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di Derek Prince
Pubblichiamo volentieri questo testo del predicatore e dottore biblico “veterano”, sulla breccia da oltre 50 anni, perché ci sembra di grande attualità. Anche se scritto originariamente per il contesto statunitense, buona parte del suo contenuto è applicabile anche alla situazione europea. Incoraggiamo i nostri lettori a usarlo per fare un serio esame di coscienza.
– La redazione
Questa analisi riguarda in primo luogo la situazione negli Stati Uniti, tuttavia gran parte di ciò che ho da dire si applica anche ad altre nazioni che sono eredi della tradizione giudeo-cristiana e a tutta la chiesa mondiale. Che Dio ci aiuti tutti ad accettare le nostre responsabilità personali!
– L’Autore
Noi cristiani americani dobbiamo guardare in faccia a una realtà triste ma innegabile: che la nostra nazione è sotto il giudizio di Dio. Ce ne sono molte ragioni, ma tutte possono essere riassunte in una semplice frase: Abbiamo commesso il peccato per il quale Esaù è stato rigettato: abbiamo disprezzato la nostra eredità (Ebr. 12:15-17).
Dio ci giudica secondo la misura della luce che abbiamo ricevuto. Gesù disse ai Giudei del suo tempo che il loro giudizio sarebbe stato molto più severo di quello di Sodoma e Gomorra, perché avevano ricevuto una rivelazione della verità molto maggiore (Mt. 11:20-24).
Lo stesso è vero dell’America odierna. Nessun’altra nazione ha avuto lo stesso accesso alla Parola di Dio che è stato concesso al popolo americano. Attraverso la cultura e la tradizione, le chiese e gli evangelisti, la radio, la TV e la stampa, l’America è stata benedetta al di sopra di ogni altra nazione con la conoscenza della verità divina. Il nostro giudizio per averla trascurata sarà altrettanto severo.
Molti cristiani non si rendono conto che il giudizio divino non inizia con la gente del mondo, ma con il popolo di Dio. Pietro scrisse ai cristiani del suo giorno: “Infatti è giunto il tempo in cui il giudizio deve cominciare dalla casa di Dio; e se comincia prima da noi, quale sarà la fine di quelli che non ubbidiscono al Vangelo di Dio?” Queste parole si applicano ugualmente alla chiesa oggi in America.
Fra tutti i peccati che si potrebbero imputare alla chiesa odierna, basta sottolinearne due: il materialismo e il compromesso. In Luca 17:26-30, Gesù predisse che il periodo precedente il Suo ritorno sarebbe stato simile ai tempi di Noè e di Lot. Parlò specificamente di otto attività che caratterizzavano quei giorni: mangiare, bere, comprare, vendere, piantare, costruire. Ma in queste attività non c’è nulla di peccaminoso. Qual era dunque il problema?
Il problema era il materialismo. La gente di quei tempi era così presa dalla vita materiale da non avvertire l’imminenza del giudizio di Dio sul loro stile di vita carnale. Quando venne il giudizio, erano completamente impreparati.
Lo stesso è vero oggi della maggior parte di coloro che si definiscono cristiani in America. Se i giudizi finali di Dio dovessero improvvisamente annunciare il ritorno di Cristo, sarebbero totalmente impreparati.
Compromesso
Come il materialismo, il peccato del compromesso spesso rimane senza essere riconosciuto. Circa due anni fa, mentre pregavo, ebbi un’immagine mentale dell’interno di una chiesa tipica con file di banchi, un palco, un pulpito, un pianoforte, eccetera. Ma l’intero edificio era pieno di una specie di nebbia. I contorni degli oggetti potevano essere distinti, ma nulla era chiaramente definito. Mentre mi domandavo cosa potesse rappresentare la nebbia, Dio mi diede una parola chiara: compromesso.
Nella chiesa contemporanea, la maggior parte delle principali verità morali e dottrinali così chiaramente insegnate nel Nuovo Testamento sono diventate fumose e inefficaci. In 1° Corinzi 6:9-10, Paolo scrive: “Non v’illudete: né fornicatori, né idolatri, né adulteri, né effeminati, né sodomiti, né ladri, né avari, né ubriachi, né oltraggiatori, né rapinatori erediteranno il regno di Dio”. Eppure la chiesa oggi è piena di gente che commette questi peccati, ma resta perfettamente tranquilla. Anzi, spesso si vantano di simili peccati.
Un membro di chiesa giaceva su un letto di ospedale, morendo di AIDS, che aveva contratto dai rapporti omosessuali. Poi ricevette Cristo e gli fu dato un Nuovo Testamento. Dopo averne letto una buona parte, mandò un messaggio urgente a chi lo aveva condotto a Cristo: “Vieni a pregare per me. Ho bisogno di liberazione. Non ho mai saputo che il mio stile di vita non andasse bene”.
Circa sette anni fa, nel periodo natalizio, il mio ufficio aveva preso un impegno perché io e mia moglie Ruth comparissimo in due programmi televisivi di “PTL”. Siccome non guardiamo mai la TV, non avevamo nessun’idea di cosa ci aspettasse. Io dovevo essere il “predicatore principale”. Della prima ora mi furono dati dieci minuti, e della seconda, venti minuti. La maggior parte del tempo era dedicata alle richieste di soldi e alla vendita di bambole Tammy. Per quel che me ne ricordo, io e Ruth siamo stati gli unici a menzionare il nome di Gesù.
Poco dopo, scoppiò lo scandalo che rese notoria questa organizzazione. Ma per me personalmente, la cosa più scandalosa non erano i misfatti sessuali o finanziari, per quanto gravi. Ciò che mi ha scioccato allora, e mi sciocca ancora oggi, è rendermi conto che a milioni di americani si proponeva continuamente un’immagine completamente falsa del cristianesimo: un cristianesimo che non trovava posto per la Croce, con le sue esigenze di umiltà, di santità e di sacrificio. Che cosa tremenda capire che la gente sedotta da una simile presentazione potrebbe non sentire mai il vero Vangelo!
Lo scandalo PTL ormai fa parte della storia, ma ci ha lasciato una domanda alla quale dobbiamo dare una risposta: è stato semplicemente un fenomeno isolato, oppure un sintomo di una malattia che ha contagiato il Corpo di Cristo in ogni parte degli Stati Uniti?
Tuttavia, all’interno della chiesa c’è ancora un residuo di seguaci di Gesù sinceri e devoti. Se noi facciamo parte di quel numero, in che modo Dio desidera che rispondiamo alla crisi attuale?
Una risposta chiara ci viene da 2° Cron. 7:14: “Se il mio popolo, sul quale è invocato il mio nome, si umilia, prega, cerca la mia faccia e si converte dalle sue vie malvagie, io lo esaudirò dal cielo, gli perdonerò i suoi peccati, e guarirò il suo paese”. L’espressione “il mio popolo sul quale è invocato il mio nome” si applica a tutti i cristiani che si identificano con il nome di Cristo.
Confessare i peccati
Sono almeno 30 anni che insegno da questa Scrittura, ma recentemente ho dovuto fare i conti con una intuizione scioccante! Il popolo di Dio ai nostri giorni non ha mai soddisfatto la prima condizione: non ci siamo mai veramente umiliati. Il nostro orgoglio – sia religioso che razziale – rimane una barriera che impedisce l’esaudimento delle nostre preghiere, sia per noi stessi, sia per la nostra nazione.
Attraverso la severa disciplina di Dio nella mia vita, ho imparato il modo più efficace di umiliarci. È, molto semplicemente, confessare i nostri peccati. Se confessiamo regolarmente e sinceramente i nostri peccati a Dio, è impossibile avvicinarci a Lui con un atteggiamento orgoglioso. Non solo, ma ho visto che Dio si è impegnato solo a perdonare quei peccati che noi confessiamo. “Se confessiamo i nostri peccati, Egli è fedele e giusto da perdonarci i peccati e purificarci da ogni iniquità” (1° Gv. 1:9). I peccati non confessati sono peccati non perdonati. Perciò, la barriera dell’orgoglio costruisce una seconda barriera di peccati non purificati.
La Bibbia ci esorta a confessare i nostri peccati non solo a Dio, ma anche gli uni agli altri: “Confessate i vostri peccati gli uni agli altri, pregate gli uni per gli altri affinché siate guariti” (Giac. 5:16). Confessare i nostri peccati a Dio distrugge l’orgoglio verticale; confessarli gli uni agli altri distrugge l’orgoglio orizzontale. È difficile mantenere un atteggiamento orgoglioso verso qualcuno al quale abbiamo appena confessato i nostri peccati personali. Ciò è vero particolarmente del rapporto tra mariti e mogli. Quelli che regolarmente confessano i loro peccati l’uno all’altra non vengono separati da una barriera di orgoglio.
Inoltre, la confessione del peccato è un prerequisito essenziale per un’intercessione efficace. Daniele fu uno degli uomini più giusti di tutta la Bibbia, ma quando si mise a intercedere per il suo popolo, Israele, incominciò riconoscendo la propria parte nel loro peccato (Dan. 9:3-13).
Io credo che Dio sta aspettando che noi cristiani americani ci umiliamo davanti a Lui e l’uno davanti all’altro, confessando i nostri peccati. Soltanto dopo averlo fatto, potremo andare avanti per richiedere la guarigione del nostro paese. Ma devo aggiungere una parola di avvertimento: Non cominciate a praticare un’introspezione malsana! Lo Spirito Santo è “il dito di Dio” (Mt. 12:28, Lc. 11:20). Chiedete a Dio di mettere il Suo dito sui peccati che dovete confessare. Egli lo farà con una precisione infallibile, probabilmente mettendo in luce dei peccati che non avevi mai riconosciuto!
Ho limitato questa analisi alla situazione negli Stati Uniti. Ma gran parte di ciò che ho scritto si applica anche ad altre nazioni eredi del patrimonio giudeo-cristiano, e a tutta la Chiesa in ogni parte del mondo. Che Dio aiuti ciascuno di noi ad accettare la nostra responsabilità personale!