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di Giovanni Traettino
“Ecco, i giorni vengono, dice l’Eterno quando l’aratore raggiungerà il mietitore e il pigiator dell’uva colui che sparge il seme; quando i monti stilleranno mosto e tutti i colli si struggeranno” (Amos 9:13).
Negli ultimi duecento anni ci sono stati movimenti di risveglio e di evangelizzazione senza precedenti nella storia del cristianesimo. Intere popolazioni, a volte nazioni sono state toccate e scosse fino alle fondamenta dalla proclamazione dell’evangelo.
Pensiamo ai Moravi e ai Metodisti, al Movimento di Santità e all’Esercito della salvezza, ai Fratelli e ai Battisti, ai Pentecostali e ai Carismatici.
Se oggi però diamo uno sguardo ai granai scopriamo che sono semivuoti, le presenze sono per lo più tiepide e tradizionaliste, molti sono tornati indietro.
Di più, molti credenti vagano da una chiesa all’altra senza impegnarsi, insofferenti di qualsiasi disciplina della chiesa locale, perché tanto c’è l’altra comunità della stessa città pronta a ricevere questi instabili senza fare troppe domande. Per non parlare dei credenti della seconda e della terza generazione.
Questi sono i problemi alla cui soluzione deve applicarsi chiunque abbia a cuore la salute e il futuro glorioso della Chiesa.
Perciò negli anni 50 e 60 soffiò il vento del “rinnovamento” nella chiesa occidentale. I credenti avvertirono con urgenza il bisogno di ravvivare la loro vita spirituale. Il “rinnovamento” infatti fu essenzialmente un movimento che mirò al cambiamento delle persone.
Ma alla fine degli anni 60 si cominciò ad avvertire con sempre maggior forza il bisogno di estendere questo rinnovamento anche alla vita e alle strutture della chiesa nelle sue espressioni locale e translocale. Si capi che un credente rinnovato ha bisogno di una chiesa rinnovata. Fu questa la matrice del “movimento di restaurazione”.
Rinnovare, ed anzi restaurare la chiesa in vista della grande raccolta che precederà il ritorno del Signore.
Una delle critiche che con maggiore insistenza ci è stata rivolta dai nostri fratelli, è che noi avremmo scarso interesse per l’evangelizzazione e che tutt’al più saremmo dediti all’ “evangelizzazione”(?!) di credenti di altre comunità.
In un incontro di qualche mese fa con rappresentanti di varie “correnti” del mondo pentecostale del nostro paese ci fu chiesto: “la vostra evangelizzazione è rivolta agli evangelici o ai cattolici? Perché tradizionalmente gli evangelici hanno avuto come loro campo di evangelizzazione i cattolici”.
C’è qui evidentemente un equivoco di fondo. Riforma, rinnovamento, aggiornamento, restaurazione, sono tutti concetti che hanno da fare con la Chiesa, non con il mondo. Hanno da fare con il cambiamento ed il “perfezionamento” della Chiesa, di tutta la Chiesa, (non importa lo spezzone storico o istituzionale di cui facciamo parte) al fine di raggiungere meglio il mondo.
Il messaggio di restaurazione è dunque rivolto alla chiesa, ma è profondamente funzionale alla testimonianza e all’evangelizzazione, alla stessa maniera nella quale la santità del credente è un aspetto essenziale della sua testimonianza.
Riassumendo: il messaggio di. restaurazione è per la Chiesa; l’evangelizzazione è per il mondo. Dopo di che non aspettiamo che la chiesa sia perfetta per cominciare ad evangelizzare. Ma mentre lavoriamo con impegno all’adeguamento, alla riforma ed alla trasformazione delle nostre comunità, noi proclamiamo con franchezza l’Evangelo della grazia e del regno di Dio.
Diciamo ancora che chi predica la restaurazione non è necessariamente già “restaurato”, ma pone all’ordine del giorno il problema di un mutamento radicale della concezione e della struttura della chiesa.
Piuttosto che di “movimento di restaurazione” bisognerebbe parlare di “movimento per la restaurazione della Chiesa”. Ovvero in termini che probabilmente io preferisco (vista anche l’accezione conservatrice e reazionaria che si accompagna nella nostra cultura all’uso di quel termine) di movimento per l’entrata della chiesa nella pienezza delle promesse di Dio (“movimento per la pienezza”).
È questo l’esito naturale e necessario, anche se radicale, della predicazione della Pentecoste e del “Pieno Vangelo”.
Questo movimento spirituale (che non è né vuole essere una denominazione o una chiesa o peggio ancora la chiesa) è destinato ad attraversare tutti gli ambienti e le denominazioni cristiane, è la chiave ad una strategia per il futuro ed è la chiave alla
comprensione “biblica” della storia della chiesa, specie degli ultimi 4 secoli.
Noi guardiamo al giorno in cui sarà di nuovo vero quello che Luca scrive della chiesa primitiva: “Così la Chiesa … aveva pace, essendo edificata; e camminando nel timore del Signore e nella consolazione dello Spirito Santo, moltiplicava” (Atti 9:31).