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Rimini, 22-25 aprile 1994
Impressioni di un osservatore evangelico
di Ernesto D. Bretscher
Sono splendide giornate di aprile, ma per otto ore al giorno quasi 80.000 persone sono riunite nei tre edifici della fiera di Rimini, collegate tra loro dalla TV a circuito chiuso. La prima cosa che colpisce è la massa interminabile di gente che, guidata da un’orchestra e coro di centocinquanta elementi, festosamente loda e adora il Signore Gesù.
Il tema è La famiglia, icona della trinità. Le predicazioni e gli insegnamenti sono profondi, biblici e cristocentrici. Il clima è da grande convegno evangelico pentecostale, anche se non mancano i momenti liturgici tipici del cattolicesimo romano. C’è un grande ordine, tanta disciplina; sono presenti diverse circa 350 sacerdoti, centinaia di religiosi di diversi ordini, alcuni vescovi e, ad aprire la Convocazione, il card. Piovanelli di Firenze.
Il convegno inizia con l’invito ad accogliere Gesù, nostra pace. I partecipanti si abbracciano e poi formano una catena umana di mani intrecciate per esprimere la propria fratellanza. Il coordinatore nazionale del Rinnovamento, don Dino Foglio, dà il benvenuto ufficiale. “Miracoli non ci saranno – dice – ma grazie e guarigioni sì. Vi assicuro che ci sarà una ricchezza spirituale da portare a casa per tutti!” Alle 17.00 la metamorfosi: in pochi minuti molti dei sacerdoti indossano camice e stola bianca e il tavolo sul palco viene trasformato in altare con tanti calici. La processione liturgica si avvia per la concelebrazione mentre il coro invoca: “Vieni, Spirito di santità, vieni, Spirito di luce, Spirito del Signore, vieni su di noi!”. L’omelia del cardinale è incentrata sul miracolo di Cana: Gesù compie il miracolo in una famiglia e per una famiglia. La risposta alla crisi della famiglia è da una parte l’azione sovrannaturale di Gesù, dall’altra il ministero della Chiesa.
Il giorno seguente don Bruno Forte, preside della Facoltà Teologica di Napoli, inizia la sua relazione sul tema “Noi amiamo perché Dio ci ha amati per primo” (1° Giovanni 4:19) con la lettura di 1° Corinzi 13. La grande domanda è il perché del dolore del mondo; la risposta può essere trovata solo contemplando l’amore di Dio ai piedi della croce. Egli parla di due tipi di felicità – la prima, “del consumo”, dura poco, invece la seconda, “di produzione”, dura molto – ed evidenzia la devastazione operata nella coppia dagli atteggiamenti di amore per sé, di possesso, di cattura, di paura di perdere l’altro, di ingratitudine in cui tutto mi è dovuto. Solo Dio rende l’uomo capace di amare. Per concludere, cita Lutero: “Dio non ci ama perché siamo buoni e belli, ma ci rende buoni e belli perché ci ama”.
Il padre Emiliano Tardif, dopo una breve riflessione sulla misericordia di Dio espressa attraverso Gesù in cui cita Isaia 53, pone l’enfasi sul pentimento, trasformando il convegno in una grande riunione di umiliazione davanti a Dio. I corridoi si riempiono di persone, molte delle quali in lacrime, che vanno a confessare i loro peccati ai tanti sacerdoti mobilitati per l’occasione. La delegazione evangelica rimane commossa nell’osservare questi sacerdoti che abbracciano, pregano, consolano, impongono le mani e pronunciano l’assoluzione, mentre il coro continua ad adorare il Signore.
Infine Tardif invoca la misericordia del Padre in nome del sacrificio di Gesù sulla croce per i malati … ed ecco sordi, ciechi, zoppi, paralitici che, toccati dalla grazia di Dio, si alzano l’uno dopo l’altro per testimoniare la guarigione. Particolarmente commovente è stata quella di una sordomuta, del settore a loro riservato, che non aveva mai in vita sua né udito né parlato.
Il terzo giorno è il turno del francese don Daniel Ange, fondatore della scuola di evangelizzazione “Jeunesse Lumière”, che inizia affermando con entusiasmo la presenza di Gesù vivente e risorto e chiedendo ai partecipanti se sono pronti a vivere la propria vita interamente per Lui. Il suo discorso spazia su tutti gli argomenti dolorosi e scandalosi della nostra società. Rileva che la prima esigenza dei giovani del nostro tempo è che possano vedere la Trinità, che l’amore sia palpabile nella famiglia e nella Chiesa. Ma questo avverrà solo se nelle diversità si crea l’unità che nasce dal dialogo, dal rispetto, dall’ascolto, dall’apertura. Questo vale per le famiglie, ma vale anche per la Chiesa e per le relazioni tra le diverse Chiese. Il Signore ci sta lavorando per restituire alla Chiesa e alle famiglie la Sua immagine di unità trinitaria.
E perché l’amore trionfi sulle nostre lacerazioni ci vuole il perdono. “Fedeli, siete pronti a perdonare le ferite causate dai vostri sacerdoti?” “Sì!”, tuona l’assemblea. “Perdonatevi anche in famiglia! Coniugi, genitori, figli, perdonatevi!” E continua in questo tono, elencando una serie di mali che distruggono l’unità della famiglia: l’aborto, la manipolazione genetica, il rifiuto di procreare, la pornografia, la convivenza e il divorzio, la mancanza di dialogo nelle famiglie, la violenza e l’immoralità presentate in TV, la svalutazione dei valori che proteggono la vita sessuale. “Giovani, siete disposti a non avere sesso almeno per un anno … o meglio, fino al matrimonio? Chi è disposto, si alzi per rendere pubblico il suo impegno!” E si alzano decine di migliaia di giovani. Il discorso conclude con l’esortazione ad arrendere a Dio la paura della morte, che in realtà è solo la porta della vita.
La delegazione dei pastori non cattolici (una trentina), chiamata a salire sul palco, viene presentata all’assemblea e gli organizzatori esprimono loro stima e affetto, offrendo a due di essi la possibilità di dare un saluto: al rev. Michael Harper, un pioniere del Rinnovamento, e a Giovanni Traettino, il quale cita Malachia 4:6: “Egli farà tornare il cuore dei padri ai figli e il cuore dei figli ai padri, affinché non venga a colpire il paese di sterminio”. Le diverse chiese – e non da ultima la chiesa evangelica – hanno bisogno di perdonare gli errori dei loro padri nella fede e di tornare a riconoscersi membra di una stessa famiglia. Le lacerazioni nelle famiglie e nella Chiesa allontanano il mondo da Dio e quindi lo espongono allo sterminio.
Alcune impressioni personali
Passeggiando di sera per le vie di Rimini, ero immerso in una fiumana di gente. Ad ogni angolo di strada c’erano giovani che danzavano, pregavano e lodavano il Signore Gesù, cantando gli inni del convegno. I molti turisti presenti rimanevano stupiti nel vedere tanta gioia e festante cristianità in ogni angolo della città.
Il Rinnovamento nello Spirito ha sicuramente portato nella Chiesa Cattolica un risveglio spirituale. La teologia è essenzialmente evangelica e cristocentrica. Per usare le parole di Giovanni Traettino, “ritrovo un pezzo di evangelismo pentecostale in un contesto cattolico e non posso non sentirmi come a casa mia”. Ci siamo rallegrati nello scoprire il grande accento messo sulla persona di Gesù, sulla vita nuova nello Spirito, sulla conversione e sulla grazia. Erano evidente la presenza dello Spirito Santo, l’amore, lo zelo, la consacrazione di questi fratelli al Signore … spesso molto superiore a ciò che ritroviamo nei nostri ambienti evangelici!
Tuttavia, alcuni elementi ci fanno sentire come Pietro quando il Signore gli chiede di mangiare animali impuri. La statua di Maria, per esempio, in primo piano sul palco, e i riferimenti che ogni tanto venivano fatti al suo ruolo di intercessione, di benedizione e di intervento in favore della Chiesa, ci sembravano note davvero stonate in una sinfonia melodiosa. E proprio qui è la nostra difficoltà di evangelici: siamo tentati di buttare via lo strumento a causa di quelle note stonate. Ma non dobbiamo dimenticare il contesto, la millenaria tradizione cattolica, in cui lo Spirito Santo si sta muovendo.
E chi, se non Lui, sta restituendo alla chiesa romana la teologia della grazia e una predicazione così cristocentrica? Quante note stonate sono già state accordate dallo Spirito Santo! Credo che questi elementi debbano essere colti come segni di una chiesa che, anche se lentamente – forse, per noi, troppo lentamente! – si sta mettendo in discussione, sta cambiando e sta riscoprendo la teologia evangelica con un atteggiamento totalmente nuovo. Anche il ruolo centrale che la Chiesa Cattolica riconosceva a Maria mi pare già notevolmente ridimensionato a favore della figura di Gesù. Durante la Convocazione, per essere un convegno cattolico, Maria ha avuto uno spazio davvero marginale.
Faremo bene a mettere da parte le nostre diffidenze e il nostro spirito anticattolico in favore di un atteggiamento di umiltà, di preghiera e di fede perché il Signore porti a compimento ciò che ha da tempo avviato, nostro malgrado. Con le nostre preghiere e con un atteggiamento più umile, potremmo contribuire a un autentico risveglio nella Chiesa Cattolica.