SCARICA PDF di questo articolo
di Jean-Pierre Truschel
L’evangelizzazione non è un’opzione, ma un ordine del Signore Gesù. È per questo che Paolo dice: “Guai a me, se non evangelizzo!” (1° Cor. 9:16).
Evangelizzare significa avere la visione del giudizio di Dio. “Chi ha il Figlio ha la vita; chi non ha il Figlio di Dio, non ha la vita” (1° Gv. 5:12). In Giovanni 3:36, Gesù aggiunge che non solo non ha la vita, ma che l’ira di Dio rimane su di lui. La Parola di Dio ci dice che “non c’è nessun giusto, neppure uno” (Rom. 3:10). Tutti hanno trasgredito la legge di Dio. È estremamente importante che lo comprendiamo, perché è questo che ci motiva a fare tutto il possibile per strappare le anime dalla morte. C’è un solo nome stato dato agli uomini per il quale possiamo essere salvati: il nome di Gesù.
Ma, dice la Parola di Dio, “come invocheranno colui nel quale non hanno creduto? E come crederanno in colui del quale non hanno sentito parlare? E come potranno sentirne parlare, se non c’è chi lo annunzi? E come annunzieranno se non sono mandati? Com’è scritto: «Quanto sono belli i piedi di quelli che annunziano buone notizie!»” (Rom. 10:13-15). Il desiderio di Dio è che tutti gli uomini siano salvati e giungano alla conoscenza della verità. Pensate ai vostri familiari, i vostri fratelli, i vostri zii, le vostre zie! Anche tuo figlio cresciuto in chiesa, educato secondo l’insegnamento cristiano, non è necessariamente nato di nuovo, e se è ribelle la collera di Dio rimane su di lui.
È grande, allora, la responsabilità che grava sul popolo di Dio se non evangelizza. Nell’Antico Testamento Dio dice al profeta Ezechiele: “Figlio d’uomo, io ho stabilito te come sentinella per la casa d’Israele; quando dunque udrai qualche parola della mia bocca, avvertili da parte mia. Quando avrò detto all’empio: «Empio, per certo tu morirai!» e tu non avrai parlato per avvertire l’empio che si allontani dalla sua via, quell’empio morirà per la sua iniquità, ma io domanderò conto del suo sangue alla tua mano. Ma, se tu avverti l’empio che si allontani dalla sua via, e quello non se ne allontana, egli morirà per la sua iniquità, ma tu avrai salvato te stesso” (Ezech. 33:7-9).
Tanti cristiani pensano solo a se stessi: “Dammi, Signore! dammi, Signore!” Ma Gesù ha detto che c’è più gioia nel dare che nel ricevere. Le nostre comunità devono alzarsi e uscire; e più lo faranno, più vedranno miracoli, guarigioni e prodigi. È nell’evangelizzazione che Dio si manifesta. Impara dunque a dare, e a dare prima di tutto il tuo cuore e la tua vita.
In Matteo 9, Gesù dice che la messe è grande ma che gli operai sono pochi. Nelle chiese c’è una minoranza, sovraccarica di lavoro, che evangelizza, mentre gli altri si riposano e aspettano che le cose avvengano da sole. Evangelizzare è un obbligo! Dio ha dato i ministeri per l’edificazione del corpo, cioè, per portare i credenti alla maturità. E il cristiano maturo è uno che evangelizza: si dimentica di se stesso e si occupa delle cose del regno di Dio.
Passione per le anime
Evangelizzare è anche una grazia. L’apostolo Paolo scrive: “Consapevoli dunque del timore che si deve avere del Signore, cerchiamo di convincere gli uomini” (2° Cor. 5:11). C’è in Paolo una passione per le anime: ha davanti a sé la visione del fuoco dell’inferno che aspetta i ribelli. Cerchiamo anche noi di convincere ogni anima! In 1° Cor 9:22 dice ancora: “Mi sono fatto ogni cosa a tutti, per salvarne ad ogni modo alcuni”. Se il Cristo Salvatore abita in te, avrai il desiderio di salvare le anime. Io dubito della nuova nascita, della presenza del Cristo Salvatore in un uomo o una donna che non testimonia, perché se il Cristo Salvatore è in te, Egli vorrà salvare attraverso di te.
È per questo scopo che ci viene dato il battesimo nello Spirito Santo. Molti pensano che i discepoli abbiano cominciato a compiere miracoli dopo il battesimo nello Spirito Santo, ma non è vero: anche prima avevano operato miracoli, guarigioni, perfino risurrezione di morti. Ciò che è cambiato nel giorno della Pentecoste è che da allora non hanno più avuto paura di uscire. Il vero segno del battesimo nello Spirito Santo non è parlare in lingue: è la capacità di vincere la paura per andare a dire agli altri quello che Gesù ha fatto per te. C’è qualcosa che non va nella chiesa di Gesù Cristo! Tutti parlano in lingue, tutti profetizzano, ma il vero segno è quando esci. “Voi riceverete potenza”, ha detto Gesù, “e mi sarete testimoni”. Siamo battezzati nello Spirito Santo non per usare la potenza per noi, ma per liberare quelli che vanno verso la morte.
L’evangelizzazione è anche una visione dell’amore. La visione è diversa dall’insegnamento. Le nostre chiese sono piene di insegnamenti: cassette, videocassette, libri … Eppure i risultati sono deludenti, i cristiani non sono mai stati così deboli come oggi. Perché? Perché abbiamo ricevuto tutto a livello celebrale, ma non abbiamo una rivelazione vivente. Come Gesù ha cambiato l’acqua di Cana in vino, dobbiamo chiedere che l’acqua della Parola di cui siamo stati riempiti diventi vino, che diventi Spirito e vita perché usciamo a evangelizzare. Abbiamo bisogno di ricevere la visione dell’amore di Dio per quelli che si perdono, del Suo desiderio di liberare le anime dall’oppressione del diavolo. Gesù dice: “Lo Spirito del Signore è sopra di me; perciò mi ha unto …” Per che cosa? “ … per annunziare la liberazione ai prigionieri, e ai ciechi il ricupero della vista; a rimettere in libertà gli oppressi, per spezzare le catene dei prigionieri … per proclamare l’anno accettevole del Signore”, cioè il giubileo, la liberazione totale (Lc. 4:18-19). Dobbiamo andare perché abbiamo la risposta a tutti i bisogni della nostra generazione: Gesù Cristo, la Via, la Verità e la Vita.
Tanti cristiani sono sotto l’ira di Dio perché rifiutano di andare a liberare la gente. Mosè, nonostante avesse ricevuto una chiamata da Dio e gli avesse risposto, è stato aggredito da Dio che addirittura tenta di ucciderlo, perché aveva tollerato che sua moglie gli impedisse di circoncidere il figlio. Fratelli e sorelle, spesso presentiamo un’immagine sbagliata di Dio. Più conosci Dio, più scoprirai il suo amore, ma anche la sua severità.
Noi pensiamo di poter accarezzare le persone dicendo: “Dio è buono, vedrai che si metterà tutto a posto. Non ti preoccupare, il sangue di Gesù ti lava e ti purifica. Non c’è bisogno che tu cambi”. Ma non possiamo giocare con Dio. Dio è puro, limpido, senz’ombra. Dio non tollererà mai la disubbidienza cosciente: se disubbidisci volontariamente a Dio, questo può portare su di te l’ira di Dio. Pensate ai sei milione di giudei che sono morti nelle camere a gas in Germania, e capirete.
L’arte della pesca
Il pesce che conta è quello che si riesce a pescare, non quello che sembra interessato, e nemmeno quello del vicino. L’arte della pesca richiede pazienza: bisogna imparare quando perseverare e quando cambiare amo. A volte ci saranno difficoltà e sconfitte. Non potete infilzare l’amo nella bocca del pesce, è lui che deve mordere. Noi bisogna spaventare il pesce facendo rumore o gesticolando senza ragione. Diventiamo dei buoni pescatori solo se amiamo la pesca, se amiamo la gioia dell’avventura e se sappiamo aspettare il pesce anche quando l’acqua che gira intorno ai nostri piedi è fredda e i moscerini ci pungono.
Alcuni usano sempre il solito vecchio amo, qualunque sia il pesce che vogliono pescare. Ma non si prende la trota con lo stesso amo come un merluzzo o un tonno! Per prendere il pesce, poi, bisogna andare là dove si trova e non rimanere là dove stiamo più comodi. Alcuni preferiscono sedersi sulla riva in una bella poltrona anziché entrare nell’acqua del torrente ed avventurarsi sulle scogliere scivolose. Ma c’è una raccolta davanti a te, c’è una pesca davanti a te.
Il piano di Dio
Dio ha un piano. Ha un piano per la tua chiesa e un piano per la tua vita. Il suo amore agirà con forza per compiere quel piano. Ma se sei ribelle e refrattario, non avrai più a che fare con l’amore di Dio, avrai a che fare con la severità di Dio. La Bibbia dice: “Non tentare il Signore Dio tuo”. L’epistola agli Ebrei ci parla di quanti hanno calpestato volontariamente il sangue del Figlio di Dio dopo aver gustato le ricchezze avvenire, l’amore di Dio, la rivelazione.
Dio parla all’uomo in tanti modi. In primo luogo, Dio parla attraverso la creazione. Quello che uno fa rivela quello che è: l’anima bella produce un bel lavoro, l’anima mediocre invece si manifesta in un lavoro mediocre. La Bibbia ci insegna che nel creato si rivelano l’anima e il carattere di Dio. “L’immensamente varia sapienza di Dio” si riconosce osservando e scrutando la creazione; e Dio, attraverso la creazione, parla ad ogni essere umano, che ne sia consapevole o meno. La perfezione della creazione: un linguaggio silenzioso che parla forte!
Il secondo modo con il quale Dio ci parla è attraverso la coscienza. In Romani 2:15 Paolo ci dice che la legge di Dio è scritta nel cuor dell’uomo, i cui pensieri si accusano e si scusano a vicenda. Tutti noi abbiamo una coscienza. Nessuno nasce né ateo, né incredulo. La psicologia dimostra che si diventa atei progressivamente imparando a calpestare la propria coscienza: l’ateismo e l’incredulità provengono da una violenza fatta alla coscienza. Ecco perché l’incredulità è peccato: non deriva semplicemente da un’incapacità di credere. Se uno ti dice che non crede, puoi già sapere che a qualche punto ha violato la propria coscienza.
La chiave dell’evangelizzazione è riuscire a toccare la coscienza dell’essere umano affinché riceva la convinzione di peccato. Non è un amore emotivo né un amore umanistico quello che salverà un’anima, ma la nostra capacità di toccare la parte più profonda del cuore. L’amore è un veicolo di avvicinamento perché poi le nostre parole possano penetrare fino a toccare lo spirito. Quando la coscienza sarà toccato con la rivelazione del peccato e l’uomo risponderà alla spinta della sua coscienza e si rivolgerà a Dio, allora potrà invocare il nome di Gesù e sarà salvato.
Dobbiamo sapere, però, che molte persone hanno una coscienza falsa perché chiudono le orecchie e induriscono il cuore alla voce della coscienza. Come l’incredulo, anche il credente può violare la propria coscienza. Chi è falso con se stesso erediterà la menzogna e la perdizione. Solo l’accoglienza dell’amore della verità può proteggerti in questo campo. La parola di Dio ci indica che trascurando la propria coscienza, tanti fanno naufragio quanto alla fede (1° Tim. 1:19).
Nel libro di Giobbe, poi, vediamo che Dio parla anche in altri modi: attraverso i sogni, le visioni, le circostanze, le sofferenze:
“Dio parla una volta, e anche due, ma l’uomo non ci bada;
parla per via di sogni, di visioni notturne,
quando un sonno profondo cade sui mortali,
quando sui loro letti essi giacciono assopiti;
allora egli apre i loro orecchi
e dà loro in segreto degli ammonimenti,
per distogliere l’uomo dal suo modo di agire
e tenere lontano da lui la superbia;
per salvargli l’anima dalla fossa,
la vita dalla freccia mortale.
L’uomo è anche ammonito sul suo letto, dal dolore,
dall’agitazione incessante delle sue ossa;
quand’egli ha in avversione il pane
e lo ripugnano i cibi più squisiti;
la carne gli si consuma e sparisce,
mentre le ossa, prima invisibili, gli escon fuori;
egli si avvicina alla fossa,
e la sua vita a quelli che infliggono la morte.
Ma se, presso di lui, c’è un angelo, un interprete,
uno solo tra i mille, che mostri all’uomo il suo dovere,
Dio ha pietà di lui e dice: «Risparmialo, che non scenda nella fossa!
Ho trovato il suo riscatto»” (Giobbe 33:14-24).
Dio ci parla attraverso i sogni anche mentre dormiamo, perché allora la nostra coscienza è rilassata e quindi può essere interpellata. Anche quando passiamo attraverso la sofferenza, la nostra coscienza diventa sensibile e può essere interpellata.
Dunque, dobbiamo stare molto attenti alla nostra coscienza; e dobbiamo sapere che, quando evangelizziamo, abbiamo davanti a noi persone la cui coscienza è ormai traviata. L’obiettivo dell’evangelizzazione è quello di catturare ogni pensiero per portarlo all’ubbidienza di Cristo. L’evangelizzazione non è soltanto portare la buona notizia, ma portare la buona notizia nei pensieri, nei cuori e nelle decisioni delle persone.
Dio parla anche in maniera diretta. All’età di tredici anni, io mi sono perso nella neve e ho rischiato di morire per assideramento. Ma, nel momento in cui mi stavo per addormentare nella morte, nel profondo del mio essere Dio mi ha parlato. Mi ha detto che non sarei morto perché Egli aveva un piano per la mia vita al Suo servizio. “Stranamente”, una guida di montagna si è sviata dal suo cammino, senza comprendere perché lo facesse, mi ha raccolto mezzo morto e la mia vita è stata salva. Dio dunque parla nel profondo del nostro essere.
Molti anni dopo, da giovane predicatore, mi sono ritrovato negli Stati Uniti in una riunione di venticinquemila persone. Mi hanno presentato un profeta. Ero in mezzo a tutt’una squadra di francesi, ma egli ha puntato il dito verso di me dicendo di aver ricevuto una parola per me. Il cielo si è aperto e l’unzione ha inondato tutto il mio essere. Quell’uomo ha descritto tutto il mio ministero futuro: la scuola biblica, la missione… Non c’era soltanto la parola profetica, ma anche la potenza profetica: la rivelazione del piano di Dio per la mia vita, ma anche l’unzione dello Spirito che accompagnava la rivelazione e mi comunicava la forza per compierla. Il profeta infatti non è soltanto qualcuno che vi parla da parte di Dio, ma uno che ha una parola vivente carica di unzione che fa sì che la parola che porta si adempia.
Un piano personale
Ogni credente è chiamato ad essere un testimone. Alcuni sono chiamati ad essere evangelisti, ma Dio può usare chiunque vuole. In Rom. 8:29 Paolo parla di “quelli che Dio ha preconosciuti”. Ancora prima che tu fosse concepito nel seno di tua madre, Dio ti ha conosciuto; anzi, già prima della fondazione del mondo, già Dio ti conosceva. Poiché ti ha preconosciuto, Egli conosce anche tuo carattere e sa come potrà utilizzarti per il suo piano, e ha preparato per la tua vita un piano unico e personale.
In tutto il mondo nessuno ha impronte digitali uguali alle tue. Tu sei unico in tutto il creato, e unico anche nel cuor e nel piano di Dio. Dio ha un piano per la tua vita, per il quale ti ha predestinato, e perciò ti ha anche chiamato; e, poiché hai risposto alla sua chiamata, ti ha anche giustificato. Una volta giustificato per la sua grazia, tu sei glorificato in Gesù. Allora è importante che tu comprenda che Dio ha non solo un piano per noi tutti insieme, ma anche un piano personale per te. Dio dice a Geremia: “Prima che io ti avessi formato nel grembo di tua madre, io ti ho conosciuto” (1:5). Paolo parla di “Dio che mi aveva prescelto fin dal seno di mia madre” (Gal. 1:15). L’iniziativa è di Dio.
Se hai veramente amore per le anime, non discuterai, qualunque sia il sacrificio che Dio ti chiede di fare. E a questo proposito, voi pensate che agli occhi di Dio le anime bianche abbiano più valore di quelle nere? Oggi ci sono paesi dove il cielo è aperto. Ci sono paesi in Africa, dove si svolge la nostra missione, dove con una sola predicazione possiamo portare centinaia di anime a Cristo, mentre qui ci vogliono anni di lavoro. Ho visto riunioni in cui sono accaduti tanti miracoli e guarigioni istantanee, mentre in Europa lo stesso predicatore con lo stesso messaggio non ha avuto quasi nessun frutto. Perché batterci in competizione per lo stesso piccolo territorio, quando all’estero c’è la visitazione di Dio? Dobbiamo essere sensibili al valore di un’anima e al cuore di Dio, e andare là dove la messe è grande.
Evangelizzare è rispondere alla chiamata di essere operai con Dio, nello spirito di Dio, con la visione ed i sentimenti di Dio. Dobbiamo evangelizzare “in ogni occasione favorevole e sfavorevole” (2° Tim. 4:2); che il messaggio sia accettato o meno, che ci siano convertiti o no. La chiesa deve annunciare l’evangelo: è questa la sua missione! Ciò che conta è annunciare fedelmente il messaggio di Dio. Il messaggio è Gesù Cristo: Paolo non ho voluto conoscere nient’altro che Gesù Cristo e Gesù Cristo crocifisso (1° Cor. 2:2).
Nel predicare la follia della croce, usiamo troppo spesso i mezzi del mondo per guadagnare l’adesione dei pagani. Tocchiamo le loro emozioni, la loro buona volontà. Ma non è portando un elefante in chiesa che lo fate diventare cristiano! Bisogna nascere di nuovo! Paolo ci dice di non fare affidamento sulla saggezza persuasiva umana, ma sulla dimostrazione di Spirito e di potenza. Oggi si parla molto di tecniche. Ma Dio non è un computer in cui basta premere un pulsante perché agisca! Lasciamo che Dio sia Dio e usiamo i Suoi mezzi! Forse non faremo delle grandi chiese, ma faremo grandi anime per Dio.
Poi, siamo fedeli all’impegno apostolico del “non oltre quel che è scritto”. Molti cristiani leggono troppi libri biografici, molto più di quanto non leggono la Bibbia. Ma non puoi vivere dell’esperienza degli altri. Questa può esserti d’ispirazione, ma devi avere la tua sorgente in Dio, devi imparare a cercare Dio personalmente. Non correre sempre dietro ai predicatori e ai ministeri. Non correre sempre dietro alle imposizioni delle mani. Cerca il Signore con tutto il tuo cuore! Prendi tempo con Lui! Cercalo, e Lo troverai.
Allora evangelizzerai perché il fuoco che riceverai non potrà essere spento. Non sarà più un uomo a mandarti, ma la vita che sarà dentro di te! Poiché la sorgente sarà stata liberata in te nella tua comunione personale con Lui, diventerai sorgente di vita per gli altri.
Bisogna, poi, avere il coraggio di non annunciare un vangelo a buon mercato. Dobbiamo dire alla gente che c’è un prezzo da pagare. Gesù non è soltanto Salvatore ma anche Signore. Ci sono delle rinunce da accettare; c’è da chiedere perdono e da offrire perdono; bisogna arrivare a ubbidire anche quando fa male, e accettare di spogliarsi dell’uomo vecchio per rinnovarsi nell’interiore. Dio non farà tutto questo per te: dobbiamo agire noi in comunione con lo Spirito Santo.
Essere “testimoni” vuole dire, secondo la parola originale, essere “martiri”. Vuol dire che prendere dei colpi, esporti a essere ferito, forse sentirti rifiutato e criticato. È un combattimento contro noi stessi, cioè contro la nostra carne, contro le autorità, i dominatori e i principati spirituali malvagi. Gesù ha detto: “Andate! Alzati! Svegliati, tu che dormi!” Peggio sarà situazione, maggiore sarà la gloria.
Voglio terminare con questi otto punti per la missione. Perché bisogna andare in missione?
- Perché Gesù ti ha detto di farlo. Egli ci ha detto di andare in tutto il mondo e di predicare la buona novella a ogni creatura. La chiamata ci riguarda tutti. Chi non crede di avere una chiamata di andare in missione, vuol dire che crede di essere chiamato a rimanere qui.
- Perché la messe è grande.
- Perché ci sono pochi credenti che rispondono alla chiamata.
- Perché Dio concede un’unzione e una grazia particolare a quelli che lasciano il loro paese per andare in un’altra nazione.
- Perché ci sono tanti paesi che sono ancora senza il Vangelo, mentre noi ne siamo saturi. Ci sono addirittura dispute, competizioni, rivalità e gelosie tra chiese vicine. Soltanto il 4% del denaro raccolto nelle chiese va alle missioni: tutto il resto va per i bisogni interni delle chiese.
- Perché resta ormai poco tempo. Sempre più i paesi si chiudono. Bisogna muoversi mentre è ancora giorno, prima che venga la notte.
- Perché, come disse Oswald Smith, “nessuno ha il diritto di ascoltare il vangelo due volte fino a quando ci sono persone che non l’hanno sentito nemmeno sola volta”.
- Perché lo Spirito Santo sta dicendo ai responsabili di tutto il mondo che Dio desidera uno sforzo missionario particolare nella nostra generazione.
- Anche se in molti paesi il ruolo del missionario sta cambiando, in tutti i paesi africani dove viaggio mi chiedono in continuazione di mandare dei missionari come padri spirituali, discepolatori, per formare una nuova generazione che vada a evangelizzare anche noi in Europa. Vi invito tutti a dire: “Signore, sono stanco di un Vangelo all’acqua di rose; eccomi, manda me!”