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di Geoffrey Allen
“Il mondo sta attraversando tempi difficili. I giovani di oggi non pensano ad altro che a se stessi. Non hanno rispetto né per i genitori né per gli anziani. Sono insofferenti a qualunque freno. Parlano come se sapessero tutto, e ciò che per noi è saggio, per loro è ridicolo. Le ragazze sono immodeste e poco femminili nel parlare, nel comportarsi, nel vestire …”.
Non è raro sentire da parte degli adulti lamentele come questa riguardo alla generazione più giovane. Ma potrebbe sorprendere qualcuno sapere che le parole appena citate furono scritte da tale Pietro il Monaco nell’anno … 1274!
E neanche fu il primo a notare la tendenza al peggioramento nei comportamenti dei giovani. Già prima di lui un altro aveva scritto:
“Quando guardo la generazione più giovane, dispero del futuro della civiltà!”
Questa dichiarazione di pessimismo è dell’illustre filosofo Aristotele nel … 300 a.C.!
I conflitti tra generazioni non sono dunque un fatto nuovo. Da che mondo è mondo, ci sono sempre stati conflitti tra i giovani e i più grandi, sia nella famiglia che nella società e nella chiesa. E probabilmente ci saranno sempre. I giovani considerano gli adulti assurdamente restrittivi, antiquati, incapaci di adattarsi al mondo che cambia. I grandi invece considerano i giovani degenerati, sfrenati e irresponsabili. Molte volte, bisogna ammetterlo, dimentichiamo com’eravamo noi stessi quando eravamo più giovani …
Età di transizione
La prima radice dei conflitti è sempre esistita ed è semplice da definire: i ragazzi non sono ancora adulti maturi! (Sarà forse bene precisare che, in questo articolo, parlo essenzialmente degli adolescenti e dei giovani tra i 12 e i 18 anni). Questa è un’età burrascosa, un tempo di transizione e di cambiamenti bruschi ed improvvisi nella vita dei ragazzi e delle ragazze, i quali hanno bisogno di molta pazienza e comprensione da parte dei genitori e degli altri adulti.
Prima, l’adolescente deve affrontare ciò che qualcuno ha chiamato una “tempesta ormonale” nel proprio corpo. Non solo si evolve rapidamente il suo aspetto fisico esteriore (e spesso si sente parecchio a disagio con il nuovo “look”), ma ritrova anche dentro di sé tutta una serie di nuovi impulsi ed istinti con i quali deve imparare a fare i conti.
Non solo sono nuovi questi impulsi, ma devono ancora “assestarsi” a livello fisico-chimico-ormonale, per cui l’adolescente è notoriamente soggetto ad improvvisi cambiamenti d’umore: va facilmente dall’euforia alle crisi di pianto o di rabbia e viceversa. Poi, un momento sembra un adulto, e subito dopo torna ad essere un bambino. Tutto questo non dipende dalla sua volontà – non lo fa di proposito per darci fastidio! – ma fa parte del suo essere in questa fase della vita.
Oltre a questo, dalle sicurezze e la vita relativamente semplice dell’infanzia (almeno se ha una famiglia ragionevolmente “normale”), l’adolescente si affaccia a un mondo nuovo e complicato, un vero e proprio “campo minato” di rapporti spesso non facili, di scelte importanti da fare e alle quali molte volte si sente impreparato … Nessuna meraviglia se tanti adolescenti soffrono di timori e di insicurezze terribili … che però non sempre sono pronti ad ammettere per non sentirsi ancora più un fallimento totale!
Troppo facilmente noi adulti dimentichiamo le incertezze, le insicurezze, le depressioni e, talvolta, i veri e propri traumi di quegli anni. Ma basterà una semplice domanda per ricordare. Molti di noi tornerebbero ben volentieri ad avere venticinque o trent’anni. Ma quanti vorrebbero tornare ad averne tredici?? Io no di sicuro!
Insomma, l’adolescente non è più un bambino, e non deve essere trattato come tale. Ma neanche è ancora un adulto, e non può essere trattato come tale (anche se spesso lo pretende).
Il ragazzo, o la ragazza, “si rifugia” solitamente nel gruppo dei coetanei (forse sul principio del “mal comune, mezzo gaudio”!) e non si confida con i genitori così facilmente come nell’infanzia. Questi coetanei però sono spesso mal visti dai genitori, come dei tipi poco raccomandabili che minacciano di corrompere la pupilla del loro occhio! Non solo, ma nella ricerca della propria identità, che non trova più nella semplice identificazione con la famiglia d’origine, è soggetto al noto fenomeno degli “idoli”: i personaggi – spesso cantanti dall’aspetto bizzarro o campioni sportivi dalla vita privata discutibile – che, dal nostro punto di vista, non sono certo i modelli che vorremmo che imitassero!
Si mettono ad ascoltare musica (magari a un volume da spaccare i timpani!) che a noi sembra una cacofonia brutta e incomprensibile e che spesso esprime, tanto con le parole che con i suoni, sentimenti di ribellione e di violenza. Non solo la loro stanza è sempre disordinata, ma ne tappezzano le pareti con poster dei loro “idoli”.
Tutto questo è spesso causa di conflitti tra i ragazzi e i loro genitori, e anche con i responsabili della chiesa.
Mondo cambiato
Tuttavia i conflitti oggi sono ancora più acuti che una volta, perché a questa causa di conflitti che è sempre esistita, è venuta ad aggiungersi un’altra nuova, o che comunque è oggi molto più forte rispetto al passato: Il mondo sta cambiando con una rapidità mai vista nella storia. Le tensioni che ci sono sempre stati tra la vecchia e la nuova generazione sono accentuate da processi di trasformazione sociale, economica, industriale e tecnologica che vanno avanti a un ritmo mai visto in passato.
Di solito, i giovani si adattano molto più facilmente di noi “vecchi” alle novità: hanno un cervello più fresco e flessibile, e inoltre non hanno investimenti da difendere in un altro modo di fare e di pensare. Notoriamente sono i ragazzi delle famiglie moderne a programmare il videoregistratore e a tentare (a volte invano) di insegnare ai genitori come si usa il computer!
Tutti noi siamo in qualche modo conservatori: preferiamo la cosa vecchia e conosciuta alla minaccia e alla sfida del nuovo. “Nessuno che abbia bevuto vino vecchio – osserva Gesù –ne desidera del nuovo, perché dice: «Il vecchio è buono»”! (Lc. 5:39). Molti genitori si sentono minacciati dal ritmo vertiginoso dei cambiamenti nel mondo in cui ci ritroviamo a vivere, e dalla maggiore disinvoltura con cui vi si muovono i loro figli; e soprattutto quando questi vanno acquisendo un livello di istruzione e un bagaglio di conoscenze che a loro è stato negato.
Le tensioni nascono, comunque, quando non siamo pronti – giovani o adulti che siamo – a mettere in discussione le cose “ricevute” dall’esterno, siano esse vecchie o nuove: la saggezza contadina degli antichi o le ultime teorie degli scienziati, spacciate per verità assolute. Dobbiamo essere invece sempre pronti a imparare, a confrontare le proposte che ci giungono con la Parola di Dio e con il comune buon senso, accogliendo ciò che valido e scartando il resto. “Esaminate ogni cosa e ritenete il bene”, ci esorta l’apostolo Paolo (1° Tess. 5:21).
Non bisogna confondere la cultura e le tradizioni con la Verità eterna. Negli anni passati, per esempio, ci sono state polemiche a non finire in molte chiese evangeliche sulla questione se le donne potevano o meno portare i pantaloni. Non ci vuole però una grande cultura per notare che nella Bibbia questo indumento non era usato né da donne né da uomini: tutti gli uomini di quei tempi vestivano la tunica con gonnellino! Non solo, ma in molti paesi del mondo (come Turchia, Pakistan e Giappone) i pantaloni sono tradizionalmente un indumento femminile, per cui fino a tempi recenti un uomo in pantaloni si travestiva da donna! E non c’è dubbio che oggi, nella cultura occidentale, i pantaloni appartengono anche alle donne.
Non dobbiamo, cioè, confondere ciò che è culturalmente relativo (un indumento particolare), che cambia con i tempi e i costumi, con il principio biblico universalmente valido che Dio vuole una netta distinzione di identità tra i due sessi, espressa anche nel modo di vestirsi e di presentarsi (Deut. 22:5).
Dunque, flessibilità e apertura mentale – anche se ci costano! – sono indispensabili se non vogliamo creare conflitti dannosi e inutili.
Principi per l’armonia
Quando si tratta di risolvere i conflitti generazionali non mi ritengo un esperto in materia, perché, grazie a Dio, con i miei sei figli io e mia moglie non abbiamo mai vissuto una conflittualità accentuata. Ma almeno posso suggerire alcuni principi che, credo, ci hanno aiutati ad evitare di vivere quelle situazioni che lacerano tante famiglie, anche fra i credenti in Cristo.
Nel proporre questi suggerimenti, poi, mi rivolgerò soprattutto ai grandi – genitori, responsabili di chiesa, responsabili dei giovani – perché spetta a noi precedere i giovani e istruirli con il nostro buon esempio.
- Unità in Cristo.La Scrittura dice del Signore Gesù: “Lui, infatti, è la nostra pace; lui che dei due popoli ne ha fatto uno solo e ha abbattuto il muro di separazione, abolendo nel suo corpo terreno la causa dell’inimicizia …” (Ef. 2:14). In Cristo “non c’è né Giudeo né Greco; non c’è né schiavo né libero; non c’è né maschio né femmina …”. E credo che si può aggiungere tranquillamente: “… non c’è né adulto né adolescente” “… perchévoi tutti siete uno in Cristo Gesù” (Gal. 3:28). Il Principe della pace è colui che dà la pace anche nelle nostre famiglie.
Tantissimi conflitti generazionali non hanno, in fondo, niente di diverso da quelli tra mariti e mogli, tra padroni e operai, tra nazione e nazione. Nascono semplicemente dall’egoismo umano delle due parti, e si risolvono con la mansuetudine, l’umiltà, lo spirito di servizio, l’amore che Cristo è venuto a spandere nei nostri cuori.
Il primo rimedio per i conflitti generazionali è dunque che noi genitori ci assicuriamo di vivere nella nostra famiglia i frutti di un’autentica conversione, e poi che facciamo il possibile, sopratutto con il nostro esempio, per condurre i nostri figli alla stessa esperienza vivificante.
Una delle più belle promesse di Dio per il tempo del Nuovo Patto, e particolarmente per gli ultimi tempi quando “gli uomini saranno egoisti …, ribelli ai genitori …, sleali …, orgogliosi” (2° Tim. 3:2-4), è contenuta negli ultimi versetti dell’Antico Testamento: “Egli volgerà il cuore dei padri verso i figli, e il cuore dei figli verso i padri …” (Mal. 4:6). È per noi questa promessa! Dio vuole benedire le nostre famiglie e usarle come esempio di armonia e di unità in mezzo a un mondo sempre più conflittuale.
- Rispetto.Anche quando nella famiglia manca ancora l’unità dei figli di Dio, è indispensabile che genitori e figli imparino a trattarsi – senza nulla togliere alle giuste distinzioni nei ruoli – conil rispetto dovuto a esseri creati a immagine e somiglianza di Dio. Questo farà morire sul nascere molte cause di attriti e di conflitti.
C’è una famosa pagina dello scrittore C. S. Lewis in cui sottolinea questo tema della dignità intrinseca dell’essere umano:
“È un’enorme responsabilità vivere in una società di potenziali divinità, ricordando che la persona più noiosa con cui ti capita di parlare potrà diventare un giorno un essere che, a vederlo ora, saresti fortemente tentato di adorare; oppure un orrore e una mostruosità quale oggi puoi incontrare solo negli incubi. Ogni ora di ogni giorno ci aiutiamo in qualche modo verso l’uno o l’altro di questi due destini.
“È alla luce di queste tremende possibilità, con il timore e il tremore che ci impongono, che dobbiamo vivere tutte le nostre relazioni umane: le amicizie, gli amori, i giochi, la politica. Non esistono persone “ordinarie”! Non hai mai parlato con un “semplice mortale”! Nazioni, culture, arti e civiltà sono mortali: la loro vita sta alla nostra come quella di un moscerino. Sono invece immortali gli esseri con i quali scherziamo, lavoriamo e ci sposiamo, che umiliamo e sfruttiamo: immortali orrori o eterni splendori”.
Uno dei modi più importanti per esprimere il rispetto è l’ascolto. La Bibbia ci esorta: “Ogni uomo [e la parola greca non è aner – “maschio” – ma anthropos, “essere umano”; quindi uomini, donne e … ragazzi!] sia pronto ad ascoltare, lento a parlare …” (Giac. 1:19). Ci consiglia ancora: “Chi risponde prima di avere ascoltato, mostra la sua follia e rimane confuso” (Prov. 18:13).
Gli adolescenti mancano di maturità e di esperienza della vita, talvolta fanno discorsi balordi, ma vanno sempre ascoltati con attenzione e rispetto. Dopo di che possiamo ragionare con loro e dare spiegazioni e ragioni per i comportamenti che richiediamo e per i principi che seguiamo. Il libro dei Proverbi parla moltissimo dell’istruzione dei padri (e delle madri) impartita ai propri figli (vedi ad es. 1:8-9, 4:1-6, 6:20-21).
Istruzione saggia
Finché i nostri figli sono bambini, possiamo pretendere da loro un’ubbidienza cieca (anche se non è sempre saggio farlo: l’istruzione inizia fin da allora). Ma se vogliamo che continuino a seguire i nostri principi da grandi, dovranno interiorizzarli e appropriarsene durante questi anni dell’adolescenza, quando per un processo naturale mettono in discussione tutto e non danno più per scontato che i genitori hanno sempre ragione.
Questa tendenza naturale è rafforzata oggi da tutt’una serie di pressioni. I compagni, la TV, i film, e spesso anche la scuola contestano e mettono in ridicolo i valori tradizionali, la fede e il rispetto per l’esperienza, per cui i ragazzi di oggi hanno bisogno di tutto l’aiuto che possiamo offrire loro per crescere in maniera sana. Dobbiamo però guadagnare il loro rispetto con la saggezza della nostra istruzione. Ma, se vogliamo essere ascoltati, dobbiamo prima ascoltare loro.
È dovere dei grandi anche inculcare il rispetto verso l’età, l’esperienza e chi è in autorità, soprattutto con l’esempio del nostro atteggiamento rispettoso: l’anarchico e il contestatore non s’illudano di avere figli sottomessi e rispettosi! Dopo di che, possiamo farlo anche con i discorsi. I ragazzi tendono a pensare di sapere già tutto, ma anche su questo il libro dei Proverbi ha molto da dire: “Il figlio saggio ascolta l’istruzione di suo padre, ma il beffardo non ascolta rimproveri”. “L’insensato disprezza l’istruzione di suo padre, ma chi tiene conto della riprensione diviene accorto” (Prov. 13:1, 15:5).
- Concedere spazi di libertà.Se l’adolescenza è il passaggio dall’infanzia all’età adulta, è necessariamente un periodo di crescente responsabilizzazione. Troppe volte i grandi hanno paura di lasciare che i giovani facciano le loro esperienze, anche sbagliando, e li soffocano con una protezione eccessiva. Anche nella chiesa abbiamo bisogno di fare spazio ai giovani. Forse i grandi hanno più esperienza e sanno fare le cose meglio, ma se ai giovani non vengono mai date le occasioni di fare esperienze, non impareranno mai! La Bibbia è piena di esempi di giovanissimi che hanno fatto grandi cose per Dio: Davide, Geremia, Daniele, Timoteo …
- Mettere in discussione la propria cultura.Questo vale tanto per i giovani quanto per i più grandi. I ragazzi devono essere aiutati a valutare con occhio critico le varie proposte del “mondo” e della “cultura giovanile”. Musica, moda e abbigliamento, costumi (anche sessuali), i concetti che riguardano il lavoro e i ruoli dell’uomo e della donna, vanno esaminati alla luce della Parola di Dio per “ritenere il bene”e scartare ciò che non corrisponde alla saggezza divina.
Ma anche noi grandi dobbiamo mantenere una mentalità aperta per mettere in discussione le tradizioni, le abitudini e le mentalità. Può darsi che il modo tradizionale di fare e di pensare sia migliore; ma può darsi anche che sia migliore il “nuovo”! È sbagliata l’idea del “progresso” che continua a dominare gran parte della cultura moderna, ma è altrettanto sbagliato il conservatorismo che idolatra il passato e le tradizioni degli antenati! Entrambe le cultura contengono cose buone e cattive, e una società in rapida evoluzione ci offre la grande opportunità di poter prendere il meglio da entrambe, facilitando i nostri tentativi di costruire una “società alternativa” più vicina ai valori e ai modelli della parola di Dio.
Occorre perciò che noi grandi, che con il passare degli anni tendiamo a diventare rigidi e inflessibili non solo nei muscoli, ma anche nel cervello, ci sforziamo di mantenere una mente “giovane”, pronta sempre a imparare e a mettere in discussione, ad accogliere tutto ciò che è buono tra le cose “nuove” del mondo dei giovani. Solo in questo modo potremo inculcare nei giovani un sano scetticismo nei confronti della “loro” cultura perché la vedano con un certo distacco e imparino a valutarla criticamente, come facciamo noi con la nostra.
Abbiamo davanti a noi una grande occasione! In un mondo sempre più disperato per il divario crescente tra generazioni, abbiamo la possibilità di dimostrare che una soluzione c’è: è nella saggezza di Dio rivelata nel Vangelo. Non solo Dio “ci ha riconciliati con sé per mezzo di Cristo”, ma “ci ha affidato il ministero della riconciliazione. Se dunque uno è in Cristo, egli è una nuova creatura; le cose vecchie” – vecchie mentalità, vecchi conflitti, vecchie incomprensioni – “sono passate; ecco, sono diventate nuove” (2° Cor. 5:17-18). Possiamo portare una speranza a un mondo diviso da ostilità e antagonismi, ma a una condizione: che tutti quanti, giovani e adulti, “camminiamo in novità di vita” (Rom. 6:4). Solo così si potranno risolvere (non abolire) i conflitti e diventare nelle nostre famiglie e nelle nostre comunità “una lettera di Cristo … conosciuta e letta da tutti gli uomini … scritta non con inchiostro, ma con lo Spirito del Dio vivente” (2° Cor. 3:2-3).