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La seguente Dichiarazione, di cui pubblichiamo qui una versione ridotta per ragioni di spazio, fu stilata da una quindicina di leaders evangelici e cattolici nordamericani e approvata e firmata nel 1994 da altri 25. Tra i firmatari più noti erano:
da parte cattolica:
- P. Avery Dulles, S.J., Fordham University;
- il vescovo Francis George, OMI, Diocesi di Yakima (WA);
- l’arcivescovo Francis Stafford, Arcidiocesi di Denver;
- Ralph Martin di Renewal Ministries, uno dei fondatori storici del rinnovamento carismatico;
- il card. John O’Connor, Arcidiocesi di New York.
da parte evangelica:
- Charles Colson, Prison Fellowship;
- Kent Hill, Eastern Nazarene College;
- Jesse Miranda, Assemblee di Dio;
- Bill Bright, Campus Crusade for Christ;
- J.I. Packer, Regent College (autore di Conoscere Dio);
- Pat Robertson, Regent University.
Inutile precisare che la partecipazione ai colloqui e la sottoscrizione della presente Dichiarazione fu in ogni caso personale e non intendeva impegnare le varie chiese ed organizzazioni di provenienza.
Siamo protestanti evangelici e cattolici romani che sono stati condotti attraverso la preghiera, lo studio e la discussione a convinzioni comuni sulla fede e la missione cristiana. Questa dichiarazione non può rappresentare ufficialmente le nostre comunità. Ma intende parlare dalle nostre comunità e per le nostre comunità …
1. AFFERMIAMO INSIEME:
Gesù Cristo è il Signore. Questa è la prima e l’ultima affermazione che i cristiani fanno su tutta la realtà. Egli è l’Unico mandato da Dio per essere Signore e Salvatore di tutti: “in nessun altro c’è salvezza: non vi è infatti altro nome dato agli uomini sotto il cielo nel quale sia stabilito che possiamo essere salvati” (Atti 4,12). I cristiani sono un popolo in anticipo sul tempo, sono coloro che proclamano fin da ora quanto un giorno sarà riconosciuto da tutti, che Gesù Cristo è il Signore (Fil. 2,11).
Affermiamo insieme che siamo giustificati dalla grazia tramite la fede a causa di Cristo. Una fede viva e attiva in un amore che non è nulla di meno dell’amore di Cristo, perché insieme diciamo con Paolo: “Sono stato crocifisso con Cristo e non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me. Quella vita che vivo nella carne io la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha dato se stesso per me” (Gal. 2,20).
Tutti coloro che accettano Cristo come Signore e Salvatore sono fratelli e sorelle in Cristo. Non ci siamo scelti l’un l’altro, proprio come non abbiamo scelto Cristo. Lui ci ha scelti, e ci ha scelti per essere suoi insieme (Gv. 15,16). Per quanto la nostra reciproca comunione sia imperfetta, per quanto i nostri reciproci disaccordi siano profondi, riconosciamo che esiste una sola Chiesa di Cristo. C’è una sola Chiesa perché c’è un solo Cristo e la Chiesa è il suo corpo. Per quanto la strada sia difficile, riconosciamo che siamo chiamati da Dio a una realizzazione più piena della nostra unità nel corpo di Cristo. L’unica unità a cui vogliamo dare espressione è l’unità nella verità, e la verità è questa: “Un solo corpo, un solo spirito, come una sola è la speranza alla quale siete stati chiamati, quella della vostra vocazione: un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo. Un solo Dio Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, agisce per mezzo di tutti ed è presente in tutti” (Ef. 4,6).
Affermiamo insieme che i cristiani devono insegnare e vivere in obbedienza alle Scritture divinamente ispirate, che sono l’infallibile parola di Dio. Affermiamo pure insieme che Cristo ha promesso alla sua Chiesa il dono dello Spirito Santo che ci condurrà alla piena verità per discernere e proclamare l’insegnamento della Scrittura (Gv. 16). Riconosciamo insieme che lo Spirito Santo ha guidato in questo modo la sua Chiesa nel passato. Per esempio, nell’approvazione del canone delle Scritture, e nella risposta ortodossa alle grandi controversie trinitarie e cristologiche dei primi secoli, riconosciamo con fiducia la guida dello Spirito Santo. In una risposta di fede alla guida dello Spirito, la Chiesa ha formulato il Credo degli apostoli, che possiamo affermare insieme – come in effetti qui vogliamo fare – come una proclamazione accurata della verità scritturale:
“Credo in Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra.
Credo in Gesù Cristo, suo unico Figlio, nostro Signore. Egli fu concepito per il potere dello Spirito Santo e nacque dalla vergine Maria. Patì sotto Ponzio Pilato, fu crocifisso, morì e fu sepolto. Discese all’inferno. Il terzo giorno risuscitò. Salì al cielo, e siede alla destra del Padre. Ritornerà per giudicare i vivi e i morti.
Credo nello Spirito Santo, nella santa Chiesa cattolica, nella comunione dei santi, nella remissione dei peccati, nella risurrezione della carne e nella vita eterna. Amen”.
2. SPERIAMO INSIEME:
Speriamo insieme che tutti gli uomini vengano nella fede a Gesù Cristo come Signore e Salvatore. Questa speranza rende necessario lo zelo missionario della Chiesa. “Ora come potranno invocarlo senza aver prima creduto in lui? E come potranno credere, senza averne sentito parlare? E come potranno sentirne parlare, senza uno che lo annunzi? E come lo annunzieranno, senza essere prima inviati?” (Rm. 10,14-15). La Chiesa è per sua natura in ogni luogo e in ogni tempo in missione. La nostra speranza missionaria è ispirata dal desiderio rivelato di Dio che “tutti gli uomini siano salvati e arrivino alla conoscenza della verità” (1° Tim. 2,4).
La Chiesa vive della e per la grande commissione: “Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Mt. 28,19-20).
L’unità e l’amore fra i cristiani sono parte integrante della nostra testimonianza missionaria al Signore che serviamo. “Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri” (Gv. 13,34-35). Se non ci amiamo reciprocamente, disubbidiamo al suo comando e siamo in contraddizione con il Vangelo che proclamiamo.
Come evangelici e cattolici preghiamo che la nostra unità nell’amore di Cristo diventi sempre più evidente come un segno per il mondo del potere riconciliatore di Dio. La nostra separazione comunitaria ed ecclesiastica è profonda e di lunga data. Riconosciamo che non conosciamo né i tempi né la strada di quella più grande unità visibile che pure è oggetto della nostra speranza. Sappiamo, tuttavia, che gli attuali atteggiamenti di sospetto, polemica e conflitto non sono questa strada. Sappiamo che Dio, che ci ha condotto alla comunione con lui tramite Cristo, desidera che siamo pure in comunione tra noi. Sappiamo che Cristo è la via, la verità e la vita (Gv. 14,6) e più ci avviciniamo a lui – camminando sulla Via, obbedendo alla Verità, vivendo la Vita – più ci avviciniamo gli uni agli altri.
Quali che possano essere le future forme di relazione tra le nostre comunità, possiamo, dobbiamo e vogliamo cominciare ora a lavorare per sanare quanto sappiamo essere sbagliato nelle nostre relazioni. Quest’opera richiede fiducia e comprensione, e la fiducia e la comprensione richiedono un’attenzione assidua alla verità. Non neghiamo, anzi affermiamo chiaramente che tra noi ci sono divergenze. Tuttavia le incomprensioni, e le rappresentazioni false e caricaturali che ciascuno fa dell’altro, sono cose diverse dalle divergenze. Queste distorsioni devono essere eliminate se vogliamo iniziare ad esaminare onestamente le divergenze in un modo coerente con quanto affermiamo e speriamo insieme sulla base della parola di Dio.
3. CERCHIAMO INSIEME:
Cerchiamo insieme una comprensione più piena e più chiara della rivelazione di Dio in Cristo e del suo volere per i suoi discepoli. A causa delle limitazioni della ragione e del linguaggio umani, che derivano dal peccato, non possiamo comprendere completamente la realtà trascendente di Dio e le sue vie. Solo nel tempo della fine vedremo “a faccia a faccia” e conosceremo così come siamo conosciuti (1° Cor. 13,12). Per il momento cerchiamo insieme, affidandoci fiduciosamente alla rivelazione di Dio in Gesù Cristo, alla sicura testimonianza delle sacre Scritture, e alla promessa dello Spirito alla sua Chiesa. In questa ricerca per comprendere meglio e più chiaramente la verità, abbiamo bisogno gli uni degli altri. Siamo insieme formati e limitati dalla storia delle nostre comunità e dalle nostre esperienze. Al di là delle divisioni delle comunità e delle esperienze, abbiamo bisogno di sfidarci a vicenda, proclamando sempre la verità nell’amore, per costruire il corpo di Cristo (Ef. 4).
Non abbiamo la presunzione di crederci capaci di risolvere le divergenze profonde e di lunga data tra evangelici e cattolici. Forse queste divergenze non saranno mai risolte fino alla venuta del Regno. Tuttavia non ci è permesso rassegnarci semplicemente di fronte alle differenze che ci dividono. Non tutte le differenze sono vere divergenze, e neppure è necessario che tutte le divergenze diventino divisioni. Le differenze e le divergenze devono essere esaminate in una conversazione ordinata e seria. A questo proposito raccomandiamo caldamente e incoraggiamo i dialoghi teologici formali che sono iniziati in anni recenti fra i cattolici romani e gli evangelici.
Notiamo qui alcune delle differenze e delle divergenze che debbono essere esaminate più pienamente e apertamente per rafforzare tra noi una relazione di fiducia nell’obbedienza alla verità. Tra i punti di differenza nella dottrina, l’adorazione, la pratica e la pietà di cui si pensa spesso che ci dividano possiamo elencare i seguenti:
- La Chiesa come parte integrante del Vangelo, o la Chiesa come conseguenza comunitaria del Vangelo per i veri credenti.
- La sola autorità della Scrittura (sola Scriptura), o la Scrittura interpretata in modo autorevole dalla Chiesa.
- La libertà dell’anima di ciascun cristiano, individualmente considerato, o il magistero come autorità che insegna alla comunità.
- La Chiesa come congregazione locale, o come comunità universale.
- Il ministero ordinato nella successione apostolica, o il sacerdozio di tutti i fedeli.
- I sacramenti e le ordinanze come simboli della grazia, o come mezzi della grazia.
- La Cena del Signore come sacrificio eucaristico, o come memoriale.
- Il ricordo di Maria e dei santi, o la devozione a Maria e ai santi.
- Il battesimo come sacramento di rigenerazione, o come testimonianza della rigenerazione.
Questa lista delle differenze certamente non è completa. Né la differenza di posizioni è sempre così acuta da giustificare l’alternativa “o” nelle formulazioni che abbiamo proposto. Inoltre – tra coloro che si riconoscono come protestanti evangelici – ci sono differenze significative, per esempio, fra battisti, pentecostali e calvinisti su tali questioni. Ma le differenze che abbiamo elencato riflettono dispute che sono profonde e antiche. Almeno in qualche caso, riflettono autentiche divergenze che sono state nel passato e sono ancora oggi barriere alla piena comunione tra i cristiani.
A proposito di tali questioni – e di altre collegate – gli evangelici ritengono che la Chiesa cattolica sia andata al di là della Scrittura, aggiungendo dottrine e pratiche che sottraggono qualcosa o compromettono il Vangelo della grazia salvifica di Dio in Cristo. I cattolici, da canto loro, sostengono che questi insegnamenti e pratiche sono fondate nella Scrittura e appartengono alla pienezza della rivelazione di Dio. Il loro rifiuto, dicono i cattolici, risulta in una comprensione amputata e ridotta della realtà cristiana.
Ancora una volta non possiamo risolvere qui queste dispute. Ma possiamo e vogliamo affermare insieme che la pienezza della fede, della vita e della missione cristiana trova la sua fonte, il suo centro e la sua fine nel Signore crocifisso e risorto. Possiamo e vogliamo impegnarci a continuare a cercare insieme – attraverso lo studio, la discussione e la preghiera – una migliore comprensione delle convinzioni di ciascuno e soprattutto una più adeguata comprensione della verità di Dio in Cristo. Possiamo testimoniare fin da ora che nella nostra ricerca comune abbiamo scoperto che cosa possiamo affermare insieme e sperare insieme e, di conseguenza, come possiamo batterci insieme.
4. CI BATTIAMO INSIEME:
Così come siamo legati insieme da Cristo e dalla sua causa, così siamo legati insieme dall’impegno di batterci contro tutto quanto si oppone a Cristo e alla sua causa. Ci sentiamo rafforzati, non dall’illusione di un facile trionfo, ma dalla fede nel suo trionfo che è già certo. Nostro Signore ha pianto su Gerusalemme, e piange oggi su un mondo che non conosce il tempo della sua visitazione. La rabbia dei Principati e delle Potestà può crescere mentre il tempo della fine si avvicina, ma l’esito della battaglia e già sicuro.
La causa di Cristo è la causa e la missione della Chiesa che consiste, anzitutto, nel proclamare la Buona Novella che “è stato Dio a riconciliare a sé il mondo in Cristo, non imputando agli uomini le loro colpe e affidando a noi la parola della riconciliazione” (2° Cor. 5,19). Proclamare questo Vangelo e sostenere la comunità di fede, adorazione e discepolato riunita intorno a questo Vangelo è la prima e principale responsabilità della Chiesa. Tutti gli altri compiti e responsabilità della Chiesa derivano e sono diretti verso la missione del Vangelo.
I cristiani come singoli e la Chiesa nel suo insieme hanno pure una responsabilità per il retto ordinamento della società civile. Assumiamo questo impegno con sobrietà; conoscendo le conseguenze dell’umana tendenza al peccato, resistiamo al concetto utopistico che rientri nelle nostre possibilità costruire un regno di Dio in terra. Assumiamo questo compito nella speranza; sapendo che Dio ci ha chiamato ad amare il nostro prossimo, cerchiamo di assicurare a tutti una più ampia misura di giustizia e moralità sociale, fiduciosi che egli coronerà i nostri sforzi quando ordinerà tutte le cose alla venuta del suo regno.
Nell’esercizio di queste responsabilità pubbliche c’è stata negli anni recenti una crescente convergenza e cooperazione tra gli evangelici e i cattolici. Ringraziamo Dio per il modo in cui ci siamo reciprocamente scoperti nella battaglia per una causa comune. Cosa molto più importante, ringraziamo Dio per esserci scoperti come fratelli e sorelle in Cristo. La nostra collaborazione come cittadini è animata dalla nostra convergenza come cristiani. Ci promettiamo a vicenda di operare per approfondire, accrescere ed espandere questa tendenza alla convergenza e alla cooperazione.
Ci battiamo insieme per la verità secondo cui la politica, le leggi e la cultura devono essere fondate sulla verità morale … Affermiamo che solo un popolo virtuoso può essere libero e giusto, e che la virtù è garantita dalla religione. Pensare che assicurare la virtù civile sia lo scopo ultimo della religione è blasfemo. Ma negare che assicurare la virtù civile sia un beneficio che viene dalla religione è una forma di cecità …
Ci battiamo insieme per la libertà religiosa. Lo facciamo per la religione, ma anche perché la libertà religiosa è la prima libertà, la fonte e lo scudo di tutte le libertà umane. Nella loro relazione con Dio, le persone hanno una dignità e una responsabilità che trascende – e pertanto limita – l’autorità dello Stato e di ogni altra istituzione meramente umana … Ci rallegriamo insieme del fatto che la Chiesa cattolica romana – come è stato affermato al concilio Vaticano II ed esemplificato in modo eminente da tutto il ministero di Giovanni Paolo II – sia fortemente impegnata nella difesa della libertà religiosa, e – come conseguenza – nella difesa degli autentici diritti umani. Dove gli evangelici e i cattolici si trovano in situazioni di serio e talora violento conflitto fra loro – come avviene in certi paesi dell’America Latina – chiediamo ai cristiani di predicare e agire secondo l’imperativo della libertà religiosa. La libertà religiosa non sarà rispettata dallo Stato se non è rispettata dai cristiani o, peggio ancora, se ci sono dei cristiani che cercano di reclutare lo Stato come alleato per la repressione della libertà religiosa …
La via della convergenza e della cooperazione tra evangelici e cattolici è, in larga parte, un risultato dello sforzo comune per proteggere la vita umana, particolarmente la vita dei più vulnerabili tra noi … L’affermazione che il bambino non nato è una vita umana che – in assenza di incidenti naturali o dell’intervento letale dell’uomo – diventerà quello che ciascuno può riconoscere come un bambino umano non è un’affermazione religiosa. È la semplice affermazione di un fatto biologico. Che il bambino non nato abbia diritto a essere protetto – in particolare dalla legge – è un’affermazione morale che trova il suo fondamento nella ragione naturale e nella verità biblica.
Pertanto continuiamo a lottare – senza scoraggiarci, anzi moltiplicando gli sforzi – per assicurare la protezione legale del bambino non nato. I nostri scopi sono questi: assicurare i diritti legali del bambino non nato, promuovere le leggi e le azioni dei poteri pubblici più favorevoli alla protezione della vita del non nato che siano oggi politicamente possibili, e ridurre in modo drastico il numero degli aborti. Sosteniamo calorosamente coloro che hanno organizzato migliaia di centri di aiuto alla gravidanza e alla vita nel nostro paese, e chiediamo con urgenza che questi sforzi si moltiplichino …
Ci battiamo insieme contro il dilagare della pornografia nella nostra società, la celebrazione della violenza, la depravazione sessuale e i pregiudizi anti-religiosi nei messi di comunicazione e di intrattenimento. Resistendo a queste forme di degradazione culturale e morale, riconosciamo la legittimità del boicottaggio e di altre attività dei consumatori, e chiediamo che le leggi che esistono contro la pornografia vengano applicate …
Ci battiamo per un rinnovato spirito di accettazione, comprensione e cooperazione che trascenda le divisioni di religione, razza, etnicità, sesso e classe sociale …
5. TESTIMONIAMO INSIEME:
La questione della testimonianza cristiana ritorna inevitabilmente ai punti di seria tensione tra gli evangelici e i cattolici. Rendere testimonianza al potere salvifico di Gesù Cristo e alla sua volontà per le nostre vite è parte integrante del discepolato cristiano. Non vogliamo raggiungere l’armonia e la cooperazione tra evangelici e cattolici a spese dell’urgenza e della chiarezza di una testimonianza cristiana al Vangelo. Nello stesso tempo – come abbiamo già notato – nostro Signore ha affermato con chiarezza che la testimonianza dell’amore tra i suoi discepoli è una parte integrante della testimonianza cristiana.
Oggi, nel nostro paese e altrove, gli evangelici e i cattolici cercano spesso di trovare “convertiti” ciascuno nel campo altrui. Da un certo punto di vista questo si comprende perfettamente, e forse è inevitabile. In molti altri casi, tuttavia, questi sforzi di proselitismo rendono meno efficace la missione cristiana a cui siamo chiamati dalla parola di Dio e per cui ci impegniamo di nuovo con questa dichiarazione. Tra cattolici ed evangelici deve essere chiaramente compreso che la testimonianza cristiana è, di necessità, finalizzata alla conversione. L’autentica conversione è … conversione a Dio in Cristo per il potere dello Spirito. A questo proposito facciamo nostra la spiegazione della Conversazione internazionale fra battisti e cattolici del 1988:
“Conversione significa abbandonare quello che si oppone a Dio, che è contrario all’insegnamento di Cristo, e volgersi verso Dio, verso Cristo, il Figlio, attraverso l’opera dello Spirito Santo. Significa volgersi dall’egoismo del peccato alla fede in Cristo come Signore e Salvatore. La conversione è il passaggio da un modo di vita ad un altro nuovo, segnato dalla novità di Cristo. È un processo continuo così che l’intera vita del cristiano deve essere un passaggio dalla morte alla vita, dall’errore alla verità, dal peccato alla grazia. La nostra vita in Cristo richiede una crescita continua nella grazia di Dio. La conversione è personale ma non è privata. Le persone rispondono nella fede alla chiamata di Dio, ma la fede viene dall’ascoltare la proclamazione della Parola di Dio e deve essere espressa nella vita insieme in Cristo che è la Chiesa”.
… Come è evidente nei duemila anni di storia della Chiesa e nella nostra esperienza contemporanea, ci sono diversi modi di essere cristiani, e alcuni di questi modi sono caratterizzati in modo distintivo da esperienze comunitarie di adorazione, pietà e catechesi. Il dovere di essere uniti non comporta il dovere di essere identici nel modo di seguire l’unico Cristo. È importante notare che questi differenti modi di discepolato sono ampiamente evidenti all’interno stesso della Chiesa cattolica e dei molti mondi che costituiscono il protestantesimo evangelico.
È comprensibile che i cristiani che rendono testimonianza al Vangelo cerchino di persuadere altri che le loro comunità e tradizioni sono più fedeli al Vangelo. C’è una distinzione necessaria tra l’evangelizzazione e quello che oggi si preferisce chiamare “proselitismo” o anche “furto del gregge”. Condanniamo la pratica di reclutare persone da altre comunità al solo scopo di accrescere le nostre denominazioni o istituzioni. Nello stesso tempo il nostro impegno per la piena libertà religiosa ci spinge a difendere la libertà legale del proselitismo anche quando chiediamo ai cristiani di astenersi da questo tipo di attività …
La testimonianza cristiana deve sempre avvenire con spirito di amore e di umiltà. Non deve negare, ma anzi accordare con prontezza a ciascuno, la piena libertà di discernere e decidere qual è la volontà di Dio per la propria vita. La testimonianza come servizio alla verità è anche un servizio a questa libertà. Ogni forma di coercizione – fisica, psicologica, legale, economica – corrompe la testimonianza cristiana e deve essere rifiutata senza riserve. Così dire falsa testimonianza su altre persone e comunità, o lanciare su di loro sospetti ingiusti e poco caritatevoli, è una pratica non compatibile con il Vangelo. Deve essere pure rigettata la pratica di paragonare gli aspetti forti e gli ideali di una comunità con le debolezze e i fallimenti di un’altra. Quando descriviamo gli insegnamenti e le pratiche di altri cristiani dobbiamo farlo in un modo che essi stessi riconoscerebbero come equo e accurato.
Considerando le numerose corruzioni della testimonianza cristiana noi, evangelici e cattolici, confessiamo di avere peccato gli uni verso gli altri e verso Dio. Chiediamo con insistenza il perdono di Dio e il perdono reciproco, e preghiamo per la grazia di guarire le nostre vite e quelle delle nostre comunità … In questa discussione della testimonianza comune abbiamo accennato a problemi difficili e antichi. Non dobbiamo permettere che queste difficoltà facciano ombra alle verità su cui ci troviamo, per grazia di Dio, pienamente d’accordo. Mentre cresciamo nella comprensione e nella fiducia reciproca, speriamo che i nostri sforzi di evangelizzazione non mettano in pericolo ma piuttosto rafforzino il nostro impegno per gli scopi comuni a cui ci siamo consacrati in questa dichiarazione.
CONCLUSIONE
A quasi duemila anni dal suo inizio, e a quasi cinquecento anni dalle divisioni dell’epoca della Riforma, la missione cristiana nel mondo è viva, vibrante e coraggiosa. Non sappiamo, non possiamo sapere che cosa il Signore della storia ci riserva per il terzo millennio. Può darsi che si tratti della primavera della missione mondiale e di una grande espansione cristiana. Può darsi che sia la via della croce, segnata dalla persecuzione e da una evidente marginalizzazione. Probabilmente – in diversi luoghi e tempi – si verificheranno entrambe le situazioni. O, naturalmente, nostro Signore può tornare domani.
Quello che sappiamo è che la sua promessa è sicura, che ci siamo impegnati a seguirla, e che lo facciamo insieme. Sappiamo che dobbiamo affermare, sperare, cercare, lottare e rendere testimonianza insieme, perché non apparteniamo a noi stessi ma a Colui che ci ha acquistato con il sangue della croce.
Sappiamo che questo è un tempo di possibilità – e, se è di possibilità, è anche di responsabilità – per gli evangelici e i cattolici, perché siano cristiani insieme in un modo che aiuti a preparare il mondo per la venuta di Colui a cui appartengono il Regno, il potere e la gloria per sempre. Amen.
Il testo completo di questa Dichiarazione è stato pubblicato in Aspettando la Pentecoste: il quarto ecumenismo di Massimo Introvigne, Ed. Messaggero, Padova, 1996.