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di Ernesto D. Bretscher
“Il giusto vivrà per fede” afferma l’apostolo Paolo in diverse sue lettere.
Potremmo anche parafrasare quest’asserzione: il giusto vivrà tale, per la sua fede!
Il problema più grande per il cristiano non è tanto l’accettazione del sacrificio del Signore Gesù né la promessa della Sua giustificazione, perché in questo non vien chiesto – o almeno così spesso si crede – un coinvolgimento radicale della propria vita.
Il difficile viene dopo, quando gli viene chiesto di “camminare nel modo ch’Egli camminò” (1° Giovanni 2:6) e di non “peccare più” (Giovanni 8:11).
Abbiamo sviluppato la “teoria” dell’avvocato presso il Padre che, sapendo che siamo polvere, intercede perché tutti i peccati che continuiamo a fare ci siano perdonati, trascurando, passando sotto silenzio il fatto che quest’è l’eccezione e non la regola! (1° Giovanni 2:1). Bene dice Giovanni prima… “vi scrivo queste cose affinché non pecchiate!” e successivamente ancora: “chi commette peccato è dal diavolo… e chiunque è nato da Dio non commette peccato” (1° Giovanni 3:8-9).
Ci si faccia vedere allora una sola persona che non pecca, diciamo. Ma la Scrittura dice: “Grazie siano rese a Dio che SEMPRE ci conduce in trionfo in Cristo, e che per mezzo nostro spande DA PER TUTTO il profumo della Sua conoscenza” (2° Corinzi 2:14), e ancora “Il peccato non vi signoreggerà, perché non siete sotto la legge, ma sotto la grazia” (Romani 6:14).
Messi alle strette, cerchiamo allora di risolvere il problema dicendo che questo semmai è il traguardo, il punto d’arrivo al quale ogni credente deve poter guardare e semmai giungere dopo chissà quanti anni di fede! Ma dove sta scritto questo?
Dio ci conduce sempre e da per tutto in trionfo. Gesù non è solo venuto per purificarci da ogni peccato, ma per metterci in condizione di non peccare più! “Ma come Colui che vi ha chiamati è santo, anche voi siate santi, IN TUTTA LA VOSTRA CONDOTTA…” “… poiché anche Cristo ha patito per voi, lasciandovi un esempio, AFFINCHE’ SEGUIATE LE SUE ORME, egli che non commise peccato…” (1° Pietro 1:15; 2: 21). Gesù non peccò! E noi OGGI, siamo chiamati a seguire il Suo esempio di vita. “In Lui (in Gesù) Dio ci ha eletti prima della fondazione del mondo affinché fossimo santi e irreprensibili dinanzi a Lui nell’amore”. (Efesini 1:4). Ecco a cosa siamo stati chiamati, ad essere santi e irreprensibili… Oggi e non nell’aldilà.
A rigore qualche infuocato predicatore predicherà pure così… ma tutto rimane talmente “spirituale” da concludersi in una bolla d’aria. Noi sappiamo fin troppo bene che è impossibile realizzare tutto ciò nelle nostre chiese. I credenti delle nostre comunità sono sempre pieni di problemi e tanto spesso provati, continuamente tentati, che non facciamo altro che correre da uno all’altro per cercare di “tirarli” un po’ su, onde evitare che si allontanino. E per aiutarci, organizziamo quanti più “culti” è possibile, se non altro per non dare loro modo di distrarsi dal Signore e quindi precipitare. Ah, che lavoro ingrato fare il “curatore di anime”!Sembriamo tanti medici che corrono 24 ore su 24 nella speranza di mantenere in vita tanti moribondi. Ma perché le nostre chiese sono così lontane da riflettere la realtà dell’Evangelo? Perché il peccato continua a signoreggiare tanti credenti in Gesù?
L’esempio di Israele
Per capire ciò, dobbiamo tornare indietro, all’esempio del popolo d’Israele. Questi… aveva conosciuto la bontà e la potenza di Dio che lo aveva tratto fuori dal paese d’Egitto, fatto passare per il Mar Rosso, condotto nel deserto con la colonna di fumo e di foco e lo aveva miracolosamente cibato con la manna e le quaglie, sotto la guida di uomini di Dio autorevoli. Ma quando, alle soglie della terra promessa, “del riposo del Signore”, (vedi Ebrei 3:11), vide gli ostacoli, i giganti, e le città fortificate si scoraggiò e decise di tornare in Egitto. Disse: “Non siamo capaci di salire contro questo popolo, perché è più forte di noi” (Numeri 13:31).
Al che l’Eterno disse a Mosè: “Fino a quando mi disprezzerà questo popolo? E fino a quando non avranno fede in me dopo tutti i miracoli che ho fatto in mezzo a loro?” (Numeri 14:11).
E così Dio li fece errare per il deserto per ben quarant’anni, perché avevano guardato alle proprie capacità e forze avevano guardato alle proprie capacità e forze anziché a quelle di Dio. Ecco dove sta il nocciolo del problema.
Ancora oggi il popolo di Dio continua a fare lo stesso errore. Infatti si basa ancora sui propri sforzi personali e su pratiche religiose per cercare di migliorare la propria vita. Se prego molto, se digiuno spesso, se vado al culto sempre, se leggo e studio molto la Bibbia, allora riuscirò ad essere un buon cristiano! E ci sforziamo in tal senso, ci imponiamo una ferrea disciplina religiosa che… presto o tardi si tradurrà in frustrazione. Diciamo: non siamo più “sotto la legge” ma “sottola grazia”. Invece ci siamo messi sotto un’altra legge… quella dell’evangelo. Ci sforziamo, ci impegniamo, combattiamo, facciamo, preghiamo… ma non troppo spesso tutto si conclude in un fallimento. Perché come Israele, guardiamo a noi stessi, ci basiamo sulle nostre forze, sulla nostra religiosità, sulle nostre capacità, e sulla nostra conoscenza. In altre parole non abbiamo fede in Dio. Infatti, chi avrebbe dovuto abbattere i giganti davanti a Israele? Chi avrebbe dovuto farlo entrare nella terra promessa? DIO! Bastava avere fede in Lui per vedere l’adempimento delle Sue promesse.
E oggi, chi dovrebbe condurci SEMPRE e DAPPERTUTTO in trionfo? Chi “è potente da preservarci da OGNI caduta e da farci comparire davanti alla sua gloria irreprensibili con giubilo” (vedi Giuda 24)? Chi “ci ha fatto SEDERE (in una posizione di riposo!) nei luoghi celesti in Cristo Gesù” (vedi Efesini 2:6)? DIO, il PADRE!
E’ LUI l’autore di ogni forza e potenza tramite Gesù. “Dio è potente da far abbondare su voi ogni GRAZIA, affinché abbondiate in ogni opera buona” (2° Corinzi 9:8).
“Tanto più quelli che ricevono l’abbondanza della GRAZIA e del dono della giustizia REGNERANNO NELLA VITA per mezzo di quell’uomo che è Cristo Gesù” (Romani 5:17).
Nella GRAZIA di Dio è compreso sì il perdono dei nostri peccati, il dono della giustizia, la pienezza dello Spirito Santo, ma ANCHE LA POTENZA necessaria PER NON PECCARE PIU’!
“La mia GRAZIA ti basta, perché la mia potenza si dimostra perfetta nella debolezza. Perciò molto di più mi glorierò delle mie debolezze onde LA POTENZA DI CRISTO riposi su di me… perché quando son debole, allora sono forte” (2° Corinzi 12:9-10).
E’ perché non vogliamo riconoscere la nostra debolezza che continuiamo a sforzarci a portare da soli i nostri pesi, perché chi sa di essere debole, non si sforza. Se vi è un masso da 100 Kg, e so di essere debole, non cercherò di spostarlo io, tutt’al più mi affiderò a chi ne ha la forza! Ma, riconosciuta la mia debolezza debbo appoggiarmi con piena fiducia sul Padre, il quale è potente da preservarci da OGNI caduta. Si tratta di avere fede nella pienezza della Grazia di Dio. “E’ per grazia che voi siete salvati, MEDIANTE LA FEDE, e ciò NON VIENE DA VOI, è il dono di Dio!” (Efesini 2:8).
Perciò, accostiamoci dunque con PIENA FIDUCIA (con fede) al trono della GRAZIA, affinché otteniamo misericordia e troviamo grazia per essere soccorsi al momento opportuno. (Ebrei 4:16). Ecco la chiave: avere fede nel fatto che Dio è potente a farmi stare in piedi, da preservarmi da OGNI caduta, e da farmi comparire irreprensibile con giubilo davanti alla sua gloria. Ma è anche essere cosciente che IO, in quanto tale, non posso nulla da me tranne che tenermi ogni giorno uno alla volta, davanti al trono della Sua GRAZIA con fiducia per essere soccorso al momento necessario. Ma perché questa “fede in Dio” operi veramente, bisogna tener presente quanto segue:
1. “Il solido fondamento di Dio rimane fermo portando questo sigillo: “Il Signore conosce quelli che sono suoi” e “ritraggasi dall’iniquità chiunque nomina il nome del Signore”” (2° Timoteo 2:19). Il nostro cuore deve appartenergli con la conseguenza che odiamo il peccato.
2. “La SUA potenza divina ci ha donate tutte le cose che appartengono alla vita e alla pietà mediante la conoscenza di Colui che ci ha chiamati mercè la propria gloria e virtù, per le quali Egli ci ha largito le sue preziose e grandissime promesse onde per loro mezzo foste fatti partecipi della natura divina” (2° Pietro 1:3).
Avete dunque fede nella potenza di Dio elargitaci tramite LA GRAZIA. Avere fede nel fatto che GIA’ Egli ci ha dato tutte le cose necessarie per essere partecipi della Sua Natura divina.
3. “Tutti rivestitevi d’umiltà gli uni verso gli altri, perché Dio resiste ai superbi, ma DA GRAZIA AGLI UMILI” (1° Pietro 5:5)
“… e non ci confidiamo nella carne” (Filippesi 3:3).
Assicuriamoci di avere un atteggiamento umile sia nei confronti del Signore che dei nostri fratelli. Con un cuore che GLI appartiene, con fede (fiducia in Lui) in atteggiamenti umili, possiamo tenerci ogni giorno davanti al trono della Grazia ed essere soccorsi e tenuti in piedi. Ecco perché la fede in Dio è un fondamento della vita cristiana. Senza di essa non potremmo ottenere nulla dalla “GRAZIA” e saremmo condannati a vivere una vita basata su noi stessi e sul nostro sentimentalismo, una vita tetra e frustrata.
Per questo Gesù ci raccomanda accoratamente: “Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me” (Giovanni 14:1).