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di Emilio Ursomando
“Poi Gesù si avvicinò e parlò loro dicendo: «Ogni potestà mi è stata data in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate discepoli di tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro di osservare tutte le cose che io vi ho comandato»” (Matteo 28:18-20).
Con queste parole il Signore Gesù definì la missione dei discepoli e della chiesa: predicare, battezzare, ma anche insegnare ai neofiti a ubbidire ai comandi del Signore.
La predicazione di “un altro evangelo” tutto grazia, benedizione e salute ha consentito la presenza, nelle nostre chiese, di credenti egoisti e viziati, duri ad ubbidire e incapaci di servire con amore, alla continua ricerca del proprio appagamento.
Ma la Chiesa, nelle intenzioni di Dio, non è mai stata solo un popolo da benedire e far ingrassare. La chiesa è un popolo di servi che vive in ubbidienza al suo Re e ne estende il Regno.
“Accetta Gesù e lui ti guarirà, ti coccolerà, risolverà tutti i tuoi problemi. Ti provvederà la carne tutti i giorni e se avrai bisogno di qualcosa non avrai che da chiederglielo e lui lo farà”. È “un altro evangelo”, carnale, blasfemo, che rende l’uomo “Signore” di Dio.
Ma qual è l’evangelo del Signore Gesù? “Se uno vuole venire dietro a me, rinunci a se stesso, prenda ogni giorno la sua croce e mi segua” (Luca 9:23). Certo, ha promesso anche guarigione, liberazione e riposo, ma mentre annunciamo l’evangelo della grazia dobbiamo assicurarci di non trascurare l’evangelo del Regno.
Non basta credere per essere salvati, dobbiamo anche riconoscere Gesù come Signore della nostra vita (Romani 10:9). L’evangelo ci rende figli di Dio e ci dà il diritto di accedere a tutte le sue promesse (2° Pietro 1:3-4), ma ci rende anche sudditi del Re con la responsabilità di ubbidirGli e di servirLo con tutte le nostre forze, fino a dare la nostra stessa vita per lui.
“Io vi ho chiamati perché andiate e portiate frutto”. “Il tralcio che non porta frutto dopo un po’ si secca, viene reciso e gettato nel fuoco”. Sono parole del Signore (Giovanni 15). Lo stesso Dio che ci salva è pronto a recidere dal suo albero e a gettare nel fuoco chiunque non porti frutto. E qui non si parla di peccato come la maggior parte dei credenti lo concepisce (furti, omicidi, adultèri …), ma “solo” del continuare a vivere per se stessi (cfr. Matteo 24:38-39).
Siamo stati chiamati, lavati, santificati non per sentirci bene ma per portare frutto per il nostro Dio. La chiesa, prima che un luogo di benedizione, è un luogo di ubbidienza.
La missione della Chiesa
“Guai a voi, scribi e Farisei ipocriti, perché viaggiate per mare e terra per fare un proselito; e quando lo avete fatto, lo rendete figlio della geenna il doppio di voi” (Matteo 23:15). Predicavano, sudavano ma producevano altri schiavi come loro. Perché? Perché vivevano e insegnavano solo delle regole esteriori, trascurando la vera ubbidienza a Dio.
È importante che comprendiamo bene questo: il fine della predicazione dell’evangelo non è quello di riempire le nostre sale di culto, ma di portare le anime all’ubbidienza di Cristo.
“… Egli ci ha fatto conoscere il mistero della sua volontà, secondo il disegno benevolo che Egli aveva prestabilito dentro di sé, per realizzarlo quando i tempi fossero compiuti. Esso consiste nel raccogliere sotto un solo capo, in Cristo, tutte le cose: tanto quelle che sono nel cielo, quanto quelle che sono sulla terra” (Efesini 1:9-10).
Portare ogni cosa sotto Cristo! È questo lo scopo finale di tutto quello che Dio fa.
Questo è il fine dei ministeri e della chiamata all’ubbidienza della Chiesa, questo è anche lo scopo dei miracoli e delle opere potenti. Raccogliere tutto e tutti sotto Cristo!
Quante volte abbiamo pregato, digiunando e piangendo: “Signore, venga il Tuo regno!” Ma c’è una cosa che dobbiamo sapere: il suo regno di giustizia verrà solo dopo che noi per primi ci saremo sottomessi a Lui, quando cesseranno le contese, quando cadranno le ambizioni, quando ci saremo piegati al Re, quando comprenderemo che nella chiesa vige la teocrazia, non la democrazia: tutti servi, ognuno con diverse funzioni, tutti sottomessi all’unico Re, Gesù. Allora il Regno irromperà intorno a noi e trasformerà le nostre città e questa nazione.
Il regno di Dio
Gesù ha insegnato molto del regno di Dio. È scritto che dopo la sua resurrezione, si trattenne coi suoi discepoli per ben “quaranta giorni, parlando delle cose relative al regno di Dio” (Atti 1:3). Bene, se Gesù ha dovuto parlarne per tanto tempo, dopo essere già stato con loro per oltre tre anni, significa che quello del regno non è un concetto così semplice da capire.
Alcuni dicono che il regno di Dio è già venuto. È vero questo? Voglio proporti una riflessione:
Cos’è il regno di Dio? La risposta è nella Bibbia: “Il regno di Dio è giustizia, pace e allegrezza nello Spirito Santo (Romani 14:17).
Guarda adesso il mondo che ti circonda, il quartiere in cui vivi e domandati: “C’è giustizia, pace e gioia?”. Puoi dire che c’è il regno di Dio? Dobbiamo capire meglio!
“Il regno di Dio è simile a un granello di senape – insegna Gesù – che un uomo prende e semina nel suo campo. Esso è davvero il più piccolo di tutti i semi; ma, quando è cresciuto, è maggiore degli arbusti e diventa un albero; tanto che gli uccelli del cielo [le anime] vengono a ripararsi tra i suoi rami” (Matteo 13:31-32). Qual è il principio che Gesù sta cercando di rivelarci attraverso questa parabola? Che il Regno di Dio deve crescere. Esso viene in quelli che credono in Gesù, ma viene come “un granello di senape”. Dio si aspetta che cresca e si diffonda: che si allarghi come l’albero, per raccogliere tra i suoi rami gli uccelli; che si insinui come il lievito, fino a far lievitare tutte le cose.
Anche quando chiamò Abramo, il proposito di Dio era lo stesso: “In te saranno benedette tutte le famiglie della terra” (Genesi 12:3). Dio non voleva benedire soltanto Abramo, ma attraverso lui benedire tutti i popoli. Questo mi dà lo spunto per una importante affermazione: Dio non ha mai pensato alla chiesa come ad un gruppo d’elite. Non ci ha dato il suo regno perché ce ne vantassimo o perché lo custodissimo gelosamente. Gesù, disceso dal cielo, ha portato la sua gloria tra i poveri, gli esclusi, i diseredati e lo stesso dobbiamo fare noi. Il regno deve estendersi, attraverso la chiesa, nel mondo. Come il lievito nella pasta, deve far lievitare tutto quello che lo circonda (Matteo 13:33).
Per questo io credo che il regno di Dio è già venuto ma anche che deve ancora venire. È iniziato, è vero, è presente come “granello”, ma il mondo aspetta “l’albero”!
“… la creazione con brama intensa aspetta la manifestazione dei figli di Dio”. Un granello di senape non può manifestarsi, un albero sì. Dobbiamo dare spazio al regno dentro di noi e farlo crescere!
“Dov’è presente il regno di Dio?” Credo che questa sia un’altra buona domanda. Ci sono molte altre opinioni imprecise al riguardo.
La maggior parte dei cattolici, credo, a questa domanda risponderebbe: “In cielo. Nel paradiso”. Un’altra persona – non cattolica – mi ha risposto invece, senza esitazioni: “Dove non ci sono statue e si prega solo Dio”. Ma è veramente così? Basta uscire dalla chiesa cattolica per entrare nel regno di Dio? No, assolutamente no! Il regno non è legato all’assenza o alla presenza di “cose” (statue, Bibbie, ecc.), ma al cuore.
Il regno di Dio è presente solo dove c’è ubbidienza a Cristo! E l’ubbidienza produce pace e la pace allegrezza nello Spirito Santo. Esaminiamo la nostra vita, le nostre case, la nostra chiesa, anche. Se c’è pace, se c’è allegrezza, siamo nel regno. Se invece queste cose mancano, siamo fuori del regno … anche se abbiamo distrutto le immagini e non facciamo l’albero di Natale!
Ribellione
Un giorno qualcuno si è ribellato nel cielo: “Salirò sulla parte più alta delle nubi… sarò simile all’Altissimo”. Leggiamo questo in Isaia 14:14 a proposito del diavolo e del suo attacco al trono di Dio. Da quel giorno è iniziata una guerra di regni. È stato lui a spingere i primi uomini a ribellarsi a Dio, ed è sempre lui che continua ad operare “negli uomini ribelli” (Efesini 2:2). Troviamo segni della sua influenza nel mondo, ma, purtroppo, anche nella chiesa.
- Nel mondo: “Chi è il direttore? Chi è mio padre? Chi è mio marito? e chi è il mio datore di lavoro? e il mio professore?”
- Nella chiesa: “Chi è il pastore? Perché devo fare quello che dice lui? Non siamo uguali? E chi pensa di essere mio marito? E chi è questo «apostolo», adesso? E questi «profeti» da dove sono usciti? Cosa hanno più di me? Non ho anch’io lo Spirito Santo?”
“Salirò in alto … Sarò simile …” Ecco lo spirito che si avverte dietro queste proteste.
Un altro uomo agì seguendo questo spirito. La Bibbia dice che sprofondò: la terra si aprì e sprofondò, con la sua famiglia e con tutti quelli che si erano uniti alla sua ribellione (Numeri 16:1-33). La società sta sprofondando. Anche noi, anche le nostre chiese, se non rispettiamo i principi del regno.
Dignità e funzione
È vero, tutti siamo stati lavati dallo stesso sangue e rigenerati dallo stesso Spirito, siamo tutti figli di Dio … ma non per questo siamo “uguali”. Può sembrare presunzione ma è la Bibbia a dirlo non io:
- “Per la grazia che mi è stata concessa, io dico quindi a ciascuno fra voi che non abbia di sé un concetto più alto di quel che deve avere” (Romani 12:3). Perché Paolo dovrebbe esortarci a non andare oltre la nostra misura, se fossimo tutti uguali?
- “Dio ha collocato ciascun membro nel corpo come ha voluto” (1° Corinzi 12:18). Può farlo! Egli è il Capo. A Lui compete l’autorità, a noi è riservata l’ubbidienza.
- “È lui che dato alcuni come apostoli, altri come profeti, altri come evangelisti, altri come pastori e dottori” (Efesini 4:11).
- “Dio ha posto nella chiesa in primo luogo degli apostoli, in secondo luogo dei profeti, in terzo luogo dei dottori, poi i miracoli …” (1° Corinzi 12:27-28).
Nota le espressioni: “in primo luogo … in secondo luogo … in terzo luogo …” Possiamo non essere d’accordo (forse perché non siamo al primo né al secondo “luogo”…) ma la gerarchia è biblica! Lo ripeto, perché dobbiamo capirlo una volta per sempre, o falliremo il piano di Dio!
Esperienza personale
Non molto tempo fa, una sorella condivise con me una visione che aveva ricevuto dal Signore e che riguardava me e Giovanni (Traettino). “Il Signore – disse – mi ha mostrato un grande campo. Al centro di questo campo c’era un albero molto alto, dal fusto solido e un fogliame ricchissimo. I suoi rami si allargavano su tutto il campo. Il Signore mi ha spinto a guardare meglio il campo ed ho visto che c’erano delle zone piene di spine e di rami intricati. Poi ho visto arrivare un uomo con degli attrezzi. Si è messo a ripulire il campo dai rovi, e vedevo le sue mani sanguinare per le spine. Ma alla fine del lavoro, tutto il campo ha cominciato a fiorire”.
Dentro di me, ho ringraziato il Signore. Pensavo, infatti, che l’albero maestoso fossi io… ma la sorella ha continuato: “E il Signore mi ha fatto capire che l’albero al centro del campo è Giovanni e l’uomo che strappava le spine sei tu. Dio vi ha affidato un campo da lavorare insieme”. Le sorrisi, ma dentro di me s’era acceso un conflitto: “Perché, Signore, l’albero deve essere lui? Perché non posso starmene io al centro del campo e andare lui a ferirsi con le spine?”
Poi ho ricordato: “È lui che ha dato gli uni … gli altri …” (Efesini 4:11). Quando ho chinato il capo alla Sua volontà, ho ritrovato la pace, e non solo la pace …
La gerarchia è biblica. È doloroso ma è biblica! La nostra natura tende a “sedere in alto”, aspira a non avere nessuno al di sopra di sé. Dobbiamo riconoscere questo peccato e ravvederci.
L’autorità: principio universale
Il principio dell’autorità e della gerarchia regola tutte le cose. Basta guardarci intorno per vederlo espresso dovunque: nelle scuole, negli uffici, nelle aziende. Dovunque c’è vita c’è gerarchia.
Essa regola anche le sfere più alte. Parlo del firmamento sopra di noi, ma anche del mondo spirituale intorno a noi e della stessa Divinità.
- Nel firmamento
Neanche gli astri sono uguali tra loro. Certo, sono “uguali” come dignità, in quanto tutti creati e sostenuti dallo stesso Dio, ma sono “diversi” come funzione e quindi, come afferma Paolo, anche come “splendore”. “Altro è lo splendore del sole, altro lo splendore della luna, e altro lo splendore delle stelle; perché un astro è differente dall’altro in splendore” (1° Corinzi 15:41). Come gli astri, anche noi abbiamo “splendori” diversi, secondo la funzione affidataci da Dio.
Consideriamo il rapporto che intercorre tra SOLE-TERRA-LUNA. Il SOLE guida la TERRA che, a sua volta, guida la LUNA. Ognuno ha la sua orbita stabilita e questo consente al nostro pianeta di vivere. Ma immaginiamo se un giorno la Terra rifiutasse di dipendere dal Sole e, ribellandosi, si staccasse da esso. Cosa accadrebbe? Precipiterebbe nel vuoto trascinando con sé anche la Luna. Sarebbe una catastrofe.
Ebbene, a volte, noi agiamo stoltamente, proprio come la Terra: rifiutiamo l’ordine stabilito da Dio e trasciniamo nella nostra caduta anche “la luna” che Dio ci ha affidata – che può essere nostra moglie, i nostri figli, o addirittura, se siamo nel ministero, la nostra chiesa.
Tutti hanno qualcosa di più grande intorno a cui orbitare. Anche il Sole ruota intorno ad un sistema più grande. Ad ognuno di noi Dio ha affidato un’orbita particolare. Dobbiamo conoscerla e rispettarla … o ci perderemo nel vuoto.
- Nel mondo spirituale
Satana ci propone il rifiuto di ogni autorità, ma il suo esercito è organizzatissimo: “… principati, potestà, dominatori, forze spirituali della malvagità che sono nei luoghi celesti” (Efesini 6:12). Anche tra le schiere infernali, il successo è consentito dal rispetto dell’ordine e della gerarchia.
- Nella Divinità
Addirittura all’interno della Divinità troviamo lo stesso principio della gerarchia.
“… principati, potestà, dominatori, forze spirituali della malvagità che sono nei luoghi celesti” (Efesini 6:12). “Dio [Padre] ha posto ogni cosa sotto i suoi piedi [del Figlio]; ma quando dice che ogni cosa gli è sottoposta, è chiaro che colui che gli ha sottoposto ogni cosa ne è eccettuato. Quando ogni cosa gli sarà stata sottoposta, allora anche il Figlio stesso sarà sottoposto a colui che gli ha sottoposto ogni cosa” (1° Corinzi 15:27-28).
Anche lo scrittore agli Ebrei parla di Gesù, nel cielo, seduto “alla destra della Maestà” (Ebrei 1:3). Gesù è il Signore ma, all’interno della Trinità, c’è una Maestà superiore alla sua a cui deve essere sottoposto. Padre e Figlio hanno la stessa natura, sono uguali come dignità, ma diversi come funzione e posizione.
Libertà?
Satana propone la libertà, al mondo ma anche, in un modo più sottile, agli stessi credenti. È lui, l’abile seduttore, il serpente antico, ad ispirare l’amore libero, la convivenza, il rifiuto di ogni forma di autorità. E l’influenza di questo spirito si evidenzia anche nella chiesa e così vediamo credenti “liberi”, chiese “libere” …
Anch’io sono per la libertà, ma se essere “liberi” significa rifiutare l’ordine stabilito da Dio, allora sono contro la libertà. Io ho dovuto rinunciare alla “libertà” di ribellarmi e di fare a modo a mio.
Ravvedimento
“Ravvedetevi dunque e convertitevi, perché i vostri peccati siano cancellati e affinché vengano dalla presenza del Signore dei tempi di refrigerio ed Egli vi mandi il Cristo che vi è stato destinato, cioè Gesù, che il cielo deve tenere accolto fino ai tempi della restaurazione di tutte le cose” (Atti 3:19-21). Qualcuno ha detto di noi che non crediamo nel ritorno di Cristo. Questa è una sciocchezza bella e buona, tuttavia di una cosa siamo convinti, e questo passo lo conferma: che Gesù non tornerà finché tutte le cose non siano state restaurate e, per prima, l’ubbidienza e la sottomissione del popolo di Dio. Solo allora il cielo si aprirà e il grido del nostro cuore sarà esaudito.
Smettiamola di fingere! Dobbiamo pentirci! Pentirci dei nostri pensieri segreti, dei nostri peccati nascosti. Dobbiamo lasciare ogni forma di dissenso e di ribellione e, nel timore di Dio, sottometterci l’uno all’altro, perché il suo regno venga e la sua volontà sia fatta in terra così come è già fatta nel cielo.
Tutti sotto Cristo! Questo è l’ordine di Dio. Il ritorno di Cristo, il giudizio di Satana, la manifestazione gloriosa del Regno di Dio, dipendono da noi.
Siamo noi a fermare Dio con la nostra ribellione, e noi possiamo affrettare il ritorno di Gesù, sottomettendoci completamente a Lui (2° Pietro 3:12).
TEOCRAZIA! Gesù capo unico su tutti, e la sua Parola sopra tutti i nostri ragionamenti: ecco la volontà di Dio!
Satana ci spinge alla ribellione, alle divisioni, al sospetto e tutto perché Gesù non ritorni. Cosa farai? Io, cristiano, evangelico, pastore, sento il bisogno di pentirmi, di convertirmi, di rendere “completa” la mia ubbidienza al Re. Che Dio possa illuminare anche il tuo cuore e quello di tutto il Suo popolo.
“Perciò ora, dice l’Eterno, tornate a me con tutto il vostro cuore, con digiuni, con pianti e con lamenti. Stracciate il vostro cuore e non le vostre vesti e tornate all’Eterno, il vostro Dio … E dopo questo avverrà che io spanderò il mio Spirito sopra ogni carne; i vostri figli e le vostre figlie profetizzeranno, i vostri vecchi faranno sogni, i vostri giovani avranno visioni… e avverrà che chiunque invocherà il nome dell’Eterno sarà salvato, perché sul monte Sion ed in Gerusalemme vi sarà salvezza, come ha detto l’Eterno” (Gioele 2:12-13,28,32).