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IL FERMENTO DELLO SPIRITO
Giovanni Traettino
La nuvola e la colonna di fuoco su Israele che esce dall’Egitto; la colomba su Gesù al Giordano; le lingue di fuoco alla Pentecoste. Tutte le volte che lo Spirito si manifesta in maniera visibile lo fa con for¬me in movimento.
Vento, soffio, riempimento, unzione, ef¬fusione. A Lui si associano sempre imma¬gini di forza e di azione.
La conseguenza è sempre entusiasmo espresso in manifestazioni e comporta¬menti “ispirati”, fuori dell’ordinario.
Così è della danza a suon di timpani della profetessa Maria, sorella di Aronne, dopo la liberazione di Israele dall’Egitto; così è di Gesù riempito dallo Spirito Santo al Giordano e “condotto dallo Spirito nel deserto”; così è dell’“ubriachezza” dei discepoli alla Pentecoste.
E’ lo Spirito Santo che è il fermento del vino nuovo, proposto da Gesù in Luca 5:37¬-39 come immagine della Sua azione tra gli uomini.
Così tutte le volte che il Capo decide di inaugurare una nuova fase della realizza¬zione del Suo progetto per il mondo, lo Spi¬rito è lì a muovere, motivare, fermentare e guidare per demolire, trasferire, costruire.
Saltano allora i vecchi schemi. L’orga¬nizzazione collaudata da anni o da secoli di esperienza non tiene più. Le vecchie teo¬logie vanno in crisi. I difensori del vecchio considerano come un serio pericolo per la loro sicurezza il nuovo che preme alla por¬ta. Un riflesso del tutto naturale, cionono¬stante suggerito da timore umano e senza comprensione dell’Iddio che ama ripropor¬si continuamente come un Dio di novità … “Ecco, le cose di prima sono avvenute, e io ve ne annunzio delle nuove; prima che germoglino, ve le rendo note” Isaia 42:9.
“Ecco, io sto per fare una cosa nuova, essa sta per germogliare, non la riconosce¬te voi?” (Isaia 43:19).
“Ecco, io fo ogni cosa nuova” (Ap. 21:5).
Ma molti credenti sono come quel mio amico che si rifiuta per partito preso di as¬saggiare qualsiasi piatto che non faccia parte della sua dieta tradizionale.
“Il vecchio è buono” ragionano (Lc. 5:39). E si chiudono alla novità che Dio intro¬duce nella Chiesa e nella storia.
E ormai quasi “una regola» storica questo tipo di reazione negativa da parte dei vecchi corpi ed organizzazioni eccle¬siastiche ai nuovi movimenti che lo Spirito manda nella Chiesa.
È in questo modo che la Chiesa cattoli¬ca ha reagito alla Riforma, e questa suc¬cessivamente al movimento anabattista. Quest’ultimo, distribuitosi in una serie di denominazioni “storiche”, ha anch’essa reagito al “nuovo” dei movimenti di ri¬sveglio. E questi infine al movimento pen¬tecostale.
Ora è la volta dei pentecostali.
Il tempo necessario perché il vin nuovo diventi vecchio, ed ecco che “nessuno che abbia bevuto del vin vecchio, ne desi¬dera del nuovo, perché dice: II vecchio è buono” (Lc. 5:39).
Ma Dio ha fatto la Sua vendemmia ad ogni generazione e non si è lasciato mai senza testimoni. Nemmeno negli anni più bui del Medio Evo. Di più. Dal grande avve¬nimento della Riforma in poi, di generazio¬ne in generazione, di movimento in movi¬mento Dio ha portato avanti l’opera di re¬staurazione della Sua Chiesa.
Ogni nuovo movimento promosso dallo Spirito nella Chiesa usciva arricchito del vino vecchio del movimento precedente ma altresì portatore del vino nuovo che do¬veva arricchire quella generazione e le suc¬cessive.
E a questo che pensiamo quando parlia¬mo di Tempi di restaurazione. Non un solo tempo, un movimento, magari il “nostro”, o una generazione; ma tempi, movimenti, generazioni. Tutti sul fondamento di Gesù Cristo pietra angolare, avendo le Scritture come letto di fiume nel quale scorrere, alla scoperta della “pienezza” che è l’obietti¬vo di Dio per la Sua Chiesa in preparazione del suo Ritorno.
Così crediamo che Riforma, Anabatti¬smo, Metodismo, Movimento di Santità, Risveglio, Pentecostalismo, Movimento carismatico (ognuno, ovviamente, liberato dai suoi eccessi e deviazioni) non siano stato altro che i passi pazienti e progressi¬vi che lo Spirito Santo ha mosso nella Chiesa per prepararla ad essere la Sposa, “che è il corpo di Lui, il compimento, la pienezza di colui che porta a compimento ogni cosa in tutti” (Ef. 1:23).
E’ innegabile che in questo processo la comprensione dell’azione di Dio e dei Suoi scopi si è arricchita sempre di più. Viviamo in tempi privilegiati, nei quali cominciamo a vedere in una luce sempre più chiara la «infinitamente varia sapienza di Dio”. (Ef. 3:10).
Possa questo “Quaderno” contribuire a tale illuminazione.