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di Giuditta Allen
“Gli presentarono dei bambini perché li toccasse; ma i discepoli sgridavano quelli che glieli presentavano. Gesù, veduto ciò, si indignò e disse loro: «Lasciate che i bambini vengano da me; non glielo vietate, perché il regno di Dio è per chi assomiglia a loro. In verità io vi dico che chiunque non avrà ricevuto il regno di Dio come un bambino, non vi entrerà affatto». E, presili in braccio, li benediceva ponendo le mani su di loro” (Marco 10:13-16).
Osservando come crescono i bambini nelle nostre comunità, mi sono resa conto che molti genitori non pensano che i bambini possano partecipare alla vita di Dio già da piccoli. Ma da questo brano del Vangelo comprendiamo che i bambini, non meno di noi grandi, sono in grado di conoscere Dio e di entrare nel Suo Regno.
Sin dall’inizio abbiamo basato la nostra vita matrimoniale su Dio, chiedendoGli di mandarci i figli che Egli riteneva bene; e appena nascevano, li abbiamo dedicati al Signore, continuando poi a pregare per loro e anche con loro tutte le sere prima che andassero a dormire.
Ma a un certo punto ho compreso che anch’essi dovevano fare un passo, e dalla testimonianza di altre famiglie sapevo che possono farlo prima di quanto molti non pensino: fin da piccoli possono incominciare a fare esperienza nel Signore e della vita soprannaturale. Già a tre o quattro anni infatti i bambini possono convertirsi a Dio, ricevere Gesù nel loro cuore e cominciare un cammino con Lui. Voglio sottolineare però questo aspetto del cammino, perché rimangono pur sempre bambini, cioè esuberanti e spontanei, che non sanno autodisciplinarsi e quindi hanno bisogno di una guida e di una disciplina esteriore. Ma, conoscendo Gesù, c’è una differenza dentro, Dio che parla in loro. Ho conosciuto dei bambini ai quali il Signore parla in maniera chiara.
Nostro primo figlio, per esempio, ha un carattere molto forte che non si riusciva a domare né con le buone né con le cattive, e mi ricordo che quando aveva due o tre anni cominciavo a disperarmi. A quel punto però gli ho parlato del perdono di Dio, cercando di fargli capire che come noi grandi andiamo a Lui per farci perdonare i nostri peccati, anche lui doveva farlo, chiedendo a Gesù di entrare nella sua vita e di dargli la forza e la grazia per ubbidire ai genitori. E quando gli ho chiesto se voleva veramente dare la sua vita a Gesù ha risposto di sì: capiva di aver sbagliato e di non essere capace da solo di vivere come voleva Dio. Abbiamo pregato insieme e con poche semplici parole ha confessato di avere sbagliato, chiedendo a Gesù di venire nella sua vita; e da quel momento è cambiato.
Poi ho cercato di fare così anche con gli altri quando arrivavano a quella età. Con il secondo, per esempio, che diceva tante bugie, non avendo concluso niente con le maniere dolci, ho letto quel versetto della Bibbia che dice: “Ma per … tutti i bugiardi, la loro parte sarà nello stagno ardente di fuoco e di zolfo, che è la morte seconda” (Apoc. 21:8). Qui ho dovuto anche scontrarmi con mia suocera che mi rimproverava di spaventare il bambino. Lui invece ha capito il discorso e ha cominciato a cambiare atteggiamento, a conoscere il Signore e a pregare anche per conto suo.
Ecco infatti un’altra cosa molto importante: insegnare ai bambini a pregare non appena cominciano a parlare, incoraggiandoli ad aprire il loro cuore al Signore, soprattutto nei momenti in cui hanno problemi.
Il secondo passo
Dopo questo primo passo viene quello del battesimo nello Spirito Santo. È esperienza comune che, anche dopo la conversione, se vogliamo fare le cose con le nostre forze non ci riusciamo: ci manca il coraggio di testimoniare, non sentiamo l’amore per gli altri o la sicurezza che viene da Dio … Come per noi, dunque, anche per i nostri figli il prossimo passo è quello di sperimentare il battesimo nello Spirito Santo.
Qui voglio raccontare le esperienze fatte dai miei figli. Il primo ha ricevuto il battesimo nello Spirito Santo all’età di nove anni: una sera era a letto e ha chiamato suo padre per dirgli che parlava in lingue. Riflettendoci, ci siamo ricordati che poco tempo prima, insieme a un fratello, avevamo pregato per l’asma di cui soffriva e anche per un’ernia che non potevano operare a causa dell’asma, e che Dio l’aveva toccato. Da allora in poi, quando si svegliava di notte con l’asma, ha imparato a pregare in lingue da solo, così la crisi passava e si riaddormentava. La stessa cosa funziona ancora oggi, anche perché la sua asma è in gran parte di origine nervosa e si manifesta soprattutto quando è apprensivo.
Per il secondo, invece, avvenne all’età di sette anni durante una conferenza. Alla fine di un incontro è venuto a dirmi che aveva ricevuto il battesimo nello Spirito Santo: mentre giocava con gli altri bambini, aveva sentito che il Signore lo chiamava ad appartarsi per pregare e lo ha battezzato nello Spirito Santo, senza che noi avessimo fatto niente!
Abbiamo poi partecipato ad alcune conferenze molto grandi in Inghilterra dove c’erano incontri per ogni classe di età, ognuno con i propri responsabili, il proprio gruppo musicale, eccetera. Anche per i piccolissimi c’era una monitrice che insegnavano loro il Vangelo e li incoraggiava a fare delle esperienze con Dio e a pregare gli uni per gli altri; c’erano dei bambini di quattro anni che profetizzavano e delle guarigioni miracolose. L’ultima nostra figlia ricevette lo Spirito Santo là.
Questa esperienza non rende i bambini necessariamente santi – hanno sempre il loro caratterino e fanno i loro bisticci – ma li segna dentro e può mantenerli saldi per tutti gli anni difficili dell’adolescenza. Ecco perché voglio incoraggiarvi a cercare anche per i vostri figli queste esperienze e ad aspettarvi che il Signore li riempia del suo Spirito. Non è necessario che facciano grandi passi o cose vistose, ma dobbiamo incoraggiarli a ricevere quello che il Signore vuole dare, poi ci penserà Lui a liberarli e a farli maturare.
Poi abbiamo cercato di rafforzare le esperienze spirituali fatte dai nostri figli con l’insegnamento biblico, incoraggiandoli a leggere la Bibbia anche per conto loro. Dobbiamo aprire gli occhi per vedere il potenziale che c’è nei nostri figli e quello che Dio vuole fare in loro, collaborando con Lui nel cercare i momenti e le occasioni giuste.
Battesimo, quando?
Una questione molto discussa che abbiamo dovuto affrontare è quella del battesimo in acqua: alcuni dicono che i bambini non devono essere battezzati da piccoli, che bisogna vedere prima il frutto del cambiamento e la maturità della loro decisione, altri che è meglio aspettare addirittura che siano adulti. È difficile fare una regola generale, e comunque bisogna parlarne con il proprio pastore. Comunque, i primi cinque nostri figli si sono battezzati a un’età che va dagli 8 ai 12 anni, e nessuno di loro si è allontanato dal Signore.
In conclusione, voglio accennare al tema del servizio. È stato importante per i nostri figli essere coinvolti nelle cose pratiche come un “aggancio” alla chiesa locale. Suonare uno strumento musicale, gestire il banco libri, o anche semplicemente aiutare altri giovani a pulire i locali della comunità li aiuta a sentirsi parte della chiesa e non dei semplici “spettatori”.
In conclusione, ho chiesto ai nostri figli quale sia stata per loro l’esperienza più positiva di questi anni. Hanno risposto che è stata l’ospitalità che abbiamo esercitato a casa nostra, tutte le persone che nel corso degli anni sono venute a mangiare o a dormire. Hanno potuto vedere cosa significhi praticamente essere fratelli e sorelle in Cristo, come la grazia di Dio sia una realtà anche per gli altri e come si possano aiutare le persone. Hanno goduto anche delle attenzioni degli ospiti e sono stati arricchiti ascoltando le loro esperienze.
Ho voluto chiedere ai nostri figli anche la cosa più negativa della nostra vita familiare. Hanno risposto che è quando i genitori litigano tra loro. Questo li fa stare male dentro e toglie loro la sicurezza. Se non si può proprio fare a meno di litigare, cercate di non farlo davanti ai figli perché è estremamente distruttivo. Se qualche volta succede, bisogna poi chiedere perdono a Dio e a loro.