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di Jean Brand
“E Dio creò l’uomo a sua immagine; lo creò ad immagine di Dio; li creò maschio e femmina” (Gen. 1:27). Questa prima affermazione della Scrittura sul tema rivela che “l’uomo creato ad immagine di Dio” è maschio e femmina. Né l’uomo né la donna da soli, né un miscuglio “metà e metà” potrebbe esprimere ciò che Dio voleva dire di se stesso, ma solo l’uomo e la donna insieme. Diventa perciò della massima importanza che ci sia il giusto rapporto tra i due sessi.
Gli uomini e le donne, nelle loro differenze, rispecchiano Dio in vari modi. Come Creatore, l’uomo Lo rispecchia con la sua forza e la capacità di dare ordine e struttura e di avere una visione d’insieme; la donna, invece, nel saper creare grazia, bellezza e conforto. La forza dell’uomo sta nella fermezza di proposito e in quella risolutezza che dà sicurezza; quella della donna, nella capacità di essere flessibile ma nello stesso tempo di resistere alle pressioni. L’uomo mostra la paternità di Dio, la donna esprime quella qualità raramente menzionata della Sua maternità (v. Isaia 66:13), capace com’è di consolare e di proteggere. Ma è nei loro rapporti che viene più chiaramente espresso ciò di cui voglio parlare.
Nel mistero della Trinità, l’amore viene espresso continuamente e nella maniera più perfetta. Ma non è un amore senza forma e struttura: è una Trinità di amore in cui il Padre è essenzialmente Colui che ama, il Figlio l’Amato, e lo Spirito Santo lo Spirito di amore. Ognuno ha il proprio ruolo. Il Padre è l’Iniziatore, colui che si muove per toccare il Figlio con il Suo amore, dilettandosi in Lui; è Lui che prende l’autorità e 4a preminenza nel governo dell’universo. Il Figlio è colui che risponde; Egli reagisce all’istante per ricevere quell’amore e contraccambiamo con grande gioia per dare piacere al cuore del Padre. Egli è un Figlio sottomesso ed ubbidiente che fa sempre quello che piace al Padre; non comincia nulla di Sua iniziativa, ma sempre, sempre si sottomette alla volontà del Padre. Lo Spirito Santo si diletta nello scorrere fra loro per stimolarli ad un amore sempre maggiore e per amare entrambi senza limite. E noi, maschio e femmina, siamo fatti alla loro immagine!
Adamo ed Eva
Dio volle dare inizio a qualcosa di simile qui sulla terra: una perfetta relazione tra l’amante e l’amata, tra colui che inizia e colei che risponde, di autorità e sottomissione; mentre insieme avrebbero preso il dominio su tutta la terra sotto la Sua direzione. Egli stabili Adamo come capo ed Eva in dipendenza dalla sua autorità. Sottomessa a lui, poteva rispondere alle sue iniziative con piena libertà, dilettandosi delle sue doti di dolcezza e di sensibilità.
Ma venne il giorno in cui Eva rifiutò l’autorità di Adamo, aprendosi così al tranello di Satana. Ella udì delle belle parole, vide un frutto appetitoso e lo mangiò. La Scrittura non ci dice cosa sarebbe potuto succedere se Adamo avesse mantenuto il suo ruolo, rifiutando l’iniziativa di Eva. Ci dice, però, che mentre Eva fu ingannata, Adamo peccò ad occhi aperti, con piena consapevolezza (1 Tim. 2:14), e perciò il suo peccato fu il più grave. Egli ricevette una maledizione non solo per se stesso, ma per tutta l’umanità e persino il creato intero: “Per mezzo di un sol uomo il peccato è entrato nel mondo, e per mezzo del peccato v’è entrata la morte” (Rom. 5:12). Eva ricevette la punizione nel suo corpo, ma nello stesso tempo una promessa che la sua progenie, frutto del suo corpo, cioè il Cristo, avrebbe un giorno schiacciato la testa del serpente. Questo doveva essere privilegio della donna.
Oppressione
Eva dimostrò chiaramente di essere troppo vulnerabile senza Adamo. Prima di cacciarli dal giardino, dunque, Dio la pose fermamente sotto il governo e la protezione di suo marito. Fece così per il suo bene e per quello della società che avrebbero formato. Ma la nuova forza del male all’opera nella loro vita cominciò presto a trasformare quello che Dio saggiamente aveva inteso come protezione in una forma di oppressione; non più un amore reciproco, ma orgoglio e dominio maschile.
Così nella società la donna cessò di essere una persona con validi pensieri, opinioni e sentimenti, e diventò una “proprietà”, una serva, un paio di braccia e un corpo. Perfino in Israele, dove avevano una parte migliore che in altre società, le donne furono viste o come perverse tentatrici, sempre pronte a condurre gli uomini al peccato, o come non-persone da sposare per avere figli e per farsi servire, che potevano ricevere l’atto di divorzio ad ogni capriccio. Il Tempio era loro sbarrato e nelle sinagoghe erano rinchiuse in fondo, dietro ad una cancellata. In quel mondo venne un Pretendente a cercare la sua Sposa!
Gesù e le donne
Spesso ci immaginiamo Gesù, quando era in terra, quasi sempre circondato da uomini; eppure, per molti aspetti, ebbe la Sua più grossa influenza sulla vita di donne.
Ci fu per esempio Maria, una semplice ragazza di paese, sbalordita perché Dio l’aveva scelta per diventare la madre del Messia. Esplode nella dolce lode del Magnificat (Luca 1:46-55), poi, per lunghi anni, sopperisce con pazienza ed amore, come nessun uomo avrebbe potuto, ai bisogni umani del Figlio di Dio, il quale doveva diventare il suo ed il nostro Sposo eterno.
Ci furono le donne di nobile nascita, menzionate come quelle che Lo seguivano e Lo assistevano con i loro beni (Luca 8:3), dandoGli forse qualche piccolo lusso (chissà se non ebbe da loro quella tunica senza cuciture per la quale tirarono a sorte alla crocifissione). Dall’altra parte ci furono quelle di origini più umili, addirittura le prostitute, con le quali si metteva a tavola. Egli liberò dalla demoniaca schiavitù del suo mestiere Maria Maddalena che, peccatrice perdonata, allibita dall’amore che Gesù le mostrava, prese l’olio odorifero e lo versò sui Suoi piedi, dopo averli lavati con le lacrime ed asciugati con i suoi capelli.
Maria e Marta Gli davano spesso il benvenuto in casa loro, e Marta si sbalordì quando Gesù non lodò la sua frenetica attività nel servizio, ma piuttosto la serena fiducia di Maria che le consentiva di sedere e parlare con Lui. Fu questa Maria ad essere così piena di gioia per la nuova importanza che Gesù le aveva attribuito che non potè trattenersi dal darGli la seconda unzione di olio profumato di gran prezzo (Giov. 12:3-8).
Una donna sconosciuta in mezzo alla folla, impura e senza valore agli occhi degli uomini, Gli toccò la veste, fu guarita e scappò, disprezzando ancora la sua posizione sociale. Gesù non acconsentì a questo: la fece tornare indietro e la riconobbe pubblicamente, anche di fronte all’urgenza di Jairo.
Libertà
Ci furono uomini e donne ricolmi di gioia e gratitudine verso Gesù; ma in qualche modo erano soprattutto le donne che sapevano istintivamente esprimere la loro riconoscenza prendendosi cura di Lui. Come la suocera di Pietro (Matt. 8:14), esse si alzarono dai loro letti di infermità – fisica, mentale e spirituale – e Lo servirono accudendo ai Suoi bisogni, dichiarando il loro amore in maniera spontanea e aperta, senza vergogna o imbarazzo. Non avevano timore che l’ammirazione espressa nei loro occhi o il tocco delle loro mani avrebbero potuto suscitare in Lui desideri impuri; sapevano che a Lui potevano rispondere liberamente, poiché per questo erano state create.
Non solo Gesù stesso era libero sia dalla concupiscenza che dal pregiudizio, ma anche ai Suoi seguaci offri lo stesso potere di essere liberi. Egli permetteva a queste donne di stare con sé anche quando i discepoli erano presenti. Una come Maria Maddalena poteva farsi vedere in compagnia del giovane Giovanni, perché erano stati ambedue resi liberi, diventando “persone” l’uno per l’altra. Gesù poteva andare a pranzo, coi Suoi discepoli, insieme con prostitute e Farisei, e dare a quest’ultimi avvertimenti più pesanti che non alle prostitute!
Anche la chiesa primitiva godeva di questa stessa libertà. Paolo – spesso falsamente accusato di disprezzare le donne – saluta con evidente affetto e familiarità le donne della chiesa, nubili e sposate, apprezzandone il ministero nel servizio dell’Evangelo e nei suoi confronti. Nella chiesa primitiva, tutti potevano lavorare insieme, condividendo il lavoro e la vita in modo aperto e puro.
Purtroppo, oggi molti si sono ritirati su posizioni di paura e di diffidenza nei confronti di noi donne, negando il nostro valore personale. Ma per mezzo della croce, fu garantita la pienezza dell’eredità e dell’adozione filiale, tanto per il maschio quanto per la femmina, e ad ognuno il potere di trionfare su relazioni sbagliate e di amarsi gli uni gli altri come ci ha amato Lui.
Le donne nella chiesa
Per quanto riguarda il nostro valore agli occhi di Dio, il nostro ingresso nel Regno e la nostra importanza come persone, siamo tutti uno in Cristo come Egli è uno col Padre, in sommo onore, valore, potere e gloria. Ma proprio come Egli risponde alle iniziative del Padre e si sottomette alla Sua autorità, le donne devono ancora rispecchiare il mistero della Trinità nelle loro relazioni con gli uomini. Se questa divina relazione fosse riflessa tanto nelle relazioni tra mariti e mogli quanto in quelle tra Sposa e Sposo nella chiesa, arriveremmo a conoscere il nostro posto nel ministero della chiesa, senza irritazioni o paure e senza disprezzare in alcun modo il nostro ruolo.
Adorazione. Quando la chiesa si rivolge allo Sposo per dichiararGli il suo amore, essa è tutta donna. È Maria che porta a Gesù il suo alabastro pieno di rari profumi. Qui le donne possono essere libere di partecipare in qualunque modo possa venire loro in cuore di fare, con la sola condizione che deve essere in spirito e verità e con decoro e ordine. Noi potremo essere spesso le prime a correre tra le braccia aperte dell’Amato, le prime a sentire il Suo avvicinarsi e la Sua mano sulla nostra spalla, le prime a udire la Sua voce. Siamo esseri sensibili, vulnerabili alle Sue frecce d’amore. Potremo prendere i nostri tamburelli e danzare alla sua musica mentre gli uomini stanno ancora lì a decidere se la melodia è giusta e se il tono è il Suo! Dovremmo essere libere di innalzare un cantico nuovo, ispirato, o esprimere senza vergogna il nostro amore per Lui.
Ministero al Corpo. Ora l’adorazione si calma e la Sposa attende di sentire la voce dello Sposo. Le donne possono ben sentirLo parlare e portare il Suo messaggio ai membri riuniti; ma non dobbiamo dimenticare che questa è ora la voce dello Sposo, dell’Uomo, dell’Iniziatore. Noi parliamo sotto la Sua autorità, espressa dagli uomini dell’assemblea o dai nostri stessi mariti. Possiamo farlo solo se siamo spiritualmente coperte e sottomesse a loro. Poiché molti sono i doni che si manifestano, possiamo vedere che saremo chiamate ad esercitarli in misura variabile a seconda del loro aspetto maschile o femminile. La consolazione esprime l’amore materno di Dio, la disciplina e la correzione quello paterno. Là dove l’espressione è femminile, noi possiamo muoverci istintivamente e liberamente; dove è maschile, con cautela e discrezione. Ma sempre in sottomissione.
Direzione della Chiesa. Questo è il ministero più evidentemente maschile nel corpo di Cristo. Le donne non dovrebbero quasi mai guidare un’assemblea. Debora è una rara, rarissima eccezione, mai una regola! Questo ministero direttivo si esprime sotto due aspetti: la definizione fondamentale delle dottrine, e le decisioni rispetto all’opera e alle pratiche del corpo locale. Prima che siano prese decisioni in entrambe le sfere, le donne devono avere la facoltà di proporre le loro idee e le loro intuizioni, rendendo così disponibili i doni che Dio ha dato a loro. Dopo essere state ascoltate, esse si ritirano per lasciare agli uomini la decisione finale. Una volta che le dottrine sono chiaramente stabilite e le decisioni prese, non c’è ragione per cui le donne non possano, sotto la protezione degli uomini responsabili, essere usate per trasmetterle ed eseguirle. Questo fa parte della nostra risposta.
Ministero, nel mondo. Ora la Chiesa diventa a sua volta Pretendente e Amante alla ricerca di un’amata. In questo caso prevale l’aspetto maschile. Le donne tenderanno ad essere più nascoste, meno attive in questa sfera,, svolgendo un ministero nella propria casa piuttosto che sul palco. Similmente, quando la chiesa è militante, andando all’assalto contro le porte dell’Ades, i nostri movimenti devono essere più attenti e la nostra protezione più completa. Eva è il nostro avvertimento! Tuttavia, noi avremo un ruolo importante fra coloro che potranno essere raggiunti per mezzo dell’abbraccio del conforto, raccogliendo sotto le nostre ali gli smarriti e gli spaventati. Noi, più naturalmente degli uomini, siamo libere di rispondere a questi bisogni e toccare molti con la compassione di Dio.
Alta vocazione
Molte donne occidentali hanno imparato a rinnegare la loro sensibilità, ad indurire le loro difese, a non fidarsi né rispondere a nessuno, a studiare le cose da tutti i punti di vista con dura logica, a non permettere a nessuno di ingannarle. A nessuno, cioè tranne che al diavolo stesso, il quale ha offerto loro di nuovo il frutto dell’albero della conoscenza del bene e del male per trasformarle, non questa volta in dee, ma in uomini! Molte donne orientali, invece, aspettano ancora la loro vera liberazione. È stato loro insegnato a rinnegare i loro pensieri e valori e a non avere nessun ministero se non nella sfera del fisico.
Donne di Dio, l’Altissimo vi ha create per rispecchiare la Sua immagine, l’immagine dell’Amato, sensibile, comprensivo e vulnerabile, portando nel Suo mondo bellezza, grazia e conforto. È questa l’espressione particolare della sposa. È forse una bassa vocazione? Potrà essere indubbiamente rischiosa, talvolta incompresa, posta si sotto la protezione del ruolo maschile, ma indegna, mai! E nostro privilegio!
Jean Brand, figlia di missionari, cresciuta in India. Si è diplomata in Inghilterra come infermiera professionale, e dopo un periodo di scuola biblica è tornata in India, dove tra l’altro fu redattrice della rivista Outpouring, dalla quale è tradotto questo articolo. Attualmente risiede a Southampton (Inghilterra), dove lavora in seno ad una crescente chiesa locale.