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di David Matthew
Parte IX
IL TRAGUARDO DI DIO
Alcuni credono che prendere come modello per la chiesa di oggi quanto descritto nel Nuovo Testamento significhi mirare troppo in alto. Per chi la pensa così, ho un messaggio: al contrario, puntare al livello della chiesa degli Atti significa mirare troppo in basso!
La chiesa primitiva aveva infatti dei grandi pregi, ma fu anche viziata da divisioni, carnalità, legalismi e molte altre imperfezioni. Ciò nonostante, viveva ad un livello superiore al nostro, per cui, mirando in quella direzione, faremo certamente dei passi in avanti. Tuttavia, questa dovrà essere solo una prima tappa verso il traguardo finale.
La storia della Chiesa è simile a quella di Giobbe. In un primo tempo, egli prosperò, ma poi subì una serie di disgrazie, senza però rinnegare la sua fede. E la sua storia conclude: “L’Eterno benedì gli ultimi anni di Giobbe più dei primi” (Gb.42:12). Così sarà anche della Chiesa! I suoi inizi furono meravigliosi, ma alla fine, essa è destinata a superare anche quel periodo così felice.
Se dunque recuperare l’esperienza degli Atti è solo un traguardo intermedio per la chiesa, qual è il suo destino finale? È di realizzare quella visione di una chiesa risplendente di bellezza, d’unità e di perfezione esposta da Paolo nelle sue epistole: l’ideale glorioso, ma raggiungibile, di una Sposa che “si sarà preparata” per unirsi allo Sposo celeste quando Egli verrà (Apoc. 19:7).
Solo se abbiamo gli occhi fissi su questo traguardo di “una chiesa gloriosa”, saremo in grado di evitare le trappole del settarismo e di una mentalità ristretta. Alla luce di una vocazione così alta, vedremo l’assurdità di stare lì a discutere su dettagli quali il colore delle pareti del locale di culto!
Restaurazione
Questo concetto di superare il livello degli Atti è fondamentale al significato della parola “restaurazione”. Secondo la legge di Mosè, chi commetteva un torto a danno di un altro doveva restituire tutto il maltolto e poi aggiungervi qualcosa in pia (Es. 22:4-9, Num. 5:5-7). Così è della Chiesa. Vogliamo che sia recuperato tutto ciò che è andato perduto, il risarcimento di tutti i danni commessi nel corso della storia; e in più, una porzione sovrabbondante della grazia di Dio che ci porti oltre l’esperienza degli Atti, per realizzare tutto ciò che Dio, sin dall’inizio, ha avuto nel cuore per la Sua Chiesa.
Non che cerchiamo la restaurazione soltanto della Chiesa. La Bibbia parla della “restaurazione di tutte le cose” (Atti 3:21, Mt. 17:11). Alla fine, il cielo e la terra creati da Dio, con tutta la vita e la società umana, saranno restaurati. Ma la restaurazione della Chiesa è la chiave per tutto il resto. Solo nella misura in cui la Chiesa sarà resa conforme alla volontà di Dio, la sua influenza benefica sarà avvertita dall’ambiente circostante; perché la Chiesa è la punta di diamante del regno (dominio) di Dio.
Dio infatti è “il Salvatore di tutti gli uomini, in primo luogo dei credenti” (1 Tim. 4:10); ed è perciò che dobbiamo “fare del bene a tutti, ma specialmente ai fratelli in fede” (Gal. 6:10). Se desideri un mondo migliore, datti da fare per la restaurazione della chiesa!
Progressiva ed istantanea
Questa restaurazione si realizzerà tramite un processo storico, che porterà ad una crisi improvvisa. Il processo è già in atto nella storia della Chiesa, particolarmente dalla Riforma in poi, e consiste in una serie di “tempi di refrigerio” (Atti 3:20) prodotti da ripetute effusioni dello Spirito Santo, insieme al nostro impegno cosciente di ripristinare nelle nostre chiese i principi di vita del Nuovo Testamento. La crisi sarà il ritorno di Gesù, il quale verrà per portare a compimento il processo della restaurazione.
La nostra tentazione è quella di trascurare questo processo graduale e riporre tutte le nostre speranze nel ritorno dei Signore. Così tolleriamo pratiche non bibliche e tiriamo avanti con le nostre tradizioni umane, sopportando una vita di chiesa assolutamente mediocre e credendo che tutto si risolverà per il meglio quando Gesù ritornerà.
Quest’ultima affermazione è senz’altro vera. Ma non deve costituire una scusa per noi per non cambiare quanto è in nostro potere, e così essere pronti per la Sua venuta. Le Scritture ci esortano, non ad aspettare passivamente che si compia la volontà di Dio – “se Dio l’ha detto, allora di sicuro avverrà “ – ma, al contrario, a collaborare attivamente con Lui nel portare a termine i Suoi disegni. Dio può aver decretato che il contadino Verdi faccia quest’anno una buona raccolta di grano, ma ha anche decretato che egli debba preparare il terreno, seminare il campo e zapparlo perché le piante crescano bene. La lezione è chiara: prima del ritorno di Cristo, noi siamo chiamati a collaborare con Dio nella restaurazione della Chiesa!
Non abbiamo il diritto di consolarci col pensiero che, prima o poi, Gesù vedrà esaudita la Sua preghiera per l’unità del Suo popolo (Gv. 17), se noi stessi non siamo pronti a fare la nostra parte: buttare via l’orgoglio settario, l’amore per le tradizioni e qualsiasi altra cosa possa impedire la sua realizzazione. Quando si verificherà la crisi finale della restaurazione è noto solo a Dio Padre (Mt. 24:36); ma la responsabilità di cooperare con Lui nel processo di restaurazione che deve precedere quel momento, appartiene chiaramente a noi. Possiamo cambiare, e allora dobbiamo farlo!
Proporsi traguardi
Una volta accettata questa responsabilità, abbiamo bisogno di traguardi, cioè di sapere quali cambiamenti mettere in atto. Bene, Dio solitamente ci propone dei traguardi a lungo e a breve termine. Quelli a lungo termine possono essere difficili da ricevere, perché sembrano molto lontani dallo stato attuale delle cose. Immaginate come deve essersi sentito Abramo, uomo senza figli, quando Dio gli promise che sarebbe diventato “padre di moltitudini”! I traguardi immediati, invece, sono più facili da accettare, e ci aiutano a sperare che si compiranno anche quelli più remoti: così, Abramo si sarà sentito sicuramente meglio quando Dio disse che, per cominciare, gli avrebbe dato un figlio!
Per noi, il traguardo immediato è quello di recuperare una vita di chiesa conforme ai principi del Nuovo Testamento. Sebbene gli ostacoli alla sua realizzazione possano sembrare grandi, non sono certo maggiori di quelli che impedivano ad Abramo di avere un figlio … e Isacco, ormai, è un fatto storico! Può essere difficile per noi abbracciare i principi neotestamentari; ma se mettiamo in funzione la fede e le opere insieme, non ci vorrà molto per ottenere i primi risultati concreti.
Una volta in cammino, i traguardi più lontani saranno per noi uno stimolo che ci ricorda di non sederci, perché c’è ancora tanta strada da fare! Senza dubbio Abramo, guardando il cielo notturno pieno di stelle e pensando alla promessa divina che la sua discendenza sarebbe stata così numerosa, avrà avuto premura perché Isacco si sposasse e gli facesse nascere i primi nipotini!
Finora, in questa serie di articoli, abbiamo sottolineato l’importanza del traguardo immediato di una chiesa che viva secondo le norme del Nuovo Testamento. Ora, però, vogliamo guardare all’obiettivo finale di Dio per la Chiesa, così come Paolo lo descrive nella lettera agli Efesini. Potremmo citare altre Scritture, ma questo sarà un buon punto di partenza.
Il capolavoro di Dio
Innanzitutto, perché non siamo tentati di perdere ogni contatto con la realtà e prendere il volo per il mondo degli ideali spirituali, dobbiamo ricordarci che qui ed ora Dio intende che la Chiesa sia il Suo capolavoro, dimostrazione per le potenze spirituali del bene e del male della Sua gloria e perfezione. Il Suo scopo nel mandare il Figlio fu infatti che “i principati e le potenze nei luoghi celesti conoscano oggi, per mezzo della chiesa, la infinitamente varia sapienza di Dio” (Ef. 3:10-11). Mi domando se, a vedere la chiesa nella vostra località, tanto gli angeli quanto i demoni stanno col fiato sospeso per l’ammirazione …??
Anzi, cosa ne pensa la generalità dei non credenti? Gesù pregò che si realizzasse una qualità di amore e di comunione tale che “il mondo creda” e “il mondo conosca …” (Gv. 17:21,23). Questo vuol dire che i membri della Chiesa già in Paradiso con Cristo non entrano più nel discorso: siamo noi, che viviamo oggi sulla terra e costituiamo le varie chiese locali, a dover dimostrare ad un mondo scettico la realtà di Gesù come Figlio di Dio. La vostra chiesa a che punto sta in questo?
Se prendiamo sul serio l’obiettivo di muoverci verso l’ideale divino, allora dobbiamo cominciare ad incoraggiare attivamente il ministero di apostoli, profeti, evangelisti, pastori ed insegnanti; non soltanto degli ultimi tre, dico, ma anche dei primi due! E scritto a chiare lettere in Efesini 4:11-13 che sono questi gli strumenti di Dio per portare la Chiesa alla sua pienezza, e che essi devono funzionare “fino a che tutti siamo arrivati all’unità della fede …” Visto che ci manca ancora molto per raggiungere questo traguardo, dobbiamo aprirci a questi ministeri oggi.
L’eredità di Dio
Come sarà, dunque, la chiesa ai tempi della fine? Sarà una gioia per Dio, non una vergogna! Paolo, infatti, scrive della “gloria della Sua eredità nei santi” (1:18). Ora, nel Nuovo Testamento, “santi” significa semplicemente “credenti”: persone come me e come te. Ed una “eredità” è quello che qualcuno ottiene alla fine. Paolo, allora, sta dicendo che, alla fine, Dio otterrà noi: la Sua eredità è la Chiesa. Ed Egli non ne rimarrà deluso, dal momento che è un’eredità “gloriosa”! Gesù ha fatto un ottimo lavoro in noi come individui; ma non finisce qui. Anche nel suo insieme la Chiesa degli ultimi tempi sarà qualcosa che riempirà il nostro Dio di gioia: saremo il suo bene più prezioso.
Sarà una chiesa unita. Niente “-ismi” né denominazioni, soltanto uomini redenti che vivono insieme, e che non avranno altra “etichetta” se non quella di “cristiani”. Costituiti in chiese locali in ogni città e paese, beneficeranno della guida consolante e stimolante di anziani maturi. I ministeri itineranti, guidati da apostoli, si muoveranno tra loro per portare tutta la gamma della saggezza spirituale di Dio.
La vera unità
Nessuno potrà più ritirarsi, offeso o adirato, da una chiesa e trovare rifugio o accoglienza in un’altra: la vera unità lo renderà impossibile. Il reciproco rispetto e l’intesa tra i responsabili delle chiese nelle varie località eliminerà la possibilità di saltare da una comunità all’altra. Piuttosto, si piangerà sulla necessità di correggere i ribelli, e si pregherà intensamente perché il freddo da loro avvertito lontano dal popolo di Dio li spinga a ravvedersi e a tornare in comunione.
L’unità che si realizzerà non sarà soltanto “l’unità dello Spirito”: questa è già nostra e la dobbiamo solo conservare (4:3). Sarà piuttosto “l’unità della fede” (4:13), l’unanimità nel comprendere le grandi verità delle Scritture, insieme allo zelo nel seguirle come regola di vita.
Potremo apprezzare ancora di più il Signore, afferrando “con tutti i santi” qualcosa della grandezza del Suo amore (3:18). Questo stesso amore, permeando l’intero nostro stile di vita, stupirà il mondo intero. Mentre nella società secolare tutto andrà via via sgretolandosi, il popolo di Dio realizzerà invece il traguardo della perfetta unità. “Vi è un corpo unico” (4:4).
Matura e forte
La chiesa degli ultimi tempi sarà matura. Non saremo più “come bambini”, ma al contrario, “cresciuti in ogni cosa verso Cristo” (4:15). Maturità significa stabilità, non ci saranno più litigi infantili, non saremo più “sballottati e portati qua e là” da ogni novità dottrinale (4:14), né attaccati ai giocattoli delle vecchie tradizioni umane. A differenza del bambino che agisce in base agli impulsi, senza rendersi conto di tutte le implicazioni delle sue scelte, l’adulto maturo ordina la propria vita in modo saggio e ragionato. Ha degli obiettivi; sa dove è diretto. Così sarà della Chiesa degli ultimi tempi. Avendo gli occhi del nostro cuore sempre più illuminati (1:18), vivremo sicuri e decisi secondo la Parola di Dio, come un popolo veramente maturo.
Non solo, ma saremo anche forti! I bambini sono deboli, gli adulti hanno invece raggiunto il pieno delle forze. Insieme, avremo una potenza morale e spirituale degna del popolo chiamato “corpo di Cristo”. Il sovrannaturale sarà la nostra esperienza quotidiana, e non più qualcosa di raro e straordinario. Il mondo non si farà più beffe della Chiesa: piuttosto, sarà preso da timore davanti alle prove innegabili della potenza di Dio tra noi.
Ricordiamoci che già ora la potenza di Dio in noi è “immensa”, la stessa potenza che risuscitò Cristo dalla tomba (1:19). Liberata dalla nostra obbedienza, essa farà risorgere una chiesa malata ed apatica a nuovi livelli di salute e potenza spirituale. Il Signore “può, mediante la potenza che opera in noi, fare infinitamente di più di quel che domandiamo o pensiamo” (3:20). Ma il mondo deve ancora vederne la piena dimostrazione.
Unità organica
Nella Chiesa della fine, i legami saranno organici; cioè, essa sarà unita, non da statuti e regolamenti, ma da una vita vissuta in comune. Non si tratta di un grandioso piano di unificazione tra le denominazioni più importanti: l’ecumenismo è un vicolo cieco, un “riordinare le sedie sul ponte del Titanic”. Semplicemente, i figli di uno stesso Padre sono in rapporto fra loro: quanti sono stati rigenerati dal Padre celeste, nati nella Sua famiglia per mezzo della fede in Gesù Cristo, sono automaticamente fratelli! Quando tale rapporto viene vissuto come il Padre vuole, le etichette denominazionali diventano superflue, anzi un impedimento.
Guardiamo al giorno in cui “tutto il corpo, ben collegato e ben connesso mediante l’aiuto fornito da tutte le giunture, trae il proprio sviluppo nella misura del vigore di ogni singola parte, per edificare se stesso nell’amore” (4:16). Niente passeggeri, nessun indipendente, ma ovunque dei rapporti calorosi, intensi, sinceri e amorevoli.
Sarà una chiesa gloriosa (5:27). Invece di mostrarsi debole, insicura e vergognosamente incapace, come è stato il caso in tanti periodi della storia, il Corpo di Cristo sarà raggiante della salute e del vigore di Dio stesso. La Sua gloria splenderà e sarà vista da tutti.
Il capo e il corpo
In una parola, la chiesa degli ultimi tempi sarà una sposa degna di Cristo. Il Corpo si adatterà sempre meglio al suo Capo glorioso, a mano a mano che “cresciamo verso lui” per arrivare “all’altezza della statura perfetta di Cristo” (4:15,13). Il Capo non si ritroverà più con un Corpo inadeguato, una specie di mostro, ma da entrambi rifulgerà lo stesso splendore: il Capo e il Corpo meravigliosamente intonati l’uno con l’altro.
Finalmente la Chiesa sarà una Sposa adatta, grazie all’opera santificatrice dello Spirito, a stare a fianco del Re dei re, lo Sposo celeste, il quale “la farà comparire davanti a sé, gloriosa, senza macchia, senza ruga o altri simili difetti, ma santa e irreprensibile” (5:27). Allora, alla cena nuziale dell’Agnello, gli sposi saranno uniti in un amore perfetto e vivranno insieme per sempre. Alleluia!
Ripensare il nostro destino
Ci sembra piuttosto remoto tutto questo, troppo bello per essere vero? Può darsi, ma ciò nonostante, è questo il ritratto della Chiesa che la Parola di Dio ci propone. Dopo secoli di debolezza spirituale e assillati come siamo dalle previsioni pessimistiche di coloro che sostengono che le cose sono destinate ad andare di male in peggio, sarebbe molto facile perdere di vista il glorioso futuro della Chiesa degli ultimi giorni. Non è forse l’ora di fare “pulizie generali” mentali e spirituali, di rinnovare le nostre idee e lasciarci rinnovare la visione del futuro?
La Chiesa non dovrà nascondersi nella clandestinità per sopravvivere alle pressioni di un mondo senza Dio. Al contrario, noi, gli eredi di Abramo, siamo destinati a portare benedizioni a tutte le famiglie della Terra! La Chiesa non sarà per sempre incompetente e dilettantistica nel suo modo di fare: anzi, dimostrerà un’abilità e una forza derivati non solo da talenti naturali, ma ancora di pii da una fede soprannaturale, che le consentirà di mettere in ombra le pii forti organizzazioni dei mondo. Essa non resterà sempre piccola e insignificante, una chiesa-ghetto che si difende fino all’ultimo sangue contro la superiorità schiacciante dei nemici: piuttosto, si leverà per abbattere le stesse porte dell’inferno. Il nostro destino è glorioso… e non dovrà aspettare il ritorno di Gesù per cominciare a realizzarsi!
La situazione attuale
Qual è, dunque, la nostra situazione oggi? Abbiamo considerato la forma della storia passata della Chiesa: una discesa continua dall’epoca del N.T., fino ai livelli più assi raggiunti nel, Medio Evo; poi un inizio di risalita con la Riforma. Abbiamo visto come, da allora, il Signore della chiesa ha restituito progressivamente al Suo popolo verità ed esperienze dimenticate o trascurate. Ed eccoci, oggi, negli Anni Ottanta, arricchiti dall’eredità del passato, chiamati ad essere pionieri e a collaborare con Dio per compiere i Suoi disegni nella nostra generazione. Che cosa troviamo, dunque, quando passiamo in rassegna la situazione attuale?
- Vediamo una chiesa mondiale in rapida crescita numerica. Ogni giorno si miete una grande raccolta di anime per Cristo, e tutti i segni preannunciano per il futuro una mietitura ancora pii grande. Nella sola Cina, si stima che attualmente 27.000 persone si convertono a Cristo ogni giorno! Il comunismo deve retrocedere davanti a Gesù; anche l’islam sarà sconfitto.
- Vediamo che i cristiani dappertutto acquistano una visione mondiale del trionfo di Gesù per mezzo della Chiesa. I moderni mezzi di comunicazione hanno dato ai figli di Dio la consapevolezza di far parte di una famiglia sparsa in ogni parte del mondo. C’è uno scambio senza precedenti di notizie, richieste di preghiera, cassette, scritti, programmi radio e TV, e soprattutto dei ministri di Dio che viaggiano da una nazione all’altra per espletare il loro servizio.
- Vediamo una crescente comprensione della natura della Chiesa come comunità dei redenti. Un numero sempre maggiore di cristiani sta scoprendo che “la chiesa” non è un luogo dove si recano, ma quello che vivono, e che essere “corpo di Cristo” non vuol dire solo avere la libertà di testimoniare o di pregare nelle riunioni, ma condividere la vita 24 ore al giorno, servendosi e incoraggiandosi a vicenda. La chiesa si sta liberando progressivamente dalla schiavitù degli edifici.
- Nei paesi che hanno alle spalle molti secoli di presenza cristiana, vediamo un riordinamento tra i credenti. Migliaia di essi, stanchi del formalismo religioso e della routine delle denominazioni, si riuniscono per formare nuove chiese, libere da simili legami: vivificati dallo Spirito, non vedono motivo per rimanere dentro strutture nelle quali la vita dello Spirito è condannata ad essere riassorbita nel tessuto delle tradizioni. In molti casi queste nuove chiese sono le più importanti delle rispettive località.
- Vediamo indicazioni che le chiese locali non debbono essere sempre piccole. L’esempio più lampante è certamente la Chiesa Centrale dei Pieno Vangelo di Seul nella Corea del Sud, considerata da molti come prototipo e dimostrazione di una dimensione di vita di chiesa che presto si manifesterà in maniera molto pii generale. Con le sue centinaia di migliaia di membri attivamente impegnati, e una struttura di governo ben sviluppata, questa chiesa rimane tuttavia una comunità chiaramente locale.
- Vediamo il riemergere dei ministero apostolico, non solo come teoria ma nell’esperienza. Questo è indubbiamente una chiave indispensabile per lo sviluppo e la strutturazione della chiesa del ventesimo secolo. Badate, non sto parlando di vescovi, moderatori o sovrintendenti denominazionali – cioè “gestori” di quanto già esiste – ma di uomini ripieni di sapienza e dell’unzione divina, stabiliti da Dio stesso come esperti capomastri per la costruzione della Sua casa.
- Soprattutto, vediamo una nuova consapevolezza mondiale della potenza dello Spirito Santo. Finalmente, la Chiesa sta recuperando l’esperienza cristiana “normale”, cioè che tutti quelli che accettano Cristo sono subito “battezzati nell’unità del Corpo” con l’immersione in acqua e la ricezione del dono dello Spirito. Questo non viene più considerato qualcosa di strano, un’aberrazione pentecostale, ma un’esperienza normale e fondamentale. Un futuro fino a poco fa impensabile è ora alla nostra portata, “non per potenza, né per forza, ma per lo Spirito mio, dice l’Eterno” (Zacc. 4:6).
È ora dunque che ci si aprano gli occhi, come al servo di Eliseo, per vedere, in mezzo alle pressioni ed ai problemi, “Il monte pieno di cavalli e di carri di fuoco tutt’intorno”, e per avere la certezza che “quelli che sono con noi sono più numerosi di quelli che sono con loro” (2 Re 6:16-17). Miriamo all’ideale, non come un gesto disperato (“Sono disposto a provarci, ma non credo che funzionerà”), ma con la piena convinzione che Gesù, il quale ha detto “Io costruirò la mia Chiesa”, farà proprio questo. “Cristo ha amato la Chiesa ed ha dato e stesso per lei” (Ef. 5:25). Il meno che noi possiamo fare, allora, è lavorare per essa, pregare per essa, dare la nostra vita per essa.
Che posso fare?
Che cosa, allora, puoi fare tu personalmente, in termini pratici, per cooperare con il progetto edilizio di Cristo?
1) Puoi camminare con Dio, essere, cioè, “fervente” per Lui e non “tiepido”. Prendi in Lui il tuo diletto, prega del continuo, alimentati dalle Scritture, sii pieno di entusiasmo per il Signore!
2) Poi, trova la giusta chiesa, cioè una comunità di credenti “nati di nuovo”, guidata da veri pastori che insegnano fedelmente la Parola di Dio e la prendono come misura di tutto ciò che si fa. Dovrà essere una chiesa con un vivo senso di comunità, la condivisione cioè della vita e non soltanto degli incontri; una che dà importanza alla preghiera e che fa spazio alla libertà nell’adorazione e all’esercizio dei doni spirituali. Cerca inoltre una chiesa che riceve il contributo di qualche apostolo e nella quale ci sia un continuo afflusso di nuovi convertiti.
Se non riesci a trovare nella tua località una simile chiesa, prendi in considerazione la possibilità di viaggiare per trovarla. Sii pronto a cambiare casa, a trasferirti in un’altra città: molti lo stanno facendo oggi, convinti che la vita nella chiesa locale è più importante di qualunque altra cosa. Oppure, se le circostanze rendono impossibile questo, guarda in giro nella tua località per trovare altri credenti che abbiano un cuore per Dio, come il tuo. Cominciate ad incontrarvi in maniera informale e pregate il Signore di indicarvi con chiarezza la strada per andare avanti.
3) Devi liberarti dal timore dell’uomo e ubbidire incondizionatamente al Signore. Come sarebbe tragico
mancare il perfetto piano di Dio per il timore di quello che potrebbe pensare la gente! “Tutto quello che non viene da fede è peccato” (Rom. 14:23). Forse mantieni ancora in piedi qualcosa che dovrebbe essere demolito, o a mandare avanti un’opera sulla quale Dio ha scritto “Icabod” (cfr. 1 Sam. 4:21)? Se è così, è ora di agire con decisione e puntare in avanti. “Ma i pochi rimasti fedeli hanno bisogno di me”, puoi dire. Sì, è probabile: hanno bisogno che tu li guidi nella via d’uscita per entrare in cose migliori: se sono veramente fedeli, ti seguiranno. Non temere altri che Dio, e agisci di conseguenza!
4) Comunica il Vangelo agli amici ed ai vicini, e proverai l’emozione di vederli venire a Cristo: viviamo un tempo di fame e di mietitura spirituale! Poi, cura quelli che avrai portati alla salvezza, insegnando loro tutto quello che conosci delle vie del Signore, e pregate insieme che Egli vi conduca nel tipo di comunità cristiana di cui avete bisogno.
Prospettiva gloriosa
Davanti a noi stanno tempi emozionanti, non privi di difficoltà e persino di pericoli; ma Cristo trionferà, e noi, il Suo popolo, con lui! La Chiesa emergerà nell’unità, nella forza e nello splendore… e Dio vuole che tu ne sia partecipe!
“Poi udii come la voce di una gran folla e come il fragore di grandi acque e come il rombo di forti tuoni, che diceva: Alleluia! Perché i/ Signore, nostro Dio, l’Onnipotente, ha stabilito il suo regno. Rallegriamoci ed esultiamo e diamo a lui la gloria, perché sono giunte le nozze dell’Agnello e la sua sposa si è preparata” (Apoc. 19:6-7).