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di Massimo Loda
Per tanti anni ho pensato che l’evangelizzazione si limitasse alla sola proclamazione della salvezza che si ha gratuitamente per la fede in Gesù.
Ho realizzato che abbiamo predicato un vangelo parziale che ha portato alla chiesa nuove anime, ma non ha impresso profondamente nei cuori il concetto di un regno il cui re è Gesù Cristo il Signore. Un regno quindi che ha la necessità di essere dimostrato dai suoi sudditi attraverso una cultura differente dagli altri regni. Voglio dire uno stile, un modo di essere e di pensare alle cose della vita che parli della nostra cittadinanza celeste.
Le parole di Gesù sono state: “Andate … e fate discepoli”. Fate cioè, che la gente guardi a Gesù come maestro, impari da Lui e segua il Suo esempio, in modo che i suoi seguaci possano essere il Suo riflesso diventando sempre di più simili a Colui che è la perfetta immagine del Padre, affinché egli diventi “il primogenito tra molti fratelli” (Rom. 8:29).
Evangelizzare vuol dire proclamare un Regno, che c’è un Re che vuole essere il nostro Re e governare la nostra vita, al quale volentieri ci sottomettiamo e obbediamo. Vuol dire portare le persone da un regno a un altro: dal regno delle tenebre a quello della luce (Col. 1:13), dove le leggi, le norme diventano strumenti per dimostrare la grandezza di Dio.
“Battezzandoli … e insegnando loro …” sono dei mezzi, non il fine.
L’obiettivo è che le persone imparino a “mettere in pratica tutte quante le cose che Gesù ha comandate”.
Spesso la presenza del Regno di Dio nella nostra vita è troppo nebulosa. È urgente che si realizzi concretamente questo Regno in mezzo a noi.
In Matteo 4:16 leggiamo: “Il popolo che stava nelle tenebre ha visto una gran luce; su quelli che erano nella contrada e nell’ombra della morte una luce si è levata”. Anche oggi viviamo in mezzo a gente che giace nelle tenebre, confusa, ferita, sballottata di qua e di là, senza sicurezze: giovani che non possono costruire la propria vita, non possono sposarsi, non riescono a comprarsi una casa; anziani che non hanno sicurezze di fronte alla solitudine e la morte.
La risposta di Gesù, come indica il versetto seguente, fu che “da quel tempo cominciò a predicare e a dire: «Ravvedetevi, perché il regno dei cieli è vicino»”. E anch’oggi abbiamo bisogno di predicare questo messaggio: non una dottrina, non l’anticattolicesimo, ma un Regno e il suo Re: Gesù Cristo come Signore.
Questo fu anche il messaggio predicato da Paolo: “Felice … mandò a chiamare Paolo, e lo ascoltò circa la fede in Cristo Gesù. Siccome Paolo parlava di giustizia, di temperanza e del giudizio futuro, Felice si spaventò …” (Atti 24:24-25). Un messaggio dunque che riguardava non solo il destino eterno dell’uomo, ma anche la qualità della sua vita presente. Gli stessi temi sono ripetuti in altri brani: “Paolo rimase due anni interi in una casa da lui presa in affitto, e riceveva tutti quelli che venivano a trovarlo, proclamando il regno di Dio e insegnando le cose relative al Signore Gesù Cristo …” (Atti 28:30-31). Gesù dunque non solo come Salvatore, ma come Signore, Colui al quale obbediamo da quando entriamo a far parte della santa nazione di Dio.
La conversione di Zaccheo è caratterizzata da un profondo senso di peccaminosità e da un reale pentimento. Alla richiesta di Gesù di albergare da lui, Zaccheo risponde : “Ecco, Signore, io do la metà dei miei beni ai poveri; se ho frodato qualcuno di qualcosa gli rendo il quadruplo”. Non aspetta neanche di sentire gli ordini di Gesù: anticipa addirittura ciò che è nel Suo cuore. E Gesù, come commenta queste parole? “Oggi la salvezza è entrata in questa casa” (Lc. 19:8-9). Seguire Gesù, ottenere la salvezza, significa abbandonare un vecchio stile di vita e abbracciarne uno nuovo, adottare una mentalità radicalmente diversa da quella che governa il regno delle tenebre, al quale ormai non apparteniamo più.
Se vogliamo essere operai utili a Dio per raccogliere la grande messe che ci sta davanti, dobbiamo avere chiaro nella nostra mente il fatto che adempiere il Grande Mandato significa venga il Tuo Regno! Appena convertito, ricordo di aver testimoniato: “Ho incontrato Gesù, e da allora non ho mai più avuto problemi”. Lo dicevo perché questo era il “nuovo vocabolario” che avevo imparato e al quale mi sono subito adeguato. Ma oggi posso affermare che da allora sono incominciati i problemi! Ho acquisito il senso del peccato e della giustizia, così che quelle cose che prima potevo fare liberamente, oggi sono peccati che dispiacciono al Signore. Se non diciamo alle persone le implicazioni del seguire Cristo le inganniamo, producendo tante frustrazioni nel popolo di Dio. Non è vero che non ho più problemi; ma ho trovato il modo di risolvere i problemi!
Rispondere al Grande Mandato poi, è anche preparare la gente alla visitazione di Dio. Alla fine della Genesi, leggiamo le ultime parole di Giuseppe in Egitto: “Giuseppe disse ai suoi fratelli: «Io sto per morire, ma Dio per certo vi visiterà e vi farà salire, da questo paese, nel paese che promise con giuramento ad Abraamo, a Isacco e a Giacobbe». Giuseppe fece giurare i figli d’Israele, dicendo: «Dio per certo vi visiterà; allora portate via da qui le mie ossa»” (Gen. 50:24-25). In Egitto non doveva restare nulla di Giuseppe: perfino le sue ossa dovevano essere trasportate nella terra che Dio aveva promesso in eredità a Israele. Allo stesso modo, nel vecchio regno non deve restare niente di tutto ciò che ci appartiene.
Per fare discepoli che siano a immagine di Gesù, abbiamo bisogno di essere trasformati noi per primi nel nostro modo di pensare. Che Gesù sia il Re significa che è Lui quello che comanda, che determina il modo di vivere nella Sua nazione. Evangelizzare significa dire questo alla gente; e non solo a parole, ma anche con la nostra vita. L’apostolo Paolo afferma: “Noi dunque facciamo da ambasciatori per Cristo, come se Dio esortasse per mezzo nostro; vi supplichiamo nel nome di Cristo: siate riconciliati con Dio” (2° Cor. 5:20). Siamo dunque ambasciatori per riconciliare gli uomini con Dio. Un’ambasciata è una piccola zona extra-territoriale sul suolo di un paese, dove si vive secondo le leggi di un altro paese: là si possono anche rifugiare i perseguitati per sfuggire alle leggi del paese ospitante. La nostra chiamata è quella di creare intorno a noi delle oasi del cielo qui sulla terra, un luogo in cui Gesù è il Re.
Dobbiamo andare sulle piazze non solo a dire che Gesù salva, libera e guarisce (e queste cose sono vere!!!): ma anche a proclamare che Gesù regna! E la nostra proclamazione diventerà efficace nella misura in cui anche noi viviamo secondo le Sue leggi e sotto la Sua autorità. Gesù dice: “Se uno viene a me e non odia suo padre, sua madre, e la moglie, i fratelli, le sorelle e persino la sua propria vita, non può essere mio discepolo. E chi non porta la sua croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo” (Lc. 14:25-27). È un inganno annunciare un vangelo in cui tutto è facile, tutto alla portata di mano; e io non voglio ingannare nessuno. Sento la responsabilità di dire alla gente: “Gesù vuole essere il tuo Re, vuole la tua vita”. Il vero Vangelo ci costa la vita e tutto quello che abbiamo.
Se Gesù è il Signore della messe, è Lui che ha il diritto di decidere quando si miete, come si taglia, dove si portano i covoni, e come trattare gli operai. Io voglio essere un operaio nella Sua messe; ma ciò significa lavorare secondo i Suoi ordini, come decide il Signore della messe che mi ha ingaggiato per fare non il mio, ma il Suo lavoro. Prepararci alla visitazione di Dio vuol dire preparare prima noi stessi e riposare nella sua Signoria che gestisce i tempi e i confini delle visitazioni dei popoli.
La Parola di Dio ci esorta: “Risvegliati, o tu che dormi, e risorgi dai morti, e Cristo ti inonderà di luce” (Ef. 5:14). Risvegliarci significa ritornare al livello che il Signore ci ha dato, recuperare il modello originale; dire alla gente che c’è un Regno dove c’è guarigione, salvezza, libertà, ma nel quale il nostro Re vuole tutto di noi. Non si tratta solo dei nostri beni materiali:
si tratta delle nostre opinioni, delle nostre idee, dei nostri sentimenti,
dei nostri affetti, di tutta quanta la nostra vita.
La chiesa fidanzata a Cristo ritorni al desiderio di Gesù: “Andate dunque e fate miei discepoli tutte le genti, battezzandoli nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutte quante le cose che vi ho comandate”!