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di Geoffrey Allen
In questo numero affrontiamo un tema di grande attualità.
Qual è il ruolo della sofferenza nella vita cristiana? È – come vorrebbe suggerire una certa teologia popolare sempre più diffusa – sempre un nemico da combattere? È sempre opera del diavolo? Dio vuole che tutti godiamo di una salute perfetta e di un’abbondanza di beni ed esentarci dalle sofferenze che affliggono il resto dell’umanità?
Una cosa è certa: che la sofferenza è una realtà nella vita di tutti quanti noi. Che si tratti di malattie, di incidenti, di disoccupazione, di conflitti e spaccature nella famiglia, di persecuzioni e opposizioni a causa della nostra fede, in effetti nessuno di noi ne è esente.
E questo è anche quanto Gesù ci dice di aspettarci: “Nel mondo avrete tribolazione”, ha detto ai discepoli. Meno male che ha aggiunto anche: “… ma fatevi coraggio, io ho vinto il mondo”! (Gv. 16:33).
Certo, Dio non è autore del male. La sofferenza non rientrava nelle sue intenzioni originali per il creato: fa parte delle conseguenze del peccato e della maledizione. “Tutta la creazione geme ed è in travaglio … [ma] sarà liberata dalla schiavitù della corruzione per entrare nella gloriosa libertà dei figli di Dio” (Rom. 8:20-22). Quando sarà compiuta la redenzione, Dio “asciugherà ogni lacrima dai loro occhi e non ci sarà più la morte, né cordoglio, né grido, né dolore, perché le cose di prima sono passate” (Apoc. 21:4).
Gesù è venuto in questo mondo come “uomo di dolore, familiare con la sofferenza” (Is. 53:3), non solo per dimostrare che Dio si identifica con le nostre afflizioni e soffre con noi, ma anche per compiere questa redenzione, portando nel Suo corpo le nostre sofferenze e dolori (v.4).
Ma nel frattempo – come cerchiamo di illustrare in questo numero – Dio usa la sofferenza per il nostro bene. È per questo che gli autori biblici con una sola voce insistono: “Fratelli miei, considerate una grande gioia quando venite a trovarvi in prove svariate …”; “Ora, per breve tempo, è necessario che siate afflitti da svariate prove …”; “Siate allegri nella speranza, pazienti nella tribolazione …”; “Dobbiamo entrare nel Regno di Dio attraverso molte tribolazioni” (Giac. 1:2, 1° Pt. 1:6, Rom. 12:12, Atti 14:22).
Abbiamo bisogno di discernimento per comprendere, quando le tempeste della vita si abbattono su di noi, se nel caso specifico è il caso di combatterla e sgridarla, come fece una volta Gesù (Mc. 4:39), oppure di ripararci e aspettare fino a quando non sarà cessata, oppure di lasciare che si abbatta su di noi con tutta la sua forza, confidando in Dio perché ci dia la forza di sopportarla (1° Cor. 10:13).
Ci sono infatti lezioni di carattere e di maturità che possiamo imparare solo attraverso l’afflizione. Perciò il Salmista esclama: “È stata un bene per me l’afflizione subita, perché imparassi i tuoi statuti” (Sal. 119:71).
Con questa comprensione, dunque, apriamo il cuore per imparare le lezioni che Dio vorrà impartirci, e accettiamo senza ribellarci la disciplina del nostro Padre e Maestro divino, considerandolo motivo di gioia e non di dolore, perché abbiamo lo sguardo fisso sul frutto che è inteso a produrre nella nostra vita.
Con questo numero – e ci scusiamo ancora una volta con i nostri affezionati e pazientissimi lettori per il ritardo con cui esce – ha inizio un processo di rinnovamento della nostra rivista, sia nell’impostazione editoriale, sia nella veste tipografica. Un contenuto più vario, articoli più brevi e – speriamo – un aspetto più piacevole sono i traguardi che ci siamo proposti.
Aiutateci con le vostre preghiere, con i vostri commenti (anche di critica costruttiva) e con il vostro sostegno economico e promuovendone la diffusione.
Buona lettura!