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di Liborio Porrello
Quando si parla di “combattimento spirituale”, molte persone cominciano ad avere paura, perché non hanno una chiara comprensione di ciò che questo voglia realmente significare nell’ottica divina.
La cosa che dobbiamo subito affermare è che siamo chiamati a combattere una battaglia già vinta in partenza. Non dobbiamo combattere e vincere il diavolo con le nostre forze, ma solo afferrare la vittoria che è stata già ottenuta da Gesù Cristo col Suo sacrificio sostitutivo.
Per comprendere meglio questo aspetto, dobbiamo spiegare che la redenzione ha due aspetti, entrambi necessari: quello legale e quello pratico. L’aspetto legale riguarda quello che è già stato compiuto da Gesù Cristo circa 2000 anni fa nella Sua opera, dall’incarnazione alla Sua ascesa alla destra di Dio come Sommo Sacerdote del nuovo patto.
Legalmente, Gesù è morto per tutti gli uomini, ha già salvato tutti, ha fatto in modo che ognuno di essi possa ricevere lo Spirito Santo e vivere una vita santa e vittoriosa con la potenza e i doni dello Spirito Santo.
Fatti e fede
Ma il fatto che Gesù sia morto per tutti gli uomini non ha portato automaticamente la salvezza a tutti; infatti, senza la fede personale nel sangue che Egli ha sparso per la remissione dei propri peccati, non si è salvati.
Questo principio spirituale è molto importante: tutto ciò che Cristo ha ottenuto legalmente per noi nella Sua opera di redenzione diventa nostra esperienza quotidiana per mezzo della nostra fede personale in quello che Egli ha compiuto. Dobbiamo, cioè, credere la parola che Egli ci ha donato come Roccia sulla quale possiamo edificare la nostra confessione di fede.
Possiamo applicare questo principio anche al combattimento spirituale. Gesù ha già vinto il diavolo e tutte le forze delle tenebre. I principati e le potestà Gli sono sottoposti, ed Egli ci ha fatti sedere con Lui nei luoghi celesti, in un posto di autorità e dominio (Ef. 2:6). Ma noi dobbiamo afferrare questa realtà per fede. La fede è certezza di cose che si sperano, dimostrazione di realtà che non si vedono (Ebr. 11:1).
Pur non avendo mai visto né Gesù, né noi stessi seduti alla destra di Dio, abbiamo la certezza che stiamo là, perché la Parola di Dio lo afferma. E dobbiamo ricevere per mezzo della fede tutto quello che ci appartiene legalmente, per le promesse fatteci dalla Parola di Dio nel Nuovo Testamento.
È biblico?
È biblico parlare di combattimento spirituale?
Potrebbe sembrare una domanda banale, ma alcuni pensano che è Dio che fa tutto, perciò tutto quello che avviene è volontà di Dio. Ma se fosse così, non ci sarebbe nessun bisogno di predicare il Vangelo e stabilire il Suo Regno! Chi non è convinto dell’assoluta necessità del combattimento spirituale, mostra di non aver capito la lotta che è in atto tra i due Regni.
Ma andiamo alla Scrittura per essere illuminati in materia. In Isaia 53:12, leggiamo: “perché egli ha portato i peccato di molti e ha interceduto per i trasgressori”. Il verbo ebraico tradotto “intercedere” significa: a) colpire con violenza o fare collisione o scontro con qualcosa; b) stare in mezzo, andare in mezzo, travagliare. Da questo, possiamo dedurre che l’intercessione implica un combattimento e un travaglio.
Nel Nuovo Testamento, troviamo scritto: “Sottomettetevi dunque a Dio; ma resistete al diavolo, ed egli fuggirà da voi” (Giac. 4:7). Il verbo resistere in greco dà l’idea di stare in piedi contro qualcosa, aiutare a resistere, ed è un termine militare usato frequentemente per comunicare all’esercito di mettersi in ordine di battaglia.
Dal sopracitato verbo, si nota che sono i credenti che debbono resistere al diavolo, se vogliono che egli fugga da loro. Non ci viene detto di chiedere a Dio che lo faccia fuggire, ma che noi dobbiamo resistergli ed egli fuggirà da noi.
In Efesini 6:12 ci viene detto: “… il nostro combattimento infatti non è contro sangue e carne, ma contro i principati, contro le potenze, contro i dominatori di questo mondo di tenebre, contro le forze spirituali della malvagità che sono nei luoghi celesti”.
Da questo brano impariamo che il combattimento è nostro, e che ha luogo proprio contro quelle forze che Gesù ha spogliato e delle quali “ha fatto un pubblico spettacolo, trionfando su di loro per mezzo della croce” (Col. 2:15).
Da quanto abbiamo considerato, possiamo ricavare che il diavolo, dopo essere stato sconfitto, non è andato a sedersi tranquillamente in attesa di essere gettato nello stagno di fuoco e di zolfo (Apoc. 20:12), ma è attivo contro la Chiesa, pur sapendo di essere eternamente sconfitto, e che noi dobbiamo affrontarlo e vincerlo ogni volta che si oppone al nostro cammino di credenti.
Le forze delle tenebre sono come un esercito che è stato sconfitto, ma che fa una guerriglia, opponendosi con atti terroristici al governo legittimo del vero Sovrano. In questa guerriglia, esse scatenano malattie e infermità, creano ostacoli, problemi, gelosie, critiche, paure ed ogni sorta di cose atte a interrompere la nostra comunicazione e comunione con Dio e con gli altri.
Vogliamo affermare, quindi, quello che la Scrittura afferma: che il combattimento è nostro, perciò: “… prendete la completa armatura di Dio, affinché possiate resistere… e restare in piedi” (Ef. 6:13).
Passività
Perché molti credenti sono passivi nella lotta spirituale?
Essi non hanno compreso né chi sono in Cristo, né che cosa hanno ricevuto. La Bibbia dice che noi siamo la luce del mondo (Matt. 5:14). Ci dice che abbiamo ricevuto le chiavi del Regno (Matt. 16:19). Ci dice che abbiamo ricevuto autorità per calpestare serpenti e scorpioni e tutta la potenza del nemico (Luca 10:19).
Dio si aspetta che noi calpestiamo il nemico, perché questo porta gloria al Suo Nome. Perciò ci ha dato delle potenti armi spirituali. Ma le armi sono nelle nostre mani, siamo noi che dobbiamo adoperarle per vedere la vittoria nella nostra vita e per liberare altri con l’autorità conferitaci dal Nome di Gesù.
Consideriamo i vari pezzi della nostra armatura: la cintura della verità;
- la corazza della giustizia;
- i calzari della prontezza;
- lo scudo della fede;
- l’elmo della salvezza;
- la spada dello Spirito, che è la Parola di Dio.
Notiamo in questo elenco che l’armatura non comprende nessun pezzo per proteggere le nostre spalle. Con questo, Dio vuole dirci che non dobbiamo mai voltare le spalle al nemico, ma affrontarlo frontalmente, sapendo che l’armatura di cui siamo stati forniti è “la completa armatura di Dio”. Sembra incompleta, ma è invece completa, perché Dio non ha mai previsto la sconfitta e la resa dei Suoi figli!
Un errore commesso da molti credenti è quello di usare solo lo scudo e le parti difensive dell’armatura; ma la vittoria la otteniamo non solo difendendoci dagli attacchi, ma attaccando l’avversario con la spada.
L’avversario non ha la spada, non ha armatura, ha solo i dardi infuocati che noi possiamo spegnere con la fede, costringendolo a fuggire da noi terrorizzato!
Battaglia
A che cosa serve l’armatura del credente? A entrare nella battaglia della preghiera. “Pregate in ogni tempo per lo Spirito”, ci viene detto, chiedendo franchezza per la proclamazione del Vangelo e altre cose simili (Ef. 6:18-19).
Come dunque possiamo condurre in pratica la nostra battaglia in preghiera? Il Salmo 149 è di grande ispirazione per noi e ci insegna alcuni passi pratici da fare: “Esultino i fedeli adorni di gloria, cantino di gioia sui loro letti. Abbiano in bocca le alte lodi di Dio e una spada a due tagli in mano per far vendetta delle nazioni e infliggere castighi ai popoli, per legare i loro re con catene e i loro nobili con ceppi di ferro, per eseguir su loro il giudizio scritto. Questo è l’onore che hanno tutti i suoi fedeli. Alleluia!” (vv. 5-9).
Da questo salmo e da altre scritture, possiamo ricavare i seguenti ingredienti del nostro combattimento spirituale:
- Adorazione e lode;
- Legare e sciogliere;
- Abbattere le fortezze;
- Distruggere i ragionamenti, pensieri e immaginazioni;
- Usare la spada a due tagli che è la Parola di Dio.
Il combattimento comincia con l’adorazione. Secondo Giacomo 4:7, bisogna sottomettersi a Dio, prima di resistere al diavolo. La stessa cosa troviamo nel Padre Nostro, che è il modello della preghiera: prima santifichiamo il Suo Nome e poi preghiamo per essere liberati dal maligno.
Bisogna fare come l’aquila: prima sale in alto, portata dalle correnti ascendenti (questa è una figura dell’adorazione) e poi, quando è in alto e vede la preda, piomba su di essa (e questa è un’illustrazione del combattimento).
Poi segue il “legare e sciogliere”, come è riportato in Matteo 18:18 e Luca 11:21. Il Signore ci ha dato autorità di legare e di sciogliere. Noi leghiamo le forze spirituali e le rendiamo incapaci di esprimersi e di agire, e sciogliamo le persone dai legami che ancora li incatenano.
I credenti nati di nuovo e riempiti con lo Spirito Santo possono essere oppressi dall’esterno da forze spirituali. Noi dobbiamo scioglierli e lasciarli andare liberi, così come fecero i discepoli con Lazzaro dopo che fu risuscitato (Giov. 11: 44). Il Signore risuscita le persone, e noi con la Sua autorità li sciogliamo dai legami della morte.
La Bibbia ci dice che dobbiamo legare l’uomo forte, che rappresenta il demone o i demoni che influenzano o controllano alcune aree della vita delle persone, di famiglie, comunità, città, regioni e nazioni (Matt. 12:29). Se non leghiamo quest’uomo forte, non possiamo togliergli l’armatura nella quale si confidava (opere della carne, peccati, inganni, ecc.) e spartire le sue spoglie. La Parola di Dio ci dice che deve sopraggiungere uno più forte di lui. Noi siamo più forti, perché Colui che è in noi è più grande di colui che è nel mondo! (1° Giov. 4:4).
Così Geremia, a suo tempo, fu costituito con piena autorità spirituale sulle nazioni (Ger. 1:10), mentre Daniele con le sue preghiere ci dà un meraviglioso esempio di come condurre una lotta spirituale e ottenere le promesse di Dio.
Fortezze
Secondo 2° Corinzi 10:4-5, dobbiamo distruggere le fortezze del diavolo che si consolidano con ragionamenti, immaginazioni e pensieri e che si elevano al di sopra della parola della verità del Vangelo.
Le fortezze scaturiscono da discordie, dalla mancanza di perdono, da risentimenti, spirito di parte eccetera. Tutte queste cose dividono il corpo di Cristo e diventano delle “fortezze” spirituali (Prov. 18:19).
Altri tipi di fortezze che possono erigersi nei singoli credenti sono: auto- rigetto, odio verso se stessi, complessi di inferiorità che legano la personalità o negano la libertà interiore. Qualcuno ha detto che il cemento che lega le mura delle fortezze del diavolo sono proprio i pensieri, le immaginazioni e i ragionamenti contrari alla parola di Dio.
Da questo possiamo comprendere come la mente sia il campo di battaglia. Certi pensieri del tipo: “Non sono capace, non sono adatto, non ce la faccio” possono intrappolare le nostre energie e renderci inattivi. Questi pensieri si elevano al di sopra della Parola di Dio, la quale dice che possiamo fare tutto in Colui che ci fortifica! Devono essere imprigionati e distrutti, altrimenti ci terranno prigionieri e danneggeranno noi e l’opera di Dio.
Intercessione
Per concludere, diciamo che la vera intercessione non nasce da noi stessi ma dal cuore di Dio Padre, che per mezzo dei Figlio ci concede di conoscere il peso dei Suo cuore, e per mezzo dello Spirito Santo ci comunica la Sua volontà e la Sua strategia per la battaglia.
Non dimentichiamo che Gesù sta intercedendo per noi e che lo Spirito Santo intercede con noi (Rom. 8:34, 26) sulla base delle promesse che crediamo e in fede dichiariamo con la nostra bocca.
Ogni volta che intercediamo sospinti dallo Spirito Santo, l’esercito celeste di Dio si muove, per fare avvenire quello che abbiamo decretato e dichiarato, in preghiera nel Nome di Gesù.
L’intercessione funziona a cerchio: il Padre ha dato la Sua volontà e le Sue promesse al Figlio, il quale le ha rivelate; lo Spirito Santo ci ricorda quello che il Figlio ha detto; noi crediamo e preghiamo, riportando le promesse al Padre nel Nome di Gesù per avere l’esaudimento a favore di altri. Il Padre è pronto a confermare ciò che è secondo la Sua volontà.
L’unico punto debole di questo cerchio siamo noi. Perciò è necessario essere perseveranti nella vita di preghiera e nell’intercessione. Ma il Padre, affidandoci tale compito, ha mostrato la sua grande fiducia verso di noi, per portare a compimento i Suoi piani e i Suoi programmi qui sulla terra.
Signore, noi ti ringraziamo per questo meraviglioso privilegio. Amen!