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di Ernesto D. Bretscher
Sono nato e cresciuto in una famiglia cristiana. Quando ero piccolo mio padre, oltre a svolgere il suo lavoro secolare, faceva parte di una squadra di predicatori evangelici che curavano alcune comunità nella Svizzera francese. Dall’età di sette anni, amavo accompagnarlo alle riunioni, se non altro per il piacere di fare un giro in Lambretta, oppure per non dover andare a letto all’ora consueta. In ogni caso, frequentavo ben volentieri queste riunioni, e anche se delle prediche non capivo gran che, i canti e le musiche mi piacevano tanto. Per la parte noiosa delle riunioni, ci pensava la mia fertile fantasia. La mia decisione era già presa: da grande avrei fatto il predicatore!
Poi un fatto nuovo sconvolse la nostra tranquilla vita di famiglia cristiana: i miei genitori decisero di partire in missione, nell’allora lontana Calabria. Naturalmente si portarono dietro tutta la famiglia: cinque figli, dei quali io ero il primo. La nostra vita cambiò radicalmente. La nuova casa divenne un centro di attività evangelistiche e c’era un continuo andirivieni di gente. La vita familiare ormai non esisteva quasi più.
Sconvolgimento
Intanto un’esperienza molto particolare segnò la mia giovinezza. Una sera che ero in casa di amici, una bambina di sette anni, di nome Elisabetta, mi chiese: “Tu l’hai ricevuto, lo Spirito Santo?” Avevo solo nove anni e non capivo a che cosa alludesse. Quando le domandai di che cosa si trattasse, mi rispose: “Sai, quando viene, tu parli in una lingua che non comprendi”. “Ma a che cosa serve?” le chiesi. E lei semplicemente: “Per pregare. Se vuoi, pregherò per te”. “Prega!” le dissi, e senza farselo ripetere, pose le manine sulla mia testa e chiese a Gesù di darmi lo Spirito Santo. Non so che cosa mi è successo, ma so che passai il resto della serata a pregare a fasi alterne in lingue nuove e nella mia lingua, e che da allora lo Spirito Santo è sempre stato un Compagno speciale della mia adolescenza.
In seguito a quell’esperienza, fui ancora più deciso a servire il Signore. Leggevo ogni giorno la mia Bibbia, scrivendo su un quaderno tutte le cose che mi colpivano. Per un certo tempo mi alzavo addirittura tra le quattro e le cinque del mattino per pregare e leggere la mia Bibbia. Di una cosa ero certo, che amavo il Signore!
Man mano che crescevo, cominciavo a seguire i miei genitori e i loro collaboratori nelle riunioni per accompagnare i canti con il mio violino. Dall’età di dodici anni, quasi ogni sera ero presente a qualche riunione. Intanto mi feci battezzare e a scuola ero fiero di essere un credente e di non essere volgare come i miei compagni.
A scuola
Anche i miei insegnanti furono toccati dal comportamento di questo allievo così diverso dagli altri. Non dimenticherò mai la gioia che provai quando il mio maestro elementare accettò Gesù come suo Salvatore in seguito alla testimonianza ricevuta da questo suo scolaro. Lo stesso avvenne col mio insegnante di musica. Più tardi, alle scuole superiori, misi in difficoltà più di un professore.
Credo che il mio entusiasmo per il Signore fosse dovuto al fatto che continuavo a leggere la Bibbia ogni giorno, annotando tutto ciò che mi colpiva, e a pregare regolarmente. Tuttavia, a quindici anni questo entusiasmo scemò di colpo. Cominciai a prediligere altre letture quali i fumetti di Tex Willer, Diabolik e i fotoromanzi polizieschi. Il mio interesse per Dio parve scomparire di colpo. Per di più, ero sempre più ossessionato dai pensieri impuri. Volevo una ragazza a tutti i costi e cominciavo a comportarmi come i miei compagni di scuola.
Ma la sera avvertivo quanto lo Spirito Santo fosse addolorato, e la cosa mi turbava molto. Mi ripromettevo di cambiare, ma invano. Non capivo che cosa mi succedesse, per cui optai per una soluzione di compromesso. Prima di addormentarmi, leggevo un po’ la Bibbia e pregavo … ma, ahimè, senza entusiasmo. Passavo le mie ore libere ad ascoltare le canzoni alla radio, che però non facevano altro che riempirmi di maggiore malinconia. Appena vedevo un fumetto, lasciavo tutto per leggerlo, solo per ritrovarmi alla fine deluso.
Incominciai ad interrogarmi seriamente sul senso della vita; stranamente, cominciai a detestare me stesso. Avevo voglia di piangere, di ribellarmi a tutto e a tutti… c’era l’inferno dentro di me. Però mascheravo tutto molto bene. Continuavo ad andare regolarmente agli incontri, a leggere la Bibbia … a pregare un po’ meno, insomma a comportarmi, almeno all’esterno, come un bravo credente.
Un giorno, mio padre si accorse che le cose non quadravano più e mi prese da parte. Ricordo che il suo intervento fu per me una vera liberazione. Ero contento che se ne fosse accorto e che avesse preso il tempo di “farmi la morale”. Anche se si dimostrava visibilmente dispiaciuto del mio comportamento e della mia crisi, fui tanto contento della sua comprensione e del fatto che si offrisse di pregare per me.
Alti e bassi
Da quel giorno, la mia vita spirituale tornò a fiorire. Erano passati parecchi mesi di aridità, ma ora avvertivo di nuovo il Signore vicino a me. Ricordo un giorno in cui ero di nuovo particolarmente giù, e buttandomi sul mio letto, la radio accesa, dissi piangendo: “Signore, aiutami tu, non so cosa mi succede ma mi sento così solo e inutile”. E improvvisamente vidi vicino al mio letto la “sagoma” del Signore che poneva la sua mano su di me, come per dirmi: “Stai buono, ci sono io con te!” La cosa fu talmente inaspettata e forte che mi risollevò il morale per qualche anno!
Un giorno tornavo dalle ferie trascorse dai nonni in Svizzera, quando sul treno incontrai una ragazza dai capelli lunghi che viaggiava insieme al fratello più grande. Eravamo soli noi tre nello scompartimento e il fratello si preoccupava ben poco della sorella sedicenne, che tra l’altro cominciò a farmi una corte sfrenata. Come se non bastasse, la luna piena illuminava il tutto con i suoi raggi. La ragazza si stese di fianco a me, i suoi capelli mi toccavano il viso. Come si può ben immaginare, fui fortemente tentato di baciarla … ma non feci in tempo, perché dentro di me scoppiò un vero pandemonio. Lo Spirito Santo chiaramente protestava con tutte le sue energie, mentre la ragazza continuava ad allettarmi sempre di più con il suo sguardo, con le parole e con i gesti.
Quella notte non chiusi occhio, combattendo con me stesso. Alla fine però tenni duro e riuscii a controllare le mie emozioni e i miei desideri. Da quell’esperienza capii che lo Spirito Santo era veramente un amico attento e scrupoloso, pronto a darmi tutto l’aiuto e la forza necessari per resistere ad ogni forma di tentazione.
Gli anni della mia adolescenza furono molto intensi. Cercavo di studiare, se non altro per non sfigurare e per non essere da meno degli altri. Oggi capisco che le mie motivazioni non erano delle migliori. Benché amassi il Signore, amavo me stesso ancora di più. Ma Egli non me lo faceva pesare. Studiavo anche la musica, leggevo parecchio (non avevamo la televisione) e ogni sera andavo a qualche riunione. I mesi estivi furono trascorsi in attività evangelistiche. Nel mio tempo libero facevo delle escursioni in bicicletta, oppure, durante l’estate, amavo passare le mattinate al mare. Quel che ricordo è che spesso chiacchieravo col Signore durante le mie pedalate o nuotate: stavo imparando a vivere un rapporto sempre più personale con Dio.
Affari del cuore
Finalmente mi innamorai della ragazza che credevo quella “giusta” per me: da bambina aveva frequentato la scuola domenicale e ora, sicuramente, avrebbe dedicato la sua vita al Signore! I genitori si erano dimostrati molto aperti al Vangelo, anche non si erano ancora impegnati. Ma … i mesi passarono senza che succedesse nulla in tal senso. Ero molto amico della famiglia, ma questo fatto mi lasciava perplesso. Quindi tacqui e non condivisi con nessuno i miei sentimenti.
Volevo una ragazza che amasse il Signore e il mio spirito non era tranquillo. Ogni volta che decidevo di dichiararmi, avvertivo che lo Spirito Santo in me si opponeva. Allora decisi di lasciare la cosa nelle Sue mani, chiedendoGli di confermarmi quale fosse la Sua volontà. E la risposta venne, dura ma chiara: capii che Dio aveva preparato qualcun’altra per me. Oggi ringrazio Dio con tutto il cuore che ho saputo aspettare e ubbidire.
Finalmente venne la prova decisiva per la mia vita. Andai a perfezionare il mio inglese in Gran Bretagna, dove feci molti nuovi amici i quali, ovviamente, mi invitavano a trascorrere il tempo libero con loro nelle discoteche e con le ragazze. Ma questo genere di vita difficilmente si conciliava con quello che avevo vissuto fino allora.
Un tipico giorno piovoso inglese, chiuso nella mia cameretta, decisi di fare la “prova del nove”. Pensai: non posso più dipendere dalla fede dei miei genitori. Devo avere la mia fede! Devo compiere oggi le scelte per la mia vita. Se Dio esiste davvero, allora vale la pena conoscerlo sempre più intimamente e servirLo come si deve. Ma se Egli dovesse non esistere, tanto vale vivere la vita e godersela pienamente, visto che bisogna presto o tardi morire.
In fondo, ero comunque convinto di aver conosciuto un Dio vero e vivente. Mi mancava solo una conferma definitiva, e proprio quella cercavo. Dissi: “Signore, se tu esisti – come so che esisti – ti chiedo di venirmi incontro oggi in maniera molto personale, e allora vivrò la mia vita tutta per te”. Aspettai, credo per qualche ora, senza alcun cenno di risposta. Senza spazientirmi, continuai ad aspettare: Dio non poteva mancare all’appuntamento!
All’improvviso, sentii la presenza di qualcuno nella stanza, pur non vedendo nessuno. Era sicuro: qualcuno c’era! Avvertivo un senso di dolcezza e allo stesso tempo di timore. La Sua presenza si fece sempre più reale, fino al punto in cui non potetti più sopportarla: presi tutte le forze, sudavo, tremavo tutto, mi sentivo scoppiare. Piangendo di gioia e di commozione, dissi: “Signore, fermati, non riesco più a sostenere la tua grandezza! Grazie per avermi risposto, la mia vita ora è tutta tua e per sempre!” E da allora sono sempre stato felicemente al Suo servizio, come avevo sempre sognato da bambino.
Suggerimenti
Osservando le famiglie credenti, noto che spesso i figli adolescenti esprimono insofferenza nei confronti dei genitori e della loro fede. Sulla base della mia esperienza, posso forse dare alcuni suggerimenti sia ai ragazzi che ai loro genitori.
PER I RAGAZZI
- Ricerca. Se Dio esiste ed è il Creatore del mondo che ti circonda, Egli ha sicuramente un piano per la tua vita. Vale la pena continuare a cercarLo, anche se la maniera in cui vivi a te sembra la più giusta. Non ti accontentare di un credo o di una religione, fosse pure “evangelica”, o di una fede di seconda mano, e non considerare Dio come uno che sa solo mandare la gente all’inferno: in fondo, Egli ha fatto quanto più possibile per impedire che ciò accada! Se Egli esiste, devi fare tutto quel che è in tuo potere per conoscerLo e per incontrarLo personalmente.
- Azione. Come farlo? Anzitutto, cerca Dio nelle pagine della Bibbia. Usa possibilmente una traduzione moderna, e inizia dal Nuovo Testamento. Prendi l’abitudine di leggerlo ogni giorno. Segna su un quaderno i brani e gli insegnamenti che ti colpiscono, e i tuoi interrogativi per poter chiedere spiegazioni a chi ti sembra più opportuno. Prega
ogni giorno, ma in maniera spontanea, a modo tuo. Se puoi, leggi pure biografie di credenti, perché queste ti aiuteranno a cogliere la varietà delle esperienze che si possono avere con Dio.
- Critica. Sii pure critico, ma non sviluppare un atteggiamento cinico di rigetto nei confronti della fede e dei comportamenti dei tuoi genitori. Osserva, cerca di capire, registra, indaga; formula pure le tue opinioni, ma non mancare mai di rispetto nei loro confronti. Dio è molto sensibile su questo punto. Se sei perplesso, se non sei convinto, se sei contrariato, parlane pure con Dio! Se esiste un buon dialogo tra te e i tuoi, discutine anche con loro.
- Coerenza. Se incontrerai Dio o meno dipenderà molto da te e dai tuoi atteggiamenti. Sii sempre onesto, coerente, costante e serio nella tua ricerca e non rimarrai deluso. E credimi, il giorno in cui incontrerai veramente Dio, l’esperienza sarà così forte che ne rimarrai entusiasta. Non potrai più fare a meno di Lui per il resto della tua vita!
PER I GENITORI
- Coerenza. Non si può mai sottolineare abbastanza l’importanza della coerenza. Troppi ragazzi, figli di credenti, sono oggi a dir poco scandalizzati dalla doppia vita dei genitori. È vero che nessuno è perfetto, ma ognuno è comunque chiamato a una vita santa, consacrata, sempre più simile alla statura perfetta di Cristo. Impegno, trasparenza e coerenza sono dunque indispensabili. Nessun adolescente prenderà sul serio la fede di genitori che non siano coerenti e onesti, anzi per reazione è probabile che se ne allontani completamente.
- Dialogo. I ragazzi hanno bisogno di trovare nei genitori i loro migliori amici. E per questo è necessario il dialogo. I genitori dovranno dare particolare attenzione e sensibilità alle opinioni, riflessioni, idee e contestazioni dei figli. Se questi si sentiranno ascoltati, presi sul serio e trattati con rispetto, costruiranno con i genitori un dialogo che potrà rivelarsi molto proficuo anche sul piano spirituale e in materia di fede.
- Bando al legalismo. Bisogna aiutare i ragazzi fin da piccoli a non vivere il cristianesimo come una serie di obblighi e di regole, tipo: “Non dire la bugia, altrimenti vai all’inferno!”. Le famiglie cristiane tendono infatti a diventare legaliste e così fanno crescere i propri figli pieni di sensi di colpa. Più tardi, molte delle loro “ribellioni” contro Dio non sono che reazioni contro i sensi di colpa accumulati negli anni. Bisogna invece aiutare i figli a maturare delle scelte proprie e quindi a viverle con coerenza, contando sull’aiuto del Signore. Non è facile, ma è di importanza vitale.
- Umiltà. Saper riconoscere i propri errori, chiedere perdono a chi è stato trattato ingiustamente, anche se è ancora piccolo, è segno di grande maturità. Saper ascoltare con attenzione i propri figli, ricevere le loro critiche e dare loro ragione quando è il caso, darà loro le migliori lezioni di vita cristiana pratica. L’umiltà sia una caratteristica costante della nostra vita!