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di David Matthew
Parte V
Un mondo da conquistare
“Aspetta cose grandi da Dio, tenta cose grandi per Dio!”
Era questo il motto di William Carey, il quale nel 1739 partì alla volta dell’India per portare il Vangelo a quel popolo pagano. Fu così che ebbe inizio la grande espansione missionaria che caratterizzò il secolo XIX. Appena 50 anni dopo la morte di Carey, i credenti indiani ammontavano già a più di mezzo milione!
Diffusione del Vangelo
Anche se le scoperte degli esploratori avevano fatto conoscere agli Europei nuovi continenti, la maggior parte dei cristiani non vedeva alcuna necessità di evangelizzare la gente che li abitava. L’opinione più diffusa era che l’evangelizzazione del mondo fosse stato compito degli apostoli primitivi, e che le nazioni pagane, avendo chiaramente rifiutato il messaggio cristiano, dovevano essere lasciate al giudizio di Dio.
Invece, Carey e altri come lui consideravano che il “Grande Mandato” (Mt. 28:18-20) riguardasse tutti i credenti di tutti i tempi; e agirono di conseguenza. La “Società Missionaria Battista”, da lui fondata, fu la prima di molte simili associazioni. Una valanga di missionari portò il Vangelo a paesi lontani quali le isole del Pacifico, l’India, la Cina, l’Africa e le Isole dei Caraibi.
Per esempio, David Livingstone, oggi ricordato meglio della maggior parte dei suoi colleghi missionari, andò in Africa sotto l’egida della “Società Missionaria Londinese”, e lasciò un segno nella storia di quel continente, sia come evangelista che come esploratore e medico.
Più tardi, i risvegli dell’800 in Gran Bretagna e in America diedero nuovo impulso a questa propagazione mondiale della fede. Per esempio, nel 1866 Hudson Taylor fondò la “Missione per la Cina Interna”, organizzazione interdenominazionale che portò la parola di Dio in nuove regioni di quell’enorme nazione. Le chiese americane s’impegnarono fortemente nell’impresa missionaria, investendo una parte delle grandi risorse del loro paese per la diffusione del Vangelo in tutto il mondo.
Nella seconda parte del secolo, e specialmente dopo l’unità d’Italia; questa ondata evangelica arrivò anche nel nostro Paese. Missionari, prevalentemente americani e britannici, predicarono il Vangelo e stabilirono delle chiese in molte nostre città, dando vita alla Chiesa Metodista, a quella Battista e a varie chiese evangeliche indipendenti. La Società Biblica Britannica e Forestiera – nonostante le forti opposizioni della Chiesa Cattolica, che la definì “una peste” – fece stampare e diffuse largamente la Parola di Dio in italiano. Uno dei primi civili ad entrare nella città di Roma per la breccia di Porta Pia fu un suo colportore che vendeva la Bibbia!
Distruzione del Vangelo
Purtroppo, alcuni missionari portarono con sé un vangelo contaminato e cercavano di imporre ai loro convertiti usi e costumi europei, piuttosto che biblici. Altri erano sfacciatamente denominazionali nei loro atteggiamenti, e fondarono, nelle nuove terre, rami delle chiese d’origine senza tener conto delle norme del Nuovo Testamento.
Nel mondo occidentale, la tendenza verso il razionalismo (l’esaltazione della ragione umana), iniziata nel 700, continuò anche nell’800. Alcuni filosofi e teologi tedeschi – in particolare Kant, Schleiermacher, Hegel, Strauss e Baur – ebbero un ruolo molto influente nel minare i fondamenti degli insegnamenti cristiani.
Poi, nel 1859, Carlo Darwin pubblicò la sua teoria dell’evoluzione nel libro L’origine delle specie, aprendo ancora di più la porta alle idee anti-bibliche. L’uomo non doveva essere più visto come un essere creato all’immagine di Dio, infinitamente superiore alle bestie con le quali condivide il pianeta, ma semplicemente come un animale più evoluto, un prodotto delle forze cieche della natura.
Scetticismo
Il materialismo rappresentò un’ulteriore minaccia per la fede. Nel corso del secolo XIX, l’Inghilterra fece per prima l’esperienza dell’industrializzazione massiccia, e da un’economia prevalentemente agricola divenne il più importante produttore industriale. Ben presto fu seguita in questo cammino da altre nazioni europee e dagli Stati Uniti. Le ricchezze aumentarono, ma aumentarono anche i problemi. La prosperità divenne il dio di molti. Grandi città sorsero dal nulla, con un sovraffollamento spaventoso. Le condizioni nelle fabbriche erano orrende, specialmente per i bambini, i problemi sociali, l’immoralità e le malattie si diffondevano a macchia d’olio.
Entro l’ultimo quarto del secolo, le interpretazioni moderniste della Bibbia erano state ormai largamente accettate. La cronologia biblica fu messa sottosopra: per esempio, il razionalismo non poteva accettare le predizioni profetiche, perciò ai libri profetici furono assegnate date più recenti, successive agli avvenimenti che essi avevano predetto.
La cosiddetta “alta critica” avanzò, senza alcun fondamento obiettivo, delle affermazioni pseudoscientifiche sul testo biblico, che vennero accettate solo perché furono dette “scientifiche”. La maggior parte della gente cominciò a credere, erroneamente, che ci fosse un conflitto irrisolvibile tra la scienza e la Bibbia.
In questa atmosfera di scetticismo, emersero due forti avversari della verità divina: Carlo Marx, che nel 1848, con Friedrich Engels,’pubblicò, il “Manifesto Comunista”; e Friedrich Nietzsche, con la sua filosofia che proclamava la “morte di Dio”.
Non morto ma vivo!
Sembrerebbe un quadro davvero deprimente; ma in realtà, Dio non era morto! Egli infatti mandò un’ondata di risveglio spirituale che investi l’Europa e l’America. Le chiese luterane della Scandinavia furono grandemente benedette da un movimento pietistico simile a quello legato al nome di Spener, un secolo prima. Anche le chiese riformate, in altre parti d’Europa, ne furono toccate, e come risultato molti missionari furono inviati in varie parti del mondo. In Italia, il risveglio del 1825, acceso dal ministero di un umile montanaro francese, Felix Neff, portò nuova vita nelle chiese delle Valli Valdesi.
In America il cristianesimo autentico aveva perso tutta la sua forza d’impatto dopo la Dichiarazione d’indipendenza del 1776. Ma, alla fine dei secolo, ci furono anche qui moti di risveglio, specialmente nelle chiese congregazionaliste, presbiteriane, battiste e metodiste. Timothy Dwight, dell’Università di Yale, fu una figura chiave nella diffusione del risveglio, e le riunioni in campagna (“Camp meetings”) furono largamente adottate come metodo di evangelizzazione.
Due evangelisti
Poi venne il Secondo risveglio evangelico, che rese famosi due grandi evangelisti. Carlo G. Finney, dopo una conversione travolgente avvenuta nel 1821, si dedicò subito all’evangelizzazione, con risultati straordinari. Dovunque egli andasse, la gente era compunta nel cuore e si convertiva a Cristo. Una volta, per esempio, mentre egli visitava una fabbrica, senza che avesse detto una sola parola, le operaie cominciarono a piangere e a gridare, talmente era grande la loro convinzione di peccato. I macchinari furono spenti, Finney predicò il Cristo e un gran numero di persone si convertì a Cristo.
Dopo una pausa, il risveglio riprese negli anni 1857-58: in quei due anni, circa un milione di Americani conobbero personalmente il Signore. Ci furono anche delle divisioni. Alcuni non erano d’accordo concerti aspetti del risveglio. Finney aveva insegnato un metodo sistematico che molti consideravano anti-spirituale e centrato sull’uomo. Ci furono anche delle discussioni sulla questione della schiavitù, che, alla fine, sfociarono nella guerra civile degli anni 1861-65.
L’altro notevole evangelista fu Dwight L. Moody. Convertitosi a Cristo nel 1857, nel pieno del Risveglio, abbandonò una promettente carriera nel mondo degli affari e cominciò ad evangelizzare la gioventù sfrenata e ribelle della sua città nativa, Chicago. Insieme con Ira D. Sankey, autore di inni famosi, ebbe per molti anni un ministero evangelistico assai fruttuoso. Egli viaggiò per più di un milione e mezzo di chilometri e fu udito da circa 100 milioni di persone. L’istituto Biblico Moody, da lui fondato, è attivo tuttora a Chicago. Le sue orme furono seguite da un altro efficace evangelista, R. A. Torrey, il quale insegnava con chiarezza la necessità del battesimo nello Spirito Santo.
Santità
In questo periodo nacquero in America alcune nuove denominazioni, tra cui le Chiese di Cristo, fondate dai fratelli Campbell, i quali incoraggiavano un ritorno alla semplicità della chiesa del Nuovo Testamento. Un diffuso desiderio di una vita più intima con Dio portò alla formazione di diverse chiese e movimenti che ponevano in rilievo la santità.
Anche la Gran Bretagna sentì l’influsso del Risveglio, con oltre un milione di conversioni. Moody e Sankey vi fecero diverse visite, a partire dal 1873, tenendo delle campagne di massa in molte città, sempre con buoni risultati.
Sette eretiche
Sempre in questo secolo, sorsero in America diverse nuove sette. I Mormoni, conosciuti anche come la “Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni”, ebbero origine nel 1830 dai falsi insegnamenti di un certo Joseph Smith. Fecero la loro comparsa in questo periodo anche lo spiritismo e il movimento dei seguaci di Charles Taze Russell, o “Testimoni di Geova”, con il suo giornale “La Torre di Guardia”, che, ignorando completamente il valore della morte di Cristo, insegna che la salvezza è qualcosa che va guadagnata attraverso l’osservanza di alcune regole ed un fedele servizio di diffusione della loro letteratura.
Un’altra setta eretica fondata in questi anni fu la cosiddetta “Scienza Cristiana” (in realtà né cristiana né scientifica!) di Mary Baker Eddy che insegna che la malattia è un’illusione.
L’Avventismo del Settimo Giorno, altro fenomeno dell’800, è cristiano nelle cose essenziali, ma con un forte elemento di legalismo, particolarmente per quanto riguarda l’osservanza del Sabato come giorno obbligatorio di riposo.
Cattolici e Anglicani
La Chiesa cattolica romana tornò a prosperare durante questo secolo, dopo alcune difficoltà con Napoleone Bonaparte. Il numero dei cattolici in America aumentò rapidamente, soprattutto per l’emigrazione dall’Europa. I Gesuiti tornarono in auge (1814) e concentrarono i loro sforzi nell’attività missionaria, rivolta soprattutto verso i paesi con una forte tradizione protestante quali l’Inghilterra, l’Olanda e gli USA.
I Gesuiti erano attivi anche presso la corte papale. Essi convinsero il papa Pio IX a promulgare, senza far riferimento a qualsiasi concilio, il dogma della concezione immacolata di Maria, cioè che ella nacque pura dal peccato originale, idea priva di qualsiasi fondamento biblico.
Questo passo preparò la via al decreto ufficiale dell’infallibilità papale (1870), il dogma che afferma che il Papa è infallibile quando parla, nella sua capacità ufficiale, intorno a questioni di dottrina, moralità e pratica – anche se, nel farlo, dovesse aggiungere qualcosa alle Scritture o addirittura contraddirle.
La perdita dello Stato della Chiesa, vista allora dai Cattolici come un disastro, pose fine al diretto coinvolgimento del Papato negli affari politici e temporali e lo riportò ad interessarsi maggiormente della sfera propria della Chiesa, quella della fede.
La Chiesa Anglicana era, come sempre, uno strano miscuglio, composto da tre principali correnti. La “Chiesa bassa”, o “partito evangelico”, si opponeva a Roma e sosteneva i principi Riformati. La cosiddetta “Chiesa larga” era liberale, teologicamente confusa e fortemente influenzata dalle idee moderniste che provenivano dalla Germania. Infine la “Chiesa Alta”, o anglo-cattolica, sottolineava i legami storici con Roma.
Alcuni esponenti di quest’ultima tendenza formarono il “Movimento di Oxford” che aveva lo scopo di diffondere le loro idee tramite opuscoli, o trattati, per cui furono chiamati “Trattariani”. Il trattato n° 90, scritto da J. H. Newman, mirava a dimostrare che i 39 “Articoli della Fede” della chiesa anglicana potevano essere interpretati in senso cattolico. Alla fine il Newman passò tra le file della Chiesa Cattolica e più tardi fu nominato cardinale.
Molti altri seguirono Newman nella sua scelta, del resto logica per chiunque neghi il piano di Dio di restaurare la Chiesa a partire dalla Riforma del ‘500. Se non è vero che Dio sta andando avanti, la strada giusta è allora tornare indietro, alle cose dalle quali i Riformatori si dissociarono.
Un principe tra predicatori
Fra i grandi predicatori dell’800, nessuno ha lasciato un ricordo più grande di Charles Haddon Spurgeon, chiamato “il principe dei predicatori”. Nato nella chiesa “indipendente”, si converti a Cristo all’età di 16 anni in una chiesetta metodista (1850). Egli ripudiò il suo battesimo da bambino e fu battezzato per immersione, diventando un Battista di tendenza calvinista.
All’età di vent’anni fu nominato pastore a Londra, e presto grandi folle furono attirate dalla sua potente predicazione biblica. Egli fece costruire il “Tabernacolo metropolitano”, di 6000 posti, che furono spesso tutti occupati. I suoi sermoni venivano stampati ed ebbero una larghissima diffusione, come pure la sua rivista intitolata “La spada e la cazzuola”. Spurgeon si mostrò un uomo di fermi principi e di ferrea determinazione: si ritirò dall’Alleanza Evangelica a motivo dell’appoggio dato da quest’organismo al battesimo dei neonati, e più tardi si dimise anche dall’Unione Battista che, secondo lui, cominciava a compromettersi con alcuni insegnamenti liberali provenienti dalla Germania. La sua influenza fu enorme, e continua fino ad oggi, soprattutto tramite la ristampa dei suoi sermoni e commentari.
Primizie pentecostali
durante il secolo XIX, sorsero tre nuovi movimenti con caratteristiche diverse. La Chiesa Cattolica Apostolica (senza alcun legame col Cattolicesimo Romano) sorse dal ministero a Londra del pastore presbiteriano Edward Irving, che affermava la necessità di tornare ai principi del Nuovo Testamento: incoraggiò la profezia e il parlare in lingue nelle sue riunioni e riconobbe e nominò degli apostoli secondo Efesini 4:11.
Espulso dalla Chiesa Presbiteriana, Irving morì poco dopo, ma i suoi seguaci formarono una nuova chiesa. I dodici apostoli di questa chiesa viaggiarono estesamente, formando delle comunità, oltre che nella Gran Bretagna, anche in Europa e in America; ma il movimento non è mai diventato molto numeroso.
I Fratelli
Altro movimento nuovo fu quello dei Fratelli.
Molti sinceri credenti nelle chiese tradizionali avvertivano il forte desiderio di riscoprire una nuova semplicità, vitalità e freschezza nella vita comunitaria. Da tali uomini prese vita il primo nucleo del movimento dei Fratelli, la cui origine viene solitamente ricondotta a Dublino nell’anno 1827. Un certo dottor Cronin si vide rifiutare la Santa Cena perché non era membro di quella particolare chiesa. Egli cominciò, allora, ad incontrarsi con altri che la pensavano come lui sulla base della semplice “fratellanza”: spezzavano il pane insieme senza l’ausilio di un ministro. ufficialmente ordinato e ricercavano fra loro la guida manifesta dello Spirito Santo.
Come capo tra loro emerse John Nelson Darby, un giovane pastore della Chiesa Anglicana in Irlanda, uomo molto dotto e autore di numerosi (seppure difficili) scritti. Tramite la pagina stampata ed i viaggi compiuti in Europa, America, Australia e Nuova Zelanda, poté diffondere largamente il proprio pensiero.
Nello stesso periodo sorsero a Plymouth e a Bristol altri gruppi simili a quelli di Dublino. Alcuni noti conduttori furono Newton, Craik, Giorgio Muller, famoso come uomo di fede e costruttore di orfanotrofi, e il missionario Anthony Norris Groves.
Nel 1848 il movimento si spaccò in due. Il partito esclusivo, che faceva capo a Darby, volle un governo centralizzato e un rigoroso test per decidere chi doveva essere ammesso alla Santa Cena. Invece la tendenza “aperta”, guidata da Muller e Craik, sottolineò l’autonomia della comunità locale sotto una pluralità di anziani, con evangelisti ed insegnanti della Parola a tempo pieno che viaggiavano tra le assemblee.
Nel 1851 il conte fiorentino Piero Guicciardini, in esilio a. Londra per le sue convinzioni “protestanti”, entrò in contatto con i Fratelli e fu presto convinto dalle loro idee. Ritornato in Italia, si mise all’opera per diffondere la nuova fede. Così nacque il movimento dei Fratelli in Italia, che si diffuse soprattutto in Toscana, Lombardia e Piemonte. L’altro capo principale del movimento fu Teodorico Pietrocola Rossetti, anch’egli uomo di cultura e dalle convinzioni politiche liberali. Fu l’autore o traduttore di numerosi inni che ancora oggi vengono cantati nelle nostre chiese evangeliche.
Più tardi, però, il movimento si divise (1870): una parte formò la Chiesa Cristiana Libera, di tipo presbiteriano, che ebbe però un rapido declino per essersi troppo identificata nel movimento politico liberale. L’altra parte, rimasta in collegamento con i “Fratelli”, fino a tempi relativamente recenti fu guidata soprattutto da missionari provenienti dall’estero.
I Fratelli vedevano la Chiesa come corpo mistico di Cristo, al di sopra delle barriere settarie, cioè come l’insieme di tutti i credenti dalla Pentecoste fino al ritorno di Cristo. Essi rifiutavano ogni forma di tradizione, appoggiandosi unicamente alla Bibbia come guida; rifiutavano anche l’ordinazione da parte degli uomini, considerando l’ufficio di anziano in termini esclusivamente funzionali. L’invio di missionari ebbe una grande parte nella loro vita di chiesa, in armonia con lo spirito caratteristico dell’800.
“Sangue e Fuoco”
II terzo nuovo movimento fu l’Esercito della Salvezza. Un pastore metodista, William Booth, fu fortemente toccato dal risveglio degli anni 1856-59. Sentendosi limitato nella sua denominazione, se ne distaccò per fondare una missione indipendente a Londra (1865), opera che nel 1878 divenne “L’Esercito della Salvezza”, con Booth come primo “Generale”.
L’Esercito” fu noto per la sua audace evangelizzazione sulle piazze, con l’uso di bande musicali (“Perché il diavolo dovrebbe avere tutte le migliori melodie?”, disse Booth), per le opere sociali e per il forte insegnamento sulla santità. Il motto dell’Esercito – che non pratica né il battesimo né la Santa Cena – è “Sangue e Fuoco”. Fortemente contrastato nei primi tempi, il movimento fiorì, diffondendosi in molte nazioni: il ramo italiano fu costituito nel 1886.
Prospettiva
Quali sono, dunque, le caratteristiche più importanti del secolo XIX se cerchiamo di darne un giudizio obiettivo?
- Gli uomini cominciarono come mai prima ad avere una consapevolezza del mondo intero. Le considerazioni relative alla Chiesa locale dovevano essere viste alla luce dei Grande Mandato, il cui comando di “andare per tutto il mondo” acquistò un nuovo significato a mano a mano che gli esploratori facevano conoscere nuove regioni.
- La reazione satanica fu evidente. Le idee del marxismo, del modernismo e dell’evoluzione si diffusero con la stessa rapidità dell’Evangelo. La crescita di false sette fu una sfida alla vera fede. La Chiesa Cattolica Romana si impuntò ancora di ,più sulle propria posizioni.
- In una parola, ci fu una polarizzazione senza precedenti. Le forze del male cominciarono a schierarsi in ordine da battaglia. Nello stesso tempo, molti si avvicinarono a Cristo e s’impegnarono a conoscere i Suoi disegni e a seguirLo senza riserve. Fra queste due schiere, rimase la massa della cristianità tradizionale, che tentava disperatamente di seguire la via di mezzo, la vaga e indefinita strada del compromesso e dell’assenza di forti convinzioni.
Verità riscoperte
In mezzo a tutto ciò, Dio concedeva al Suo popolo nuova luce e rivelazione. Altre verità venivano recuperate. Notiamo particolarmente:
- L’interesse per le missioni, cioè per l’evangelizzazione dei perduti, sia nella propria nazione che all’estero, con il puro Vangelo di Cristo.
- L’attualità dei doni e ministeri dati dallo Spirito Santo, insegnata dai seguaci di Irving. Nonostante gli evidenti difetti di questo movimento, esso fu indubbiamente un precursore del risveglio pentecostale che sarebbe venuto più tardi.
- Gli aspetti sociali del Vangelo. L’Esercito della Salvezza ricordò ai cristiani che la loro fede doveva uscire dai confini dei culti della chiesa per toccare gli uomini là dove si trovavano e, come Gesù, ministrare alle loro necessità materiali.
- I Fratelli sottolinearono alcune verità importanti, fra cui:
- L’unità essenziale del Corpo di Cristo come organismo più che istituzione, essendo l’insieme di tutti i credenti nati di nuovo, al di là di ogni barriera denominazionale;
- Una nuova comprensione del sacerdozio di tutti i credenti e il rifiuto come non biblica della distinzione tra clero e laici;
- La capacità dello Spirito Santo di suscitare anziani dall’interno di ogni chiesa locale, in contrasto con la pratica tradizionale di chiamare al pastorato uno da fuori;
- Una nuova enfasi data alla Bibbia come unica autorità per il credente, all’importanza della pluralità degli anziani e all’autonomia della chiesa locale.
Triste frammentazione
Molti si rattristano per la frammentazione e le divisioni evidenti nella cristianità sin dalla Riforma. Ma la rivelazione concessa da Dio non porta forse sempre la divisione (1)? Mentre Paolo desiderava fortemente l’unità della chiesa locale di Corinto, egli dovette ammettere che “ è necessario che ci siano tra voi anche delle divisioni, perché quelli che sono approvati siano riconosciuti tali in mezzo a voi.” (2)
La stessa cosa vale nella Chiesa universale. Il popolo di Dio sarà unito alla fine. La frammentazione, benché lamentevole, non durerà per sempre, e nel frattempo è un mezzo che promuove il fine deciso da Dio. Perciò la linea del nostro ‘grafico continua a salire durante il periodo dell’800.
Nello stesso tempo, noi siamo personalmente responsabili per la nostra risposta alla rivelazione di Dio. Tu puoi dire onestamente -particolarmente per quanto riguarda la chiesa di cui fai parte – di essere in questo momento proprio al centro della Sua volontà per te? È scritto di Davide che egli “esegui il volere di Dio nella sua generazione” (3). I cristiani del futuro potranno attestare la stessa cosa di te?
Nel prossimo numero, esamineremo il secolo nel quale viviamo.
(1) Mat. 10:34-36
(2) 1 Cor. 11:19
(3)At. 13:36