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di Emilio Ursomando
“Ravvedetevi dunque e convertitevi, perché i vostri peccati siano cancellati e affinché vengano dalla presenza del Signore dei tempi di ristoro e che egli mandi il Cristo che vi è stato predestinato, cioè Gesù, che il cielo deve tenere accolto fino ai tempi della restaurazione di tutte le cose; tempi dei quali Dio ha parlato fin dall’antichità per bocca dei suoi santi profeti” (Atti 3:19-21).
Il ritorno di Cristo! Quando si realizzerà questo evento glorioso che tutta la Chiesa attende con ansia e desiderio? “Quanto a quel giorno e a quell’ora nessuno li sa …” dichiara Gesù (Matteo 24:36). Ma in questo brano della Scrittura, l’apostolo Pietro, divinamente ispirato dallo Spirito Santo, ci rivela una verità molto importante, e cioè che “il cielo deve tenere accolto Gesù fino ai tempi della restaurazione di tutte le cose”. Dobbiamo restaurare la Chiesa, perché questo affretterà il ritorno del Signore (2° Pietro 3:12)!
Molti affermano che la Chiesa va bene così com’è, che non c’è nulla da restaurare. Ma, se consideriamo la Chiesa primitiva, così come ci è presentata nei primi capitoli degli Atti: l’amore fraterno che univa i credenti o la potenza e la grazia che accompagnavano un “semplice” diacono come Stefano, non possiamo non riconoscere che abbiamo molto da recuperare.
E non ci ingannino sofisticate ecclesiologie, tipo quella della “Chiesa invisibile”. È una ecclesiologia di ripiego, nata non già dall’illuminazione di Dio ma dal desiderio di trovare una spiegazione al degrado della Chiesa visibile. E, senza mettere in discussione la sincerità dei suoi sostenitori, può diventare una pericolosa eresia, perché contraddice tutto l’insegnamento della Bibbia sulla Chiesa e perché ci demotiva, spingendoci alla rassegnazione e all’accettazione di un disordine e di una tiepidezza che Dio invece ha sempre chiaramente ripreso in mezzo al Suo popolo (Isaia 1:12-16, 1° Corinzi 5:1-5,11).
La Chiesa non è chiamata ad essere invisibile, ma invece a risplendere, a manifestarsi davanti al mondo! Il monte santo di Dio è destinato ad elevarsi al di sopra di ogni altra altezza terrena. Le affermazioni di Gesù: “Siano uno, perché il mondo creda” e: “Da questo conosceranno che siete miei discepoli, se avete amore gli uni per gli altri” (Giovanni 17:21, 13:35) costringono al silenzio ogni eventuale contestazione. La Chiesa è chiamata a far credere il mondo e, dichiara il Signore, il mondo crederà quando potrà “vedere” l’unità e “vedere” l’amore. Non sogniamo, non facciamoci sedurre da teologie-camomilla, ma mettiamoci al lavoro e restauriamo quello che c’è da restaurare!