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di S. Girolamo
In questa lettera, uno dei più rinomati servi di Dio della sua generazione – vescovo, teologo e traduttore della Bibbia – offre a un collega più giovane, Nepoziano, dei consigli di sorprendente attualità sulla condotta che conviene a un servo di Dio. Occorre ricordare, tuttavia, che sia Girolamo che Nepoziano, oltre a essere presbiteri, avevano anche preso voti come monaci.
Carissimo Nepoziano, con le tue lettere mi chiedi – e a più riprese l’hai fatto – di raccoglierti, in un piccolo manuale, delle “norme di vita”: come può, cioè, uno che ha detto addio alla vita del mondo e si sta dedicando al ministero cristiano, mantenersi sul retto sentiero di Cristo, senza venir trascinato sulle svariate vie traverse del vizio …
Le ricchezze
Chi appartiene al Signore ed ha il Signore come sua porzione, deve mostrare con la sua vita di possedere il Signore, anzi, di essere posseduto da Lui. Chi dice col Profeta: “Dio è la mia parte di eredità” (Sal. 73:26), non può essere attaccato a nulla al di fuori di lui. Nel caso sia ricco di qualcos’altro che non sia il Signore, il Signore non sarà la sua parte … Se io sono la parte del Signore, una porzione della Sua eredità, non ho posto tra le altre tribù; come levita e sacerdote vivo con le decime; per il servizio che presto all’altare, trovo il mio sostentamento nelle offerte fatte all’altare. Ho un vitto e un vestito: questo mi basterà. Spoglio di tutto, andrò dietro alla nuda croce.
In nome di Dio, dunque (e questi consigli te li dirò e ridirò a più riprese), non farti l’idea che la missione del servo di Dio sia una specie di impiego, come la professione che avevi in passato. Voglio dire: al servizio di Cristo non andare in cerca di interessi materiali, in modo da non venire a possedere più di quanto avevi quando entrasti nel ministero … Fuggi come la peste un ministro affarista, uno che da povero si è fatto i soldi, uno che d’oscura nascita s’è fatto un nome.
I rapporti con l’altro sesso
Nel tuo modesto alloggio le donne non ci mettano piede che raramente, o addirittura mai. Tutte le ragazze e le vergini di Cristo, ignorale tutte senza eccezione, o meglio, amale tutte senza particolarismi. Non pernottare sotto lo stesso tetto, e non fidarti della tua castità passata. Non confidare di essere più santo di Davide o più saggio di Salomone! … Quando stai male, ci sia qualche bravo fratello ad assisterti, o tua sorella, o tua madre, oppure un’altra donna che tutti conoscano di fede sicura. Nel caso non ci fossero queste persone di stretta parentela e di tale castità, la chiesa ha molte donne anziane che possono prestarsi a questa incombenza e trarre anche un utile dal servizio reso. Così anche la tua malattia può avere il vantaggio di farti fare elemosina. So di alcuni che, guariti nel fisico, sono entrati in malattia spirituale. È pericoloso per te avere una donna al tuo servizio, se ti senti spinto a guardarla in faccia con troppa frequenza!
Se, a motivo del tuo ministero pastorale, devi andare a trovare una vedova o una vergine, non entrare mai da solo in casa sua, ma fatti accompagnare da persone la cui familiarità non ti procuri cattiva reputazione … Il loro ornamento sia la buona condotta, non l’eleganza esteriore. Non portino i capelli artificiosamente arricciati; l’abito sia garanzia della loro castità.
Non startene seduto da solo con una donna in un luogo appartato e senza testimoni. Se c’è da trattare di argomenti riservati, essa può ben portarsi un’altra donna vedova o sposata: non sarà, penso, così estranea alla società umana da non avere nessuno oltre a te con cui osi confidarsi. Sta’ in guardia da ogni possibilità di sospetto; anzi, quello che verosimilmente potrebbe dar luogo a supposizioni false, evitalo in partenza, per non lasciar liberi gli altri neppure di fantasticare.
L’amore per la santità non ti permetterà frequenti regalucci: fazzoletti fini, sciarpe, fazzoletti per il capo, ghiottonerie, letterine carezzevoli e tenere. Le frasi come “Miele mio, luce mia, passione mia … !” e le insulsaggini amorose del genere, le spiritosaggini dolciastre e i complimenti ridicoli ci fanno vergogna perfino a teatro, ci ripugnano nelle persone di mondo; quanto più nei servi di Dio, soprattutto se monaci … !
Se tratto tale argomento, non è perché temo che possa riguardare te o altri santi uomini. So però che in ogni stato di vita, in ogni condizione e in entrambi i sessi si possono trovare buoni e cattivi. Condannare i cattivi è un elogiare indirettamente i buoni …
La vita spirituale
Leggi molto frequentemente la divina Scrittura. Direi di più: mai le tue mani dovrebbero deporre il testo sacro! Studia la materia che devi insegnare. Resta attaccato alla parola sicura, così come è stata insegnata; così le tue esortazioni poggeranno sulla sana dottrina e potrai confutare quelli che contraddicono. Persevera nelle cose che hai imparate e di cui hai acquistato la certezza, sapendo da chi le hai imparate, sempre pronto a rendere conto della speranza che è in te a tutti quelli che ti chiedono spiegazioni (Tit. 1:9, 2° Tim. 3:14, 1° Pt. 3:15).
Le tue azioni non ti mettano in imbarazzo per ciò che devi dire; non ti succeda, cioè, che quando parli in chiesa, qualcuno sotto sotto ti risponda: “Ma bravo! E tu, perché non lo fai?” È troppo comodo per un maestro ragionare sul digiuno a pancia piena. Anche un ladro può lanciare condanne all’avaro. Ma in un servo di Cristo ci dev’essere sintonia fra la coscienza e la parola.
Le relazioni con i superiori
Sta’ sottomesso al tuo vescovo, e consideralo come il padre della tua anima. I figli amano; sono i servi ad aver timore. “Se io sono padre, dov’è l’onore che m’è dovuto? Se sono padrone, dov’è il timore che mi si deve?” (Mal. 1:6). Anche i vescovi, però, siano coscienti di essere presbiteri, e non padroni; tengano i chierici nella considerazione dovuta, proprio in quanto chierici, in modo che anche questi portino il rispetto dovuto al loro episcopato … Uno solo è il Signore, uno il tempio: ci sia pure unità nel ministero. Non dimentichiamoci neppure per un giorno dei precetti dati dall’apostolo Pietro ai presbiteri: “Pascete il gregge di Dio che è tra di voi, sorvegliandolo, non per obbligo, ma volenterosamente secondo Dio; non per vile guadagno, ma di buon animo; non come dominatori di quelli che vi sono affidati, ma come esempi del gregge. E quando apparirà il supremo pastore, riceverete la corona della gloria che non appassisce” (1° Pt. 5:2-4).
In alcune chiese vige una consuetudine bruttissima: quando sono presenti i vescovi, i presbiteri stanno zitti, non predicano, come se quelli ne fossero gelosi o non si degnassero di starli ad ascoltare. L’apostolo Paolo dice: “Se una rivelazione è data a uno di quelli che stanno seduti, il precedente taccia. Infatti tutti potete profetare a uno a uno, perché tutti imparino e tutti siano incoraggiati. Gli spiriti dei profeti sono sottoposti ai profeti, perché Dio non è un Dio di confusione, ma di pace” (1° Cor. 14:30-33). La gloria di un padre non è forse il figlio saggio (cfr. Prov. 10:1)? Il vescovo si congratuli con sé stesso di aver avuto buon fiuto nella scelta di simili presbiteri per Cristo!
La predicazione
Devi parlare in chiesa? Non provocare un’acclamazione popolare, ma piuttosto lacrime: le lacrime di chi t’ascolta sono il tuo elogio più bello. E bada che un presbitero deve dar sapore alla sua predica, leggendo la Scrittura. Non ti voglio sentire declamare, abbaiare, cianciare a vuoto, ma devi essere profondo in teologia e bene aggiornato sui misteri del tuo Dio. È da ignoranti suscitare l’ammirazione verso di sé da parte del popolo incompetente con artifici di parola e parlando di corsa. Solo una faccia di legno può mettersi a spiegare ciò che non sa, e avendo indotto gli altri a crederci, autoconvincersi poi di essere un pozzo di scienza …! Non c’è nulla di più facile che incantare con un discorso retorico il popolino privo d’istruzione, dato che esso, quanto meno capisce, tanto più ne è ammirato.
L’aspetto personale
Nel vestire, evita sia l’eleganza che la trascuratezza: la prima sa di vita gaudente e l’altra lascia trapelare la vanagloria. Andarsene in giro senza abiti di lino non è, di per sé, un pregio: lo è, semmai, non avere i soldi per comprarli! Altrimenti faresti una pagliacciata e ti copriresti di vergogna, se ti portassi dietro una borsa piena e ti facessi vedere poi senza sciarpa e fazzoletto …
Nella Chiesa c’è chi ha la funzione di occhio, chi di lingua, chi di mano, chi di piede, chi di orecchio, di ventre, eccetera. Leggi la lettera di Paolo ai Corinzi: diverse membra formano un solo corpo. Un fratello che non ha fatto studi ed è restato un sempliciotto, non si creda santo solo per il fatto che non sa niente. Lo stesso si dica di uno istruito ed eloquente: non pensi che la santità stia nel saper parlare … È molto meglio l’ignoranza unita alla santità che l’eloquenza unita al peccato! …
Devi evitare di stare a pranzo con le persone di mondo, specie con quelle che vanno tronfie per le cariche che ricoprono. È una cosa sconcia che dei soldati montino la guardia alle porte di chi è servo d’un Signore crocifisso, povero, e che prendeva il cibo in casa d’altri; così pure che un giudice provinciale pranzi meglio a casa tua che nel proprio palazzo.
“Ma – dici tu – questo è solo un pretesto per intercedere a favore dei fedeli più bisognosi!”
Ma sta’ sicuro che un giudice secolare mostra più deferenza verso un presbitero senza pretese che non verso uno ricco, e che in te venera soprattutto la santità, e non i beni materiali! E poi, se anche è un tipo che non dà udienza ai chierici se non a tavola, io ne faccio volentieri a meno di un favore ottenuto così: volto le spalle al giudice e mi rivolgo a Cristo che ha maggior potere d’intervenire! “È meglio rifugiarsi nel Signore che confidare nell’uomo; è meglio rifugiarsi nel Signore che confidare nei prìncipi” (Sal. 118:8-9).
Il tuo alito non puzzi di vino … e come per il vino, sta’ alla larga da tutto ciò che inebria e altera le facoltà mentali. Condanniamo forse con ciò le cose create da Dio? No, non per questo te lo dico, tanto più che anche il Signore è stato preso per un bevitore di vino … ma al bere poniamo delle condizioni: l’età, la salute, le attitudini fisiche …
Il digiuno imponitelo proporzionatamente alla tua capacita di sopportazione. Siano digiuni accompagnati da purezza, castità, semplicità, moderazione, ma non da superstizione … Certe persone non bevono acqua e non mangiano pane; sorseggiano invece delle spremute dolci, passato di legumi e succo di bietole, e non in coppe, ma in conchiglie! Che vergogna! E il bello è che non arrossiamo di simili sciocchezze, non sentiamo nausea di queste superstizioni! E il colmo, dopo tutte queste soddisfazioni, è che cerchino di farsi anche la fama di persone che digiunano! …
Non dare la caccia ai complimenti degli uomini; rischieresti di offendere Dio, anche se dovessi ricevere in cambio elogi da tutti quanti i popoli. L’apostolo dice: “Se cercassi ancora di piacere agli uomini, non sarei servo di Cristo” (Gal. 1:10). Egli ha smesso di piacere agli uomini e si è fatto schiavo di Cristo. Attraverso la buona o la cattiva reputazione, a destra o a sinistra, il soldato di Cristo va avanti; la lode non lo esalta, gli insulti non lo schiacciano; non si gonfia per le ricchezze e la povertà non lo deprime. È al di sopra degli avvenimenti, sia lieti che tristi …
Attento, anche, a non farti prudere la lingua o le orecchie. Voglio dire: non parlar male tu degli altri, e non stare ad ascoltare quelli che criticano. Dice la Scrittura: “Ti siedi e parli contro tuo fratello, diffami il figlio di tua madre. Hai fatto queste cose, io ho taciuto, e tu hai pensato che io fossi come te; ma io ti riprenderò, e ti metterò tutto davanti agli occhi” (Sal. 50:20-21); e sottintende, i tuoi discorsi e ogni cosa detta sul conto degli altri; i tuoi pensieri saranno i tuoi giudici, perché sarai colto in fallo proprio sulle accuse che tu muovevi agli altri.
Non sta in piedi la scusa che non puoi mancare di cortesia verso chi ti riferisce i fatti altrui: se tu non gli dai retta, nessuno se la sentirà di parlarti così! Una freccia non si conficca mai in una pietra, ma anzi, capita che colpisce di rimando chi l’ha scoccata. Un criticone, dal tuo contegno di sopportazione nell’ascoltarlo, deve capire che non si devono azzardare con leggerezza giudizi negativi. Ricordi quanto dice Salomone? “Non mischiarti ai maldicenti, perché non tarderà a venire la loro perdizione. Chi può farsi un’idea della rovina che coglierà l’uno e l`altro?” (Prov. 24: 21-22). E vuol riferirsi tanto al maldicente quanto a chi se ne sta ad ascoltare le sue critiche.
Fa parte dei tuoi doveri visitare gli ammalati, conoscere le famiglie, le madri i e i loro figli, e non restare all’oscuro di certi segreti della nobiltà. È perciò tuo dovere mantenere la castità della lingua, oltre che degli occhi. Non entrare mai in discorsi sulla bellezza delle donne. I fatti di una famiglia non farli sapere a un’altra.
Ippocrate, prima di fare lezione, esige delle promesse dai suoi allievi e li obbliga a seguire ciecamente la sua dottrina; esige che giurino di tenerne il segreto e prescrive dettagliatamente come devono parlare, camminare, vestirsi e comportarsi. Pensa, in proporzione, quanto più dobbiamo amare come nostre tutte le famiglie cristiane, noi che abbiamo l’ufficio della medicina pastorale! Esse ci devono trovare al loro fianco soprattutto per dar conforto alle loro pene, e non tanto come invitati a pranzo nei lieti eventi. Un pastore che non rifiuta mai gli inviti a pranzo, anche se frequenti, finisce facilmente col perdere la stima.
Non far mai capire che vorresti qualcosa, e se ti si prega di accettare, fallo raramente, poiché – non so per quale logica – succede che proprio chi ti prega di lasciargli fare un dono, se tu l’accetti, poi pensa che ti sei svalutato. Invece (e questo non è meno strano), se non ti arrendi alle sue preghiere, ti tiene in maggior considerazione …!
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Per non dover subire i giudizi degli uomini, avrei potuto non riprendere più la penna in mano; ma … ora che ho scritto, so che tutte le male lingue scoccheranno frecciate contro di me … Non ho scritto in veste di avversario, ma di amico; non mi sono scagliato contro chi cade in errore, ho dato soltanto consigli perché non ci si cada! Sono stato giudice severo non soltanto nei loro confronti, ma anche verso me stesso; e nell’intento di asportare la pagliuzza dagli occhi altrui, mi sono anzitutto tolto la trave dal mio.
Ho fatto danno a qualcuno? Ho ritratto qualcuno con allusioni troppo personali? Ho preso a bersaglio qualcuno in particolare con le mie parole? No, mi sono limitato a parlare dei vizi in genere. Se uno se la vuol prendere con me, è lui stesso che dice chiaramente, per primo, di vedersi identificato in quanto ho detto!