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di Giovanni Traettino
Dio desidera che la Chiesa, che è il Corpo di Cristo, sia una realtà sana e funzionante che cresca continuamente. Come il corpo umano, la chiesa ha molte membra, ognuno con una funzione diversa, ma tutte necessarie (Matteo 25:14-30; 1° Pietro 4:10-11). Queste diverse funzioni nella Chiesa sono chiamate “ministeri”, cioè servizi.
Ognuno di essi ha origine nel Signore Gesù Cristo, è una manifestazione di Lui nella Chiesa ed esprime una parte della Sua “pienezza”, della grazia e del ministero di Cristo (Giovanni 1:16, Efesini 4:7) e della signoria che Egli in questo modo esercita nel Suo Corpo.
Quando Gesù ascese al cielo, non lasciò il Suo Corpo decapitato e le Sue membra prive di vita, né tantomeno “indipendenti”, libere cioè di seguire ognuno la propria strada. Piuttosto, “salito in alto, Egli ha portato con sé dei prigionieri e ha fatto dei doni agli uomini … È lui che ha dato alcuni come apostoli, altri come profeti, altri come evangelisti, altri come pastori e dottori, per il perfezionamento dei santi in vista dell’opera del ministero e dell’edificazione del corpo di Cristo … Da Lui tutto il corpo ben collegato e ben connesso mediante l’aiuto fornito da tutte le giunture, trae il proprio sviluppo nella misura del vigore di ogni singola parte, per edificare se stesso nell’amore” (Efesini 4:8,11-12,16; leggi anche i vv. 13-15). Senza interruzioni o strozzature, il Capo è unito al Corpo ed il corpo trae vita e direzione dal Capo.
Gesù asceso al cielo ha fatto dono della Sua pienezza alla Chiesa, sicché le membra del Suo Corpo con le loro diverse funzioni, quando si muovono tutte insieme in unità ed armonia, sono in grado di produrre in mezzo a loro la pienezza di Cristo, e così di esprimere e compiere pienamente il ministero di Cristo sulla terra.
Le giunture e le articolazioni del Corpo partecipano della vita e della signoria del Capo. La Chiesa dunque non è indipendente da Cristo. L’ecclesiologia (la dottrina della Chiesa) non è una variabile indipendente dalla cristologia (la dottrina che riguarda Cristo).
Sola Scriptura?
L’errore del mondo evangelico, per reazione all’eccesso infallibilistico cattolico-romano, è stato quello di avere sganciato la Chiesa da Cristo, il corpo dalla testa. Ne sono nate le ecclesiologie più disparate, frutto delle mutazioni culturali e socio-psicologiche del tempo.
Siamo così passati con una certa facilità dalle strutture episcopali a quelle presbiteriane a quelle congregazionaliste, in rapporto ai movimenti sociali, politici e intellettuali del tempo e della storia. La storia si è così sostituita alla Scrittura. Risultato: nuove strutture, organizzazioni, denominazioni e comitati per ogni nuova generazione, corrente o movimento. All’interno del solo movimento pentecostale si possono addirittura ritrovare tutte le strutture sperimentate dalle chiese nella storia del Cristianesimo!
Il Regno è invece teocratico e Cristocentrico, organizzato intorno alla regalità di Cristo riconosciuta quanto meno nella Chiesa. Se per gli altri non è re, almeno per noi lo è.
Errata è dunque la lettura del “sacerdozio universale” in termini di “io-devo-rispondere-solo-a-Dio”, col conseguente rifiuto di ogni forma di autorità visibile nella chiesa. La verità del sacerdozio universale, che comprende certamente il principio della libertà e responsabilità del credente di fronte a Dio, deve essere però vissuta nel contesto della Signoria di Cristo sul Corpo, che si esprime anche tramite i ministeri.
Naturalmente, è sufficiente evocare o solo proporre seriamente il tema dell’autorità negli ambienti figli della Riforma protestante perché subito scatti il riflesso anti-autoritario (magari anche con paure legittime per gli abusi e gli eccessi ai quali è esposta) e la conseguente accusa di cripto-cattolicesimo.
Servizio
Ma è necessario vedere che l’autorità è solo un dono ed un servizio per la crescita e per l’unità del corpo, che nasce dal funzionamento integrato, armonioso ed unitario di più autorità (Spirito Santo – Scrittura – Ministri), senza per questo escludere la responsabilità che i credenti hanno di investigare personalmente le Scritture come i discepoli di Berea (Atti 17:11b).
Il Nuovo Testamento propone una crescita visibile, una unità visibile, una autorità visibile. Visibile, ma non mondana (Luca 22:25-26), non burocratica, anzi “relazionale”.
Tutta la chiesa è permeata di questa autorità. L’esercizio dell’autorità si estende a tutti, ed in tutti è limitata: limitata dalla “misura” del dono e della grazia ricevuti, dalla natura dei rapporti, e dalla superiore autorità di Dio e della Parola, alla quale ogni altra autorità va sottoposta.
L’autorità deve essere esercitata, dunque, con lo spirito di Cristo, che è quello del “minore”, del “servo”, del “delegato”, dell’“esempio” che a sua volta deve render conto di come si è comportato con Dio e con i suoi fratelli, che non deve imporsi ma – come Cristo – aspetta di essere ricevuto.
In particolare è necessario vedere che la fonte di ogni autorità è in Dio Padre e che noi, come Suoi figli, partecipi del regno e della figliolanza di Gesù Cristo, dobbiamo preoccuparci di esprimere alla chiesa il suo cuore di Padre.
L’autorità spirituale deve esprimersi attraverso la grazia, deve motivare piuttosto che legiferare. Molti conduttori cercano invece di guidare facendo leggi. Il pericolo è quello di dire: “Fate queste cose”, invece di insegnare ai credenti a prendere da Dio per ogni situazione.
Libertà governata
Dopo di che, però, i ministri devono avere la libertà – ognuno in rapporto alla propria misura, alla responsabilità e ai confini che Dio gli ha assegnato – di governare, dirigere, sorvegliare, pascere, insegnare, esortare, riprendere, ammonire e disciplinare, assicurandosi di promuovere in modo efficace la crescita, il perfezionamento, la maturità, la costruzione della famiglia di Dio. Come qualcuno ha detto: “La vita del Corpo non significa che ognuno fa quello che vuole, ma significa libertà sotto governo”.
All’interno del ministero, poi, c’è un’articolazione di funzioni, per cui non tutti hanno la stessa misura di grazia e di responsabilità. In una parola, non tutti hanno la stessa autorità.
Ad esempio, nella chiesa locale c’è il governo collegiale degli anziani. Ma l’uguaglianza di dignità non implica uguaglianza di funzione, di responsabilità e di autorità. Ci sono elementi nella Scrittura che lasciano intendere che in ogni chiesa locale c’era un anziano presidente, o se più piace un capo-anziano. E il Nuovo Testamento attribuisce ad apostoli e profeti un ruolo di “fondamento” che a pastori, dottori ed evangelisti non è riconosciuto, senza nulla togliere alla loro dignità ed indispensabilità.
Di più, l’apostolo Paolo scrive che “Dio ha posto nella chiesa in primo luogo degli apostoli, in secondo luogo dei profeti, in terzo luogo dei dottori” (1° Corinzi 12:28). C’è dunque un primato apostolico ed un governo apostolico chiaramente testimoniato in tutto il Nuovo Testamento.
Tutti questi ministeri sono all’interno, non all’esterno del Corpo. Essi sono gli strumenti con cui il Capo governa il Corpo, l’espressione della corresponsabilità della chiesa col suo Capo nel promuovere la venuta del Regno di Dio in tutto l’universo.