivano i vari articoli. È chiaramente un’esortazione biblica: “Cercate l’Eterno mentre lo si può trovare …”; “Dice l’Eterno alla casa d’Israele: «Cercate me e vivrete» …”; “Mi invocherete e verrete a pregarmi, e io vi esaudirà; mi cercherete e mi troverete, perché mi cercherete con tutto il vostro cuore …” (Is. 55:6, Amos 5:4, Ger. 29:13).
Ma, a rifletterci, non è strana questa espressione? Dio è forse un Dio che si nasconde per non farsi trovare? Non è piuttosto Lui a prendere l’iniziativa, a venirci a cercare, a muoversi verso di noi?
Eppure è così: Dio, dopo essersi mosso verso di noi per rivelarsi, si ritira per farsi desiderare. Si farà conoscere in maniera potente e travolgente solo quando lo cercheremo “con tutto il cuore”.
Il mistero della preghiera
C’è un mistero al cuore della preghiera. Perché Dio aspetta e si fa pregare per fare le cose che Egli stesso desidera e che ha già deciso di fare? Perché – come ci insegna la Scrittura e tutta la storia cristiana – non c’è risveglio senza preghiera?
L’unica risposta convincente che si trova è questa: Dio ha riservato alla Sua Chiesa una tale gloria che non vuole più governare l’universo senza di lei. Ha destinato all’umanità, creata a Sua stessa immagine e redenta col sangue del Suo amato Figlio, una tale dignità governativa che si rifiuta addirittura di compiere il proprio disegno sovrano per l’universo senza la partecipazione attiva della Chiesa.
Come ha scritto Paul Billheimer nel suo classico Destinati a Regnare: “Esercitandosi a realizzare per mezzo della preghiera le decisioni divine negli affari umani, la Chiesa si prepara in modo pratico all’esercizio della sovranità con Cristo sul Suo impero universale”.
Con tutto il cuore
Ma c’è anche una questione di affetti. Dio, lo Sposo di Israele, si ritira anche per far sentire la Sua mancanza, per stimolare in noi l’amore e il desiderio di Lui. Egli vuole essere amato dal Suo popolo “con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze” (Deut. 6:5). Spesso, invece, quando Egli è troppo liberale di amore e di attenzioni nei nostri confronti, finiamo per darLo per scontato.
Solo quando Dio ritira da noi la manifestazione della Sua presenza (non la presenza stessa: dove potremmo andare dove Egli non sia?), ne sentiamola mancanza e impariamo ad apprezzarla. Tutto il libro di Osea, ma anche il Cantico dei Cantici, ruotano attorno a questa dinamica dei rapporti d’amore.
Per questi due motivi Dio ci esorta a “cercare la Sua faccia” con preghiere, digiuni e supplicazioni.
Mettere in pratica
La conferenza in cui sono stati presentati i messaggi che qui estendiamo a un pubblico più largo d stata, a detta di molti partecipanti, una delle più stimolanti degli ultimi anni in Italia. Ma, se saremo solo “uditori della parola e non facitori” (Giac. 1:23), essa resterà “lettera morta” e lascerà il tempo che trovava.
Come molti altri credenti, sono convinto che si sentono nell’aria i segni premonitori di un grande risveglio. Ma Dio non agirà senza la nostra partecipazione. Se ci limitiamo a parlare del risveglio, a scrivere del risveglio, a sperare nel risveglio, corriamo il rischio che esso visiti altre nazioni lasciando l’Italia all’asciutto, o tutt’al più con poche gocce di acqua mentre passeranno oltre le nuvole di un grande acquazzone.
Perciò, come dice la Scrittura: “È tempo di cercare l’Eterno, finché egli venga e faccia piovere su di voi la giustizia” (Os. 10:12).