pastore Giovanni Traettino
“La sua misericordia si estende di generazione in generazionesu quelli che lo temono.” Luca 1:50
E’ di nuovo Natale! Un tempo per ricordare e di nuovo celebrare la fedeltà di Dio! Un tempo per contemplare e adorare la sua misericordia! Sì, perché Natale è festa di misericordia. Dell’ingresso fisico della misericordia nel mondo! Perché Gesù è la Misericordia di Dio, la carne della sua misericordia, il parto sofferto delle sue viscere, l’espressione tangibile del suo cuore. Egli è “Il Padre Misericordioso e Dio di ogni consolazione!”[1] Di Lui è scritto: “Il mio cuore si commuove tutto dentro di me, tutte le mie compassioni si accendono.”[2] Così Natale è la buona notizia della visitazione dell’amore di Dio, della sua incontenibile misericordia per il mondo. Natale è il vangelo della misericordia!
Il Vangelo della Misericordia
E così lo canta Luca nell’esordio del suo vangelo! Nell’annuncio a Zaccaria. Nell’annuncio a Maria; e poi nel Magnificat,[3] nel Benedictus di Zaccaria![4] Quante volte è stata cantata e musicata questa misericordia! Ed è il carattere distintivo del vangelo, la colonna sonora della chiesa!
Cristo è la Misericordia di Dio!
Cristo è la Misericordia di Dio! Per portare il cuore del Padre ai figli. Egli è “lo sguardo” del Padre rivolto a noi per cancellare le nostre vergogne[5], “la grazia” che ci libera e ci innalza dalla nostra bassezza[6], “la misericordia” che si rinnova di generazione in generazione, soccorre il suo popolo, si ricorda dei padri e della discendenza di Abraamo per sempre.[7] La misericordia ci ha visitato e continua a visitarci in Cristo, è resa viva e attiva dallo Spirito in noi, per consegnarci all’abbraccio finale del Padre in attesa per noi. Sulla misericordia di Dio, e non sulle opere di giustizia, si fonda e alla fine riposa l’intera nostra salvezza.
I deserti della vita
A Natale finalmente la speranza dei secoli arriva a compimento. Un deserto di secoli! Tanti tra la promessa di Genesi[8] e l’Annunciazione! Ma poi all’improvviso, il Signore! Come i nostri padri prima, e i nostri figli dopo di noi, quanti deserti ci riserva la vita! Sofferenze manifeste. Segreti dolori. Quante ansie e paure sepolte nel profondo del cuore. Panico e depressione, angoscia e disperazione … Ma poi, all’improvviso, il Dio di misericordia, il Signore!
La speranza nell’attesa
Ma, come coltivare la speranza, attraversare il deserto, tenere a bada il dolore? “Manteniamo ferma la confessione della nostra speranza, senza vacillare – esorta lo scrittore della lettera agli Ebrei – perché fedele è colui che ha fatto le promesse.” E ci mostra cosa fare nell’attesa: “Facciamo attenzione gli uni agli altri per incitarci all’amore e alle buone opere, non abbandonando la comune adunanza ….”[9] Amore, buone opere, comunità! L’equipaggiamento per la traversata, la medicina per l’attesa! A volte l’attesa può essere lunga! E’ perfino possibile – come è scritto – dover salutare da lontano il compimento di promesse sperate e credute.[10] Ma nel frattempo, la cura: amore, opere d’amore, comunione! Nel deserto, l’unità; fare attenzione l’uno all’altro, amore, solidarietà. Nei tempi difficili ancora più famiglia e comunità
Convivere con la debolezza
E tuttavia, pur desiderando questa direzione, ci troviamo spesso mancanti nelle relazioni. E facciamo esperienza di fragilità e debolezze. Con tanto dolore! Finché non comprendiamo che “dobbiamo imparare a convivere con la debolezza.” Nostra e delle persone intorno a noi. Bene ha detto qualcuno : “Nella vita spirituale …. Viene presto o tardi il momento in cui si fa l’esperienza … della propria debolezza come luogo d’incontro con il Signore. … Bisogna uscire dall’illusione che occorra aspettare di essere perfetti, belli e santi per incontrare il Signore … il valore evangelico di una comunità non si fonda sulla pretesa della perfezione, ma sulla colpa e sul perdono che circola tra i suoi membri, perché è così che Dio si apre un varco in mezzo alla comunità … Se una comunità non sa dare spazio al debole, difficilmente si può dire che è una comunità evangelica.” E continua: “La vitalità di una comunità … si misura … dalla qualità della riconciliazione che circola tra i fratelli. Ciò che Dio ha nel suo cuore deve passare nel nostro: la misericordia.”[11] L’esistenza e la maturazione della chiesa sono legate alla misericordia. Alla misericordia di Dio nel cuore.
La misericordia del cuore
“Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Andate dunque e imparate che cosa significhi: Misericordia io voglio e non sacrificio”.[12] La stessa misericordia che ha regolato in Cristo i rapporti tra Dio e noi, e che continua ad alimentare la nostra vita di relazione col Signore, è la misericordia necessaria nei nostri rapporti tra noi. “Non si vive in amore senza dolore”.[13] Non viviamo in amore se scegliamo il sacrificio (o il dolore) per gli altri e la misericordia per noi. Viviamo in amore se scegliamo la misericordia per gli altri e il sacrificio (o il dolore) per noi. E’ questo il segreto dell’amore! E’ questa la forza che ci consente di affrontare il deserto e il dolore. E’ questa la matrice della fecondità e dell’unzione. La misericordia del cuore! O per meglio dire, la Misericordia nel cuore! Che è Cristo in noi speranza d’amore! E’ questo il segreto dell’unità! E’ questo il segreto dell’amore!
E sarà un nuovo inizio! Sarà di nuovo Natale! Natale nel cuore! Natale nella famiglia! Natale nella comunità! Natale in mezzo al mondo! Il Natale dell’amore!
[1] 2Cor1:3
[2] Os11:8
[3] Lc1:46-56
[4] Lc1:67-80
[5] Lc1:25
[6] Lc1:28
[7] Lc1:50, 54-55
[8] “Io porrò inimicizia fra te e la donna, e fra la tua progenie e la progenie di lei; questa progenie ti schiaccerà il capo e tu le ferirai il calcagno”
[9] Eb10:23-25
[10] “Tutti costoro sono morti nella fede, senza ricevere le cose promesse, ma le hanno vedute e salutate da lontano, confessando di essere forestieri e pellegrini sulla terra.” Eb11:13
[11] L. Accattoli, Solo dinanzi all’unico, Intervista al priore della Certosa di San Bruno, Rubbettino, pp39-41
[12] Mt9:9-13
[13] Tommaso da Kempis, Imitazione di Cristo